Non so di preciso cosa si dicesse in quel di Baltimora, ma in Pennsylvania le radio, i podcast e gli account a tinte midnight green non vedevano l’ora di assistere alla partita tra Baltimore Ravens e Philadelphia Eagles, perché fondamentalmente era solo una bella partita, il cui risultato non avrebbe stravolto più di tanto il corso della stagione, né per l’una né per l’altra compagine, entrambe saldamente proiettate verso il football di Gennaio.
Non c’era quindi l’obbligo di vincere, ma dietro l’assenza della retorica risultatista si celava una moltitudine di temi e letture che rendeva questa sfida quella di gran lunga più attesa della settimana del ringraziamento: due colossi delle rispettive conference misuravano sull’avversario il rispettivo valore, una coppia di dual threat quarterback si confrontava su un terreno comune e due giocatori, i cui nomi vengono pronunciati senza alcun timore reverenziale quando si chiacchiera di MVP, si affrontavano armi pari per contendersi lo scettro di Running Back One della Lega, almeno per una notte. Tanta, tanta carne al fuoco per chi, come noi, chiacchiera di football, ma anche una vittoria da agguantare per restare a caccia rispettivamente del primo seed in NFC e della vetta in AFC North, per chi, come loro, a football gioca seriamente.
La Partita
Con Derrick Henry da una parte e Saquon Barkley dall’altra non ci voleva uno scienziato per indovinare che il game plan di entrambi gli head coach sarebbe stato impostato sulle corse, tuttavia i due star player hanno faticato da subito a trovare spazi tra le maglie delle preparate linee difensive così, ben presto, i due offensive coordinators hanno dovuto adeguare i piani e cercare sviluppi aerei con crescente frequenza.
Il quarterback dei Ravens Lamar Jackson, due volte NFL MVP, ed il suo potente arsenale offensivo hanno accumulato 302 yard complessive, Jackson ha lanciato per 206 yard e un touchdown (spettacolare ricezione del TE Mark Andrews in doppia copertura) e ha guadagnato altre 40 yard su corsa, ma è proprio su questo fondamentale del gioco che la difesa degli Eagles ha indirizzato l’esito dell’incontro, tenendo il running back All Pro Derrick Henry a 82 yard per 19 portate, mentre il suo omologo in maglia biancoverde, Barkley, dopo le iniziali fatiche, ha piazzato la zampata della vittoria con un touchdown nel quarto quarto, figlio di un drive da assoluto protagonista, chiudendo la sua partita con 107 yards in 23 portate complessive.
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Il QB di Philadelphia non è in odore di MVP e non sarà certo questa vittoria a portarvelo, tuttavia dopo la scarsa fluidità tipica dei suoi primi drive è entrato in ritmo trovando a ripetizione le sicure mani di AJ Brown (5 su 6 e 66 yards) e di Dallas Goedert (3 su 4, un touchdown e 35 yard), spostando le catene senza big plays, ma con costanza e limitando al massimo i turnover. Hurts chiuderà con 11 completi su 19 tentativi per 118 yards ed un touchdown, cui si sommano altre 30 yard e l’immancabile touchdown su tush push.
Tra le fila della franchigia del Maryland mi vedo costretto a riportare la gran brutta serata di Justin Tucker, che sotto lo sguardo attonito di John Harbough, ha fallito due field goal ed una trasformazione che, nelle fasi iniziali di gioco, avrebbero potuto spostare gli equilibri e l’inerzia del match. Stagione molto negativa per il veteran kicker di Baltimora che sembra aver perso il suo magic touch.
What has happened to Justin Tucker
— Barstool Sports (@barstoolsports) December 1, 2024
Chi il tocco magico ce l’ha e lo conferma ogni domenica è Vic Fangio, DC Eagles. Proprio di magia si tratta perché, chi ricorda la difesa di Philadelphia della scorsa stagione, difficilmente potrà spiegarsi la mutazione di questo reparto diventato forse il migliore della lega. Ancora eccellenti le prestazioni del linebacker duo Baun-Dean entrambi in doppia cifra di tackle, così come le prestazioni degli ex Georgia Bulldogs Nolan Smith e Jalen Carter, che mettono a referto un sack a testa. Jalen Carter, in particolare, si erge a leader della linea, in costante pressione sul QB numero 8, sia fisica che psicologica, degno erede di Brandon Graham nella sublime arte del trash talking, per conferma chiedere a Lamar. Menzione d’onore infine per il rookie CB Cooper DeJean che con una giocata da manuale sdraia il monolitico King Henry e si porta a casa meme e copertine di giornata.
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Per ricapitolare, con il punteggio di 24 a 19, hanno vinto i Philadelphia Eagles (10-2), che obiettivamente nessuno o quasi dava per favoriti prima del kick off e che ora si trovano tra le mani l’ingombrante scalpo dei Baltimore Ravens (8-5) che li erge, assieme alla striscia di otto vittorie consecutive, allo scomodo status di contender. Status quest’ultimo che era già dei Ravens, anche in virtù della stagione scorsa, e che dei Ravens rimane a prescindere da questa sconfitta. Insomma abbiamo visto due squadre forti, abbiamo ammirato due buone difese, abbiamo assistito alle gesta di due solidissimi quarterback, ma alla fine, continua ad aleggiare una domanda: il running back uno… chi è?! Ai posteri (ed all’Associated Press) l’ardua sentenza.
A cura di Riccardo Spada, Fly Eagles Fly Italia