Roquan Smith e Cairo Santos salvano i Bears (Houston Texans vs Chicago Bears 20-23)

Si parla di salvezza, sì. Non di vittoria e nemmeno di successi, perchè quanto visto al Soldier Field in questa terza settimana di football non lascia spazio ad alcun genere di celebrazione.

I Bears di Eberflus accolgono i Texans guidati da un vecchio amore della Windy City, coach Lovie Smith: l’ultimo allenatore in grado di portare Chicago al Super Bowl, nell’ormai lontano 2006Nell’ambiente Bears la benevolenza nei confronti di Lovie Smith non troverà mai fine, per i tanti sacrifici e per gli anni di lavoro che ingiustamente non hanno premiato il capo allenatore da Gladwater, TX. Ricordiamo che il vecchio Lovie è stato esonerato da Chicago nel 2012 dopo aver chiuso una stagione indecifrabile al terzo posto nella NFC North dopo aver totalizzato un record di 10 vittorie e 6 sconfitte. Difficile da spiegare…

Accantonati i ricordi è il momento di parlare del campo e di questa grigia prestazione dei Bears, i quali non trovano ritmo e soluzioni nel braccio di Fields e a questo punto i nostri pensieri si trasformano in preoccupazioni.

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Molto male Fields!

Il gioco aereo di Justin Fields è preoccupante: ok che la linea offensiva rimane saldamente inchiodata al banco degli imputati, ok che i ricevitori sono quelli che sono, ma a questo punto della storia e soprattutto contro un avversario decisamente di basso livello Fields non ha più scusanti. La sua prestazione non va lontana dallo scempio visto in campo domenica scorsa al Lambeau Field nel massacro contro i Packers: sette giorni più tardi siamo qui a parlare di un miserabile 8/17 con sole 106 yard lanciate, 0 touchdown, 2 intercetti (brutti) e 5 sack subiti.

Se questo è l’uomo che si danna l’anima per i Bears e più dei loro stessi tifosi, e non dorme le notti quando perde addio mondo…

Il Justin Fields visto in queste prime tre uscite è qualcosa decisamente al di sotto degli standard NFL e le attenuanti non reggono più. Il maltempo, la OLine, Aaron Rodgers, il sistema offensivo, eh ma il ragazzo è solo al suo secondo anno… Chi è forte e domina questa lega è in grado di ribaltare tutto ciò che gli si mette contro, e questo non sembra essere il caso di Fields.

Così i Bears, non riuscendo ad elaborare un sistema di gioco efficace, si affidano al buon vecchio corri e spingi: David Montgomery soffre quello che sembra essere un leggero infortunio mentre il suo vice, Khalil Herbert, esplode per 157 yard e 2 touchodown.

Cairo Santos tiene la testa alta e segna 3 field goal di cui uno arriva dalle 50 yard, e uno decide la sfida all’ultimo secondo dopo che l’imponenza di Roquan Smith prende il largo con l’intercetto della sentenza finale.

I Bears vincono 23-20 una sfida tra il nulla e il niente e, nonostante i tifosi siano lì per godersi il successo, l’aria che si respira è malinconica per la pochezza vista fin qui. Gli indicatori portano i Bears a potersela giochicchiare contro avversarie di bassa caratura, mentre dei veri e propri bagni di sangue si preannunciano contro le grandi. Dunque è cambiato qualcosa dalla gestione Nagy? No, al momento non è cambiato nulla.

Non riuscendo a sviluppare alcun tipo di trama offensiva si pensa che la soluzione unica sia quella di far correre il pallone, ma sappiamo tutti che non appena una difesa poco più affidabile di quella di Houston ti si presenterà davanti le tue corse si infrangeranno come onde sugli scogli.

Roquan Smith rimane la sola ed unica certezza in questa squadra: il paradosso è come si sia potuti giungere ad un fallimento sul rinnovo del suo contratto quando questo giocatore scende in campo e in una singola partita realizza 16 tackle e 1 intercetto immenso, proprio nella fase più critica dell’incontro. Roquan trasforma le paure in coraggio e trascina la sua(?) squadra alla vittoria.

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Di contro i Texans si comportano esattamente come quelli che hanno paura di vincere, difatti crollano sul più bello dando segni di cedimento abbastanza inequivocabili già dalle prime battute stagionali. Eppure Houston aveva capito come colpire Chicago contrapponendo dei lanci interessanti al gioco sulle corse dei Bears. Chicago non riesce a difendere sui passaggi e i Texans comprendono fin da subito che Kindle Vildor è l’anello debole della catena: così tutti i completi arrivano sulle zolle verdi “coperte” da Vildor, comprese quelle in end-zone.

Houston capisce anche che Fields non è lucido e lo mette sotto pressione in modo costante, costringendolo a due intercetti entrambi raccolti dal rookie Jalen Pitre, il quale si porta a casa anche un bel sack.

Chicago corre e non è in grado di lanciare (cosa che ricorda molto  una versione John Fox 2.0), Houston lancia e non è in grado di correre. Da qui i miei riferimenti alla pochezza sopra menzionata, per una sfida insipida e di scarsa qualità come le tavole di quelle mangiatoie per famiglie che hanno il coraggio di definirsi ristoranti. Quando finisci di pranzare in quei posti ti senti pieno, ma di certo non soddisfatto proprio perchè sai che tutto ciò che hai ingerito era cibo di bassa qualità. Alla fine della partita di ieri ho provato quella stessa sensazione.

alex cavatton firma area 54

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