Cotton Bowl Preview: Cincinnati Bearcats

Per le due semifinali abbiamo deciso una presentazione diversa da quella per gli altri Bowl, ci focalizzeremo sulla singola squadra per analizzare al meglio le quatto partecipanti, iniziamo con i Cincinnati Bearcats.

#4 CINCINNATI (13-0) AI PLAYOFF, IL CORONAMENTO DI UN SOGNO LUNGO DUE ANNI

“Power 5 is an opinion, 12-0 is a fact”

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Cotton Bowl 2021

Quando Luke Fickell ha preso in mano il programma dei Cincinnati come head coach nel 2017, in pochi avrebbero potuto immaginare la rapidità dell’ascesa del programma di football, prima squadra del ‘group of 5’ a qualificarsi ai playoff, e dopo due stagioni da imbattuta. Fickell veniva da una buona esperienza come co-coordinator dell’offense di Ohio State. Nella prima stagione di Fickell i Bearcats hanno però molto deluso, terminando 4-8 e mettendo in discussione l’esperienza di un coach che di fatto (a parte un breve interim con i Buckeyes) non aveva mai ricoperto un ruolo così importante. Gli anni successivi hanno tolto ogni dubbio sulla scelta di Cincinnati (11-2 nel 208, 11-3 nel 2019, 9-1 nel 2020 dove la squadra ha perso solo nel bowl contro Georgia e infine 13-0 nel 2021).

Roma non venne costruita in giorno. La pazienza ha ripagato con gli interessi le aspettative dei Bearcats, e a suon di vittorie la squadra è riuscita a guadagnarsi il rispetto del comitato di selezione dai playoff nonostante partecipi all’American Athletic Conference (AAC), vista (spesso a torto) come inferiore alle conferences di ‘power 5’. Fortunatamente per i Bearcats, Fickell ha un contratto sino al 2026, rinnovato all’inizio di questa stagione, anche se non si esclude un suo futuro trasferimento su panchine maggiormente di lusso.

LA STRADA TORTUOSA VERSO I PLAYOFF

In molti in questi anni si sono spesso chiesti: Cosa deve fare una squadra fuori dalla solita cerchia delle superpotenze per poter finire selezionata come meritevole di partecipare a un playoff? Questa discussione divenne particolarmente accesa nel 2017 e nel 2018, quando un’imbatttuta UCF, in grado di vincere 25 partite di fila, incluso un bowl contro Auburn, venne constantemente esclusa dal comitato e quasi ridicolizzata dal resto del Paese. Il titolo nazionale i Knights se lo sono attribuito lo stesso, con una scritta a caratteri cubitali “2017 National Champions” che giganteggia sulle tribune dello stadio di Orlando.

Cincinnati invece ha la possibilità di andarselo a giocare sul serio quel titolo nazionale. Forse le discussioni sull’allargamento dei playoff e il dibattito su UCF hanno aiutato in qualche modo a spianare la strada per questa selezione, ma la strada verso i playoff è stata tortuosa nonostante due anni di vittorie su vittorie. Fickell ha avuto il grande merito di mantenere la squadra concentrata sulle partite, e non sul circo mediatico che ogni settimana spiegava il perchè e il per come i Bearcats non fossero affatto meritevoli di entrare nel Pantheon del College Football, con spiegazioni che spaziavano da ‘affrontano solo squadre debolì a ‘dovrebbero vincere partite con 30 o 40 punti di distacco per poter ambire la selezione, le squadre di SEC sono troppo più fortì. Ironicamente, mentre Cincinnati passeggiava sopra #9 Notre Dame in trasferta, in uno degli stadi più caldi della nazione, le temibili powerhouse della SEC erano impegnate a prendere 52 punti da squadre di FCS (Samford @ Florida 52-70), o a perdere contro squadre di metà classifica della PAC-12 (LSU @ Ucla 27-38).

Cincinnati non partiva assolutamente come favorita per essere selezionata, e il comitato si è trovato semplicemente nella posizione di non poter credibilmente compiere altre selezioni, dato che la PAC-12, la ACC e la Big-12 hanno lasciato spesso a desiderare quest anno, e le buone prestazioni delle squadre che hanno vinto questi titoli hanno tutte delle sconfitte. Clemson e North Carolina si sono auto-eliminate dalla discussione nelle prime settimane, Oregon ha chiuso con 3 sconfitte e il comitato ha cercato fino alla fine di mettere i Ducks dentro la discussione fin quando ha potuto, Oklahoma State ha perso il titolo della Big-12 contro Baylor. L’unica squadra imbattuta tra le 130 di FBS rimaneva la sola Cincinnati, seduta sulla riva del proverbiale fiume a vedere passare i resti delle altre squadre e a risalire la classifica del ranking fino alla selezione come #4.

