Campo in erba naturale o sintetica?

C’è una cosa che proprio non sopporto nel football americano: gli infortuni. So che fanno parte del gioco in uno sport di contatto così fisico, ma vedere il destino che ci priva delle prodezze di un giocatore e in alcuni casi ne mette a rischio addirittura la carriera mi lascia sempre l’amaro in bocca.

Le regole stanno cambiando continuamente per rendere il gioco sempre più sicuro, specie per i quarterback da cui dipendono maggiormente le fortune delle squadre, ma il costante aumento dell’atletismo e della velocità aumenta lo stress sulle parti del corpo umano non potenziabili come ad esempio i legamenti.
Un recentissimo studio condotto dalla IQVIA, una società terza incaricata dalla NFL e dalla NFLPA (l’associazione dei giocatori N.d.A.) ha catalogato gli infortuni senza contatto sugli arti inferiori in funzione della tipologia di campo e ha riscontrato che nel 2021 sono avvenuti praticamente in pari numero, indipendentemente dalla superficie su cui si giocasse. Il trend degli ultimi anni, dopo un divario davvero significativo a sfavore dei campi sintetici (turf) nel 2019, ha visto progressivamente questo gap assottigliarsi. Probabilmente ha influito la tipologia di manti sintetici utilizzati, perché quelli di nuova generazione hanno verosimilmente risolto alcune delle problematiche storiche di sollecitazione sulle articolazioni che spesso in passato hanno sollevato molte critiche da parte di giocatori e non.
A questa diminuzione di infortuni sul turf non è corrisposta purtroppo la diminuzione in numero assoluto di infortuni agli arti inferiori che ha visto i casi aumentare dai 334 del 2018 ai 415 del 2021 ed è proprio questo l’aspetto su cui la NFL ha dichiarato di concentrarsi, ritenendo ininfluente il parametro della pavimentazione.

tasso infortuni campo

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Nonostante alla luce di queste indagini non sembri che la superficie di gioco possa essere una causa concorrente all’aumento degli infortuni, il presidente della NFLPA, J.C. Tretter, ex uomo di linea dei Cleveland Browns, ha inviato una lettera alla NFL chiedendo che venisse messa al bando con effetto immediato una particolare tipologia di manto sintetico, lo slit film turf, che è in uso negli stadi di New York, Detroit, Minneapolis, New Orleans, Indianapolis e Cincinnati, perché si è riscontrato un notevole aumento di infortuni su tale tipologia di superficie. La grave accusa mossa è che la NFL sia perfettamente a conoscenza di tale problematica, ma che non solo si sia rifiutata di richiedere una sostituzione immediata di pavimentazione, ma anche di metterla al bando in futuro.
I dati del 2022 verranno resi noti solo a fine anno e il dibattito resta aperto, specie alla luce delle lamentele di alcuni giocatori importanti come Cooper Kupp, Jalen Ramsey e De’Vondre Campbell che hanno paragonato il giocare sul sintetico a un campo in cemento in cui tutte le sollecitazioni ricadono sulle articolazioni, a differenza di quanto avviene sulle superfici in erba. In un sondaggio condotto dalla NFLPA il 93% dei giocatori vede la superficie sintetica come un limite alle proprie prestazioni e il 91% sostiene di sentire un maggior affaticamento dopo aver giocato su di essa.

Un’eccezione tra i giocatori è Joe Burrow, QB dei Cincinnati Bengals, che ha detto di preferire invece i campi in sintetico, forse perché il suo terribile infortunio al ginocchio, che però era dovuto a un contatto a causa di un doppio placcaggio in simultanea, è avvenuto a Washington, che ha un campo in erba naturale; la motivazione che ha addotto è stata che gli sembra di riuscire a correre più veloce e a essere più preciso nei cambi di direzione. Il suo punto di vista, indipendente dalla preferenza personale, è l’auspicio di una standardizzazione dei campi NFL, in modo che i giocatori possano disporre delle stesse calzature studiate per quella specifica superficie, al fine da evitare le problematiche di scivolosità riscontrate ad esempio da molti giocatori a Monaco, seppure ne abbiano lodato il campo in erba naturale, e che potrebbero essere loro stesse fonte di infortunio.

