[NFL] Salary cap for dummies


Lunedì 12 marzo sarà un giorno decisivo per le sorti delle 32 squadre NFL ed anche per molti giocatori. 


Inizia infatti ufficialmente la stagione 2012, perciò ogni squadra può iniziare legalmente a firmare i free agents delle altre. Ma l’inizio della nuova stagione porta con sé un’altra conseguenza: tutte le squadre NFL devono riportare la situazione contrattuale complessiva dei propri giocatori al di sotto del limite stabilito: il salary cap

Questo spiega il motivo per cui in questi giorni le news, i blogs, i tweet, sono pieni di notizie di giocatori tagliati e di contratti ristrutturati: entro lunedì tutti devono essere sotto il limite stabilito per il 2011 e devono avere disponibilità (il cosiddetto “room”, lo spazio sotto il tetto) per poter firmare i giocatori lasciati liberi dalle altre squadre o con il contratto scaduto. 

Ma cosa fa si che quando viene stipulato un nuovo contratto sovente il guadagno di un giocatore cresce ma aumenta anche la disponibilità sul cap invece di diminuire come sarebbe logico? 

Come è possibile che alcune squadre non possono permettersi troppi giocatori di talento mentre altre che ne hanno in abbondanza fanno la parte del leone anche sul mercato free agents? 

Tutto questo dipende dalle complicatissime regole che determinano il reale valore di un salario e ne fissano le conseguenze sull’anno corrente e su quelli futuri. Se anche voi siete così curiosi, come lo sono stato io quando ho deciso di capire il meccanismo, e soprattutto non vi fate spaventare dalla noia e dalla complessità dell’argomento, potete proseguire a leggere e alla fine, forse, ne saprete di più.

Salary CapPosto intanto che il tetto salariale è uguale per tutte le squadre (rappresenta una percentuale sui guadagni complessivi della Lega, calcolati secondo una formula matematica, divisa per 32, cioè il numero delle squadre che compongono la NFL) e dato che rappresenta il limite complessivo di quanto una squadra può spendere in stipendi per tutti i propri giocatori (non il limite singolo), la logica suggerisce che sarebbe sufficiente prendere il valore complessivo del contratto di un giocatore e dividerlo per il numero degli anni di durata per avere l’ammontare da sottrarre al salary cap; sommando poi tutti i valori così ottenuti il conteggio del cap diventerebbe una pura somma algebrica. 
Fosse così semplice! 
In realtà non appena è stata formulata la regola ogni avvocato, GM e procuratore che orbita nell’ambito della NFL ha iniziato a pensare come aggirare la norma stessa, in virtù di quel principio che dice “Più bravi sono i giocatori e più vogliono guadagnare, perciò se vuoi avere una squadra vincente devi pagare più stipendi degli altri“. 
Da qui il moltiplicarsi di trucchetti e scappatoie che ha reso i contratti con i giocatori più complicati del decreto milleproroghe e la contabilità del salary cap più complessa del bilancio di un ente pubblico. 
Premetto subito che sono d’accordo con chi afferma che sarebbe stato molto più semplice che la regola non consentisse deviazioni, invece di cercare di catalogarle tutte e pretendere addirittura di prevedere e regolamentare anche quelle cui nessuno ha ancora pensato, ma i soloni della NFL hanno invece ritenuto migliore consentire il moltiplicarsi dei “pagamenti striscianti” perciò non ci resta che cercare di capire come è composta la parte “remunerativa” di un contratto e capire come viene calcolata ai fini del salary cap: cioè, per chiarire un termine che userò spesso da ora in poi, quale sia il suo “impatto” (la quota annuale che sommata a tutte le altre compone il totale) sul salary cap di una singola squadra.