IL PERCORSO DELLA STAGIONE

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WEEKS 1-2-3 UN SOLIDO INIZIO

Ad inizio stagione si parlava dei Bearcats ai playoff come di una possibiltà esotica e non come di un’eventualità plausibile per i motivi visti sopra: Troppe squadre avrebbero dovuto clamorosamente fallire l’obiettivo. E poi, quante chances c’erano che Cincinnati finisse imbattuta per una seconda volta con un calendario complicatissimo?

Luke Fickell è riuscito a far rimanere il QB Desmond Ridder e compagni focalizzati solo sul gridiron, consapevole che ogni piccolo inciampo avrebbe potuto pregiudicare anni di duro lavoro, dato che le squadre fuori dal giro Alabama-Ohio State-Clemson etc. non possono permettersi di sbagliare di un centimetro se hanno ambizioni nazionali. I Bearcats hanno risposto sul campo, vincendo in scioltezza le prime due partite casalinghe contro Miami (OH) per 49-14 e contro Murray State per 42-7, prima di partire verso Indiana in week 3. In quel momento, Cincinnati si trovava al numero 8 dell’AP poll, lo stesso dato di  inizio stagione. Gli Hoosiers venivano da una brutta sconfitta contro Iowa, ma erano stati posti al numero 17 del ranking preseason, e nessuno poteva immaginare che avrebbero chiuso la stagione con un record di 2-10. Cincinnati in week 3 vedeva dunque questa partita come uno statement importante in chiave playoff, e i Bearcats non si sono fatti scappare l’occasione, vincendo per 38-24, in un match dominato dall’inizio alla fine in cui il QB Desmond Ridder ha lanciato per 210 yards, 1 TD e un intercetto e il RB Jerome Ford e il WR Alec Pierce hanno contribuito in maniera sostanziale alla solida prestazione dei Bearcats, mentre la difesa è riuscita a intercettare per 3 volte i passaggi del QB di Indiana Mike Penix Jr.

WEEK 5: LA SVOLTA DELLA STAGIONE, LA VITTORIA SU #9 NOTRE DAME FA CAPIRE CHE I BEARCATS FANNO SUL SERIO

Non molte squadre possono dire di aver vinto a South Bend, una delle mete più calde e vittoriose del College Football. Notre Dame era #9 in week 5, ed era anche imbattuta (perderà solamente questa partita nel resto della stagione). Questa era l’occasione che Cincinnati aspettava da anni, e uno degli interrogativi principali era come la squadra avrebbe gestito questo tipo di pressione. La risposta è stata “magistralmente”. Il secondo quarto si è chiuso sul 17-0 per Cincinnati, grazie a un field goal e due touchdown, uno arrivato a 40 secondi dalla fine (Tre Tucker pescato dal solito Desmond Ridder ha corso per 27 yards).

Da li in poi si è visto per la prima volta quello che è diventato un mantra per la stagione dei Bearcats: Saper resistere anche in momenti di grande difficoltà, mostrando un altissimo livello di resilienza. Notre Dame non è infatti rimasta a guardare nella seconda parte e ha tentato la rimonta. Nei primi tre drive del terzo quarto Cincinnati ha chiuso con un missed field goal, un turnover on downs e un fumble, seguito da un touchdown degli Irish. Nell’ultimo quarto i Bearcats hanno proseguito con un punt e un altro missed field goal nel drive successivo. Con 8:20 rimasti da giocare Notre Dame accorciava ancora sul 17-13 con un altro TD. Finalmente nel drive successivo Cincinnati è riuscita a mettere a segno il TD della vittoria con una corsa di Desmond Ridder. Il drive seguente si è chiuso con un turnover on downs da parte degli Irish, mettendo fine alla partita. Dopo questo risultato, tutto il mondo del College Football ha dovuto prendere sul serio i Bearcats, saliti ora alla posizione #5 dell’AP poll.

WEEKS 6-7-8-9-10: DAL DOMINIO NELL’AMERICAN AD UPSET EVITATI DI UN SOFFIO

Da li in poi in teoria tutti si aspettavano che i Bearcats avrebbero agevolmente vinto tutte le partite rimanenti, e per i playoff c’era solamente da vedere quante grandi sarebbero cadute, dato che se Cincinnati aveva battuto Notre Dame, battere le squadre di AAC sarebbe stato un gioco da ragazzi. Le vittorie su Temple per 52-3 e soprattutto la vittoria su UCF per 56-21 sembravano confermare questa possibilità (dopo la partita Gus Malzahn, head coach di UCF, ha detto a Fickell che la sua squadra avrebbe potuto vincere ‘the whole thing’).

