Caro Football

Caro Football, è passato tanto tempo.

Ricordo che l’ultima volta in cui ti avevo scritto, ti avevo parlato delle mie sgangherate previsioni dei DynamicDuos su cui scommettere nel fantasy. Sono passate quasi due stagioni intere.
Sono successe tantissime cose nel frattempo! Ho un nuovo lavoro, una nuova casa, sono diventato papà di una bellissima bimba, ho smesso di giocare a calcio nella mia amata terza categoria bergamasca e, ti dirò, ora anche l’interesse verso la mia Juve è scemato.

Vuoi che non ho più energie nè tempo, sono diventato grande all’improvviso, o vuoi che forse tu sei entrato sempre più insistentemente nei miei pensieri?
Certo, il merito è anche di tanti compagni di viaggio (perchè mi fanno sempre compagnia nelle mie quotidiane ore di traffico) che a suon di “amiche e amici dello sferoide prolato…” (anche nella variante “amice e amichi…”) e “Eeee benvenuti ovunque voi siete…” mi parlano di te sempre e mi aggiornano quando non riesco a vedere gli highlight perchè la sera mi addormento sempre con il GamePass acceso. Di notte mi capita anche di essere svegliato con insulti della mia compagna, svegliata a sua volta nel cuore della notte dalle voci di Andrew Siciliano o Ian Rapoport o durante le partite da un “Touchdoooown!” di Kevin Harlan.

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Perchè ti scrivo in questo istante? Perchè sinceramente non riesco più a tenere dentro tutto quello che è lievitato dentro di me, non parlo del panettone, e perchè solitamente a fine anno si dà sempre un’occhiata dietro, a tutto quello che abbiamo passato e sale sempre un po’ quella malinconia.

Ricordo quando alle medie, un mio compagno mi aveva prestato il videogioco della ps2 con Michael Vick in copertina, non accettavo di perdere, perciò, andai nella biblioteca comunale, unico punto d’accesso ad internet che avevo a disposizione e mi stampai le tue regole sommarie. Lì scoccò la prima scintilla.

Ricordo qualche anno fa, era fine autunno, parecchi anni dopo quel 2004 e quella ps2, e decisi di mettermi alla prova. Mi ero messo in contatto, tramite un molto più accessibile internet, con una realtà storica del territorio: i Bergamo Lions. Mi convocarono per un allenamento della squadra juniores nonostante io avessi 27 anni, la prima squadra aveva già messo i caschi. Si allenavano in un centro sportivo vicino a via Gleno, nei pressi di una struttura riabilitativa per anziani. Sfortunatamente mia nonna era lì dentro, e ricordo che mi fermavo spesso a guardare gli allenamenti la sera quando terminavo la visita. Restavo a bocca aperta. Arrivato il training day, ero emozionantissimo e nervosissimo. I ragazzi erano gentilissimi, enormi, giganti buoni, nonostante avessero 10 anni meno di me; ancora non concepivo che chi è più giovane di me può essere più grande e grosso. Il coach mi chiese “che ruolo ti piacerebbe provare?” La mia mente fece un rapido check di tutte le possibilità: da portiere (si, avevo bigiato allenamento di calcio…) ero stanco di essere il baluardo difensivo, quindi difesa esclusa categoricamente. QB? Nah, è il playmaker, non sarei in grado; in linea sono troppo piccolo; RB o WR non sono abbastanza veloce… Tight end? Direi che può andare: presa sicura nelle situazioni affollate, discreta presenza fisica e velocità nella norma erano già la mia abitudine sportiva ma con una palla diversa. Può andare.
“Ok! Allora vai con i due QB, mentre scaldano il braccio tu corri qualche traccia”. Dopo una breve spiegazione del route tree, che puntualmente anche oggi confondo, i ragazzi iniziano a farmi correre a destra e sinistra tirandomi certe fucilate da farmi venire le fiacche alle mani. Ho droppato qualcosa, ma tutto sommato non era andata male. Il mio amore e rispetto verso di te è talmente alto che bisogna essere sempre umili: ho preferito tornare coi miei guanti su un altro campo da gioco dopo quell’unica (in tutti i sensi) esperienza, col rimpianto di non aver mai provato una decina di anni prima. Ho imparato, però, che anche senza contatto, la tecnica, la durezza, la spigolosità di questo sport si respira costantemente e a pieni polmoni.

Tutto questo mi è servito per comprendere, apprezzare ed emozionarmi davvero quando Nassib, a giugno, ha fatto coming out.
Quando ho visto Tua, negli allenamenti privati allenarsi come se non ci fosse un domani, con una gamba legata al corpo con del filo di ferro, quando il suo domani era quello che doveva guadagnare con le unghie e con i denti.
Quando ho visto Burrow terminare anzitempo la sua prima stagione quando aveva appena iniziato a parlare di se e lo stesso per Henry nella stagione della consacrazione.
Quando ho visto The Weeknd cantare al Super Bowl e il Peter Pan Tom Brady alzare ancora un Lombardi, e Patrick che si è inchinato al Goat.
Quando guardo la classifica dopo aver sentito dire un’estate intera che Rodgers era ormai bollito e che New England doveva ricostruire.
Quando ho visto Miami iniziare in modo disastroso, e arrivare a giocarsela.
Quando ho visto Arizona iniziare in modo strepitoso, per poi faticare tanto.
Quando ho visto sbagliare milioni di field goal nella stessa interminabile partita dei Bengals.
Quando ho visto spegnersi un uomo che ti ha rivoluzionato, diventando un’icona: dentro e fuori dal campo.

Vedi? Tutto questo sarebbe solo cronaca di uno sport che in Italia è ancora “emergente” e a cui poche persone interesserebbe veramente.
Vedi? Per me tutto questo è un mondo magico dove rifugiarmi dallo stress quotidiano, dagli impegni ed è il mio porto sicuro quando ho quel momento per me, solo per me. E lo condivido con te.

Ringrazio tutte le persone di Huddle Magazine che mi permettono di viverti al massimo e mi dispiace non riuscire a contribuire in modo più ricco e frequente a questa splendida famiglia.

Caro Football, che il 2022 ti porti tanta gioia, meno Covid (magari nemmeno un po’), tanti nuovi record e ancora tanto spettacolo. Grazie di esistere amico mio.

Tuo, (non Tua… questa è una battuta ‘alla Sortino’)

Andrea

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Andrea Arsuffi

30 anni. Prima volta negli States nel 2008 a San Diego. Vidi LaDainian Tomlinson correre e nacque l’amore per il football. Speranzoso di vedere un Italia più “prolata”… un giorno…

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2 Commenti

  1. Articolo molto bello, mi riconosco nella maggior parte di ciò che hai scritto.
    Trovo sempre prezioso il contributo di huddle magazine e dei podcast, che mi consentono di approfondire aspetti che non sarei in grado di cogliere.
    Grazie anche da parte mia

  2. Bellissimo articolo. Grazie.
    Anche io devo dire grazie alla banda di Huddle.
    Se amo il football è tanto per merito loro

    Grazie

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