Una vittoria esaltante per i Bears, che arriva dopo aver sofferto, dopo aver combattuto e dopo averci creduto fino in fondo.
Certo quanto accade in Week 1 non è mai da prendere troppo seriamente, meglio usare le pinze su valutazioni e giudizi. La aspettative sono tutte per la prima scelta assoluta, Caleb Williams, l’uomo destinato a sobbarcarsi il fardello dal giorno uno; il rookie QB è palesemente sopraffatto dalle emozioni, come la gioia di scendere in campo per la prima volta in NFL e guidare una franchigia o come quel senso di smarrimento quando l’urlo del Soldier Field trasforma il centro di Chicago in una polveriera. Non è semplice.
Williams gioca conservativo, non azzarda ma nemmeno sbaglia: statistiche alla mano c’è poco da dire perchè il 14/29 con 93 yard lanciate, 0 TD e 0 intercetti è un dato intangibile, quasi non avesse giocato la partita. Eppure esistono valide ragioni per poter leggere questi numeri con ottimismo; sì, Williams non incide, va spesso fuori misura con lanci più profondi rispetto alle tracce dei ricevitori e non trova mai la big play. Però gioca in maniera molto intelligente, gestendo tempistiche e incursioni avversarie con destrezza specie negli ultimi drive quando si allea con l’orologio e una le sue gambe per dar sicurezza all’attacco.
La linea offensiva lo protegge a fasi alterne rendendolo impreciso e traballante nel mettere palla in aria. Palla che spesso viene deviata pericolosamente dai difensori di Tennessee, ma senza grossi danni. Niente intercetti, niente errori grossolani.
Avevamo introdotto l’esordio di Caleb con una “paraculata” da win-win spiegando che negli ultimi vent’anni o più il record nelle partite d’esordio dei QB scelti con la prima assoluta al draft era di 0-14-1. In sintesi se Williams avesse vinto sarebbe stato l’eccezione delle eccezioni, ma se avesse perso sarebbe stato tutto nella norma e la volontà di rimandare i processi più avanti si sarebbe fatta.
Williams ha vinto, o meglio la sua difesa e il suo special team hanno vinto (realmente) la partita. E lui si dimostra riconoscente e obiettivo nella loquacità del post-partita, quando riconosce tutti meriti del successo ai reparti sopra menzionati. Onesto, intelligente. Anche furbetto nell’affermare che le statistiche non gli interessano, non ci crede nemmeno lui mentre lo dice… Fatto sta che i Bears festeggiano e nella “giornata no” dell’attacco trovano solide fondamenta tra difesa e special team. Una prova corale che permette di rimontare un 17-0 che ad un certo punto sembrava svettare più alto delle montagne.
A rotazione i giocatori di Eberflus si avvicendano e riescono a contenere Tennessee mentre Williams prova a raccimolare qualche punticino. La difesa Bears porta una pressione costante su Will Lewis al punto di annebbiargli la mente dopo avergliela sbriciolata lentamente con lo stile di una goccia d’acqua che batte sulla roccia.
Levis (19/32, 127 yard, 1 TD e 2 Int) non vuole cedere il passo ostinandosi più del dovuto, al punto che per evitare un sack smanaccia un pallone facile da intercettare sulla fascia ed in quel preciso momento perde la sua partita. Tyrique Stevenson afferra, deposita in end-zone e ringrazia.
La domenica di Tennessee è una mera illusione, iniziata con un vantaggio importante e ben costruito (anche sfruttando gli errori di Chicago), ma che svanisce e si dissolve secondo dopo secondo. Il football americano è fatto di momenti e questi vanno cavalcati per vincere, cosa che i Titans non sono riusciti a fare. Tony Pollard spicca ma da solo non basta ad abbattere il muro e dopo la prima mezz’ora di gioco Chicago prende le misure sugli ospiti e li margina trovando il famoso aggiustamento dopo la pausa. Il che è oro per questi Bears perchè in passato troppo spesso gli orsi non sono stati in grado di saper leggere le partite e di trovare le soluzioni per risolverle. Mentre ieri qualcosa è cambiato lasciando ben sperare i tifosi.
La prima settimana va in archivio ed è ancora troppo presto per tirare le somme, nel bene e nel male. La ruggine dell’estate va pulita con calma e la pazienza deve essere la protagonista principale, specie per chi come i Bears ha appena avviato un nuovo progetto.