I Bears fanno 800 vittorie nella storia (New York Giants vs Chicago Bears 3-29)
It’s a milestone!
Con il successo per 29-3 sui New York Giants, i Chicago Bears raggiungono la vittoria n°800 nella loro lunga storia sommando quelle di partite in regular season (783) e playoff (17).
Sull’incontro di domenica scorsa non servono chissà quali analisi: è semplicemente imbarazzante vedere un quarterback come Mike Glennon scendere in campo da titolare, ancora una volta, e fare la sua classica figura del “giraffone”. Alla difesa di Sean Desai basta un singolo snap per falcidiarlo facendogli perdere il pallone e mettere David Montgomery nella condizione di segnare comodamente da due passi. Poi sack, intercetti, punt.
Mike Glennon è un desolante 4/11 da 24 yard con 0 TD e 2 intercetti.
Da Glennon bisogna ricostruire alcuni passaggi perchè la storia degli ultimi anni a Chicago passa anche attraverso il suo nome. Non tanto perchè Glennon ha vestito la maglia dei Bears nel 2017, anno in cui ha ottenuto la sua ultima vittoria personale in NFL, ma perchè il contratto da 18 milioni di dollari che il general manager dei Bears gli ha offerto resta un mistero ancora oggi. Quella somma insanguinata viene ricordata come una delle peggio follie sportive delle ultime tre decadi e il fatto che sia arrivata a ridosso di un altro disastro firmato Ryan Pace come quello del trade up al draft per Mitchell Trubisky la dice lunga sulle qualità del GM.
Questi sono elementi che non si possono trascurare e l’operato di Ryan Pace deve essere giudicato in maniera negativa quanto basta per allontanare il manager dalla Halas Hall in via definitiva.
Justin Fields potrebbe essere la redenzione di Pace, ma siccome lo stesso Pace ha più volte ceduto il mondo in sede di draft gli verrà quasi impossibile rattoppare tutti i buchi da qui a breve per poterlo mettere nella condizione di vincere. Il vero problema è che la coperta sotto la gestione Pace è sempre troppo corta e dove la tiri la tiri qualche parte rimane al freddo. Selezioni al draft, pick che puntualmente mancano all’appello, spazio salariale, allenatori; col senno di poi quello che abbiamo visto fin qui è tutto sbagliato e nemmeno quell’esilarante 2018 è sufficiente per alzare la pesa della bilancia dal lato positivo.
Dunque se i Bears cambieranno, come si presume, il loro capo allenatore nel giro di una settimana, anche il GM dovrebbe fare la stessa fine e questo è ciò che ci si augura. Matt Nagy, Ryan Pace e Ted Phillips sembrano uniti da un unico destino ma attenzione a farsi programmi strambi perchè la vecchia proprietà è facilmente condizionabile e visto che i conti e le casse del club sono perennemente in verde, forse costruire un progetto serio e vincente non è più una priorità per questa franchigia.
Lo è però per i tifosi, che in occasione della sfida contro i Giants disertano il Soldier Field. Conosco di persona gente a Chicago che regalava i biglietti per la partita di domenica e non è riuscita a trovare qualcuno interessato. La forma di protesta è di quelle che non passano inosservate, specie in una piazza che ha la pretesa di mantenere ben saldo il terzo mercato più importante degli Stati Unidi d’America. Siamo all’ennesimo messaggio lanciato ai vertici della società, staremo a vedere come si muoveranno nei prossimi giorni.
Intanto in una giornata in cui i Bears dominano i derelitti Giants, a Chicago arrivano due record interessanti: quello delle 800 vittorie che dicevamo in apertura, e quello di Robert Quinn.
Con il sack su Mike Glennon, Robert Quinn diventa il leader di tutti i tempi dei Chicago Bears per sack messi a segno nella singola stagione regolare: 18 sack, mezzo in più rispetto ai 17,5 registrati da Richard Dent (aka Sackman) nel 1984.
Richard Dent è una leggenda iconica dei Bears, MVP del Super Bowl XX come defensive end (!) e colonna portante nel front seven della 46 defense allenata da Buddy Ryan. Per Robert Quinn era importante riuscire a segnare quest’ultimo sack nella diciassettesima settimana di campionato in modo da non lasciar dubbi riguardo alla validità morale del suo record, che diversamente sarebbe potuto arrivare con una settimana in più sul calendario rispetto a quelle giocate da Dent negli anni ’80.
