Jon Bon Jovi e la preghiera esaudita dei New England Patriots

Jon Bon Jovi (JBJ) è quasi considerato la rock star ufficiale dei Patriots. Com’è possibile che il fondatore e frontman dei Bon Jovi, originario del New Jersey e già comproprietario della squadra di Arena Football di Philadelphia, sia un habitué del box della famiglia Kraft al Gillette Stadium e delle celebrazioni per le vittorie più importanti della franchigia del New England? JBJ ha incontrato Bill Belichick durante gli anni di BB ai Giants e il legame forte che si era creato tra i due è continuato quando il coach si è spostato 330 km a nord da East Rutherford a Foxborough.

Siamo a metà dell’ultimo quarto dell’AFC Championship game giocato il 21 gennaio 2018 al Gillette tra Patriots e Jaguars (sì, proprio i Jaguars, non sembra ma solo quattro anni fa erano a un passo dal SB). Jacksonville è avanti 20-10 prima che l’immortale Tom Brady riesca a macinare 85 yard in sole 8 azioni e con un lancio di 9 yard su Danny Amendola portare i suoi a un solo FG di distanza, 20-17. Dagli altoparlanti dello stadio parte This is Our House, canzone donata ai Patriots dalla band Bon Jovi che inizia così: This is our time, This is our night, Are you alive?

Mentre la canzone continua a essere diffusa nello stadio, JBJ è al suo posto al fianco di Robert Kraft, che Jon descrive come “un amico molto caro”. Jon racconterà a Sports Illustrated un episodio molto curioso avvenuto proprio in quel momento: una signora presente nel box si gira da lui e gli dice “è ora di Livin’ on a Prayer“. La canzone è una delle più famose se non la più famosa del gruppo, e Jon racconta che appena la signora finisce di parlare “come se fosse stata abbassata la puntina di un giradischi, la canzone parte”. Il tempo di scambiare uno sguardo con Kraft e la folla esplode, cantando a squarciagola il testo della hit per eccellenza del gruppo fondato nel 1983 nel New Jersey.

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Come ci sono arrivate le due squadre alla soglia dell’atto finale della stagione 2017? I Patriots sono i campioni in carica, avendo vinto il Super Bowl LI a Houston contro gli Steelers. La squadra di Brady ha vinto per la 9a volta consecutiva la AFC East con un record di 13-3 e ha battuto i Titans nel turno divisionale. Forte di 4 Pro Bowler, la squadra ha vinto almeno 12 partite per 8 anni consecutivi, superando il record di 7 dei Colts. I Jaguars hanno concluso la stagione con 10 vittorie e 6 sconfitte, aggiudicandosi la propria Division per la prima volta dal 1999. Dopo aver sconfitto in casa i Bills nel turno di Wild Card, la settimana precedente la squadra guidata per la prima volta da Coach Doug Marrone nel turno divisionale ha espugnato l’Heinz Field di Pittsburgh in un match epico terminato 45 a 42 per la franchigia della Florida. Ma torniamo alla partita. Jacksonville era riuscita ad arrivare all’intervallo sul 14-10  grazie a un TD su corsa di Leonard Fournette e uno su ricezione del TE Marcedes Lewis ai quali aveva risposto New England con un FG di Gostkowski e una TD run di James White. Nel secondo tempo due FG di Josh Lambo portano il punteggio sul 20 a 10. Dopo il primo TD di Amendola descritto sopra, i tre drive successivi terminano in punt fino a quando, con 4:58 da giocare, Brady prende di nuovo in mano il suo attacco e, sfruttando una posizione di partenza estremamente favorevole, trova di nuovo Amendola in end zone da 4 yard per il touchdown della vittoria. Bortles ha a disposizione un ultimo drive per pareggiare o riportare in avanti i suoi ma le speranze dei Jaguars si fermano su un incompleto su 4° e 15 dalle 43 di New England. Tom Brady, che ha giocato con un vistoso cerotto nero sul pollice della mano destra per proteggere gli 11 punti di sutura ricevuti per un infortunio in allenamento, conclude con il titolo di Campioni della NFC la 54a rimonta (partita vinta dopo essere stati in svantaggio o parità nel 4° quarto) della sua immensa. 11 di questo come back, peraltro,  sono arrivati nei Playoff. I Patriots si recheranno poi a Minneapolis per il Super Bowl LII dove due settimane dopo saranno sconfitti 41 a 33 dai Philadelphia Eagles.

I Bon Jovi sono stati riconosciuti tra i massimi esponenti nel mondo rock del genere pop metal, e nello specifico  hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo del movimento hair metal, emerso negli anni ottanta e caratterizzato da un sound fortemente commerciale e melodico incarnato dalle cosiddette power ballad. Nella formazione originale ci sono lo stesso Jon (voce), David Bryan (tastiere), Tico Torres (batteria), Hugh McDonald (basso) e Phil X (chitarra) oltre a AJ Such (basso), che ha lasciato la band nel 1994 e Richie Sambora (chitarra), che ha abbandonato il gruppo nel 2014.

I Bon Jovi giungono all’apice della popolarità nel decennio a cavallo tra la seconda metà degli anni ottanta e la prima dei novanta ma mantengono da sempre un notevole seguito in tutto il mondo con oltre 2700 concerti all’attivo. Nell’arco di una carriera quarantennale hanno venduto circa 130 milioni di copie dei 15 album pubblicati in studio, sfornando classici del rock che qualcuno ha definito inni generazionali come You Give Love a Bad NameI’ll Be There for YouWanted Dead or AliveBad MedicineKeep the FaithBed of RosesAlways, e It’s My Life.

Livin’ on a Prayer è il secondo singolo estratto dal terzo album in studio del gruppo, Slippery When Wet, nell’ottobre del 1986. E’ il pezzo cardine del disco, e dopo il precedente You Give Love a Bad Name, è il secondo singolo del gruppo a raggiungere il primo posto nella Billboard Hot 100, dove rimane per ben quattro settimane.

E allora eccoli i Bon Jovi, dal vivo a Wembley nel 1995 per una versione caldissima davanti a uno stadio gremito di Livin’ on a Prayer.

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Francesco Porciello

Co-host di Purple Valhalla, il podcast italiano dei Minnesota Vikings e tifoso di tutte le squadre (college e pro) della terra dei 10,000 laghi. Da quasi quarant'anni a soffrire in attesa dell'anello... Skol!!!

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