363 yard. Mai nessuna matricola aveva sommato così tante yard nella storia dei Chicago Bears in un incontro e con questa cifra Caleb Williams si posiziona (per il momento) al primo posto nella classifica dei QB NFL per yard lanciate nel 2024 nella singola partita.
Conta poco a fronte di una sconfitta che si poteva evitare, ma conta; il segnale che la prima scelta assoluta si sia sbloccata è evidente, insieme a lui esplode Rome Odunze con 112 yard ricevute e 1 touchdown. Bello vedere i first rounder dei Bears celebrare insieme il loro primo TD nel professionismo. Un piccolo passo avanti, ma la strada è lunghissima.
I Colts arrivano da due sconfitte in questa prima fase di stagione e riescono a vincere di misura sui Bears controllando una partita a tratti anonima. Mentre Anthony Richardson fatica a muovere il gioco con una prova da 167 yard, 0 TD e 2 Int, Jonathan Taylor sale in cattedra con 110 rushing yard e una doppietta in meta che mette la sentenza di Indianapolis in Week 3.
Brucia la sconfitta per i Bears, corti per la seconda giornata consecutiva. Brucia vedere che i Vikings ribaltano i Texans contro i quali Chicago ha perso sette giorni fa, di poco, e brucia cedere il passo ai Colts che sino a questo punto non avevano dimostrato un granchè.
Chicago deve fare i conti con due problemi che da anni appaiono insormontabili: le chiamate in attacco e la linea offensiva.
Shane Waldron non ha il controllo sul playcalling offensivo, deficit pesante per i Bears dopo aver puntato tutte le fish stagionali su Williams, Odunze e Allen. Smarrito nella pochezza delle sue idee, il 45enne offensive coordinator non trova ritmo ed è carente di estro. Ad aiutarlo nel suo disastroso weekend ci si mette una OLine che crea più imbarazzo che altro: Williams è solo, ma nonostante tutto dipinge una prova degna di un grande giocatore. Poi certo, con due partite in carriera alle spalle manca ancora qualcosa al suo arsenale (e ci mancherebbe altro…), tuttavia la sua prestazione lascia ben sperare e comincia a zittire qualche critica prematura sul suo conto.
Gira la voce che quella di Chicago sia una “vecchia storia”, quella che la Windy City sia un’ammazza quarterback e che ogni anno cambi il copione ma non il finale della serie. Delusione tangibile e depressione pre-autunnale dietro l’angolo come al solito. Non è facile mantenere l’ottimismo dopo i due tombini di Houston e Indianapolis, ancora più complesso è far capire ad un’intera fanbase, spazientita e logora, che se questa squadra non avesse avuto un ruolo da comparsa nel 2024 sarebbe stata tra quelle qualificate ai playoff nel 2023. Invcece si è scelto con la prima e con la nona assoluta: Williams sul risultato dei Carolina Panthers ultimi, Odunze su quello dei Bears. Tradotto in numeri significa che davanti a Chicago c’erano 22 team NFL che hanno prodotto un risultato migliore, praticamente 2/3 della lega.
Partendo da questi dati e con un processo di ricostruzione in atto è pura utopia poter pensare di comportarsi da protagonisti dai primi snap; quelli sono ruoli che competono a gente come Ravens, Chiefs, Niners e Bills. Serve però trovare l’assetto giusto su chiamate e linea perchè se davanti alle prove scellerate di coordinatore e OLine Williams arriva a lanciare numeri simili, con gli aggiustamenti necessari Caleb diventa uno da 400 yard a partita, ossia ciò che serve oggi giorno per vincere in NFL.
Il cammino è lungo e la strada da fare è tanta, c’è solo da augurarsi che Chicago non finisca col trovarsi ad offuscare il talento e la luce dei suoi nuovi gioielli.





