[NFL] Week 17: La differenza tra te e me (New England Patriots vs Miami Dolphins 35-14)

È una specie di tradizione che ormai dura da qualche anno, quella di Patriots e Dolphins che si scontrano nel finale di stagione regolare. Spesso succede a Miami, qualche volta a Foxboro, ma il tratto caratteristico è sempre stato quello di un pronostico abbastanza chiuso: da una parte i marziani invincibili, dall’altra una franchigia collocabile in una varia sfumatura di sbando.

E, curiosamente, più di qualche volta c’è scappata la sorpresa, specialmente in occasione delle partite disputate in Florida; non si sa se a causa del clima (vero, in inverno il freddo è un vantaggio per chi è abituato, ma anche il caldo anomalo di Miami non è semplice da gestire per chi non è abituato) o di che altro ma, salvo poche occasioni, Tom Brady e i Patriots non hanno mai particolarmente brillato al Pro Player/Sun Life/Hard Rock Stadium (anche se, spesso, a loro non era necessario brillare per vincere comunque).

Quest’anno, invece, c’era una grossa novità: tutte e due le squadre già qualificate ai playoff! Gli statistici si sono premurati di far sapere che non accadeva dal 2001, che è in effetti un bel po’ di tempo. A parte la rivalità, quindi, non si giocava per la classifica, ma solo per decidere i piazzamenti nella griglia playoff: i Patriots volevano vincere per assicurarsi il fattore campo fino al Super Bowl mentre i Dolphins vincendo – e con una contemporanea sconfitta dei Chiefs a San Diego – sarebbero saliti al quinto posto del seed, scambiando la trasferta a Pittsbugh del wild card game con una più abbordabile gita a Houston.

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La cosa che però era più di tutto in palio, in questa partita fra i soliti dominanti patrioti del New England e gli insospettabili sfidanti delfini della Florida, era la consapevolezza: quello che in tanti volevano capire era se questa sarebbe stata la prima sfida per la supremazia della AFC East.

Si stava veramente materializzando una minaccia alla supremazia divisionale dei Patriots, più seria dei fugaci tentativi portati negli ultimi anni da Rex Ryan nelle sue varie incarnazioni? Un colosso da 14 vittorie quest’anno (senza contare gli anni scorsi…) allenato da un genio 64enne e con un quarterback hall-of-famer 39enne, contro una squadra da 10 vittorie allenata da un 38enne e con un quarterback 26enne? L’età non sarà tutto, ma alla fine nessuno è eterno: può succedere veramente?

landry miami dolphins

Il responso del campo è stato netto. New England ha vinto e adesso chiunque vorrà vincere la AFC, che si chiami Steelers, Chiefs o che altro, dovrà andare a farlo a Foxboro; Miami ha perso e domenica andrà a giocarsi le sue chances all’Heinz Field di Pittsburgh, contro una squadra che ha già battuto in stagione regolare (ma i playoff, si sa, sono uno sport diverso). E questo è quanto alla voce “risultato”. Ma il campo ha detto anche ben altro.

Il campo ha detto che la differenza fra New England Patriots e Miami Dolphins non è sparita: c’è, esiste, ed è ancora bella grossa. Adam Gase ha fatto fare un salto di qualità enorme alla franchigia che ha ereditato dopo la disastrata stagione condotta da Joe Philbin e Dan Campbell, ma molto (molto molto) lavoro c’è ancora da fare prima di poter colmare il gap.

Ad esempio, il campo ha mostrato chiaramente che la difesa dei Dolphins non è, in questo momento, in grado di reggere il confronto con l’attacco di una squadra da titolo. Molto dipende anche dall’aver perso per infortunio strada facendo tutte e due le safeties titolari, due linebacker, un cornerback eccetera, ma gli infortuni capitano a tutti nella NFL ed avere profondità nel roster e sostituti all’altezza fa parte del gioco se vuoi essere in grado di giocare ancora dopo la metà di gennaio.

Vance Joseph ha fatto un gran lavoro presentando, con carne di scarsa qualità, una grigliata dal buon profumo – e questo è il motivo per cui il giovane defensive coordinator promette di essere uno dei pezzi pregiati nel partente mercato degli allenatori – ma alla lunga i nodi vengono al pettine e uno come Tom Brady (ma anche uno come Ben Roethlisberger) non attende altro.

