La Serra di Huddle: Herbert vs Burrow, episodio 1

Nella NFL attuale, dove dei grandi, vecchi QB resiste solo l’inesorabile Tom Brady, la sfida di domenica scorsa tra Cincinnati e LA Chargers era stata presentata come il primo scontro tra due quarterback generazionali: Justin Herbert e Joe Burrow. Chargers e Bengals si erano già incontrati alla prima giornata della scorsa stagione, ma la situazione dei Chargers a livello di quarterback era leggermente differente, e nessuno si sarebbe immaginato che le cose sarebbero andate come poi, effettivamente, sono andate. Ovviamente, anche nel post partita si è dibattuto parecchio su chi tra i due abbia giocato la partita migliore, ed è qui che mi sono imbattuto in questo tweet:

Orlowsky è uno degli opinionisti maggiormente sulla cresta dell’onda, anche se la sua schiera di detrattori è nutrita (se giustamente o meno lo lascio scegliere a voi). A prescindere da questo, ho preso il suo tweet come pretesto per riguardare la partita e vedere chi ha fatto meglio, e perché.

Nulla più di un esercizio di stile, o un modo come un altro per capire se l’ex QB dei Lions avesse ragione o meno. 

LA PARTITA DI HERBERT

Una delle statistiche più curiose, e forse più lontane dalla percezione che si ha di Herbert vedendolo giocare, riguarda la average depth of target (da qui in poi abbreviata in ADOT), ovvero la lunghezza media dei passaggi, completati o meno: sono 7.2 yard a lancio, buona per il 26esimo posto su 33 quarterback. Domenica, Joe Lombardi, offensive coordinator dei Chargers, ha messo in piedi un game plan molto aggressivo fin dal primo quarto, garantendo ad Herbert e all’attacco un big play dopo l’altro. L’ex giocatore di Oregon ha usato ampiamente la play action per muovere la difesa e mettersi in ritmo prima di lanciare lungo; in questa situazione, che il numero 10 dei Chargers ha finora usato 120 volte in stagione, Herbert completa il 72% dei propri passaggi, con una ADOT di 8.2. 

Non appena Herbert vede la safety profonda scendere a marcare la in breaking route di Allen, con il cornerback a prendere il posto della safety a fondocampo, Herbert lascia partire – con ottimo anticipo – il pallone che trova Mike Williams proprio sulla corsa. 

Qui di seguito, invece, ci sono un paio di situazioni nate in seguito ad una RPO (run-pass option). 

Herbert ha lanciato finora 37 passaggi in seguito ad RPO, nono in NFL; sono solo 4, invece, le corse nate da RPO, decisamente poco per uno con le sue abilità atletiche. 

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Qui, molto semplicemente, la finta di consegnato attira la safety profonda verso il basso; se il pallone fosse rimasto ad Ekeler, l’unico uomo tra sé e il touchdown sarebbe stato proprio quella safety, che quindi ha dovuto reagire di conseguenza. La finta di handoff, però, crea uno spazio naturale in mezzo all’area dove Keenan Allen si inserisce, ricevendo senza problemi. 

Questa, invece, si chiama RPO glance, cioè una finta di consegnato con post route annessa (qui corsa da Jalen Guyton). Per comodità, allego il video dove spiego passo passo cosa succede.

Il nativo dell’Oregon ha avuto grossi problemi nel terzo quarto a muovere il pallone. Con la pressione esercitata dalla d-line avversaria, unita al buon lavoro della secondaria e ai problemi di fumble di Ekeler, l’attacco dei Chagers si è impantanato, e con esso Herbert:

Qui Herbo vorrebbe la comeback di Allen, che sarebbe anche libero. La pressione della difesa, però, costringe il quarterback a resettarsi, perdendo l’attimo. Unitamente a ciò, Allen scivola, facendo perdere ad Herbert il bersaglio e costringendolo a buttare via il pallone.

Al di là delle cose buone, non sono mancate alcune sbavature per il numero 10, nella fattispecie alcuni lanci lasciati per strada e che sarebbero potuti costare caro. Ne ho scelti due, questi. 

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Si tratta di due lanci malcalibrati, ma che Herbert poteva tranquillamente recapitare. Nel primo caso, la pick play per Parham funziona benissimo, tanto che il tight end è libero sull’esterno della endzone per ricevere. Il passaggio è tuttavia troppo alto: un’occasione sprecata e un errore banale che però il numero 10 riscatta con la fiocinata per Keenan Allen che vale il primo touchdown di giornata. 

Il secondo invece, nasce da una finta di bubble screen per Ekeler. Il running back corre la traccia bubble come se fosse pronto a ricevere il pallone e, successivamente, il blocco dei ricevitori (Herbert lo guarda anche, ingannando la difesa). In questo modo, il marcatore di Allen si concentra su Ekeler, liberando il numero 13. Il passaggio è per lui, ma è troppo alto. Ottimo play design, meno la qualità del passaggio. 