Con grande eleganza, Richard Dent invia un messaggio di congratulazioni a Quinn: parole sincere quelle che giungono a Quinn nel video registrato da Dent su un campo da golf mentre insieme a lui c’è l’Hall of Famer Jimbo Covert, altra leggenda di quei Bears.
Curiosità che ha dell’incredibile: nel dicembre 2021 Robert Quinn registra il single-season sack record dei Bears con un sack su Mike Glennon, nel dicembre 2013 lo stesso Robert Quinn aveva registrato il single-season sack record dei Rams con un sack su? Mike Glennon…
Mentre i Bears demoliscono i Giants che ultimamente a Chicago le hanno perse tutte, il team di New York è già con la testa al prossimo draft. Quello in cui i Big Blue avranno non una ma ben due pick molto alte. La partita di domenica per i Giants era una situazione di win-win in ottica draft 2022 perchè la sconfitta di New York li faceva salire nelle selezioni e, allo stesso tempo, la sconfitta di Chicago li faceva salire nella stessa iterazione dal momento che i Giants possiedono la prima scelta assoluta dei Bears (finita sul piatto nell’affare Justin Fields).
Manca l’ultima settimana di football prima di poter sancire irrevocabilmente l’ordine di selezione al prossimo draft, ma allo stato attuale delle cose i New York Giants possiederebbero la scelta n°4 e la scelta n°8. Un capitale enorme per ricostruire i destini di questa casata crollata nel baratro più assoluto dopo dei bellissimi anni di gloria con Ely Manning e Tom Coughlin. Il piccolo problema sembra essere quello che al prossimo draft, la classe dei quarterback non sia poi così allettante, nè profonda, e dunque dal momento che a New York serve un QB il tutto si complica.
Lascio una piccola domanda/”provocazione” (in senso buono ovviamente): nel draft del 2022 un QB come Justin Fields sarebbe stato la prima scelta assoluta senza ombra di dubbio e nella prossima classe un prospetto che possa avvicinarsi anche minimamente alle doti di Fields, sulla carta, non esiste. Ipoteticamente, quanto sarebbe valsa oggi la selezione di Fields da parte dei NY Giants nel 2021 a fronte del vuoto che resta per loro nel ruolo più importante di questo sport?
Daniel Jones aveva margine di crescita e qualche lampo di luce lo ha sicuramente messo in mostra nel 2021 prima di infortunarsi, quindi la selezione di Fields in quel senso sarebbe stata al tempo inadatta alla situazione di NY. Come dire “di troppo”. Però il dubbio sul valore di Jones rimane, perchè lo spunto da game changer non c’è. Magari arriverà, ma oggi manca. Fields non ha messo a segno chissà quali numeri nel suo anno d’esordio, ma partendo dal fatto che come chi lo ha preceduto Fields abbia giocato tutto l’anno senza OLine e senza un degno playcaller offensivo bisogna comprendere che i suoi numeri al lancio sono pesantemente viziati; i suoi spunti da game changer però, non sono mancati.
Sulla base di queste valutazioni lascio a voi le sentenze, come lascio a voi il quesito che riguarda il fatto di far partire Mike Glennon titolare mentre Jake Fromm rimane in panchina a prendere freddo. Perchè? Qual’è il senso di mandare in campo un giocatore senza futuro che del quarterback ha solo i vestiti mentre un giovane esordiente ammuffisce in sideline invece di aver la possibilità di guadagnare esperienza e magari fiorire?
Tutto a fronte di 3 miserabili punti e 24 yard! Aiutatemi a capire perchè da solo non ce la faccio.
La sola nota positiva di una domenica sciagurata per i Giants al netto del futuro draft, sono le 102 yard corse da Saquon Barkley su quello stesso terreno che gli aveva causato un tremendo infortunio dopo un tackle contro Eddie Jackson. Se Barkley riuscisse a mantenere questo tipo di forma nella prossima stagione, tutte le dinamiche di rilancio della franchigia newyorkese sarebbero semplificate e di molto.