Cleveland Browns: 100% speranza, 0% aspettativa

Seguire il football americano in Italia, non è così semplice e tifare una franchigia di NFL lo è ancora meno. Poco senso di appartenenza alla squadra e al territorio, fanno avvicinare il pubblico straniero alle squadre più blasonate e famose.

Tifare Cleveland Browns, quindi, non è una scelta facile, tanto meno condivisibile, visti gli ultimi anni a dir poco disastrosi. Ogni anno a settembre il tifoso Browns si ritrova con la prima o seconda scelta assoluta del Draft in campo, con mille speranze, sicuro che peggio di così non possa andare. Puntualmente, ad ogni season, non c’è mai fine al peggio.
Così, in pochi intimi ci si ritrova, nelle fresche domeniche autunnali, davanti al televisore in attesa delle immagini in diretta dal FirstEnergy Stadium, dove otto volte su dieci diluvia, se non è in atto una bufera di vento e neve. Anche l’aspetto atmosferico è contro i sostenitori Browns. Tutto o quasi, del resto, è contro il povero ma orgoglioso tifoso vestito di arancione e marrone.

Capita raramente purtroppo, di parlare di football americano con qualche amico che condivide la tua passione per lo sferoide prolato e inizi a sentire nomi del calibro di Aaron Rodgers e Green Bay, di Bill Belichick e i Patriots e tu tifoso Browns, inizi a fare cerchi immaginari con la punta delle scarpe per terra, sperando di cambiare discorso il prima possibile, ma con dentro un amore smisurato per il tuo quarterback con il numero 6 sulla schiena e il tuo casco arancione senza logo.

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4 gennaio 2002, una data ben impressa, fino a poche settimane fa, nella memoria della franchigia dello stato dell’Ohio. Contro i rivali storici dei Pittsburgh Steelers, va in scena la wild card week. Post-season e speranze vanno ancora di pari passo. Da quella fatidica data, inizia un periodo grigio come le nebbie di Berea.
Un tempo lunghissimo, dove il nome dei Cleveland Browns, piano piano sbiadisce sotto le molte sconfitte e umiliazioni che, anno dopo anno, con cadenza costante, portano tifosi e giocatori ad un punto di quasi non ritorno.
Lungo sarebbe citare tutti i giocatori speranzosi che hanno ricoperto ruoli chiave in campo, pronti a spazzare via quell’alone oscuro di sconfitta che aleggia su Cleveland.

Nulla succede, nulla cambia.

Si arriva, tra pianti di dolore e crisi isteriche, a stagioni non proprio così remote con record che la parola negativi rende poco l’idea. Stagione 2017 record 0-16, stagione 2018 1-16.
Andare allo stadio nella Land, oppure sedersi sul divano di casa in Italia, diventa più un lavoro, un calvario, dove il tifoso Browns sa già che dovrà masticare amaro, nelle prossime 3 ore abbondanti. La sola fortuna consiste nel trovare, col tempo, altri masochisti come te che per amore di Jim Brown, amore per i colori o semplicemente per simpatia, iniziano a condividere le sofferte gare dei Browns.
Si forma qualche piccolo gruppo, inizi a non sentirti più solo con addosso la maglia del Johnny Manziel di turno, abbracciato al cuscino con su scritto dawgpound!

Scorrendo le molte immagini delle tribune del FirstEnergy Stadium, tra volti coperti da maschere ottenute da sacchetti della spesa in lacrime, dalla disperazione o dalla silenziosa protesta, rimane impresso a chi vi scrive, un uomo sulla cinquantina con un cartone bianco in mano e una scritta color marrone che recita:

100% hope, 0% expectation.

Mai frase è più azzeccata per i tifosi arancio-marroni. Una scritta da tatuarsi sulla pelle dura, forgiata dal vento freddo del midwest.
Capita che tra quel 100% di aspettative, tra nomi risonanti dei Draft passati, dove le prime scelte per i Browns erano all’ordine del giorno, atterri all’aeroporto di Cleveland Hopkins un jet privato levatosi in volo dal Minnesota. Con l’aereo atterra un uomo distinto, serio, convinto di far bene al suo primo impiego da Head Coach nella NFL. Tal Kevin Stefanski che subito, grazie alla sua calma, fa capire che forse a questo giro Cleveland è sulla strada giusta.

