Cosa significa la trade di Tyreek Hill

Non è più la NFL dei nostri padri, questo lo sappiamo da tempo. Dopo quanto è accaduto in queste settimane potremmo spingerci a dire che non è più la NFL dei nostri fratelli maggiori. I cambiamenti a cui stiamo assistendo si susseguono sempre più frenetici, più veloci di un cambio d’abito di Arturo Brachetti. Tra tutte le trade che si sono susseguite nelle ultime settimane quella di Tyreek Hill i Miami Dolphins non è la più importante né la più impronosticabile, ma è forse quella più indicativa di quanto la lega sia irriconoscibile rispetto anche solo a cinque o sei anni fa. Nell’addio di Hill ai Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes troviamo tanti aspetti fondamentali di questo cambiamento: l’importanza sempre maggiore dei ricevitori, l’aggressività sempre maggiore dei team, il fascino della velocità in campo, l’imprescindibilità di massimizzare la finestra del contratto rookie dei quarterback.

Da qualunque punto di vista la si guardi questa trade è affascinante sia per quello che ci dice sul recente passato della lega, sia per le indicazioni che può darci sul suo futuro. Quindi quello che faremo di seguito è analizzarla dai tre punti di vista principali: quello dei Chiefs, quello dei Dolphins e quello dello stesso Tyreek Hill.

Cosa significa per i Dolphins

Partiamo con chi ha metaforicamente e letteralmente rotto il salvadanaio per chiudere la trade. In termini di pick, i Dolphins hanno sborsato un primo giro, un secondo giro, due quarti giri e un sesto giro 2023, un riscatto in linea con quanto speso dai Raiders per Davante Adams. In aggiunta a questo esborso dobbiamo contare il quadriennale da CENTOVENTI milioni di dollari (72 garantiti) offerto al giocatore per strapparlo alla concorrenza dei New York Jets. È ovvio che questa mossa eleva di parecchio l’asticella delle aspettative per l’attacco di Miami. Hill è un giocatore senza eguali nella storia del gioco. Definirlo la più grande minaccia profonda della NFL odierna è riduttivo, perché ad una velocità felina Hill abbina una mostruosa fisicità sui palloni contestati (fondamentale non comune per un velocista) e un dinamismo con il pallone in mano che lo rendono una minaccia da touchdown anche quando riceve il pallone prima della linea di scrimmage. È importantissimo tenere conto di tutto il suo repertorio per considerare il suo fit in un attacco come quello di Miami e con un quarterback come Tua Tagovailoa. Senza approfondire eccessivamente temi di natura tattica relativi a questa trade (non preoccupatevi, li troverete quest’estate nel prossimo The Playbook), Hill renderà estremamente più pericolo il gioco di passaggi orizzontale che si addice allo stile di Tagovailoa, che non è un bombarolo come Patrick Mahomes e ama distribuire il pallone in fretta e sul corto. Hill ha già dimostrato a Kansas City di essere un fenomenale produttore di YAC (yards after catch) su passaggi corti: l’anno scorso è stato addirittura quinto per passaggi ricevuti dietro la linea di scrimmage.

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Questo è quello che succede quando metti palla in mano al Ceetah

Il gioco dei Dolphins con Tua lo scorso anno è stato impostato su passaggi corti e orizzontali, e tutto fa pensare che la filosofia resterà la stessa anche durante il nuovo corso di Mike McDaniel. Un gioco di questo tipo rischia di ristagnare se i ricevitori non sanno creare con il pallone in mano. Ecco perché avere Tyreek Hill e Tyreek Hill light (il giovane Jaylen Waddle) diventa fondamentale: i Dolphins potranno trovare giocate espolosive anche senza mettere troppa carne sul piatto del braccio del loro QB. Non dimentichiamoci che Hill ha già fatto le fortune di un quarterback conservativo come Alex Smith, dimostrando che il suo gioco può almeno in parte prescindere dal fatto che ci sia o meno un semidio a lanciargli il pallone. Sono sicuro che McDaniel (che è l’artefice dell’esplosione di Deebo Samuel a San Francisco) saprà sbizzarrirsi usando Hill come ibrido running back/ricevitore, aumentando così l’efficacia del running game.

Se dal punto di vista tecnico e tattico l’impatto di Hill è certo, quello finanziario desta qualche dubbio. Per una squadra comunque non vicinissima al competere è sicuramente rischioso spendere così tante risorse tra draft e cap per un giocatore di 28 anni. È anche vero che, più che competere da subito, la priorità per i Dolphins è valutare Tua in condizioni finalmente ottimali e non più complicate da coaching staff e supporting cast. Questo è l’anno della verità per il quarterback hawaiano, e non si può dire che Miami non abbia fatto tutto il possibile per permettergli di affermarsi in NFL.

