Scusate l’Accento: The Dinasty’s Perfect Storm

Le dinastie non nascono mai a tavolino. Non succede mai nello sport moderno che si crei una dinastia dal nulla. Una dinastia ha sempre bisogno della “Perfect Storm”, la Tempesta Perfetta. E’ così da sempre.

Vogliamo prendere la dinastia di Dallas? Quella di Jimmy Johnson e Troy Aikman? Ottimo team. Avevano già vinto qualche partita, erano forti, ma non hanno mai dominato fino a che i Giants di Bill Parcell e i Redskins di Joe Gibbs erano presenti. Non sono diventati i Cowboys che conosciamo, quelli che hanno dominato negli anni ‘90 fino a che non hanno beccato la tempesta perfetta. Bill Parcell e Joe Gibbs sono andati via dalle loro rispettive squadre, e sono arrivati allenatori non talentuosi come loro. Questo gli ha permesso di vincere facilmente la division, di vincere non forzando sempre, avendo meno infortuni.
O se volete, la “fortuna” di Alabama è quella di “avere avuto” a Miami un medico dei Dolphins che non credesse nel recupero fisico della spalla di Brees, Saban l’anno successivo andrà a Tuscaloosa, ed il resto è storia della NCAA.

Vogliamo prendere il Basket? I Bulls di Jordan? Pistons, Celtics e Lakers hanno visto i loro giocatori migliori ritirarsi e Chicago prendere un allenatore non ordinario come Phil Jackson e prendere un altro ottimo giocatore come Pippen prima di vincere i 6 titoli. Avrebbero vinto tutto sempre e comunque? Forse. Ma sicuramente i ritiri di Larry Bird e Magic hanno “elevato” la dinastia a quella che ci ricordiamo. A mio parere e’ stato tutta una serie di incastri.
E gli Spurs, che hanno dominato dopo di loro? Si sono sempre infilati, con un ottimo gioco ( su questo non vi è dubbio) nei conflitti tra Kobe e Shaq. O sarebbe stato dominio Lakers per altri 10 anni probabilmente.
Stando sempre in NBA, il motivo per cui Golden State ha dominato negli ultimi 5 anni? Un infortunio. Curry si e’ fatto male nel suo contract year e Golden State lo ha convinto a restare per “du spicci”. La squadra ha avuto modo di rinforzare i panchinari, tenersi stretti Iguodala e Green, Curry è poi esploso diventando MVP l’anno dopo. Sempre con un contratto non da stella titolare, ma da “riserva”. Ci aggiungiamo che OKC ha gestito 3 stelle come Durant, Harden e Westbrook malissimo, un Bryant, Duncan, Ginobili e Parker a fine carriera ed è nata la loro dinastia. Certo poi hanno poi avuto bisogno di Durant per vincere l’altro titolo ma quella è stata la ciliegina sulla torta. Appena Iguodala è andato via insieme a Durant, e Curry si è re-infortunato, pure la Golden State del 72-10 è collassata. Il problema non è spesso vincere. Il problema è mantenere le aspettative di vittoria. Le squadre forti esistono, esistono da sempre. Le Dinastie nascono e finiscono per combinazione di più fattori. Ricordo una intervista di Chris Bosh dove diceva l’enorme pressione dei Miami Heat di Lebron, Wade e Bosh, di vincere. Perchè quando crei una dinastia tutti ti tifano contro, tutti si aspettano che tu vinci. E non e’ facile stare sulla cresta dell’onda per più di un paio di anni.

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La dinastia dei Patriots è nata ed è durata quasi 20 anni perchè un allenatore licenziato dai Cleveland Browns è finito ai Patriots (si, c’è tutta una storia complicata nel mezzo coi Jets, ma che per motivi narrativi saltiamo). Licenziato fra l’altro dopo che i Browns decisero di “spostarsi” a Baltimore per diventare i Ravens, e dopo che la dirigenza gli aveva dato la assoluta garanzia che Belichick fosse ancora l’allenatore della nuova franchigia.
Incazzato come un uomo col ciclo e pronto a dimostrare tutto il suo valore come allenatore, ha dovuto beccare l’infortunio di Drew Bledsoe nel trovare Tom Brady, scelta del sesto giro dell’anno prima, con la sua simile e immensa voglia di rivalsa dopo il trattamento avuto a Michigan nei suoi anni in NCAA. Questa diade, insieme ad una incredibile difesa e ad uno dei migliori kicker di tutti i tempi (Vinatieri) vinceranno 3 dei 4 successivi Super Bowl.

