Cosa sono i void year nei contratti NFL

Void year, queste sono due delle parole più lette nelle ultime free agency NFL, quella del 2021 e l’attuale. L’anno scorso fu la ristrutturazione del contratto di Aaron Rodgers a (ri)portare a galla queste parole, quest’anno invece il nuovo accordo tra Michael Thomas + Ryan Ramczyk e i Saints che grazie proprio ai void year libera spazio nel cap in questa stagione (qui una guida dettagliata al salary cap), spazio fondamentale per una squadra alle prese con seri problemi di tetto salariale.

Cosa sono i void year

I void year, letteralmente anni vuoti, non sono un’invenzione moderna frutto del rinnovo del contratto tra NFL e NFLPA, ma sono sempre stati presenti, ma molto poco usati dalle squadre. Questo strumento è utilizzato dalle squadre che hanno bisogno immediato di tetto salariale per mettere sotto contratto un giocatore permettendo lo spostamento del pagamento di quanto dovuto ad anni successivi.

Un void year è l’allungamento del contratto di un anno (di solito) che giocatore e squadra annulleranno. Quell’anno in più esiste solo per spalmare lo stipendio dell’anno zero sugli altri abbassando così il tetto salariale. Sembra complicato, ed il meccanismo lo è fidatevi, ma cerchiamo di semplificarlo per renderlo più capibile.

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Esempio: una squadra vuole firmare un giocatore con un contratto da 3 anni per 24 milioni di dollari così divisi:

  • 12 milioni come signing bonus 
  • 12 milioni come stipendio vero e proprio.

Ecco come sarà la struttura del contratto:

void year 1

Struttura semplice semplice, 8 milioni all’anno per tre anni uguale 24 milioni.

E se la squadra non li avesse quegli 8 milioni nel salary cap, ma è comunque intenzionata ad avere il giocatore tra le proprie fila? Semplice, aggiunge un voidable year al contratto, facendolo passare nominalmente da 24 a 28 milioni di dollari. 

Tornando al nostro esempio il contratto non sarà più di 3 anni ma di 4, con l’ultimo dichiarato come void. In questa maniera la squadra riesce a spostare un po’ del cap dell’anno 1 a quelli successivi. Il contratto dopo tre anni terminerà e il giocatore avrà comunque percepito i 24 milioni di dollari. Vediamo come.

Quella che vedete è la struttura del nuovo contratto:

void year 2

Il salario rimane invariato nel triennio (12 milioni di dollari), i 4 milioni aggiunti nel quarto anno non saranno mai corrisposti perchè si tratta di anno nullo, il peso sul salary cap nel primo anno si abbassa del 50%, da 8 a 4 milioni di dollari per poi salire negli anni successivi. In poche parole viene spalmato il bonus su quattro anni, e non su tre, avendone un vantaggio immediato e un problema di salary cap che si sposta ad anno 2. 

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Attenzione però perchè come detto prima il giocatore non perde nulla dei suoi 24 milioni previsti nel triennio, grazie proprio a come è strutturato (e codificato) questo sistema contrattuale. Al termine dei tre anni di contratto la parte di salario si perde e non verrà corrisposta, mentre quella del bonus deve essere liquidata al giocatore ed entra nel salary cap di quell’anno. 

Con una immagine è tutto più semplice 🙂

void year 3

Il void year è nullo come da definizione, i 12 milioni di salario erano già garantiti dai tre anni e i 3 milioni di bonus entrano, come previsto dalla norma, nell’ultimo anno. 

Concludendo, il giocatore intasca i 24 milioni in tre anni come da contratto “originale”, la squadra alla fine spenderà la stessa cifra cambiando però la distribuzione sul cap. Ovvio che ad un anno tranquillo ne corrispondano due più impegnativi, ma la dirigenza avrà un anno intero per pensarci e prendere le giuste contromisure.

Attenzione, per cercare di portarvi un esempio più semplice possibile da spiegare abbiamo simulato un contratto nuovo, ovvio che in questi casi si può operare diversamente dall’inizio, ma voi applicatelo ad un giocatore che ha già un contratto in corso (vedi gli esempi di inizio articolo) per vedere come è possibile piegare il sistema rimanendo nella legalità 

Tutto quanto descritto sopra non viola nessuna norma, anzi ne sfrutta una prevista nei contratti e, ci teniamo a ripeterlo, sempre utilizzata dalle squadre, probabilmente in misura minore e meno eclatante di quanto stiamo vedendo nelle ultime due stagioni. 

Per molti si tratta di una truffa legalizzata che non permette una equa competizione tra le squadre permettendo di giocare con il salary cap, ma essendo un meccanismo a disposizione di tutte le squadre è compito delle dirigenze utilizzarlo nei modi e nelle misure previsti dal contratto in vigore.

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Giovanni Ganci

Sports Editor si direbbe al di la dell'oceano, qui più semplicemente il coordinatore di tutta la baracca. Tifoso accanito dei San Francisco 49ers, amante del college football e al di fuori dello "sferoide prolato"© forza Boston Red Sox.

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