Innanzitutto vediamo come è composto lo stipendio (il salary) di un qualunque giocatore NFL. 
Le voci principali sono tre: il salario vero e proprio, i bonus e gli incentivi. Ai fini del calcolo dell’impatto annuale di queste tre voci deve essere tenuta in considerazione anche la durata del contratto. 
Il salario naturalmente è il compenso annuale dovuto al giocatore e il suo impatto sul cap è completo nell’anno in cui viene percepito, anche nel caso in cui il giocatore finisca in lista infortunati (eccezione: se ha firmato la cosiddetta clausola split, che prevede il taglio dello stipendio in caso di infortunio, finirà sul cap solo la parte di stipendio che gli viene pagata). Inoltre, poichè il contratto non può essere rinegoziato fino alla seconda stagione successiva, è consentito alle parti di renderlo variabile anzichè fisso, cioè la cifra erogata al giocatore non deve necessariamente essere la stessa tutti gli anni. 
La prassi perciò prevede che il salario vero e proprio è inizialmente più basso i primi anni e diventa più pesante, sia in termini economici che di impatto sul cap, negli ultimi anni. 
Il vantaggio per i team è l’opportunità di rinegoziare il contratto dopo i primi due anni per ridurre l’impatto dell’aumento di stipendio programmato, ma sotto il profilo della pianificazione strategica caricare il peso dello stipendio puro sugli ultimi anni ha anche il vantaggio di alleggerire la situazione economica e l’impatto sul cap del contratto di un giocatore che venisse tagliato o smettesse di giocare per infortunio. 
Agli incrementi contrattuali c’è un limite, per evitare che i contratti finiscano per pagare gli atleti solo negli anni cosiddetti “uncapped”, dove il cap non è in vigore (ad esempio l’ultimo anno di validità del contratto collettivo, come la stagione 2010); il più celebre è la cosiddetta “30% rule” che impedisce incrementi superiori al 30% nell’anno finale del contratto e negli anni “uncapped”.

Pubblicità

Dato però che i contratti non sono garantiti, e niente spetta ad un giocatore che viene tagliato, non c’è vantaggio alcuno per un giocatore ad accettare un contratto che lo remunera nella parte finale della sua durata, e men che meno a ristrutturare un contratto proprio nel momento in cui comincia a pagarlo bene. 
Per questo motivo nascono i bonus, il più celebre dei quali è il signing bonus, cioè il bonus alla firma che, per definizione, finisce tutto nelle tasche del giocatore nel momento stesso in cui viene firmato il contratto. 
Il signing bonus è diventato talmente celebre, ed è talmente importante come componente del contratto, che tutti gli altri bonus vengono considerati “like signing bonus” (come il signing bonus) o “not like signing bonus” (diversi dal signing bonus). 
L’impatto del signing bonus, e di tutti quelli “like”, sul cap è pari al suo valore diviso per gli anni del contratto, ma per non più di cinque anni. In caso di ristrutturazione il signing bonus è meno conveniente per il team poichè il nuovo bonus si somma al precedente invece di assorbirlo e non è conveniente neanche in caso di taglio del giocatore, perché in questo caso tutto il residuo viene sommato ed ha impatto sul cap lo stesso anno o l’anno successivo a seconda della data in cui avviene il taglio determinando quella che potremo definire “accelerazione dell’impatto”. 
Conviene chiarire con un esempio: il nostro atleta firma con la sua squadra un contratto di quattro anni e strappa un signing bonus di un milione di dollari; l’impatto del signing bonus sarà di 250 mila dollari a stagione. Nel caso il contratto del nostro sia di sette anni l’impatto del signing bonus sarà di 200 mila dollari l’anno per i primi cinque anni, niente negli ultimi due. Se quest’ultimo contratto viene ristrutturato dopo tre anni e viene prolungato di due anni, cioè per quattro anni dalla nuova firma e con un signing bonus di due milioni di dollari, l’impatto sul cap sarà di 700 mila dollari (200 + 500) per le prime due stagioni successive alla ristrutturazione e 500 mila per le ultime due. 
Se il nostro giocatore col contratto quadriennale dell’esempio sopra si rivelasse così scarso da essere tagliato dopo il primo anno i 750 mila dollari del signing bonus non ancora calcolati nel cap avrebbero impatto tutti insieme nella seconda stagione, appunto l’accelerazione. 
Tutti i bonus di tipo “like signing bonus” si comportano esattamente come questo: hanno impatto sul cap nel momento in cui vengono erogati e da quel momento in poi vengono divisi per gli anni residui del contratto, o accelerano in caso di taglio, mentre i “not like signing bonus” hanno impatto sul cap nell’anno in cui vengono erogati e per l’intero ammontare del loro importo. 
Vengono considerati “like signing bonus” tutti quei bonus che saranno erogati con certezza oppure che dipendono direttamente dalla volontà del giocatore, così come tutti i bonus “garantiti” che sono quelli che saranno pagati indipendentemente dall’abilità, infortuni o durata del contratto del giocatore; rientrano nella categoria “like signing bonus” anche i bonus per l’allungamento del contratto, quelli garantiti dall’esercizio dell’opzione di estensione del contratto per un anno così come anche tutti i roster bonus e workout bonus percepiti prima dell’inizio dei training camp, mentre nei “not like” rientrano obbligatoriamente tutti gli offseason bonus, come offseason roster bonus, offseason workout bonus (cioè il bonus pagato per partecipare agli allenamenti non obbligatori) e offseason reporting bonus. 
I “signing bonus” hanno sempre impatto sul cap della squadra che li paga, indipendentemente dal fatto che il giocatore si ritiri (volontariamente o a causa di infortunio) o venga ceduto. In questi casi l’impatto sul cap è calcolato come nel caso del taglio: accelerazione; l’unica eccezione è la clausola di “refund” che tutela le squadre da giocatori che intascano il signing bonus e poi rifiutano di allenarsi o generano altri problemi: in alcuni precisi e regolati casi l’ammontare del signing bonus che il giocatore è chiamato a restituire al team viene escluso dal calcolo del salary cap.

