Nel sole del Texas volano le Aquile (Dallas Cowboys vs Philadelphia Eagles 6-34)

Questo è senza dubbio l’articolo più difficile che mi trovo a scrivere da quando, con puerile e genuino entusiasmo, ho deciso di cimentarmi nella produzione di contenuti “prolati” per questa pagina. Il mio compito consiste nel raccontare una partita (Eagles vs Cowboys in questo caso) ed intendo onorarlo, sebbene la partita, come si suol dire, non c’è stata. 

La partita che non c’è stata

Gli Eagles hanno dominato i Dallas Cowboys dall’inizio alla fine, hanno rispettato il pronostico della vigilia vincendo con ampio margine e senza troppi patemi, esattamente ciò che non ci aspetterebbe da un’acerrima rivalità divisionale.

La partita inizia con le difese sugli scudi, per rompere gli equilibri serve un fumble di Rush che, probabilmente un po’ arrugginito, non controlla lo snap e perde il possesso sulle sue 30. Una bella corsa di Barclay apre la strada al tush push di Hurts in endzone. Nel drive seguente i Cowboys rispondono con un field goal di Brandon Aubrey, il miglior kicker della lega per distacco, almeno dall’umile punto di vista di chi scrive. Dopo l’iniziale 7-3 gli Eagles cercano in tutti i modi di complicarsi la vita, Jalen Hurts forza su Goedert in endzone anziché lanciare su un apertissimo Calcaterra e si fa intercettare da Diggs, a questo primo errore faranno seguito un punt ed un fumble di Hurts travolto da Parsons, dai quali Dallas però non riuscirà ad estrarre nulla più di un ulteriore calcio di Aubrey.

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Cooper Rush, back-up QB in campo a fare le veci dell’infortunato Prescott, fatica enormemente a muovere le catene, gli Eagles alla fine ne approfittano ed il primo tempo si chiude con un touchdown di Dallas, l’unico Dallas pervenuto in attacco questa sera a voler essere cattivelli, ovvero Dallas Goedert, TE di Philly. 

Nel terzo quarto i ragazzi di Sirianni alzano il livello e chiudono la partita, bel touchdown di Wilson su lancio di Jalen Hurts, seguito da altra corsa da sei punti da parte di quest’ultimo, per contro, l’attacco Cowboys continua a produrre turnover con regolarità disarmante. 

Il quarto quarto è pura accademia, i Cowboys cambiano l’uomo sotto il centro facendo esordire Trey Aubrey Lance, il quale purtroppo in comune con il suo kicker ha solo il secondo nome e non la precisione, di conseguenza la musica non cambia e Philadelphia si concede il lusso di far risposare tutti i titolari in vista del TNF che la vedrà opposta ai Washington Commanders di Jayden Daniels, squadra in ben altro stato di forma. Due field goal di Elliot fissano il risultato finale sul 34 a 6. 

Via il dente, via il dolore: parliamo dei Cowboys

E’ tornato Micah Parsons ed è tornato in grande forma, approfittando anche dell’assenza di Jordan Mailata nell’OL Eagles, il fenomenale LB di Dallas, prodotto dei Nittany Lions di Penn State (stesso college di Saquon Barkley), è riuscito a portare una costante pressione su Hurts chiudendo con due sack ed un forced fumble. In generale quello difensivo è il reparto che ha funzionato meglio per la franchigia texana. Questa affermazione ci porta inevitabilmente a dover parlare dell’attacco, doverosa una premessa: è normale che una squadra alle prese con la sostituzione per infortunio del suo franchise quarterback incontri delle difficoltà e necessiti di aggiustamenti, lo abbiamo visto pressoché ovunque, tuttavia il quadro clinico dell’attacco di Dallas era compromesso anche prima del grave infortunio di Dak Prescott. In un anno in cui l’intera NFL ha “deciso” di tornare a correre, i Cowboys si sono presentati ai nastri di partenza con Elliot e Rico Dowdle, rispettivamente 22 e 53 yard corse contro Philadelphia ed un sanguinoso fumble sulla coscienza di Zeke ad un passo dall’endzone avversaria, questa è una runningback room che non offre un’alternativa solida e credibile ad un passing game deficitario. A proposito di passing game, il body language di CeeDee Lamb, star receiver di Dallas, è stato emblematico del suo stato d’animo: sei ricezioni per 21 yard di guadagno non fanno bene all’umore di nessuno e ci si è messo anche il sole del Texas a complicare le cose, accecando Lamb nell’unico target in endzone della sua serata! Insomma, senza Prescott l’offense dei Cowboys è risultata letteralmente innocua e starà a Mike McCarty, la cui sedia temo sia rovente, l’arduo se non proibitivo compito di trovare dei correttivi al netto del personale a disposizione.

