Wild Card 2022: Preview Miami Dolphins vs Buffalo Bills

Quello in programma domenica alle 19.00 ora italiana, valevole del pass per il Divisional Game della settimana successiva, sarà solamente il 5° incontro ai Playoff tra le due franchigie facenti parte della AFC East, con i Buffalo Bills a guidare la serie, forti di 3 vittorie ed appena 1 sconfitta. La totalità dei 4 precedenti è risalente al decennio compreso tra il 1990 ed il 2000, infiammato dell’acerrima rivalità tra i QB Jim Kelly e Dan Marino.

Il primo precedente risale alla Postseason della stagione 1990, più precisamente al Divisional Round Game, disputato all’allora Rich Stadium il 12 gennaio 1991, dove gli spettatori sugli spalti ebbero la fortuna di assistere all’ennesimo epico confronto fra poc’anzi menzionati QB Kelly e Marino, autori rispettivamente di 339 passing yard, 3 TD, 1 intercetto e 323 passing yard, 3 TD, 2 intercetti, con i Bills che riuscirono a spuntarla con il punteggio di 44-33, maturato al termine di un match tirato fino agli albori dell’ultimo quarto di gioco.

Impossibile non citare la sfida del 17 gennaio 1993, quando Buffalo Bills e Miami Dolphins si affrontarono sul manto verde dell’allora Joe Robbie Stadium nell’AFC Championship Game, match valevole della qualificazione al SB XXVII. I Bills dello storico HC Marv Levy, guidati dal trio offensivo Kelly-Thomas-Reed, riuscirono a superare gli acerrimi rivali con l’inequivocabile punteggio di 29-10, ottenendo così il pass per quello che sarebbe bene presto stato il 3° Super Bowl consecutivo. 

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L’ultimo match da dentro o fuori risale alla stagione NFL 1998, per intenderci al Wild Card Game del 2 gennaio 1999, vinto dai Miami Dolphins del solito Marino con il punteggio di 24-17.  Si tratterà inoltre del 3° confronto di questa stagione, 1-1 il record nei precedenti due, con i Dolphins vittoriosi sotto il sole cocente della Florida in week 3 ed i Bills trionfatori al freddo e al gelo in quel di Buffalo a malapena un mese fa.

BUFFALO BILLS

Reduci dalla cocente sconfitta patita per mano dei Kansas City Chiefs nel Divisional Round Game dello scorso anno, con quei fatidici 13 secondi ancora non del tutto digeriti, i Buffalo Bills si affacciavano a questa stagione con l’unico intento di raggiungere quel tanto agognato Super Bowl, forti dell’acquisizione di un “game-changer” del calibro di Von Miller, uno che sa essere pressappoco decisivo nei cosiddetti momenti “clutch”.

La stagione dei Bills, a dir poco martoriati dagli infortuni (privati di pezzi importantissimi come Hyde, lo stesso Miller, e solo recentemente Hamlin), può essere sostanzialmente divisa in due parti ben distinte, perfettamente separate dal bye week. Prima della sosta erano infatti sembrati una squadra sostanzialmente infermabile, capace di sommergere di punti i malcapitati Rams, Titans e Steelers, vincere su campi a dir poco ostici come quelli di Baltimore e Kansas City, perdendo solamente sul filo di lana in quel di Miami, chiudendo così la prima parte di stagione con un record di 5-1, valevole del 1° posto tanto nella AFC East quanto dell’intera Conference.

Al rientro dal bye week, nonostante un record di 8 vittorie e appena 2 sconfitte (patite per mano di Jets e Vikings, con entrambe le sfide decise sul filo di lana), la squadra non è mai più sembrata la schiacciasassi che aveva messo a ferro e fuoco l’intera lega nei primi due mesi di stagione, complice un coaching staff offensivo inesperto e forse non del tutto adeguato alle attuali ambizioni della franchigia, troppo spesso risultato incapace di aiutare la squadra nei momenti maggiormente stagnanti, ed un Josh Allen apparso mai completamente al 100% a causa dell’infortunio al gomito rimediato nel match disputato in quel di New York.