Da qui sono però iniziati i tentennamenti, dato che nel College Football l’upset è sempre dietro l’angolo. In week 8 in trasferta sul campo di Navy i Bearcats hanno sofferto tantissimo. Il terzo quarto era finito 27-10 per Cincinnati, ma gli ultimi 5 minuti dell’ultimo quarto sono stati un thriller: Navy li ha impiegati quasi tutti in un ottimo drive terminato con un TD a 50 secondi dalla fine (27-20, Navy aveva segnato un field goal nei drive precedenti). Sul tentativo di onside kick a 48 secondi dalla fine la palla è stata recuperata da Navy a metà campo, sul 3rd and 10 il passagio di Lavatai è stato finalmente intercettato da Arquon Bush. Nonostante la vittoria, in molti hanno cominciato a chiedersi se una squadra che fatichi così tanto a vincere queste partite sia degna di partecipare ai playoff. La settimana dopo, in un’altra prestazione poco convincente, nella trasferta di Tulane Cincinnati è risucita a vincere per 31-12. Il primo ranking ufficiale dei playoff aveva messo i Bearcats al #6.

In week 10 è arrivato il momento che avrebbe potuto compremettere la stagione, nella sfida casalinga contro Tulsa nello scontro di AAC (Tulsa aveva un record di 3-6). Una sconfitta avrebbe infatti posto immediatamente la parola ‘finè a speranze di playoff. Il secondo quarto si era chiuso sul 14-12 per Cincinnati, e la partita sembrava risolta nel terzo, con due TD dei Bearcats, uno del solito Alec Pierce e un altro di Michael Young. Poi però Tulsa era riuscita ad accorciare sul 28-20 con 8 minuti da giocare nell’ultimo quarto. Da li ancora una volta Cincinnati è entrata in confusione, chiudendo con un punt nel drive successivo. Con 1:14 alla fine su un 4th and 5 sulla linea delle 6 yards di Cincinnati Tulsa veniva costretta a un turnover on downs grazie alla muraglia difensiva dei Bearcats. Partita finita? Macchè, nella prima giocata del drive successivo Cincinnati ha realizzato un fumble, e Tulsa ha avuto di nuovo la palla con 1:11 rimanenti, sulle 5 yards dei Bearcats. La stagione di Ridder and co. poteva schiantarsi contro un muro, ma l’unico muro è stato (di nuovo) la difesa di Cincinnati, aggrappata anima e corpo al sogno playoff, che per 8 volte di fila ha respinto i tentativi di Tulsa a 5 yards dal TD del possibile pareggio. Sul 4th and goal Tulsa ha realizzato a sua volta un fumble, mettendo la parola fine alla partita e dimostrando ancora una volta la resilienza della squadra di Fickell.

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WEEK 11-12-13-14: A VELOCITÀ DI CROCIERA VERSO I PLAYOFF E CAMPIONI DELLA AAC

Scampato il pericolo, finalmente Cincinnati è tornata a vincere in maniera convincente, battendo South Florida per 45-28 e soprattutto SMU, squadra con ambizioni di titolo nella AAC, con un sonoro 48-14. Qualche difficoltà in più si è vista contro i Pirates di East Carolina, reduci da un’ottima stagione, ma anche quella partita si è chiusa con un 35-13 (e 301 passing yards da parte di Desmond Ridder).

Restava l’ultimo ostacolo verso la perfect season. Per i playoff servivano forse risultati da altri campi, ma la sconfitta di Oklahoma State nella championship week ha reso il tutto più semplice. Nel Championship game dell’AAC Cincinnati si è trovata davanti #21 Houston, squadra imbattuta in conference play e decisamente ben organizzata. I Cougars hanno dato battaglia per metà partita, chiudendo sotto di un solo punto all’intervallo (14-13). Nel terzo quarto l’evidente superiorità dell’attacco dei Bearcats è venuta fuori con 3 TD non risposti (35-13) con due passaggi di Ridder (verso Leonard Taylor e il solito Alec Pierce) e una corsa del RB Jerome Ford per 42 yards. La partita si è chiusa per 35-20 e il titolo della AAC. Il comitato dei playoff non ha avuto altra scelta che selezionare Cincinnati come quarta squadra della nazione, dietro ad Alabama, Michigan e Georgia.

