Il riassunto di week 2 della NCAA 2022

Upset, partite caotiche, polemiche e prime panchine che saltano: è solo Week 2 nella NCAA ma, come ogni anno, siamo partiti fortissimo.

La seconda settimana di college football è cominciata venerdì con una sfida dai risvolti interessanti tra Louisville e UCF. La vittoria dei  Cardinals (20-14) nella “Bounce House” di Orlando, grazie ad una difesa che ha completamente annullato l’attacco di Malzahn nel secondo tempo, è un buonissimo risultato che rimette in carreggiata la squadra di Satterfield.

La partita cerchiata di rosso in ogni calendario della nazione era quella che si giocava al DKR-Texas Memorial Stadium tra Alabama e i padroni di casa dei Texas Longhorns. I Crimson Tide, dati per favoriti assoluti, hanno durato tantissima fatica per portarsi a casa la risicata vittoria (20-19) e solo grazie ad un paio di giocate di Bryce Young nel 4° quarto (TD pass cascando indietro e una corsa da 20 yard che ha messo il kicker Will Reichard nelle condizioni di segnare il field goal della vittoria). Ma l’analisi di questa partita deve andare ben oltre il risultato per entrambe le squadre: Alabama dovrà interrogarsi sull’inedita mancanza di disciplina tra penalità e passaggi malamente sprecati, Texas invece può basare il resto della stagione su una prestazione che, seppur perdente, è apparsa incoraggiante soprattutto in difesa (il grande cruccio della squadra di Sarkisian versione 2021). L’infortunio di Ewers, fino a quel momento straordinario nel trovare i punti deboli alla difesa di Saban, ha fortemente pregiudicato la partita di Texas a cui comunque va dato il merito di aver mantenuto alta la tensione e di non aver regalato niente ad una delle squadre più forti della nazione.

Per quanto riguarda altre partite fra squadre di P5 conference differenti, vittorie importanti per Duke (31-23 contro Northwestern), Arkansas (44-30 contro South Carolina) Kansas State (40-12 contro Missouri) e Wake Forest che con il ritorno di Hartman batte un’agguerrita Vanderbilt per 45 a 25.
Soffre più del previsto North Carolina che vince solo di un touchdown (35-28) contro Georgia State, stesso discorso per Miami che non trova ritmo in attacco per tutto il primo tempo e stacca Southern Miss solo dopo il rientro dalla pausa (30-7). Vittoria in ciabatte per Minnesota, North Carolina State, Ohio State, Penn State e Utah. In attesa dell’inizio delle sfide di conference.

Un’altra grande partita (e grande sorpresa) ce la regalano i Mountaneers di App State che “scendono” in Texas e battono, con autorità 17-14, la Texas A&M di Jimbo Fisher. Una vittoria che non lascia spazio a dubbi in quanto la squadra di Clark ha gestito con maestria il cronometro approfittando degli errori degli Aggies che, freneticamente, cercavano di riprendere il controllo della gara. Sorprende, ma non dovrebbe in realtà, la capacità della squadra di Shawn Clark di adattarsi all’avversario sfruttandone le debolezze: la scorsa settimana, nonostante la sconfitta, erano riusciti a segnare la bellezza di 40 punti in un quarto giocando uptempo contro la difesa di North Carolina completamente imbambolata. App State è una delle realtà più costanti ed interessanti dell’intero panorama collegiale ormai da anni, dovremmo parlare più spesso di loro e del modus operandi di questo programma.

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La gioia dei tifosi rimasti a Boone.

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L’altro grande upset della giornata va in scena a South Bend, Indiana, dove Notre Dame, ancora a secco di vittorie in questa stagione, viene sconfitta a domicilio da Marshall per 26-21. La giocata decisiva è la pick six  di Steven Gilmore nel 4° quarto.

Andrebbe fatta una tirata di orecchi a chi, in preseason, aveva già posto Marcus Freeman su di un piedistallo senza, di fatto, avere prove della sua bravura. Pensare che un allenatore di 36 anni alla prima esperienza in assoluto, ma soprattutto alla guida di uno dei programmi più rinomati della nazione, potesse da subito trasformare l’acqua in vino è stato veramente pretestuoso. Freeman probabilmente diventerà un bravissimo allenatore, come tanti prima di lui, ma intanto è 0-3 e i suoi Irish sono ancora alla ricerca di tante risposte. Soprattutto in attacco.
A questo punto è difficile considerare le sconfitte di Nebraska come upset, e quindi la partita di sabato che ha visto i Cornhuskers perdere in casa per 45 a 42 contro la Georgia Southern di Clay Helton, è solo un’altra goccia nel mare delle delusioni a tinte biancorosse. Scott Frost, ormai indifendibile nonostante lo status di figlio prodigo, è stato prevedibilmente licenziato e adesso Nebraska dovrà portare a termine la stagione prima di entrare nell’ennesima nuova era. Tanti auguri.

Dopo i proclami (anche da parte nostra, ad essere onesti) su Florida e Anthony Richardson ovviamente Kentucky riporta tutti sulla terra uscendo dallo Swamp con il coccodrillo sulle spalle. La prestazione dei Gators, nonostante l’avversario di tutto rispetto, è abbastanza preoccupante e Richardson, che la scorsa settimana sembrava il figlio di Vince Young, è apparso molto più “limitabile” soprattutto se tenuto a bada dentro la tasca.

L’unico TD pass di Richardson (per la squadra sbagliata):

Air Force tratta malissimo Colorado (ore contate per Karl Dorrell?), Tennessee supera Pitt per 34-27 e attenzione: Kansas è 2-0 dopo la prepotente vittoria contro West Virginia per 55-42, Lance Leipold sta facendo il miracolo.
La Big Ten esce con le ossa rotte dal doppio confronto con Big XII (Iowa State batte Iowa, prima volta per Matt Campbell) e Pac 12 (Washington State batte Wisconsin al Camp Randall Stadium).

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Vincono senza problemi Clemson, Cincinnati, Washington, Oregon, Rutgers, Ole Miss, Oklahoma. Buone vittorie anche per USC (41-28 contro Stanford) che dimostra di aver appreso appieno i dettami tattici di Lincoln Riley e Virginia Tech contro Boston College (prima vittoria in carriera per Brent Pry).

Chiudiamo il recap di Week 2 con l’interessante sfida tra Baylor e BYU che si è conclusa con, ovviamente, l’ennesimo upset di giornata: i Cougars battono i Bears per 26-20 dopo due tempi supplementari grazie ad una grande prova della linea difensiva e nonostante l’assenza dei ricevitori più forti.

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Guido Semplici

College Football - Co-Host di Scusate il CFB, mi trovate anche su Podcast Verso il Draft e su Twitter.

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