Se tutto questo vi sembra complicato che ne dite di parlare degli incentivi? 
Un incentivo è, appunto, un premio aggiuntivo che viene erogato al raggiungimento di determinati obiettivi che possono essere tanto legati alle performances sportive quanto personali e questo rende le cose particolarmente complesse tanto ai fini del loro calcolo (ed esiste un’apposita commissione di arbitrato per dirimere le controversie sugli incentivi fra proprietari e giocatori e stabilire all’atto della stipula del contratto se questo ha o meno impatto sul cap) che dell’impatto vero e proprio sul cap. 
Per quanto riguarda gli incentivi la discriminazione è tra quelli definiti come “likely to be earned” (abbreviato in LTBE, significa che è probabile che sia guadagnato) e quelli “not likely to be earned” (NLTBE, l’aspettativa che sia guadagnato non c’è). 
Ai fini del calcolo del cap valgono solo gli incentivi LTBE e rientrano in questa categoria anche tutti quegli incentivi che ho definito personali, che sono cioè legati solo alla volontà del giocatore come i bonus erogati se il giocatore riesce a rientrare in una determinata categoria di peso; gli NLTBE, anche se raggiunti, non hanno alcun impatto sul cap. 
Ogni incentivo LTBE è calcolato nel cap nel momento esatto in cui è previsto dal contratto ma viene tolto non appena è evidente che non sarà raggiunto. Ad esempio, se un QB ha un incentivo in caso lanci senza intercetti le prime tre partite della stagione la somma che gli viene promessa ha impatto sul cap immediato, ma se alla seconda giornata subisce un intercetto la somma calcolata viene immediatamente decurtata. Non solo, ma un incentivo LTBE legato alle prestazioni che non viene raggiunto diventa NLTBE se previsto anche l’anno successivo. 
Per definire gli LTBE legati alle performances sportive si prende sempre a riferimento la stagione precedente, anche se l’impatto sul cap è calcolato nella stagione in cui l’incentivo viene erogato, perciò se un QB ha come incentivo per questa stagione lanciare 15 TD pass e la scorsa stagione ne ha lanciati 20 l’incentivo è definito LTBE e avrà impatto sul cap per questa stagione. 
Ecco perchè esiste un’apposita commissione d’arbitrato: come definire LTBE, ad esempio, gli incentivi sulle yards corse per un running back appena uscito dal draft e che non ha una stagione precedente alle spalle?