La grande fortuna della franchigia rimane, Brady si innamora di Gisele Bündchen, fotomodella brasiliana che nel frattempo si è creata il suo impero con contratti plurimilionari nel mondo della moda. Brady, che ha avuto sì il contratto più alto, non ha mai preso tutti i soldi che i quarterback moderni prendono, anche per via della moglie: 31 milioni in 5 anni dal 2000 al 2005, 60 milioni in 6 anni dal 2006 al 2010 (prima di conoscere Gisele) e altri 100 milioni dal 2010 al 2016. Tanti, si’, ma “robette” se comparati ad altri contratti degli stessi anni da altri QB… Per darvi un esempio nel 2009 il rookie contract firmato da Sanchez con i Jets era di ~50 milioni.
Ed escluso il 2008, Brady è sempre stato praticamente fuori dal girone degli infortunati. E non ha mai smesso di voler vincere, di essere sempre un giocatore migliore. Di odiare la sconfitta più di amare una vittoria.

brady bundchen patriots

Voglia di vincere, incredibile QB, spazio salariale elevato (non strapagando il QB), uno dei migliori (se non il migliore) Coach dei 100 anni della NFL con poteri da GM che ha garantito solidità nella franchigia mentre le altre squadre della division gradualmente si auto distruggevano, nella lotta divisionale per cercare di andare contro la corazzata Patriots.
Per darvi un’idea, questi sono i Coach della AFC east dal 2000 ad oggi:

  • Bills: Wade Phillips, Gregg Williams, Mike Mularkey, Dick Jauron, Perry Fewell (interim), Chan Gailey, Doug Marrone, Rex Ryan, Antony Lynn (interim), Sean McDermott.
  • Jets: Al Groh, Herm Edwards, Eric Mangini, Rex Ryan, Todd Bowles, Adam Gase
  • Dolphins: Dave Wannstedt, Jim Bates (interim), Nick Saban, Cam Cameron, Tony Spararo, Todd Bowles (interim), Dan Campell (interim), Adam Gase, Brian Flores
  • Patriots: Bill Belichick.

Notare come l’unico team ad essere andato all’AFC Championship che non siano i Patriots sono i Jets, con hanno anche il numero minore di Coach cambiati.
Mentre tutte le altre squadre cercavano di riformarsi, ristrutturarsi, cambiare coach, staff, GM, giocatori per rincorrere i Patriots, i Patriots hanno semplicemente fatto i Patriots, al motto di: Do your Job.
La loro capacità di creare talenti con gente draftata nei later rounders, dando via i loro talenti migliori in FA è stata qualcosa di magistrale per anni. La facilità con cui negli anni hanno vinto 17 titoli divisionali dal 2001 è anche uno dei motivi per cui i Patriots sono stati la squadra da battere dal 2001 al 2019.

Una combinazione di fattori, così come tutte le altre dinastie, unita a qualche colpo di fortuna dentro e fuori (vedasi Gisele) il football giocato. La prima quella di draftare Brady, ma negli anni tutta una serie di piccole fortune sono arrivate a mio parere non solo in season, ma anche in post-season come la Tuck-rule che ha creato un’epoca. Ma se volessimo andare a qualcosa della scorsa decade: i Broncos di Tim Tebow (2011), i Texans di Osweiler (Houston era +21 punti di spread ai botteghini, il più alto di sempre in una partita divisionale), i Titans di Mariota nel 2018 dopo aver battuto una piccola corazzata come quella dei Chiefs, avere contro Bortles nell’AFC Championship (ammettiamolo, con un altro QB quella partita era più che chiusa a fine terzo quarto), la monetina vincente contro i Chiefs nell’AFC Championship del 2019. Se Pete Carroll non avesse deciso di “outsmartarsi” da solo, cercando di fare il fenomeno e di lanciare sul 2° e inches ma fatto correre Lynch i Pats sarebbero forse con un 1 anello in meno.

Questo fa di Brady the LOAT (Luckiest Of All Time)? Assolutamente no. Anche io, tifoso Broncos, che ho avuto modo di vedere Manning dal vivo a Denver, penso che Brady sia the GOAT. Ma sono tante piccole fortune. Piccolissime. Per esempio, chi si ricorda il peggiore trick play dello special team mai fatto, quello dei Colts contro i Patriots nell’AFC Championship del 2015. Il piano dei Colts era interessante e avrebbe probabilmente funzionato. Peccato che la notte prima il Long Snapper dei Colts si è sentito male e ha dovuto giocare il sostituto che non aveva mai provato quel trick play. Piccole fortune qua e la’.
Tante piccole fortune, dettate vuoi dal caso, dettate dall’audacia (come direbbe Seneca) unite ad una squadra ben fatta, gestita meglio e con un ardente voglia di vincere e di dimostrare sempre di essere i migliori, hanno creato una dinastia che è durata per 18 anni solari. Certo, un po’ di sfortuna l’hanno avuta pure loro (vedasi i Giants, e l’helmet catch o la mancata presa di Gronk sull’Hail Mary contro gli Eagles nei Super Bowl persi), ma la fortuna e la paura creata dai Patriots, dall’ambiente di Foxboro, dalla poca propensione agli errori e alla cura dei dettagli, li hanno portati ad essere decisamente la migliore squadra degli ultimi 20 anni.

Si può arrivare a pensare che la loro non sia una semplice dinastia, ma un impero. Alla fine non hanno vinto un Super Bowl per quasi 10 anni, vero. Ma parteciparono fra il 2004 e il 2014 a due Super Bowl, ok perdendoli entrambi, ma ci arrivarono, e arrivarono spessissimo alla finale di Conference. Da non dimenticare che questi Patriots nel 2007 furono l’unico team dell’era moderna a finire la regular season da imbattuti. In una Conference in cui c’erano comunque Manning nei suoi anni da MVP ad Indianapolis, Big Ben e gli anni fortunati di Flacco.