IL PLAYOFF CONTRO #1 ALABAMA: CHE CHANCE HA CINCINNATI DI BATTERE I GIGANTI DEL COLLEGE FOOTBALL IN SEMIFINALE?

Questa partita (#1 Alabama vs #4 Cincinnati 31 dicembre, ore 21:30 italiane, visibile sull’ESPN player) è ancora una volta vista dai più come una scontata vittoria di Alabama. A Cincinnati non dispiace, d’altronde sono due anni che continua a sovvertire ogni pronostico e Fickell trova spesso motivazione nel dimostrare a tutti che si sbagliavano.

I punti di forza di Cincinnati devono essere sfruttati al meglio: il QB Desmond Ridder ha lanciato per 3190 yards con una percentuale di passaggi completi del 65,9% e ben 30 TD con 8 intercetti. Ridder è uno dei QB migliori della nazione, e ha l’occasione di realizzare la partita della vita, dato che è spesso coinvolto nella play call offensiva di Fickell. Jerome Ford, RB scartato in passato proprio da Alabama, ha corso per 1242 yards e 19 TD. Si infastidisce quando viene identificato come ‘il transfer di Alabamà, nell’ultima conferenza ha chiarito “non sono il transfer di Alabama. Sono un giocatore dei Cincinnati Bearcats”. Chiude l’attacco un ottimo pacchetto ricevitori guidato dal WR Alec Pierce, 50 ricezioni per 867 yards e 8TD, ma gli altri receivers sono spesso coinvolti nel passing game (soprattutto Tyler Scott e il tide-end Josh Whyle). La difesa, come visto contro Tulsa, è a sua volta molto solida. Il linebackers Joel Dublanko è stato autore di 106 tackles, il DL Curtis Brooks ha messo a segno 7 sacks e mezzo.

LA CHIAVE TATTICA DELLA PARTITA

La stagione dei Crimson Tides ha messo in chiaro che esiste un solo modo per battere Alabama, sfruttare il suo unico vero punto debole: La protezione dell’offensive line. Nella sconfitta contro Texas A&M e nello ‘scampato pericolò dell’Iron Bowl contro Auburn si è visto in maniera evidente che bisogna usare il più possibile il blitz per placcare il QB Brice Young. Georgia non ci è riuscita perchè Saban è corso ai ripari, ma in realtà la difesa dei Bulldogs ci è spesso andata vicino a realizzare dei sacks, il problema è che Young riesce a passare in maniera precisa anche mentre subisce un tackle. Dunque bisogna ‘bucarè la copertura dell’offensive line il più rapidamente possibile, sfruttando il lavoro di Dublanko, Brooks e gli altri defensive lineman per portare una pass rush asfissiante. È un lavoro stancante, ma con Alabama favorita di 7 punti l’unico modo per vincere questa partita è prendendosi dei rischi e rimanendo squadra.

In attacco Cincinnati puo’ seguire i suoi soliti schemi, facendo attenzione a sua volta ai possibili blitz dei Tides. Gli 8 intercetti di Ridder non devono limitare il passing game, visto che hanno portato a 30 TD. Il problema principlae per Cincinnati sono i field goals, dato che i Bearcats sono sostanzialmente sprovvisti di un kicker degno di questo nome: Cole Smith ne ha realizzati 3 su 8 con un career long di 32 yards, e i sostituti improvvisati da metà stagione non hanno fatto molto meglio (7 su 17 in totale, un bassissimo 41,2% contro l’80% di Alabama). Dunque sul 4th and short nel territorio di Alabama Cincinnati dovrà provare a prendere il first down, limitando i tentativi di field goal a distanze molto, ma molto, vicine. Sarà una situazione che capiterà spesso data l’ottima difesa di Alabama. Cincinnati dunque deve rischiare il tutto per tutto e sperare in una giornata storta dei Tides.

Ad ogni modo, vanno solamente fatti dei grandissimi complimenti a questa squadra. A suon di vittorie, i Bearcats si sono guadagnati in due anni il rispetto di tutti, e la possibilità di giocarsi i playoff per il national championship, prima squadra del group of 5 a raggiungere questo obiettivo. Luke Fickell, il coaching staff e tutti i ragazzi dei Bearcats, a cominciare da Desmond Ridder, meritano tantissimo credito per essere arrivati qui contro i pronostici di tutti. Complimenti dunque agli autori di questa bella favola di College Football. Comunque vada, solo per essere arrivata sin qui, Cincinnati ha già vinto.

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