Uno sguardo al 2022: Houston Texans

Dopo due annate disastrose, in cui Houston era stata capace di vincere appena 8 gare su 33, i Texans erano attesi nel 2022 ad una campagna almeno discreta, diciamo attorno alle 6-7 vittorie, potendo contare su un nutrito ed interessante gruppo di volti nuovi, provenienti in buona parte dai draft.

COME DOVEVA ANDARE…

L’ingaggio come head coach dell’esperto Lovie Smith, specialista difensivo, unito alle scelte nel draft del cornerback Derek Stingley e della safety Jalen Pitre, sembravano poter dare nuova linfa ad una difesa che da anni occupava stabilmente gli ultimissimi posti in fatto di yard concesse. Inoltre, le prestazioni positive nel torneo 2021 del defensive tackle Maliek Collins e dell’end Jon Greenard, unite alla buona stagione del linebacker Kamu Grugier-Hill, sembravano dare a Smith alcuni paletti importanti si cui innestare i tanti rookie promettenti.

In attacco il regista Davis Mills poteva far tesoro della preziosa esperienza derivante dalla stagione da rookie e della presenza dell’ottimo receiver Brandin Cooks. Sempre nel reparto ricevitori, dai draft era arrivato l’interessante John Metchie che però a dicembre 2021 aveva sofferto la rottura del legamento crociato del ginocchio ed era in fase di recupero. Anche l’offense, in ogni caso, poteva contare su un bel gruppo di rookie: oltre a Metchie, c’erano l’altra scelta al primo giro oltre a Stingley, la guardia Kenyon Green, ed il potente runner Dameon Pierce che il coaching staff dei Texans sperava potesse dare nuova linfa ad un gioco sulla terra che nel 2021 era stato il peggiore per yard guadagnate e yard per portata. Tenendo anche conto che Houston gioca nella peggiore division della AFC, le premesse per fare meglio del 2020 e del 2021 c’erano tutte.      

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… E COME È ANDATA

In una parola… male. Nessuno pensava che Smith potesse cambiare le sorti della franchigia in un solo anno, ma con tre vittorie (ed un pareggio) i Texans versione 2022 sono riusciti a fare peggio delle due, pessime, annate precedenti. In preseason era arrivata la brutta notizia che il receiver John Metchie, scelto al secondo giro, doveva fermarsi per curare una forma di leucemia e già dalla prima giornata erano arrivati segnali preoccupanti: in casa contro i Colts, Houston riusciva a dilapidare nell’ultimo quarto un vantaggio di ben 17 punti, per un match che sarebbe poi diventato il primo pareggio nella storia della franchigia rossoblù.

Nelle due gare successive arrivavano altrettante sconfitte contro avversari non certo irresistibili come Denver e Chicago, poi i Texans subivano il terzo k.o. consecutivo, stavolta ad opera dei Chargers. Al quinto turno Houston espugnava Jacksonville poi, dopo la bye week, la squadra di coach Smith infilava un tremendo filotto di nove sconfitte consecutive. Le ultime due per altro arrivavano contro i Cowboys, che solo a 41 secondi dal termine riuscivano a piazzare l’allungo vincente, ed i futuri campioni dei Chiefs, trascinati addirittura all’overtime. Alla vigilia di Natale, i Texans conquistavano finalmente il secondo successo stagionale a spese dei Titans, per poi venir demoliti da Jacksonville una settimana dopo. Nell’ultimo turno arrivava un nuovo successo, 32-31 contro Indianapolis grazie ad una trasformazione da due riuscita a 50 secondi dal termine, che “privava” i texani della prima scelta assoluta nei draft 2023 a vantaggio dei Bears.  

COSA HA FUNZIONATO…

In un campionato nel complesso da dimenticare, si sono viste comunque alcune cose interessanti. Il runner Dameon Pierce era a poche decine di metri dalle 1000 yards quando è stato bloccato da un infortunio alla caviglia che gli ha fatto perdere l’ultimo mese di gare, ma ha dimostrato di essere un runner molto fisico e un pericoloso ricevitore fuori dal backfield. Il tackle di sinistra Laremy Tunsil ha confermato di essere, quando sta bene, davvero un ottimo giocatore e tutto sommato anche l’altro tackle Tytus Howard non ha demeritato.

In difesa l’attesissimo cornerback rookie Derek Stingley ha parzialmente deluso ma per un esordiente il ruolo di cornerback nella NFL è decisamente delicato e comunque quando è stato chiamato in causa non ha concesso touchdown. Il miglior rookie in difesa è stata la safety Jalen Pitre, che ha terminato la stagione con l’ottimo bottino di 5 intercetti. L’ex Baylor dovrà gestire meglio l’aggressività che lo ha portato a commettere qualche errore di troppo ma il suo futuro nella NFL sembra brillante.