Il gioco aereo della squadra dipende in maniera troppo consistente dalla connection Allen-DIggs, vivendo e morendo con essa, complice un receiving corp forse non completamente all’altezza. La linea offensiva, dal rendimento altalenante per tutto il corso della Regular Season, è finalmente apparsa quantomeno competente nelle ultime settimane, con il duo Singletary-Cook diretto beneficiario.

Il reparto difensivo, issato al 2° posto per punti concessi a partita (17.9), si è dimostrato sostanzialmente solido per tutta la stagione, risultando decisamente più difficile da bucare internamente rispetto alle passate campagne, complice la firma in FA di DaQuan Jones, run stuffer e divoratore di gap per eccellenza.

Decisamente più problematica la situazione in pass coverage, un aspetto del gioco a cui bisognerà prestare particolare attenzione durante la Postseason, quando gli OC avversari faranno di tutto per trarre vantaggio dalle profonde lacune del reparto Safety, dove al lungodegente Micah Hyde (costretto ai box in seguito al match di week 2 ma a quanto pare ormai prossimo al rientro) si è solo recentemente aggiunto Damar Hamlin, indiscutibilmente una delle note più liete di questo 2022.  

MIAMI DOLPHINS

I Miami Dolphins, giunti ad appena una vittoria di distanza dalla Postseason negli ultimi 2 anni, arrivavano a questa stagione sull’onda lunga di un’offeseason vissuta da assoluti protagonisti, in virtù della nomina di un nuovo HC (l’ex OC dei 49ers Mike McDaniel) e la firma di alcuni top player nei rispettivi reparti (Armstead e Hill su tutti).

Ancor più che quella dei Bills, anche la stagione dei Dolphins può essere divisa in due distinti “segmenti” (forse anche di più): una prima parte in cui il sistema offensivo installato da McDaniel pareva un dilemma irrisolvibile per qualsiasi DC trovatosi ad affrontare Tua e compagni (8-3 il record, testa della AFC East e sconfitte arrivate in assenza dello stesso Tagovailoa); ed una seconda parte, inaugurata da una striscia di 5 sconfitte consecutive, addolcita dall’importantissima vittoria ottenuta ai danni dei New York Jets nell’ultimo turno, risultata valevole della tanto attesa qualificazione ai Playoff, ottenuta con un record di 9 vittorie e 8 sconfitte, preciso identico a quello del 2021.

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Il primo allenatore in grado di mettere la museruola all’esplosivo attacco dei Dolphins è indubbiamente stato DeMeco Ryans, il sagace DC dei San Francisco 49ers (uno dei candidati principe per un futuro posto da HC), astuto nel disporre la propria difesa a uomo, richiedendo ai CB una certa aggressività sin dalla linea di scrimmage nel reindirizzare le tracce dei WR dei Dolphins, con il preciso intento di mandare fuori giri il fino a quel momento perfetto timing con il QB hawaiano.

Non vi è alcun dubbio che gran parte del successo offensivo dei Dolphins sia dipeso dal duo di ricevitori Hill-Waddle, apparsi sensazionali per tutto il corso della stagione, al punto da aver ammassato la bellezza di 194 ricezioni (53%), 3.066 receiving yard (64%) e 15 TD (50%), sebbene parrebbero intendersi a meraviglia solamente con il QB n°1, già dichiarato “out” per l’ormai imminente sfida.

Se offensivamente i Dolphins sono posizionati al 4° posto per Passing Yard/Game (265.4), a livello difensivo sono arenati solamente in 27° posizione in questo preciso aspetto del gioco (234.4), complice una lunga serie di infortunati (Byron e Brandon Jones su tutti) ed uno Xavien Howard apparso decisamente in calo rispetto alle eccellenti stagioni passate (solamente 1 intercetto e 12 palloni deviati a fronte dei 15 intercetti e 36 palloni deviati ammassati nelle precedenti 2 Regular Season).

