La Serra di Huddle: i Lions corrono sopra la NFL

Dopo le prime partite è praticamente impossibile capire cosa può diventare un trend stagionale e cosa, invece, è destinato a passare in fretta. Da una settimana all’altra, i Vikings, per esempio, sono passati dal demolire i Packers, mostrando al mondo NFL un altro adepto di Sean McVay (Kevin O’Connell), al venire a loro volta demoliti dagli Eagles.  È difficile pensare che i Detroit Lions possano continuare a segnare 35,5 punti di media in questa stagione, ma è quello che hanno fatto nelle prime due partite, per giunta contro le difese di Philadelphia e Washington. 

L’head coach Dan Campbell sta provando a costruire una cultura vincente e una squadra con uno animo battagliero. Vedremo dove arriveranno questi Lions, ma non c’è dubbio che lo spirito del proprio coach si stia instillando nei giocatori: basta vedere come attaccano. 

CARRIARMATI

In queste prime due gare, i Detroit Lions hanno corso sopra le difese NFL, con efficienza e varietà di utilizzo degli schemi. Sono secondi in rushing DVOA e DeAndre Swift, reduce da una stagione da rookie con luci e ombre, ha già fatto registrare 200 yard (con un’insostenibile media di 10 a portata) e 2 TD. È difficile capire a quale playbook l’offensive coordinator Ben Johnson si ispiri, vista la grande varietà di giochi chiamati. Vediamone dunque alcuni. 

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Qui vediamo un esempio di wide zone, uno schema di corsa ibrido tra outside zone (per come gli o-linemen si spostano lateralmente), e inside zone (per come bloccano verso l’alto e non verso la linea di fondo). In questo caso, il blocco decisivo è del centro di riserva Evan Brown (numero 63), ma anche Swift è bravissimo a leggere la situazione, tagliare verso l’esterno ed esplodere per 50 yard. L’esecuzione generale è perfetta, con ogni giocatore dei Commanders raddoppiato o bloccato da un attaccante dei Lions, come si vede qui sotto:

lions

Questo è uno schema particolare che, onestamente, non saprei definire. É un misto di power offense, con la backside guard (la guardia, cioè, sul lato opposto a quello della corsa), che esce a bloccare, e una split zone, in cui il backside tight end esce a bloccare il playside defensive end (cioè il defensive end sul lato dell’azione), appositamente lasciato libero.

In realtà, in questi casi, è la guardia ad uscire per bloccare l’edge defender e il tight end (o al plurale) a bloccare i difensori al secondo livello. Nella partita contro Washington ho incontrato 4 situazioni di questo tipo. Tra i quattro esempi relativi a questa gara, il secondo (che vedete nel video) si avvicina maggiormente a una split zone: il playside edge (numero 58) che viene lasciato libero e bloccato dal tight end che cambia di lato. In questo caso, l’aggravante per Washington è il pessimo angolo preso dal numero 22, che agevola il lavoro di Jamaal Williams. 

Qui abbiamo un’altra big play, una corsa da 58 yard di Amon-Ra St. Brown, di cui parleremo più avanti. Detroit ha iniziato la stagione con un ottimo 58% di frequenza dei movimenti pre-snap. In questo caso, St. Brown si muove per ricevere effettivamente il pallone tramite jet motion, rivelando una marcatura a uomo; il suo difensore viene agilmente messo k.o. dal blocco di Quintez Cephus. Ancora una volta, Detroit ha utilizzato il lato debole dell’attacco come proprio lato forte per incontrare quanti meno difensori possibili. 

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Altro giro, altra big play da 50 yard. Questa è una corsa che rientra nel gruppo delle pin-pull, dove cioè un o-lineman può decidere se bloccare ‘sul posto’ (pin) o uscire (pull) in base all’allineamento dei defensive linemen. Se nel gap – cioè, ricordiamo, lo spazio tra gli offensive linemen – opposto alla direzione della corsa c’è un difensore, allora l’OL esce; se non c’è, blocca. In questo caso, ad uscire sono il centro e il left tackle, e allineati nel loro gap c’è un difensore (numero 91 e 97, rispettivamente). Fondamentale è anche il blocco di St. Brown su Chauncey Gardner-Johnson. 

Un mio feticismo personale è rappresentato dalle corse in cui il portatore di palla non viene mai sfiorato se non dal difensore che lo ferma una volta per tutte. Qui ho avuto modo di soddisfare questa mia debolezza. Detroit si dispone con uno split backfield (cioè due runningback, o un running back e un fullback), ma con il QB dietro il centro: non usuale.

