Fields crea, Fields distrugge (Green Bay Packers vs Chicago Bears 28-19)

Una domenica ben diversa da quelle che la storia di rivalità tra Packers e Bears ci ha fin qui regalato.

Una domenica povera di significato per il valore della sfida fine a se stessa, ma ricca di spunti che riguardano presente e futuro delle due storiche organizzazioni della NFL.

Green Bay vince, pur giocando un football rivedibile e tira fuori la testa da una situazione deprimente che vedeva i Packers arrivare a Chicago con 7 sconfitte nelle ultime 8 settimane di campionato. Green Bay vince, sì. Ma quanto per merito proprio e quanto per demerito degli avversari?

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Per sconfiggere questi Bears non serve certo chissà quale talento, difatti Aaron Rodgers riesce a spuntarla giocando una delle sue partite meno esilaranti di sempre contro i nemici dell’Illinois. Gli basta solo attendere il momento propizio, gli basta solo controllare le emozioni e valutare quando affondare il colpo perchè l’esperienza dei suoi freschi 39 anni in questa circostanza è tutto.

Stranamente, numeri e rating del QB gialloverde sono di gran lunga inferiori a quelli della controparte. Qualcosa di inedito, di insolito in questo genere di confronto. Perchè Rodgers ha sempre piegato i Bears e i loro quarterback senza mezze misure, ma non domenica scorsa. Forse un pò di astuzia in quel senso, salva il #12 Packer dal patibolo perchè il boia era pronto dietro l’angolo e la sua ascia era già stata minuziosamente affilata; splendeva sotto i raggi di un sole luminoso riflettendo tutto l’odio e la frustrazione che la fanbase dei formaggi nutre oggi nei confronti dell’uomo copertina.

Se Rodgers avesse perso anche contro questi Bears, quel briciolo di credibilità che gli rimaneva si sarebbe dissolto nel nulla e la questione Love si sarebbe riproposta con la prepotenza di uno tsunami. Come possano i Packers mettere in panchina un uomo che ha vinto un Super Bowl e 4 MVP resta il più grande nodo da sciogliere, insieme al fatto che quei 50 milioni di dollari l’anno siano un fardello talmente pesante da schiacciare tutto il resto.

Personalmente ero certo che Rodgers non avrebbe sfigurato questa stagione e che avrebbe condotto i Packers fino in fondo ancora una volta, magari senza raggiungere quei risultati sperati ma comunque competitivo. Invece devo ricredermi e dalla mia piccola e misera prospettiva Bears non posso che esserne contento.

Ciò che invece mi delude è il modo in cui Chicago costruisce e puntualmente disintegra solo dopo essere giunti sul più bello. 

Senza girarci troppo intorno, il problema riguarda Fields. Il ragazzo è senza ombra di dubbio il miglior atleta in campo per distacco. Vola, comanda il gioco, corre elettrizzando l’ambiente come un fulmine e si guadagna sempre quello spazio tra le giocate più belle delle domeniche NFL. Regala un touchdown da 55 yard con una corsa emozionante, di quelle che ti strozzano il respiro e che ti fanno gonfiare gli occhi. Lancia pulito, preciso. Lancia la sua più bella sequenza in questo 2022 che per lui è l’equivalente del secondo anno nel professionismo, smussando le imperfezioni e limando persino i dettagli più piccoli.

E infine crolla per colpa del suo stesso sentimento. Quello che lo porta a voler strafare e a volersi infilare nel percorso più tortuoso quando la soluzione più semplice è totalmente alla portata del suo primo sguardo.

Il riferimento è piuttosto ovvio, ma se non lo fosse allora lo spiego meglio: sul finale di gara con i Bears in cerca del contro-sorpasso, la manovra di Fields porta il QB a lanciare in profondità facendosi intercettare quando, a poche yard dalla sua posizione, David Montgomery era lì tutto solo ad attendere un morbido passaggio. Perchè sfidare un mostro come Jaire Alexander dopo che lo avevi già umiliato con una splendida giocata mandandolo KO sul duetto con Harry e con quelle 49 yard in faccia in un colpo solo? Perchè scegliere la lettura più difficile quando l’opzione più semplice ti si presenta spontanea sotto al naso?

Ma peggio ancora, perchè ogni volta che i Bears arrivano ad un passo dal rimontare e vincere una partita qualcosa va storto e Chicago perde sempre?

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Ci siamo ritrovati spesso in questa situazione e l’esito finale è sempre stato lo stesso. I Bears arrivano corti e sprecano tutto sul più bello. Magari con qualche campione in più tra le nostre fila il ruolino di marcia sarebbe diverso e la tendenza non sarebbe così negativa. Magari a questo gruppo manca l’esperienza necessaria per gestire le pressioni. Magari, invece, Fields non ha quell'”istinto assassino” che gli consente di colpire quando davvero conta, e se così fosse allora i Bears hanno un grosso problema.

Per i Bears, vincere contro i Packers allo stato attuale delle cose avrebbe avuto un significato particolare: della serie “Fields ha battuto Rodgers e messo fine al suo regno!”, o stronzate simili… Invece la storia non cambia e sebbene il fallimento dei Packers 2022 faccia ben più rumore di quello dei Bears, il loro livello rimane (almeno) due spanne sopra al nostro. Due spanne che in termini pratici si calcolano in due semplici vittorie in più delle nostre, quelle che di fatto i Packers hanno ottenuto negli scontri diretti con i Bears.

Dietrologie e sentimentalismi, a questo punto della stagione, non servono a niente. Justin Fields e i Bears hanno avuto la loro occasione per battere i Packers e questa era l’occasione più nitida negli ultimi tre anni. Occasione che è stata gettata ala vento in modo banale, frettoloso e da principianti. Tre aggettivi che corrispondono allo stato attuale dei Chicago Bears.

Ora a Chicago ci rimangono quelle idee della pick alta al draft, della ricostuzione, del cap space e del progetto di rilancio per prendere possesso del Nord. Tutti pensieri che creano prospettiva e lasciano ben sperare, ma resta il fatto che questa squadra sia giunta ad un livello talmente basso da far fatica ad alzare la testa. Attualmente, pensare positivo in ottica Bears altro non è che una mera aspirazione, non suscettibile, e in concreto troppo poco pratica per essere realizzata. Oggi i Chicago Bears navigano nell’utopia più totale, se poi qualcosa cambierà noi saremo qui ad attendere. Come sempre del resto.

alex cavatton firma area 54

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