Nonostante l’infortunio “season ending” patito dall’edge rusher Emmanuel Ogbah ed il rendimento non certo entusiasmante del neo innesto Bradley Chubb (acquisito dai Broncos in cambio di una 1st Round Pick), la D-Line non ha certamente sfigurato, merito dell’esplosione dei giovani Christian Wilkins e Jaelan Phillips, autori nel complesso di 24.0 TFL, 10.5 sack, 32 QB hit e addirittura 100 pressioni.

Diametralmente opposto l’apporto del corpo linebacker, sembrato nuovamente l’indiscusso tallone d’Achille della difesa orchestrata da Josh Boyer. 

CHIAVI TATTICHE

La differenza sostanziale con le precedenti due sfide stagionali sarà ovviamente l’assenza del QB Tua Tagovailoa, ancora alle prese con l’ennesima “concussion” della sua sfortunatissima stagione.  Nonostante l’avvicendamento in cabina di regia, con la probabile presenza del rookie Skylar Thompson in cabina di regia, il game plan offensivo dovrebbe grosso modo rimanere lo stesso ammirato per tutta la stagione, ovvero un passing game incentrato su lanci veloci, in ritmo, volti a sfruttare l’incredibile abilità di Hill e Waddle nel creare yard dopo la ricezione, affidandosi alle eccellenti doti atletiche di cui possono vantare.  

La difesa dei Bills, decisamente rattoppata nello spot di safety, dovrà tuttavia prestare particolare attenzione a quel lanci “deep” che tanto male le avevano fatto nelle precedenti due uscite. In week 3, complice l’assenza del veterano Jordan Poyer, lo sgusciante WR Jaylen Waddle riuscì a completare due ricezioni profonde, da 32 e 45 yard rispettivamente, risultate decisive per la vittoria finale. Stesso dicasi per il match di week di 15, quando sempre l’ex Crimson Tide, divenuto il vero e proprio incubo per la difesa dei Bills, infilò un TD da 67 yard (41 yard accumulate dopo la ricezione), al quale aggiunse un’altra presa valevole di 32 yard di guadagno. Mentre la difesa è sempre riuscita ad imbrigliare Tyreek Hill, limitandolo a sole 102 yard complessive ed 1 TD, è invece apparsa impotente nei confronti dello stesso Waddle, autore nel complesso di 7 ricezioni, 216 yard ed il poc’anzi menzionato TD.

Passando al Running Game, certamente non il fiore all’occhiello dell’attacco dei Dolphins (25° posto con 99.2 Y/G), i Bills dovranno stare attenti a quelle corse esterne che tanto avevano patito nel match di week 15, quando Mostert e Ahmed riuscirono ad accumulare la bellezza di 179 yard ed 1 TD in sole 23 portate (7.8 Y/A). La D-Line dei Bills, Rousseau e Lawson in primis, dovrà essere abile nel “settare” adeguatamente e con assoluta costanza l’edge, evitando in ogni modo di farsi risucchiare al centro del campo, consentendo ai vari Milano ed Edmunds di non essere travolti dal puller di turno. Un ruolo cardine sarà rivestito dal NB Taron Johnson, la pietra angolare della 4-2-5 nickel schierata assiduamente dal DC Leslie Frazier, responsabile della marcatura di Hill e Waddle quando in transito nello slot, e linebacker aggiunto al fianco del duo Milano-Edmunds in run support, con il preciso intento di far venir meno l’apparentemente irrisolvibile “trade-off” tra run e pass defense.   