Nel complesso, Herbert ha giocato una partita di ottimo livello; forse non una delle sue migliori ma, come tutta la squadra, ha dimostrato ancora una volta di saper reagire ai momenti di difficoltà. Al suo secondo anno tra i pro, il ragazzo da Eugene sta correndo in una corsia riservata a pochi: il fatto che il suo rendimento in questa partita possa essere considerato migliorabile fa capire a che razza di livello sia già arrivato. 

LA PARTITA DI BURROW

Se ci immaginassimo le partite di Herbert e Burrow come due tasselli di Tetris, potremmo dire che si siano incastrate alla perfezione. Il miglior momento di Burrow, e dei Bengals, è coinciso con il peggiore di Herbert, e dei Chargers. Come se non bastasse, inoltre, l’ex prima scelta assoluta ha dovuto fare i conti con un infortunio al mignolo della mano destra, che si è gonfiato e gli ha provocato, inevitabilmente, dolore. 

Burrow si è dovuto sudare le 300 yard lanciate, arrivate tra drop inspiegabili e un duello personale tra lui e la pass rush dei Chargers, creativa e produttiva nonostante l’assenza di Bosa, uscito per infortunio alla testa. Dal canto suo, la o-line dei Bengals, già di per sé non eccelsa, ha dovuto fare i conti con infortuni che l’hanno costretta a presentarsi alla partita non nelle migliori condizioni. 

A differenza di quanto avvenuto per i Chargers, l’offensive coordinator di Cincinnati, Brian Callahan, non sembra aver fatto un grosso favore al proprio quarterback; in tante situazioni, è stato direttamente Burrow a dover fare pentole e coperchi, affidandosi alla propria mano, malconcia ma pur sempre di grande livello, e alle tracce corse dai ricevitori.

Tra secondo e, soprattutto, terzo quarto sono arrivate delle pepite direttamente in mano ai wide receiver, che denotano estrema sensibilità e capacità di anticipazione del lancio:

Il posizionamento del pallone è eccellente: Chris Harris prima e Michael Davis poi erano in ottima posizione, e i ricevitori dei Bengals avrebbero potuto ricevere il pallone solo in quel modo. Punti bonus per l’eccellente traccia di Chase, che in cima alla traccia usa il perno per prendere vantaggio sull’esterno. Dati alla mano, Burrow è il quarterback più aggressivo della NFL in questa stagione, stando alla percentuale di aggressiveness fornita da NFL Next Gen Stats: il 19.5% dei lanci di Burrow sono diretti in una “finestra” ridotta, cioè con il difensore a una yard o meno dal destinatario. 

Dei due intercetti lanciati da Burrow, solo uno nasce da un errore del quarterback: il secondo, un pallone forzato in endzone e intercettato da Chris Harris, che era scalato a zona per raddoppiare sul giocatore di Cincinnati. Il primo, invece, è quanto di più casuale e fortuito si possa vedere su un campo da football. JaMarr Chase batte Michael Davis in velocità e riceve il pallone su un traccia profonda, che sarebbe verosimilmente culminata con un touchdown. L’ex LSU, invece, si fa scappare il pallone dalle mani come una saponetta, finendo tra le braccia di Davis. Chase sta giocando un’ottima stagione a livello di cifre, che però sono in calo; come riportato da Paul Dehner su The Athletic, Chase ha fatto registrare oltre 107 yard di media nelle prime 7 gare, con una percentuale di ricezione del 69%. Nelle ultime cinque, le yard di media sono scese a 40.8 con il 51% di ricezione. Come se non bastasse, delle 19 palle perse finora da Cincinnati, 6 derivano da passaggi diretti a Chase: di queste, due sono drop e altri due fumble.

Una delle poche situazioni degne di nota generate da uno schema offensivo è questa, frutto del drive concept. Si tratta di una combinazione di dig route e shallow cross sullo stesso lato per attaccare il centro del campo. Il difensore che scala a difendere una delle due tracce lascerà verosimilmente libera l’altra. In questo caso, i Chargers difendono in cover 1, con i cornerback a uomo e una safety alta, che non ha tempo di intervenire sulla crosser di Higgins. 

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Ma quindi, chi ha giocato meglio tra Herbert e Burrow, ammesso che a qualcuno possa interessare qualcosa? Burrow ha giocato una partita gagliarda, considerando le condizioni della sua mano destra, incendiandosi nel terzo quarto e propiziando la (quasi) rimonta di Cincinnati. Herbert però è stato nettamente più continuo nel proprio rendimento e, aiutato da un ottimo gameplan preparato dal coaching staff, ha messo a segno l’ennesima partita da oltre 300 yard della propria giovane carriera, portandosi a casa il premio di giocatore offensivo della settimana in AFC. 

L’impressione è che ci siamo trovati di fronte ad uno scontro generazionale destinato a ripetersi più volte in futuro. 

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