Guard lead sweep, cioè un handoff ‘stile rugby’ e guardia che esce dalla propria posizione come primo bloccante per il running back. Anche in questo caso, bene i blocchi dei giocatori di movimento, Hockenson e St. Brown.

Chiudiamo, infine, con un grande classico, ovvero il trap block: un difensore sul lato dell’azione viene lasciato momentaneamente libero (in questo caso il defensive tackle), salvo poi essere bloccato da un backside o-lineman (in genere la guardia, come qui).

Nelle prime due giornate, la squadra di Dan Campbell è al primo posto per yard di media guadagnate prima di subire un contatto (3.79), segno che o-line e bloccanti vari stanno facendo il loro dovere. 

PRENDI GOFF PER MANO

Ovviamente, l’ex QB dei Rams rimane un passatore difettoso, con un braccio non particolarmente potente e con una lettura delle progressioni abbastanza lenta.  Tuttavia, aiutato anche da un running game decisamente efficiente e da un potenziale primo ricevitore – Amon-Ra St. Brown – non per stazza (183 cm x 89 kg) ma per qualità. 

L’ex giocatore di USC è il classico atleta che gioca più grande di quello che è, non essendo né particolarmente grosso, né particolarmente veloce (ha corso una 4.51 sulle 40 yard alla Combine 2021). Dalla 12esima giornata della scorsa stagione, solo Cooper Kupp ha messo a segno più ricezioni di lui (77 contro 68). Contro Minnesota, inoltre, domenica avrà l’occasione di realizzare un record NFL per maggior numero di partite (9) consecutive con almeno 8 ricezioni, superando in un colpo solo Antonio Brown e Michael Thomas. 

St. Brown è già un buon giocatore after-the-catch e un bloccante anche migliore, una qualità non scontata nei ricevitori che puntano a diventare delle stelle. Questa sua aggressività si nota anche nel correre le tracce, come vediamo in questo caso:

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Nelle prime due settimane di stagione regolare, i Lions sono 13esimi per efficienza in situazioni di passaggio. Goff rimane un QB limitato e il receiving corp non è esattamente di primo livello; i due migliori ricevitori hanno solo una manciata di partite tra i pro, in attesa di vedere Jameson Williams, rookie da Alabama che ha subito un infortunio ai legamenti del ginocchio lo scorso gennaio. L’ex Rams è attualmente ottavo per aggressiveness, statistica che misura in percentuale il numero di passaggi verso giocatori marcati entro e non oltre una yard di distanza dal difensore; è un dato molto alto, conseguenza di tanti aspetti: una linea offensiva che ha perso pezzi nell’interno e ha sofferto la pressione di due d-line d’élite; le croniche mancanze di Goff nelle letture; la mancanza di un ricevitore fisicamente dominante o particolarmente bravo a creare separazione. Non significa che il numero 16 da California non sia messo nelle condizioni di rendere:

Qui i Lions battono facilmente la difesa a uomo di Philly usando 3 ricevitori (trips) sul lato dove ci sono solo 2 difensori a uomo. Le due hitch tengono bassi i cornerback, mentre Reynolds corre una corner che è irraggiungibile per Mike Epps, l’unica safety a fondocampo.

Anche in questo caso, Detroit batte la difesa a zona con un gioco che ricalca il drive concept. In quel caso, due ricevitori sullo stesso lato corrono una shallow e una dig, due tracce che puntano verso il centro del campo. Il difensore a zona, a quel punto, dovrà fare una scelta: se il linebacker scala e prova a contenere la dig (la più profonda tra le due), allora la shallow sarà libera, e viceversa. In questo caso le tracce sono diverse, sia St. Brown (il ricevitore in motion) che Hockenson corrono in mezzo al campo e si voltano verso Goff. Il linebacker degli Eagles è palesemente in mezzo a due fuochi, ed è abbastanza facile per St. Brown ‘sedersi’ in mezzo alla zona, ricevere e guadagnare qualche yard aggiuntiva. 

L’anno scorso, i Lions hanno giocato per ‘mordere le rotule degli avversari’. Quest’anno stanno anche facendo vedere cose interessanti sul lato offensivo della palla. Difficilmente Jared Goff sarà la risposta a lungo termine nella posizione di QB, ma intanto la squadra sembra darci più di un motivo per tenerla d’occhio di settimana in settimana. Vista la storia dei Lions nel nuovo millennio, è già un ottimo risultato. 

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