La partita di domenica ha mostrato a tutti cosa vuol dire giocare da 16 anni nello stesso identico sistema: vuol dire conoscere non a memoria ma di più ogni piccolo movimento di ogni tuo compagno; vuol dire che, a meno che tu non abbia un avversario in faccia dopo due secondi a ogni down – e domenica questo non è successo –, sei in grado di non sbagliare quasi nulla e di non far neanche vedere il pallone ai tuoi avversari, segnando nel frattempo anche dei bei punti.

Se poi ti chiami anche Tom Brady (e sei anche discretamente bravino) allora non c’è da stupirsi se, a metà partita, la tua squadra ha tenuto palla per 21 minuti e rotti contro gli 8 degli avversari. Ed eri anche sopra 20-7 (ma prima dell’ultimo drive era 20-0).

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Poi, certo, ci sta che a questo punto un po’ ti rilassi. E ci sta che i Dolphins, che quest’anno sono sempre stati una squadra “da secondo tempo”, dalla partenza lenta, si scuotano e qualcosa riescano a combinare, iniziando il terzo quarto bene come avevano finito il secondo e segnando un altro touchdown. Ma poi però, basta, eh? Perché dopo soli due minuti Tom Brady conosce perfettamente la slant che Julian Edelman correrà e Michael Floyd, che è appena arrivato in squadra ma ha già capito l’aria che tira ai Patriots, piazza un blocco terrificante sul povero Tony Lippett lasciando libero Edelman di correre tutte le 77 yard che lo separano dalla end zone. 27-14.

Non è la fine, ma ci assomiglia: quella vera arriverà circa a metà del quarto periodo, su un fumble di Damien Williams ricoperto dai Patriots che da lì andranno poi a segnare il touchdown del definitivo 35-14.

La differenza fra una squadra da titolo e una buona squadra, si diceva: evidente, inconfutabile, inoppugnabile. Una che gira come un orologio, consapevole della propria forza fino all’arroganza, che al limite non ha neanche bisogno di forzare perché conosce i tuoi punti deboli e può aspettare che tu faccia un errore per fartelo pagare caro, molto caro; e una che non può permettersi nulla, non un placcaggio sbagliato, non un passaggio deviato, non una partenza lenta, altrimenti è finita.

Moore Dolphins Patriots

Ma c’è un’ultima cosa, forse altrettanto importante, che ha detto il campo: che fino al 35-14 Tom Brady è rimasto in campo, e Jimmy Garoppolo (che pure SA giocare ed è in grado di vincere le partite) è entrato in azione solo a quattro minuti scarsi dalla fine. Al di là della rivalità, i Patriots non si sono risparmiati, non hanno fatto riposare uomini e hanno giocato “da Patriots”. Volevano assicurarsi il fattore campo, certo, ma…

Ma, cambiando completamente sport, questa è una cosa che insegnano i grandi campioni di tennis, che sia Steffi Graf contro una giovane Monica Seles, Novak Djokovic contro un giovane Marcel Thiem o trovate voi il confronto: quando lo incontri dài tutto e giochi per la bicicletta, per il 6-0 6-0.

Perché hai annusato il tuo avversario e hai capito che quello che hai davanti adesso diventerà una minaccia per te un domani, è solo questione di tempo. E quella è la tua occasione per dargli una lezione che non scorderà. Ecco, il campo domenica ha detto che i Patriots hanno annusato un nuovo nemico, e sono scesi a casa sua senza risparmiarsi per dargli la sonora lezione che volevano dargli.

Ci sono riusciti, perché sono nettamente più forti. Ma il fatto che i campioni abbiano annusato l’aria che cambia e abbiano fiutato la minaccia è forse la soddisfazione più grande che i Dolphins si portano a casa. Per quest’anno, può anche andar bene così. E poi, prima del prossimo, adesso ci sono i playoff da giocare…

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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Un Commento

  1. Grande articolo, ho visto la partita e concordo con quanto scritto; certo i miei amati Dolphins, secondo me, ne hanno ancora di strada da fare per giocarsela con NE; intanto ci facciamo una gita a Pittsburg … finalmente in Post Season … non ho un gran presentimento … ma hai visto mai !!!
    GO FINS !!!

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