Uno sguardo al 2021: Atlanta Falcons

In termini di record anno su anno poche squadre hanno migliorato il proprio rendimento come gli Atlanta Falcons, passati dal 4-12 del 2020 al 7-10 di una stagione 2021 che aveva segnato il primo anno del nuovo corso di una squadra che aveva rivoluzionato front office e coaching staff. A dispetto di quanto sembrerebbe raccontare il record, l’ultima stagione dei Falcons è stata lugubre piuttosto ché promettente, stantia molto più che frizzante, una sorta di piatto episodio filler tra un capitolo durato troppo e un altro iniziato sotto presagi oscuri, in attesa di un lieto fine che sembra ancora distante.

COME DOVEVA ANDARE…

Terry Fontenot ed Arthur Smith, rispettivamente nuovo GM ed Head Coach, sapevano di essersi imbarcati sul Titanic. Vista la situazione disastrosa del salary cap e l’addio di una bandiera come Julio Jones nessuno si sarebbe aspettato un immediato turnaround della franchigia. Quello che era lecito attendersi era che i due ravvivassero il polso di una squadra depressa come solo le squadre a fine ciclo sanno essere, che ponessero le basi per i Falcons del futuro, a partire dallo sviluppo dei giovani a roster. I più ottimisti si spingevano a sperare in un posticino in Wild Card, ma visto il rifiuto da parte di Smith di concedere minuti agli starter in preseason i Falcons si sono presentati ai blocchi di partenza come una scatola chiusa.

…E COME È ANDATA

Nonostante il record in miglioramento, l’obiettivo di invertire la rotta è stato centrato in minima parte. Qualcosina è cambiato in meglio, molti dei difetti sono rimasti, si è visto poco d’incoraggiante per il lungo termine. Se dal record ci spostiamo a qualche statistica leggermente più avanzata, ci accorgiamo che le fortune dei Falcons sono dipese quasi esclusivamente dalla clemenza del calendario e da un rendimento meno disastroso nei cosiddetti close games, quelli decisi da un solo possesso. Per citare la statistica più indicativa, il point differential (punti segnati meno punti subiti) dei Falcons è stato inferiore a quello dei Detroit Lions (-142 contro -146), una squadra che tra poche settimane scegliera per seconda al Draft.

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COSA HA FUNZIONATO…

Come dicevamo, qualche barlume di positività lo si può trovare. Per prima cosa, la squadra ha effettivamente scacciato alcuni dei suoi demoni nei finali delle partite. I Falcons hanno mantenuto la tendenza a partire forte salvo farsi raggiungere nel finale, ma solo in un’occasione (contro Washington in casa) si sono sciolti fino a regalare la vittoria. Contro Dolphins, Jets e soprattutto Saints (a domicilio) la squadra ha trovato il modo di portare a casa la W, e in questo il coaching staff ha certamente giocato un ruolo. Lato front office, un segnale positivo è stata la capacità di scovare una gemma in Cordarelle Patterson, autore della miglior stagione in carriera. L’unica nota davvero positiva del 2021 è che in un roster deprimente sono comunque riusciti a brillare due o tre talenti veri. La guardia destra Chris Lindstrom, il cornerback AJ Terrell, e il rookie unicorno (pardon, tight end) Kyle Pitts sono il futuro. Imperativo per Atlanta sarà ripartire da loro. 

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Non si arriva ad un differenziale di punti peggiore di quello dei Lions senza che tante, tantissime cose si inceppino. La prima, evidente a tutti già da prima della stagione, era la scarsissima qualità presente a roster, scopertissimo in quasi tutti i punti chiave e soprattutto lungo le due linee. Per conferma all’antico adagio secondo cui «il football si vince in trincea» basta guardare il modo in cui i Falcons sono stati spazzati dal campo quando hanno incontrato squadre che in OL e DL avevano il loro punto di forza: in ordine sparso Eagles, Patriots, Bucs e 49ers hanno triturato la linea offensiva e annullato quella difensiva di Atlanta in un modo talmente brutale da chiudere la partita ancora prima del kickoff. Queso deficit in parte assolve Smith e Fontenot e in parte invece li porta sul banco degli imputati. Smith era stato firmato anche perché portava in dote un football offensivo iperfisico e votato alle corse. Gli si chiedeva di iniettare nell’attacco una toughness, che non si è nemmeno intravista e non ha quindi potuto sopperire nemmeno in parte al rendimento disastroso di ⅗ della linea d’attacco. Quanto a Fontenot, passando un po’ di zucchero a velo su un famoso striscione di protesta potremmo dire che “avevamo basse aspettative, però mannaggia” fare peggio di così in quanto a firme e draft era davvero difficile.

Jaylen Mayfield, OL da Michigan scelto al terzo giro, è stata la peggior guardia sinistra della NFL (mentre Trey Smith, scelto tre giri più tardi dei Chiefs, ha giocato una signora stagione). In difesa sono stati scelti due giocatori acerbi e per di più poco promettenti come Ogundeji e Graham, che hanno contribuito poco o nulla ad una defensive line a dir poco pietosa. Tolto Pitts, che era un prospetto impossibile da sbagliare, il draft è stato estremamente deludente a tutto tondo. Per di più, anche nelle piccole cose (le decisioni in corso di partita, le mosse minori di free agency, la gestione comunicativa) Fontenot e Smith corso non ha ancora fatto nulla per tranquillizzare quei tifosi che iniziano a guardare con nervosismo alla direzione di questo nuovo corso.

E ADESSO?

La dirigenza ha fatto di tutto per alimentare i dubbi sul proprio operato con una gestione fantozziana dell’affaire Watson. Nel tentativo di firmare il controversissimo quarterback ex Texans i Falcons sono riusciti ad infangare l’immagine della franchigia, rovinare l’addio del suo giocatore più importante e finire senza né Deshaun Watson né Matt Ryan a roster. Questo disastro comunicativo e operativo ha per lo meno forzato un cambiamento che era quantomai inevitabile. Per il bene a breve termine di Ryan e per quello a lungo termine dei Falcons era necessario separarsi. Dopo un anno di confusione e di tentativi maldestri di “tenere il piede in due scarpe” tra rebuilding e reloading, la débacle su Watson ha forzato i Falcons verso la prima strada. Quella 2022 sarà certamente una stagione lacrime e sangue, ma una volta passato questo purgatorio i Falcons potranno finalmente guardare al futuro.

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Alberto Cantù

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