Non esiste infatti in NFL uno stesso standard di pavimentazione neanche all’interno della stessa categoria di manto. Le 32 squadre della lega giocano in 30 diversi stadi; 16 formazioni calcano campi in erba tradizionale mentre 16 in sintetico e periodicamente sale alla ribalta il discorso su quale superficie sia più adatta a prevenire gli infortuni specialmente non da contatto.
Andiamo allora ad analizzare nello specifico le superfici di gioco delle singole squadre, perché anche all’interno dei campi in erba naturale si possono riscontrare diverse caratteristiche di fondo (in blu gli impianti con erba naturale):

Arizona Cardinals: State Farm Stadium, Bermuda grass
Atlanta Falcons: Mercedes-Benz Superdome, FieldTurf CORE
Baltimore Ravens: M&T Bank Stadium, Bermuda grass
Buffalo Bills: Highmark Stadium, A-Turf Titan
Carolina Panthers: Bank of America Stadium, FieldTurf
Chicago Bears: Soldier Field, Kentucky bluegrass
Cincinnati Bengals: Paul Brown Stadium, UBU Speed Series S5-M Synthetic Turf
Cleveland Browns: FirstEnergy Stadium, Kentucky bluegrass
Dallas Cowboys: AT&T Stadium, Hellas Matrix Turf
Denver Broncos: Empower Field at Mile High, Kentucky bluegrass
Detroit Lions: Ford Field, FieldTurf Classic HD
Green Bay Packers: Lambeau Field, Desso GrassMaster
Houston Texans: NRG Stadium, Hellas Matrix Turf
Indianapolis Colts: Lucas Oil Stadium, Shaw Sports Momentum Pro
Jacksonville Jaguars: TIAA Bank Field, Bermuda grass
Kansas City Chiefs: GEHA Field at Arrowhead Stadium, Bermuda grass
Las Vegas Raiders: Allegiant Stadium, Bermuda grass
Los Angeles Chargers: SoFi Stadium, Hellas Matrix Turf
Los Angeles Rams: SoFi Stadium, Hellas Matrix Turf
Miami Dolphins: Hard Rock Stadium, Bermuda grass
Minnesota Vikings: U.S. Bank Stadium, UBU Speed Series S5-M
New England Patriots: Gillette Stadium, FieldTurf CORE
New Orleans Saints: Caesar’s Superdome, FieldTurf Revolution 360
New York Giants: MetLife Stadium, UBU Sports Speed Series S5-M
New York Jets: MetLife Stadium, UBU Sports Speed Series S5-M
Philadelphia Eagles: Lincoln Financial Field, Desso GrassMaster
Pittsburgh Steelers: Heinz Field, Kentucky bluegrass
San Francisco 49ers: Levi’s Stadium, Bermuda grass and Perennial Ryegrass mixture
Seattle Seahawks: CenturyLink Field, FieldTurf Revolution 360
Tampa Bay Buccaneers: Raymond James Stadium, Bermuda grass
Tennessee Titans: Nissan Stadium, Bermuda grass
Washington Commanders: FedExField, Bermuda grass

Da notare come l’erba naturale non venga usata solo su campi all’aperto, ma nel caso di Arizona e Las Vegas anche in impianti chiusi; addirittura, in questi casi, il manto erboso è semovente per permettere lo scorrimento di altre piattaforme sostitutive in occasione di eventi e concerti.
Tra l’erba naturale la tipologia che va per la maggiore è la Bermuda Grass, mentre per il sintetico il Field Turf è quello più utilizzato;  la Bermuda Grass è una specie di erba più adatta a climi caldi e umidi, mentre per temperature più rigide si tende a utilizzare la Kentucky Bluegrass.

I giocatori dei Carolina Panthers stanno pressando il loro proprietario, David Tepper, per passare ad una superficie in erba naturale a fine stagione, ma i costi non saranno indifferenti visto che si ipotizza mezzo milione di dollari per la demolizione della superficie presente, 700.000$ per la fornitura dell’erba e 350.000$ per la posa del nuovo manto, con costi di manutenzione circa 4 volte superiori a quelli dei campi sintetici.
Da qui capiamo come le motivazioni economiche da parte dei proprietari possano essere alla base della propensione versa la superficie artificiale, che permette inoltre una maggiore durabilità e adattabilità a diversi utilizzi, indipendentemente da quella che possa essere la volontà degli attori in campo.
Bisogna però ammettere che i campi sintetici vengono rinnovati ogni 3-4 anni e la tecnologia nel settore sta facendo passi da gigante, come anche le statistiche degli infortuni sopra citati hanno dimostrato, per cui bisogna sempre stare attenti a non andare troppo indietro nel tempo quando si citano esempi di infortuni dei giocatori perché le condizioni dei campi sono in continua e repentina evoluzione.

Personalmente credo che uno scontro tra giocatori e NFL su questo tema non sia assolutamente utile e produttivo, ma serva un maggior coinvolgimento dei produttori di manti sintetici per sviluppare superfici sempre più performanti che riproducano gli aspetti positivi dell’erba, garantendo al tempo stesso i vantaggi di manutenibilità del turf, ma per ora la polemica resta aperta e sembra lontana dal trovare una soluzione condivisa tra lega/proprietari e giocatori.

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Giorgio Prunotto

Appassionato da 30 anni di football americano e dei Cincinnati Bengals, stregato dal design del loro casco, dalle magie di Boomer Esiason e dalla Ickey Shuffle.

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