Potenzialmente decisivo sarà il confronto tra la redzone defense dei Bills, statisticamente una delle migliori della lega, e la redzone offense dei Dolphins, decisamente efficace in trasferta, tanto da aver convertito in TD il 69.2% dei viaggi nelle ultime 20yard avversarie (5° posto dell’intera lega). Se i Bills sono issati al 2° posto per punti subiti a partita, gran parte del merito è attribuibile proprio alla solidità in redzone, avendo gli avversari segnato un TD solamente nel 44.9% delle occasioni (2° posto alle spalle del 44.4% concesso dai Rams). Il dato diventa però ancor più impressionante nelle partite casalinghe, scendendo addirittura al 35% (1° posto solitario). Quando saranno invece i padroni di casa ad avere il possesso del pallone, dovranno necessariamente riuscire ad installare un gioco di corse quanto meno funzionale, necessario per sgravare parte dell’incombenza di muovere la catena dalle spalle del QB Josh Allen, tenendo la difesa avversaria “onesta” ed evitando di sconfinare in un gioco offensivo totalmente monodimensionale.

I Dolphins dovranno necessariamente escogitare qualcosa per arginare le corse del QB Josh Allen, apparso pressappoco infermabile nei due recenti confronti, tanto da aver prodotto 124 rushing yard in sole 10 portate. Il reparto linebacker è indubbiamente il tallone d’Achille della difesa orchestrata da Josh Boyer, in particolar modo in pass coverage, in virtù delle profonde lacune dei vari Roberts e Riley in questo specifico aspetto del gioco.

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Josh Allen dovrà essere bravo a colpire la zona centrale del campo, un po’ come era riuscito a fare in entrambi i precedenti confronti, quando il duo Singletary-Cook contribuì attivamente mediante 18 ricezioni, 148 receiving yard e 2 TD, finendo per mettere sotto scacco un impotente Jerome Baker.

Il duello più atteso sarà quello che vedrà coinvolti il ricevitore Stefon Diggs ed il CB Xavien Howard, potenzialmente decisivo per l’esito finale del match. il WR n°14 è indubbiamente il “go-to-guy” del QB Josh Allen, il bersaglio cercato nei momenti di maggiore difficoltà. Arginarlo, o quanto meno limitarlo, costringerebbe il n°17 a doversi affidare maggiormente ai vari Davis, McKenzie, Knox, ecc, troppo spesso dimostratisi non all’altezza. Diggs nei precedenti 2 match, quando marcato dallo stesso Howard, è riuscito a completare solamente 5 ricezioni (8 i target), valevoli di 66 yard e 5 1st down. Da notare come i Dolphins siano una delle squadre ad aver commesso più penalità per “pass interference”, ben 11 (3° dato più elevato dell’intera NFL), di cui 8 nei match giocati in trasferta (dato più altro al pari dei Chiefs), complice una secondaria tanto giovane quanto altrettanto inesperta.

L’O-Line, dal rendimento pressappoco altalenante per tutta la durata della regular season, dovrà prestare particolare attenzione alle scorribande dei pericolosi rusher avversari, Phillips, Chubb e Wilkins su tutti, capaci di mettere in seria difficoltà Josh Allen. In modo particolare Jaelan Phillips, scelto al 1° giro del draft 2021, è apparso pressappoco incontenibile nei precedenti due match, al punto da aver prodotto 1.0 sack, 3 QB hit e 10 pressioni totali, facendosi beffa del RT Spencer Brown.

L’assenza del QB Tua Tagovailoa, ancora alle prese con il “concussion protocol”, sposta decisamente il pronostico in favore dei padroni di casa, tenendo tuttavia ben presente che i Playoff fanno storia a sé, a maggior ragione se trattasi di uno scontro intradivisionale, tra due acerrime rivali.

IT’S PLAYOFF TIME.

A cura di Luca Poglio

The Playbook Endgame: guida ai playoff 2022

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Una sola ed unica penna che scrive, portavoce di una piccola grande famiglia accomunata da una scriteriata passione per i Buffalo Bills.

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