Dopo una partenza a rilento è andato via via migliorando il suo rendimento il tackle Maliek Collins, sempre temibile soprattutto nella pass rush, e bene hanno fatto anche gli edge Jerry Hughes, leader del team con 9 sack, e Okoronkwo, ed i cornerback Desmond King e Steven Nelson.

… E COSA NON HA FUNZIONATO

L’attacco è stato il trentunesimo della Lega in fatto di yard, con il regista Mills che ha dimostrato di non essere pronto a guidare un team NFL. Il running game pure ha terminato al penultimo posto per yard guadagnate e per numero di touchdown segnati. Brandin Cooks, il miglior receiver a disposizione di Mills, ha chiuso la stagione con 57 ricezioni per quasi 700 yards, ma a metà campionato ha espresso il desiderio di essere ceduto. In linea il centro Quessenberry è stato fra i peggiori nel suo ruolo dell’intera NFL ed il rookie prima scelta Kenyon Green ha faticato tremendamente.

La difesa ha fatto solo leggermente meglio (nel senso che si è piazzata al terz’ultimo posto per yard concesse) ma è stata la peggiore della Lega nel running game, mentre sul passing game il reparto di coach Smith ha chiuso con un più che discreto decimo posto. La linea difensiva è stata decisamente insufficiente nel contrastare il gioco di corsa, il linebacker Grugier-Hill è stato ceduto a metà stagione ad Arizona dopo due mesi contrassegnati da un livello di gioco davvero deficitario ed un altro rookie, il linebacker Christian Harris, ha avuto un impatto molto difficile con la NFL mentre nel complesso tutto il pacchetto dei linebacker ha mostrato evidenti limiti nel passing game.

E ADESSO?

I Texans non hanno perso tempo e appena terminata la stagione hanno subito dato il benservito al povero Lovie Smith sostituendolo col figliol prodigo DeMeco Ryans, che è diventato il quinto head coach di Houston negli ultimi quattro anni. Nel 2006 il prodotto di Alabama venne scelto all’inizio del secondo giro proprio dai Texans, maglia con cui ha giocato fino al 2011. Ryans ha poi iniziato la sua carriera di coach nel 2017 con i 49ers di cui è stato il defensive coordinator nelle ultime due stagioni (e nel 2022 la difesa dei californiani è stata la migliore dell’intera NFL). 

Anche sul fronte giocatori il gm Nick Caserio si è dato parecchio da fare: a fronte della perdita dell’insoddisfatto receiver Cooks e degli end Okoronkwo e Addison, sono infatti arrivati il runner Devin Singletary da Buffalo, la guardia Shaq Mason da Tampa Bay, l’esperto ricevitore Robert Woods da Tennessee e il collega Noah Brown, lo scorso anno a Dallas. Sempre dai “cugini” dei Cowboys è arrivato forse il colpo più importante per l’attacco, il tight end Dalton Schultz che nelle ultime tre stagioni a Dallas ha ammassato quasi 200 ricezioni e 17 touchdown. A queste novità va aggiunto il prolungamento del contratto di Tunsil che è il tackle con lo stipendio più alto della NFL.

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I volti nuovi in difesa sono invece quelli del linebacker ex Raiders Denzel Perryman, reduce dalla sua prima convocazione al Pro Bowl, del solido tackle Sheldon Rankins proveniente dai Jets e della safety Jimmie Ward che l’head coach Ryans conosce bene avendolo avuto alle dipendenze a San Francisco. Inoltre Houston possiede ben due scelte al primo giro dei draft in programma a fine aprile. Salvo clamorosi sviluppi con la seconda scelta assoluta i Texans metteranno le mani su uno dei due promettentissimi quarterback in uscita, Bryce Young (che però dovrebbe essere preso da Carolina) o C.J. Stroud , mentre per l’altro pick, la scelta potrebbe cadere su un pass rusher o su un receiver. I Texans hanno anche riportato a Houston il regista Kase Keenum che avrà tra l’altro il compio di fare da chioccia al regista rookie. In ogni caso, anche tenendo conto dell’incognita dovuta al fatto che Ryans è all’esordio assoluto come head coach, già ora i Texans appaiono nettamente più competitivi rispetto al 2022; vedremo se finalmente stavolta riusciranno ad elevarsi sopra la mediocrità in cui sono scivolati negli ultimi tre anni.                         

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