Cosa significa per i Chiefs

È curioso che, proprio nel momento in cui il resto della AFC West è riuscita a colmare il gap con i Chiefs a colpi di trade e free agent di livello, i dominatori della division abbiano deciso di privarsi della loro arma più pericolosa. Tyreek Hill è stato un tassello insostituibile della macchina da guerra assemblata da Andy Reid negli ultimi sei anni: non dimentichiamoci che è sua la ricezione che ha riportato a Kansas City il Lombardi Trophy. 

Al di là delle big play o delle singole giocate è stata la semplice presenza di Hill in campo a plasmare lo stile di gioco dei Chiefs e a rendere loro possibili strategie che per le altre squadre non sarebbero state applicabili. La minaccia portata dalla velocità di Hill ha dilatato fino a squarciare le spaziature difensive degli avversari: per onorare la minaccia del Cheetah, le difese dovevano scoprirsi e concedere spazio agli altri ricevitori, in primo luogo Travis Kelce. In un certo senso, con Hill in campo era come se i Chiefs giocassero su un campo lungo 130 yard e largo 70. Perdere Tyreek vuol dire per prima cosa tornare a giocare su un campo di dimensioni normal. In secondo luogo significa perdere una connessione irreplicabile per Mahomes, che potrà contare solo su un Kelce sempre più vicino al termine del prime fisico. I Chiefs hanno fatto un passo indietro signficativo, e se non fosse per l’alieno che hanno come quarterback sarebbero già da ora la terza forza della division. Difficile, a meno che peschino una gemma nel prossimo draft, vederli favoriti per il Super Bowl in una AFC più competitiva che mai. Eppure, delle tre parti coinvolte sono loro quella che esce meglio dalla trade. Il draft capital acquisito permetterà di rimpinguare il roster con giocatori giovani e sopratutto economici, aspetto fondamentale visto il peso sul cap del contratto di Mahomes. Ancora di più, in un periodo storico in cui tutti guardano al presente, i Chiefs hanno lavorato pensando al futuro. Mahomes resterà dov’è per almeno altri dieci anni. Prima o poi i Chiefs avrebbero dovuto affrontare un ricambio generazionale dei suoi pass catcher. A questo punto, anziché impegnarsi a strapagare Hill per quattro anni meglio liberare spazio salariale e anticipare il nuovo corso. Da questo punto di vista non mi sorprenderebbe se il prossimo dovesse essere l’ultimo anno di Travis Kelce ad Arrowhead.

Se lo guardiamo da questa prospettiva, il passo indietro dei Chiefs ha senso, perché è necessario per proseguire con la spinta giusta la rincorsa ai prossimi dieci Super Bowl.

Cosa significa per Tyreek Hill

Già prima di questa trade Tyreek Hill era sicuro di poter pagare il college ai suoi figli e ai figli dei suoi figli. Considerando che ha firmato un nuovo contratto a cifre che cinque anni fa sarebbero state considerevoli anche per un quarterback, possiamo dire con certezza che i discendenti di Hill sono sistemati per un paio di generazioni in più. Hill ha preso una  (legittima) scelta economica che gli permetterà di massimizzare a livello finanziario gli ultimi anni del suo prime. Prima di giudicare questa decisione ricordiamoci che nel settembre del 2019, nel pieno dello scandalo per le violenze sul figlio, Hill concesse uno sconto piuttosto sostanzioso ai Chiefs firmando un triennale da 54 milioni di dollari, decisamente meno di quelli che avrebbe potuto richiedere in condizioni normali. La vagonata di presidenti morti che sta per piovergli sulla testa ha sicuramente facilitato un addio che tutto è stato tranne che semplice: separarsi da una contender come i Chiefs, e da un quarterback come Mahomes, significa rinunciare a più di mille yard a stagione (i numeri contano parecchio per stabilire chi entra a Canton e chi resta alla porta) e alla certezza di competere per il Super Bowl nel futuro prossimo. Dal punto di vista tecnico è sicuramente un salto nel vuoto molto rischioso ma allo stesso tempo intrigante. Mantenere le medie di KC e/o trascinare i Dolphins alla prima apparizione ai playoff in sei anni è un obbiettivo complesso. Raggiungerlo, però, permetterebbe a Hill di smarcarsi dall’ombra di Mahomes e lo catapulterebbe Hill ad un livello di “street cred” difficilmente raggiungibile per un giocatore di una posizione notoriamente ancillare come quella di ricevitore.

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Alberto Cantù

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