Il Super Bowl del 2023 – Kansas City Chiefs

La notte del SB è meravigliosa e tragica allo stesso tempo. Tragica per l’ansia e la tensione che contraddistingue il momento, meravigliosa per l’orgoglio che si prova nel giocare una partita così importante. La mia visione della partita è stata anch’essa duplice: triste il primo tempo – guardato dal divano – e fantastica nel secondo – sdraiato sul letto di camera mia (cosa che poi ho ripetuto per il Super Bowl LVIII contro San Francisco).
La marcia di avvicinamento al match è un mix di sensazioni, che si stringono ad imbuto nelle ore appena precedenti l’inno americano nel pre-gara. L’energia positiva della stagione regolare, caratterizzata da un attacco stellare nonostante la partenza di Tyreek Hill, fu dissipata parzialmente dall’infortunio alla caviglia di Mahomes contro i Jacksonville Jaguars. Fortunatamente fu solo un brutto spavento ma la sensazione che Pat non fosse al 100% fu costante fino al termine della post-season. La rivincita dei Chiefs contro i Bengals è stato un altro momento di forte tensione ma tutto quell’urlare “Burrowhead” prima e durante la partita è diventato fonte di energia e convinzione.

Dal giorno dopo il Championship ho deciso di estraniarmi totalmente – no dai, diciamo quasi totalmente – dal football per almeno 10 giorni, come se non volessi sentire l’ansia del momento. La cosa mi è riuscita abbastanza bene per una settimana, poi però il richiamo dello sferoide prolato ha vinto e gli articoli su Andy Reid e il suo passato, i fratelli Kelce l’uno contro l’altro e le ricette di Mamma Kelce mi hanno assalito.

Tutto pronto per la partita, ansia al 1587% pima dell’inno. Poi, al fischio d’inizio, mi sono totalmente rilassato per una buona mezzoretta. I primi due drive furono il messaggio che quella sarebbe stata una delle gare più tese degli ultimi anni, tanto è vero che il risultato finale è storico per punti segnati. L’apice di tensione e blocco allo stomaco del primo tempo è arrivato con il colpo subito alla caviglia da Mahomes, proprio quella infortunata tre settimane prima. Un Pat infortunato sul -10 allo scadere non è proprio il modo migliore per chiudere il primo tempo, per cui – da scaramantico ossessivo – ho deciso di spegnere il televisore e andarmene in camera mia, come se un tizio sconosciuto a migliaia di chilometri di distanza potesse aiutare la propria squadra del cuore solo cambiando postazione.

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Mai mossa più azzeccata.

Il secondo tempo è per me ancora oggi fuori di testa. Mahomes – riempito nuovamente di antidolorifici – rientra al suo livello, Pacheco fa quello che deve e ci riporta sul -3 al termine di un drive da manuale, KADARIUS TONEY che interpreta il WR più forte della lega con un punt return da record, un touchdown e una soffiata tattica a Mahomes per il TD di Skyy Moore. Sul 35 a 27 sembrava fatta ma Jalen Hurts, fino a quel momento il mio MVP della partita, si è rimesso in cattedra riportando i Philadelphia Eagles in parità 35-35.

Ci pensa infine Butker, con un FG per il 38-35 finale. In quel momento, tesissimo ancora, mi è sembrato che i restanti 8 secondi di cronometro fossero più simili a 781 ore. Poi, gioia totale. Una partita epica, con i Chiefs campioni NFL.

A distanza di due anni, non mi capacito di come due giocatori oggi in difficoltà gigantesca come Skyy Moore e Kadarius Toney siano potuti diventare decisivi in un Super Bowl. Sembra l’ennesima dimostrazione di quanto sia bellissimo e imprevedibile una partita di football americano.

Tra pochi giorni si giocherà il secondo quarto, con due squadre fortissime in cerca del Lombardi Trophy. Per noi tifosi dei Chiefs, la partita porterà una tensione indescrivibile ma sarà bellissimo affrontare una Squadra così preparata come Philadelphia, ricca di talento dentro e fuori dal campo.

Giocheremo per la Storia.

Grazie infinite, Chiefs Kingdom.

Go Chiiieeeefs!!!

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Filippo Manzoni

Ex arbitro di calcio nella bergamasca, ho scoperto la cultura sportiva americana e me ne sono innamorato. Tifoso dei Phoenix Suns, malato dei Kansas City Chiefs e di NFL.

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