Giunti a questo punto, se fossimo un giocatore NFL o uno appena uscito dal college, sapremmo quanto pesano sul cap le varie voci del nostro contratto, ma se fossimo GM o comunque coinvolti nella gestione di un team le informazioni raccolte fino ad’ora non ci sarebbero sufficienti. Sapremmo infatti come bilanciare correttamente un contratto fra salari, bonus e incentivi per armonizzarlo in una strategia di medio-lungo periodo, ma non avremmo ancora il quadro completo di quanto poter spendere, poiché a comporre il cap infatti non ci sono solo i salari dei giocatori sotto contratto per così dire “ordinario” ma anche altre categorie di atleti che si trovano in situazioni per così dire “speciali”. 
I giocatori scelti al draft e non ancora sotto contratto infatti pesano sul cap: il loro impatto è definito “Rookie minimum active salary” ed ha effetto finché il giocatore non firma il contratto. Da quel momento il “minimo dei rookie” viene detratto dal cap mentre viene calcolato l’impatto del contratto. Da notare anche che ogni squadra ha a disposizione un bonus aggiuntivo sul cap che è uguale per ogni giocatore scelto e che dipende, ovviamente, dal numero di atleti chiamati al draft. 
Anche i free agents hanno impatto sul cap: per i restricted viene calcolato un impatto chiamato “offerta qualificata”, basata sul valore rivalutato dell’ultimo anno di contratto del giocatore, mentre per gli unrestricted ha impatto ogni offerta di contratto presentata, e per l’intero importo che avrebbe come se fosse un contratto, anche se non è ancora stata accettata. 
Lo stesso avviene per i giocatori che ricevono il franchise tag: l’ammontare del loro contratto, calcolato dalla NFL, ha impatto immediato sul cap anche se il giocatore non ha ancora accettato (come è successo pochi giorni fa per Brees, che ha dichiarato di rifiutare la clausola: nel momento stesso in cui i Saints hanno dichiarato di esercitare il tag il valore calcolato dalla lega per i QB, 14 milioni e rotti di dollari, è stato sottratto dalla disponibilità della squadra di New Orleans). 
Tutti questi oneri sui giocatori non effettivamente a roster sono temporanei: ogni contratto definitivo firmato da un giocatore in situazione transitoria comporta ovviamente il ricalcolo immediato, ogni cessione dei diritti del giocatore o una controfferta firmata da un’altra squadra e diretta al giocatore free agent comporta la cancellazione dell’importo dal cap, così come ogni importo viene detratto dal cap il martedì successivo alla decima giornata di stagione regolare se il restricted free agent, o il giocatore che ha ricevuto il tag, non firma e quindi rinuncia a giocare la stagione.

Per concludere questa lunga disamina non ci resta che chiarire cosa accade in caso di violazione di questa regola così complessa. Ebbene la regola non può essere violata! 
Nel corso della stagione ogni intervenuta variazione che faccia uscire la squadra dal cap (come ad esempio il pagamento di un incentivo oppure la cessione o il taglio di un giocatore che comporti l’applicazione immediata dell’impatto del signing bonus) è segnalata e viene concesso al team un periodo di sette giorni per rientrare nel limite e finché non ha adattato gli è vietato firmare nuovi giocatori mentre, nel caso in cui il limite venisse violato da un nuovo contratto, questo non sarebbe ratificato: una apposita commissione della NFL riceve e studia il contratto prima che divenga effettivo e se questo fa uscire il team dal cap viene semplicemente respinto. 
Nonostante tutto sono previste sanzioni sia al team (perdita di scelte al draft, sanzione già erogata sia ai Pittsburgh Steelers che ai San Francisco 49ers) che individuali (multe, già erogate a due dirigenti dei niners) perché qualche scaltro manager cerca comunque di aggirare le regole in maniera non del tutto trasparente. 
Ma forse, visto quanto sono complesse, non è scaltrezza quanto piuttosto incomprensione…

Merchandising Merchandising

Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.