Quella di sabato sera non è solo una partita persa male. I Titans a Foxboro, non ci dovevano nemmeno andare. I Patriots non dovevano neanche giocare ieri sera. I Patriots non hanno perso sabato sera, hanno perso nello stesso stadio settimana scorsa contro i Dolphins. Squadra in piena ricostruzione che avrebbe dato pure la madre dell’Owner e del GM per qualche pick.
La sensazione che ho avuto, guardando la partita, guardando la stagione, è che la dinastia sia finita. Non come nel 2015, quando persero contro i Broncos al Championship. Tanti giornalisti già li chiamavano la dinastia finita. No, per me quella sconfitta era comunque ad un Championship giocato in casa del seed #1 della AFC. I Patriots fecero tremare quei Broncos, futuri campioni, fino alla fine.  E non a caso da li’ a poco avrebbero partecipato a 3 dei successivi Super Bowl vincendone 2.

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Questa volta no. Questa volta il sapore è diverso, hanno finito sì la stagione 12-4, ottima stagione se dovessimo vedere la statistiche per se’, ma il come sono arrivate le sconfitte e le vittorie. Come si e’ arrivato ad un record nelle ultime partite uguale a quello dei sopracitati Dolphins. Nonostante un calendario favorevole giocando contro la NFC east, che ha portato la sua division leader ai Playoff con un record di 9-7, con squadre con rookie QB come Redskins e Giants.
La difesa stellare dei Patriots, che gli ha permesso di vincere tante partite in stagione, ha tenuto una delle migliori offense di questa fine stagione come quella dei Titans, e la coppia di Henry (fresco vincitore del Rushing title) e Tannehill e il suo QBR stellare a soli 14 punti non e’ stata sufficiente. L’attacco dei Patriots ha fatto solo 13 punti (regalando un pick six), di cui nessuno nel secondo tempo. I Patriots quest’anno non sono riusciti a superare i limiti della loro passing offense che già si segnalavano l’anno scorso, coperti da una ottima rushing offense che ha permesso loro di vincere il sesto Super Bowl contro i Rams.

Così come è nata nella fortuna, questa dinastia è morta nella sfortuna.

Gronk si è ritirato. Andrews, il loro centro titolare, ha avuto un coagulo polmonare, stando fuori tutta la stagione. Il fullback titolare, Devlin, che ha permesso ai RB di essere dominanti tutto lo scorso anno si e’ fatto male al collo in Week 2, infortunio che lo ha tenuto fuori tutta la stagione. Anche Harry, WR preso al primo giro e’ stato fuori per 11 settimane per infortunio. Il Left Tackle, Isaiah Wynn, che avrebbe dovuto rimpiazzare i due Left Tackle titolari lasciati andare via in due anni (Nate Soldier e Trent Brown) è stato fuori per mezza stagione anche lui per infortunio. Hanno giocato con un centro di riserva, usando un linebacker come fullback e con 2 WR rookie, di cui uno precedentemente tagliato.

Quindi Brady al mezzodì dei suoi 42 anni, circondato da una OL piena di problemi fisici, senza l’asso nella manica Gronk, senza nessuno che lo potesse rimpiazzare, senza un WR di talento (tranne Edelman che comunque ha anche lui la sua età, ma comunque è da solo) dopo il circo di Antonio Brown, i problemi di Josh Gordon, e circondato da rookie in un sistema molto complicato da apprendere facilmente, ha portato la fine di questa squadra.
Il contratto di Brady è praticamentemente scaduto e non si sono sentiti rumors per un eventuale rinnovo, i Patriots hanno 12 di scelte al prossimo draft, di cui 4 nelle prime 100 e dopo questa sconfitta, dopo questo finale (con tanto di fischi da parte dei tifosi nella partita in casa contro i Chiefs), con McDaniels rumoreggiato come HC su tante panchine della NFL, potrebbero decidere di fare punto e ricostruire. Ora come ora potremmo avere assistito all’ultimo lancio di Brady, un pick six ad un ex Patriots.

Quello che i Patriots sanno è che hanno perso. E non hanno perso come le altre volte. Questa volta hanno perso senza quella magia, senza dare quella sensazione di poter essere ancora forti. Con la sola sicurezza che da domani è tutto incerto.
Per me la dinastia di Brady e Belichik è finita.

Che io possa sbagliarmi? Possibile.
Che possa iniziare un’altra per New England con Belichick alla guida? Me lo auguro.
Che possa durare altri 10 anni? Forse.
Senza le condizioni al contorno originarie? Non credo proprio.

Quello che posso dire da amante di questo sport è che sono felice di avere assistito per 16 anni (seguo questo sport dal 2003) a qualcosa che sarà ricordato negli annali. E di questo, tifosi dei Patriots e non, dovrebbero essere comunque grati.

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Emanuele Sortino

Doctor in Material Science and Engineering at University of Colorado Boulder. Titolo preso solo col scusa di avere una copertura per la sua smania di football. SKO Buffs e GO Broncos!

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