[NFL] Preview 2015: Cincinnati Bengals

Gli amici di “Quel che passa lo sport” hanno deciso di inaugurare il nuovo e bellissimo sito con le preview delle 32 squadre NFL. Abbiamo chiesto di poterle ripubblicare su Huddle Magazine aggiungendo i voti ad attacco, difesa, coaching staff e offrendo anche a voi la possibilità di votare.

Nelle 64 partite di regular season giocate dai Bengals dal 2011 in poi, solo 9 sono state le volte che la squadra di Cincinnati non è riuscita a fare 14 o più punti. Complessivamente in queste partite la media di punti segnati è stata di 23,90. Nelle 4 partite di post season giocate nello stesso lasso di tempo, la media punti segnata è stata di 10,75 fallendo in tutte le occasioni di superare i 13 punti. È superfluo aggiungere che siano arrivate 4 sconfitte collezionando quindi 4 one and done.

Passano gli anni, ma Cincinnati continua a mancare costantemente il salto di qualità. Il trauma (sia fisico che psicologico) dell’infortunio subito da Carson Palmer nel drive d’apertura del Wild Card game del 2005 sembra non essere ancora stato superato, benché di quella squadra non ci sia più nessuno, se non l’head coach Marvin Lewis…lascio a voi l’ebrezza di fare 1+1 e trarre le facili considerazioni….

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OFFENSE

Quando ai playoff non riesci mai a segnare 2 TD, nonostante una dose di talento di primo livello, è indubbio che l’attacco finisca in fretta sotto il banco degli imputati e con esso il QB. Andy Dalton non è mai stato del tutto convincente e quella appena passata è stata la sua peggior stagione in fatto di prolificità in redzone. Non sarà mai un quarterback dominante sul profondo e forse ha già raggiunto il livello massimo del suo gioco. Ovviamente in giro per la NFL non sono poche le squadre che devono accontentarsi di molto peggio, ma se si guarda il roster offensivo nel suo complesso, il punto debole sembra essere proprio quello ricoperto dall’ex Texas Christian.

Da qui a considerare A.J. McCarron come la soluzione del problema (come in maniera bislacca tenta di fare questo articolo) ce ne corre. Anche perché se l’unica motivazione è che al college ha vinto 2 3 partite importanti allora si capisce che gli argomenti sono piuttosto leggeri.

Come già accennato, il resto dell’attacco ha ben pochi punti deboli. La linea è stata una delle migliori sia in fase di pass protection che in quella di bloccaggio per le corse. Hanno perso Newhouse, ma era ormai finito ai margini della rotazione. Il giocatore più dominante del reparto, Andrew Whitworth, va per i 34 anni, quindi al draft s’è deciso addirittura di pescare 2 OT nei primi due giri: Cedric Ogbuehi e Jake Fisher partiranno come backup, ma troveranno snap sia in ottica futura, sia perché l’altro OT, Andre Smith va in scadenza nel 2016 e non ha mai convinto a pieno.

Con una linea così dominante, correre non dovrebbe essere un problema.Jeremy Hill l’anno scorso ha preso il controllo del gioco dei Bengals nella seconda parte di stagione a suon di partite oltre le 100 yard (sono state 5 in tutto) e con una media di yard a portate di 5,1. La sua crescita dirompente e il suo stile di gioco che meglio si addice alla NFL ha relegato Giovani Bernard al ruolo di cambio di ritmo e di down di passaggio. Di per sé la cosa non è necessariamente un male, perché l’ex North Carolina riesce a sfruttare meglio le proprie qualità (43 ricezioni l’anno scorso) e in generale il backfield in questo modo è decisamente più completo e più duraturo.

Ben fatto, Dalton.
Ben fatto, Dalton.

Il reparto dei ricevitori si basa sulle doti atletiche strabordanti di A.J. Green, che più di una volta ha trasformato anatre ferite che volavano verso di lui in stupendi cigni. Nella passata stagione solo qualche acciacco fisico l’ha rallentato, ma in questa che sarebbe l’ultima annata con il contratto da rookie ci si aspettano grandi cose. Le cifre messe insieme sinora (4874 yard in 329 ricezioni con 35 TD) sono ancora più sbalorditive se rapportate appunto ad un QB non così talentuoso come innesco del passing game.