Eagles: è nato il Fangismo

Striscia di cinque vittorie consecutive, record 7-2 e driving seat conquistata al comando della NFC East approfittando della caduta dei Commanders contro gli Steelers dell’astuto Mike Tomlin. Tolta la trasferta a Cincinnati, gli Eagles hanno avuto una schedule molto abbordabile, è un fattore che va preso in considerazione, ma non sarebbe corretto ridurre a questo la bontà del record attuale. La difesa di Fangio da week sei in avanti è in costante miglioramento e sembra aver trovato una quadratura invidiabile. La secondaria, una volta anello debole della catena, ha oggi nei rookies DeJean e Mitchell due punti di forza, mentre la coppia Baun-Dean sta diventando un linebacker duo d’élite. Che dire Jalen Carter? Lui ormai vive nel backfield avversario, sophomore year impressionante. Nel complesso Dallas è stata tenuta a due soli field gol e le statistiche di reparto ci dicono anche 3 sack, 5 TFL, 1 INT e 3 forced fumble. 

Dall’altro lato l’attacco di Kellen Moore ha vissuto momenti di chiaroscuro, come il suo quarterback, Jalen Hurts, capace di essere allo stesso tempo sia forte che vulnerabile. Qualche sack di troppo subito, qualche secondo di troppo con la palla in mano, ma al contempo la capacità e la consapevolezza di poter essere micidiale su corsa. Alla fine, in una serata come quella di domenica, in cui Saquon Barclay è sembrato semplicemente umano, Hurts a messo insieme una prestazione eccellente (14/20 per 202yds e 2TD, 56 rushing yards e 2 TD su corsa, giocando solo tre quarti), la critica che si può muovere all’attacco di Philadelphia è forse di peccare di varietà, specialmente nelle soluzioni di corto iardaggio che permetterebbero una ball release più celere, non pervenute. Se quanto visto fino ad oggi sia sufficiente per giocarsela anche con i top team del NFC è una curiosità che verrà presto soddisfatta dal clash divisionale contro i Commanders.  

Vittoria fondamentale per coach Sirianni, sia per il prestigio, gli Eagles non espugnavano l’AT&T Stadium dal 2017, che per le modalità con cui è stata conseguita: i sui ragazzi, al netto di un colpo al polso che ha tenuto Barclay fuori per qualche snap, tornano in Pennsylvania senza infortuni rilevanti e con il lusso di aver potuto riposare per quasi metà partita, una panacea vera e propria in vista dell’imminente impegno di giovedì sera. 

Per quanto riguarda Dallas, sebbene la rivalità divisionale dovrebbe portarmi a godere delle disgrazie altrui, non riesco a non provare empatia per Jerry Jones, mi duole vederlo farsi tirare per la giacchetta da giornalisti che gli chiedono di mettere le tende parasole alle vetrate dello stadio, ha di certo la responsabilità di scelte discutibili, ma sempre fatte per troppo amore in una vita dedicata al football. Andrà meglio, Jerry.

A cura di Riccardo Spada, Fly Eagles Fly Italia

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