AREA 54: ritorno a Chicago, ritorno al Soldier Field con il F.A.T.T.

Emozionante, come sempre del resto.

A quasi tre anni di distanza dall’ultima volta, Bears Italia fa il suo ritorno al Soldier Field. In mezzo c’è passato un cambio di gestione, di giocatori, di allenatori; un tentativo di modificare (in meglio) la cultura del football e persino una Pandemia.

La sfida tra i Chicago Bears e i Chiefs di Patrick Mahomes non è certo l’argomento che tiene banco in città, perchè la questione Roquan Smith è più spigolosa di quanto non si possa immaginare.

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Quindi si parte da lì: dal momento in cui quella dichiarazione ha spiazzato ogni tifoso da queste parti, disorientando le direzioni e facendo sì che al futuro non si riesca più a guardare con fiducia. Roquan andrà via, e lo farà dopo che i Bears hanno deciso di fare a meno di gente del calibro di Khalil Mack o Akiem Hicks. La poderosa difesa degli orsi non ha più l’ossatura marmorea che poteva far dormire sonni tranquilli, siamo diventati un materasso sul quale in molti si adageranno comodamente. Ma non importa, perchè tanto peggio di così non potrebbe andare a questi Bears.

Il problema è legato alle decisioni di un front office che ha scelto di giocare duro, perchè per Ryan Poles tutti sono utili e nessuno è indispensabile.

Poles ha trattato l’affare Smith con poco tatto, quantomeno visto da fuori, ma questo è quanto. Il ragazzo vuole il suo contratto e vuole (giustamente) i suoi soldi; ma l’anno corrente non è quello in cui i Bears decidono di metter mano al portafoglio. Lo si sapeva dal principio, come dal principio si sapeva che il rinnovo di  Roquan Smith sarebbe stato da fare prima quando il gatto e la volpe (Pace e Nagy) si dilettavano a sperperare quel poco che di buono avevano a disposizione ignorando il futuro. Ignorando Roquan Smith e le sue volontà, perchè tanto loro di futuro a Chicago non ne avrebbero avuto di certo e dunque giusto lasciare la palla a chi verrà dopo no?

Smith se ne andrà con ogni probabilità, perchè una squadra non tiene un giocatore che non ha voglia di restare oltretutto strapagandolo. Il sentimento è quello che comunque vada, a Chicago ci siano talmente tanti buchi che non sarà certo il buon Smith a sistemare la situazione; il mercato dei linebacker è balordo e sottopagato in termini di dollaroni, rispetto a quello degli altri ruoli sul campo.  Nessuno, probabilmente, darà a Smith i soldi che chiede ma un modo per portarlo via da Chicago si troverà…

La questione è divisiva e i tifosi sono spaccati in due: chi con Roquan, chi contro. Aspettiamo.

Chi proprio non riesce a togliersi soddisfazioni al Soldier Field è Matt Nagy, che torna a lavorare per Kansas City e che torna a perdere a Chicago. L’amichevole estiva della prima uscita non regala il successo ai Chiefs, che perdono contro i nuovi Bears facendosi rimontare per 19-14.

Entrambe le fazioni schierano i QB titolari nel primo quarto: Patrick Mahomes vs Justin Fields.

Estro, talento, lucidità, velocità. Lo scenario è magnifico e lo si attendeva con ardore fin dall’inizio della settimana perchè sebbene questa prima partita di pre-season, come tutte le partite di pre-season, non conti nulla, eravamo certi di poter vedere delle belle cose. E le abbiamo viste.

Ci siamo divertiti nel vedere Mahomes che guida il gioco in scioltezza, sempre maestro. Ed anche a vedere come il giovane Fields, al secondo anno di attività in NFL, sia stato in grado di reagire alle pressioni e a regalare qualche chicca come nel caso dello splendido lancio afferrato da Darnell Mooney.

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Il risultato finale non conta, non ci sono elementi a sufficienza per valutare; ciò che oggi come oggi conta di più è lo spirito con il quale si approccia alle partite.

Prima dell’incontro siamo stati ospiti del F.A.T.T. (First And Ten Tailgate), un’esperienza clamorosa per senso di identità e per l’ospitalità che questi ragazzi ci hanno offerto. Tutto incredibile, come del resto è stato il nostro ritorno nella Windy City, un luogo che chiamiamo casa.

bears fatt soldier field

Davvero un’esperienza enorme. Unica, come unica è la gente che abita queste parti. Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a scendere dall’aereo che al nostro arrivo abbiamo ricevuto un messaggio da un amico, Billy, il quale ci ha regalato due ticket per la partita a testimonianza di quanto questa fanbase sia unita e solidale.

Rappresentare i Chicago Bears dall’altra parte del mondo è un impegno serio, ma è ancor prima un onore immenso per noi.

Parlando con molta gente nel parcheggio del tailgate, si scherza sul fatto che presto vinceremo il Super Bowl e si diventa seri all’idea di vincere almeno contro gli Houston Texans, perchè quella sarà tecnicamente una gara alla nostra portata!

Non sappiamo come finirà la stagione, ma sappiamo che un lungo e difficile periodo di football ci attende e non potremo scamparcelo… Poche gioie, tanto lavoro da fare possibilmente a testa bassa. Però il fatto di essere stati qui di persona ci lascia delle importanti impressioni positive, perchè dall’atteggiamento dei superfan veterani c’è sempre da imparare, come dalla loro attitudine che è sempre sorprendente.

La situazione vista da dentro è meno pesante di quanto non si percepisca dall’esterno: sarà stata la birra, o gli shot di Malört (tipico liquore di Chicago) alle 9 del mattino insieme a diversi Chicago Style hot dog. Sarà stato l’affetto degli amici come Rafa, Andy, Big Mike, El Campeon e i suoi bambini che vivono di football o quello, impressionante, di mettere piede dentro al Soldier Field. Saranno state solo semplici impressioni, ma ce le teniamo strette perchè ci aiutano a mantenere il livello di energia positiva sempre alto.

#BearDown

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alex cavatton firma area 54

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