La squadra in effetti c’è. I nomi nel roster sono buoni, diamine!
OBJ, Miles Garrett e Nick Chubb sono solo tre delle stelle assolute, che qualsiasi franchigia vorrebbe vedere tra le proprie fila. Eccoci così, senza preseason, di nuovo a settembre, pronti con la speranza nel cuore e con le aspettative chiuse in cassaforte. L’esordio fa rabbrividire. Sconfitta secca 6-38 contro i rivali di Division dei Baltimore Ravens, i quali hanno un certo Lamar che grida al Super Bowl. Come spesso accade, una sconfitta è meglio di 2 vittorie. Si perde, si fa gruppo nello spogliatoio e con una voglia rinata si lavora sugli schemi da aggiustare. Arrivati alla week 5, dopo una bella vittoria sulla forte difesa di Indianapolis, il record momentaneo è di 4-1. Incredibile! Vuoi dire che… i Browns che hanno sempre fatto sorridere, iniziano a non essere più una facile W per chi arriva a Cleveland?

cleveland browns defense

La stagione di regular season è breve e le week si susseguono veloci. Col freddo gelido di inizio anno, la dawgpound è pronta ad affrontare ancora una volta la Terrible Towel di Pittsburgh, nella week 17. La vittoria finale per 24-22 dei Browns vuol dire finalmente playoff. Gennaio quest’anno non sarà solo birra e popcorn a guardare le giocate degli altri. C’è ancora da combattere in questa stagione e tanti giurano di non farcela a soffrire un altra domenica insieme ai propri beniamini.

Anche perché, come il 4 gennaio di 19 anni prima, giorno in cui il tempo si fermò per la Cleveland del football, gli avversari saranno ancora una volta gli Steelers e il teatro sarà ancora una volta l’Heinz Field della città dei tre fiumi.
Nel giro di due settimane i tifosi Browns ripongono, nel cassetto più basso della credenza, il sacchetto della spesa bucato per fare occhi e bocca. Lacrime non se ne disegneranno più per quest’anno, in cuor loro sperano di dover tirare fuori il sacchetto maschera il più tardi possibile.
Nella land e nelle sale italiane, i sostenitori arancio-marrone si stropicciano gli occhi e guardano sempre più innamorati, la loro squadra e i giocatori assomigliare al loro sogno più grande, una squadra finalmente matura, con staff e giocatori che vanno a meta, lottano e mantengono il risultato fino all’ultimo drive. Dominando gli avversari, vedi le gare di Arlington o Nashville, giocando bene se pur con qualche brivido finale.

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La differenza sostanziale è che a Cleveland, come qui in Italia, gli stanchi tifosi Browns abbiano davanti un futuro delineato e programmato, con un timoniere, tal Stefanski, che messo in bacheca il premio di Head Coach dell’anno, abbia voglia di stupire ancora.
Il punto di partenza deve essere la sconfitta nel Divisional Round, contro gli ex campioni in carica Kansas City Chiefs, per rimanere in pianta stabile tra le grandi di questo meraviglioso sport.

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Giorgio Bianchini

Ideatore de “Le storie della NFL” e amministratore di Tutto Football NFL, ritengo che il football sia talmente bello da dover andare aldilà dell’appartenenza ad una franchigia. Papà fiero di un giovane wide receiver, con il quale vivo e mi nutro di football americano.

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2 Commenti

  1. Ciao Giorgio,

    bell’articolo, avrei un paio di domande per te:
    – come valuti l’operato dell’ex GM Dorsey ?
    (in fondo questa squadra è anche figlia delle sue scelte)
    – cosa serve ai Browns per crescere, cosa faranno tra free agency e draft?

    1. Buon pomeriggio… La squadra è figlia di Dorsey e la dirigenza si trova in mano una franchigia da gestire nel migliore dei modi, soprattutto nei rinnovi dei contratti, vedi Mayfield su tutti a cui scade il contratto rookie. Manca un LB di esperienza, qualche infortunio in meno sulla secondaria, ma su tutto spero si sia fatta un po’ di esperienza in sideline. Gestione chiamate challenge, TO e review varie. Non penso sia impossibile, aggiustando soprattutto le ultime 2 mancanze, aspirare nuovamente alla postseason. Dalla FA mi aspetto maturità da parte della società visto che al draft avremo a che fare con qualcosa di nuovo, ovvero una pick alta al primo round.

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