Le difese latitano, gli attacchi dominano (Pittsburgh Steelers vs Los Angeles Chargers 37-41)

Nel primo Sunday Night Football della carriera di Justin Herbert in un SoFi Stadium che assomiglia a un’enclave di Pittsburgh in California, si affrontano Chargers e Steelers, due squadre della AFC con record simile e che puntano a ottenere un posto nei playoff, verosimilmente entrambe come wildcard.

Le assenze hanno giocato un ruolo nella prestazione delle squadre: Los Angeles aveva fuori il lato destro della linea offensiva e tre interior defensive linemen (Tillery, Covington, Linval Joseph), Pittsburgh non aveva avuto Ben Roethlisberger tutta settimana a causa del Covid, il quale ha dovuto prepararsi per la partita unicamente via Zoom, ma ciò che ha veramente inciso sulla partita degli Steelers sono state le assenze di tre colonne in difesa come TJ Watt, Joe Haden e Minkah Fitzpatrick.

Considerazioni

La partita è stata intrattenente per la dominanza degli attacchi, ma di sicuro avrà fatto storcere il naso a chi ama anche vedere far giocate alla difesa. Entrambi gli attacchi non hanno investito pesantemente nel gioco di corse ma lasciato la palla in mano ai propri quarterback, basti pensare che Roethlisberger ha lanciato quarantaquattro volte, Herbert quarantuno, entrambi hanno segnato 3 TD mentre il solo Herbert ha subito un intercetto che però non è ascrivibile al quarterback, Cam Heyward ha deviato con il casco la palla alla linea di scrimmage che si è impennata in aria per essere poi intercettata dall’accorrente Cam Sutton.

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Come dicevo, entrambe le squadre hanno puntato sui lanci per muovere i pali del primo down, questo perché le pass rush di ambo le difese non erano per nulla temibili, hanno avuto le polveri bagnate tutta sera, quella dei Chargers ha iniziato a produrre nel quarto quarto, in particolare con due sack su due azioni consecutive nell’ultimo possesso degli Steelers, quando Joey Bosa è stato spostato sull’interno e ha scompaginato i piani della mediocre linea offensiva degli avversari, di cui però, almeno fino a quel momento, i tackle non avevano sfigurato, mentre le guardie trovandosi contro uno dei migliori e completi pass rusher della lega, sono andate in crisi. Tutti e due i quarterback non hanno patito la pressione, veloci nel liberarsi del pallone per i ricevitori, segno anche di una discutibile copertura della difesa, nel caso di Herbert, quando sentiva il fiato sul collo dei pass rusher avversari, usciva dalla tasca mettendo in scena le sue doti atletiche troppo spesso dimenticate, tant’è che il prodotto di Oregon ha corso nove volte per 90 yds.

Mi ha stupito la poca insistenza dell’offensive coordinator di Pittsburgh, Matt Canada, nel chiamare il numero di Najee Harris, fino a questo punto usato allo sfinimento, mentre con quella che di gran lunga è la peggior difesa sulle corse della NFL, dietro a squadre come Lions, Texans e Jets, il rookie da Alabama ha corso solo 12 volte per 39 yds. Anche il touchdown di Harris è arrivato per buona sorte di Pittsburgh, che si era trovata con un 1st & Goal alle 3 dopo il punt bloccato da Killebrew, ma per quattro azioni consecutive Ben ha lanciato o consegnato la palla a Claypool su una sweep, ma mai una corsa sull’interno di power football, fortunatamente per loro sul passaggio incompleto al quarto down gli arbitri hanno chiamato una pass interference contro la difesa, e alla prima azione del nuovo set di down la palla è andata a Harris che agevolmente è saltato sopra le due linee di corpi che si incontravano, per un touchdown.

L’attacco degli Steelers rispetto alle settimane passate è apparso insolitamente frizzante ed efficace, Claypool e Johnson bastano e avanzano, anche con Smith-Schuster fuori tutto l’anno, se a loro si aggiungono Freiermuth a tight end (ieri non molto coinvolto a parte che per un touchdown) e Najee Harris come runningback. Di sicuro è difficile che Pittsburgh arrivi altre volte vicina a vincere una partita quando subisce 41 punti, per come è questa squadra il suo sentiero per la vittoria è difesa e attacco solido, costante, non esplosivo, che le faccia fare 3 punti in più dell’avversario. Anche ieri ha rischiato di essere fuori dalla contesa molto prima del touchdown di Mike Williams a tre minuti e mezzo dalla fine della partita, a 3 minuti e 40 del terzo quarto gli Steelers erano sotto per 10-27. Pittsburgh aveva un record di 0-230 (ora 0-231), quando sotto di almeno 17 punti nel quarto quarto, il più grande svantaggio da cui abbiano mai rimontato nell’ultimo quarto per una vittoria è di 15 punti nel 1962 contro Washington, perciò domenica sera sono andati vicini a compiere un’impresa storica.

A permettergli di rientrare in partita sono stati l’ormai proverbiale errore dello special team dei Chargers, l’intercetto sopra citato e, anch’esso proverbiale, un calo di tensione nell’attacco di casa che ha sonnecchiato per larghi tratti del quarto quarto, grazie anche a un paio di giocate della difesa degli ospiti, come lo stop della corsa sull’interno tentata per convertire un quarto down, ad opera del linebacker Joe Schobert, che ha permesso il riaprirsi di una partita che una squadra sicura di sé e con un coaching staff più esperto avrebbe messo in cassaforte da tempo, e di fatto vinta grazie a un “blown coverage” della difesa degli Steelers in occasione del touchdown di Mike Williams.

Come singoli, da sottolineare la prestazione di Diontae Johnson, che oltre a quella sul touchdown ha eseguito un paio di prese impressionanti, per uno che l’anno scorso era stato uno dei ricevitori con più drop nella lega. Lato Chargers, da evidenziare Austin Ekeler, due touchdown su corsa e due su ricezione, sul terreno è stato più finalizzatore che costruttore, avendo ottenuto “solo” 50 yds su 11 portate, al contrario come al solito fuori dal backfield fornisce mismatch per la difesa, 6 ricezioni per 65 yds; menzione anche per Keenan Allen, che continua ad essere uno dei ricevitori più sottovalutati nella NFL, 9 ricezioni per 112 yds, ottime tracce, mani forti e un rapporto con Herbert che è sembrato giusto fin dalle prime partite del giovane quarterback.

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