Grazie anche alle attenzioni che costantemente Green attira, Mohamed Sanue Marvin Jones sono stati in grado in questi anni di ritagliarsi un margine di utilizzo interessante. Jones deve riuscire a stare lontano dai problemi fisici, dopo aver perso l’intera stagione 2014. Nel 2013 era emerso come un perfetto complemento per giocare opposto al titolare indiscusso. Sanu invece, proprio in contumacia di Green, ha dimostrato di poter innalzare la sua produttività e non solo di ricoprire il ruolo di slot receiver, anche se ha tristemente guidato la NFL per numero di drop. Se uno dei due alfieri dovesse venir meno, da non sottovalutare l’acquisizione di Denarius Moore, uno che ad Oakland dopo un inizio promettente è uscito più mentalmente che atleticamente dal mondo dei pro. Il fatto di riunirsi con Hue Jackson, con il quale ha avuto le sue stagioni migliori, potrebbe essere un toccasana per la sua carriera, anche considerando la sua giovane età (26 anni). Lui, più di James Wright e Brandon Tate (che resterà importante nei ritorni), rappresenta il backup principale in fatto di WR.

Completano l’attacco i TE: Jermaine Gresham ormai è un ricordo (lui e la sua schiena dolorante hanno appena firmato per i Cardinals). Tyler Eifert, scelto due anni fa, viene anch’esso da problemi fisici che gli hanno fatto saltare praticamente per intero la sua stagione da sophomore, che doveva essere quella della consacrazione definitiva. Il tutto è stato rimandato al 2015, anno in cui al suo fianco giocherà un altro giovanissimo, al suo primo anno nella lega: Tyler Kroft è stato scelto al terzo giro e viene da 3 stagioni a Rutgers in cui è stato spesso alternato tra i ruoli di TE e di WR, in realtà a livello professionistico non sembra poter eccellere in nessuna delle due soluzioni, ma può essere un arma tattica interessante, sia nelle tracce in mezzo al campo, che in fase di bloccaggio. Anche lui viene da problemi fisici.

DEFENSE

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L’anno scorso si sono resi conto quanto sia dura la vita senza Mike Zimmer, precipitando verso i bassifondi della lega sia per le statistiche canoniche, sia soprattutto per quanto riguarda i grades di PFF. Il problema è che a dare una letta veloce al roster difensivo s’è fatto davvero poco per risolvere il problema.

Burfict sarà fondamentale per la lotta in division
Burfict sarà fondamentale per la lotta in division

Unica acquisizione degna di nota è quella di Michael Johnson, che è ritornato a “casa” per 20 milioni in 4 anni. La sua parentesi a Tampa è durata solo una stagione per di più deludente. Parliamo di un giocatore di 28 anni sul procinto di esplodere nel 2012, anno della sua unica stagione sopra i 10 sack. Il ritorno nell’Ohio è stato quasi necessario per i Bengals, costretti a prendere nota dei problemi di ambientamento di Margus Hunt, dal quale ci si aspettava (almeno io ero tra quelli) un impatto ritardato ma in crescendo: gli snap di utilizzo sono stati 165 nell’anno da rookie e 187 l’anno scorso, direi che il progetto dell’ex discobolo procede a rilento.

La linea potrà comunque contare su due elementi di valore conclamato (forse gli unici due della difesa): Carlos Dunlap dall’esterno e, soprattutto, Geno Atkins dall’interno sono tra i migliori che la NFL possa offrire, peccato che sembrano essere due predicatori nel deserto, con Domata Peko in netto calo. Molto seguita è stata la storia di Devon Still, che nella scorsa stagione ha dovuto impegnarsi affianco di sua figlia, malata di cancro, in una lotta ben più importante. A lui va il nostro tifo e il nostro affetto umano, ancor prima che sportivo.

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Dopo che avrai letto tutto il preview guarda i voti che abbiamo assegnato ad offense, defense e coaching staff ed esprimi la tua valutazione sui Cincinnati Bengals 2015.

[review]

I voti di Gabriele Balzarotti

Offense - 75%
Defense - 70%
Coaching Staff - 70%

72%

Quella che vedete a destra è la media matematica dei due reparti più coaching staff. Dopo aver letto tutto l'articolo votate anche voi, da 1 a 10 decimali inclusi, per dirci qual'è il valore dei Bengals 2015 oppure lasciate un commento.

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“Datemi un divano e vi racconterò il mondo (sportivo)” o ancor meglio “un corpo immerso in un evento sportivo riceve una forza uguale e contraria che lo spinge a dire necessariamente la sua opinione a riguardo”.

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