Settimana nera (Chicago Bears vs Las Vegas Raiders 20-9)

Questa review è stata scritta qualche ora prima delle dimissioni di Jon Gruden da Head Coach dei Las Vegas Raiders.

In questi giorni a Las Vegas continuano a riemergere fantasmi che infestano la dimora della squadra appena arrivata. Più che la perla nera incastonata nella città del gioco d’azzardo, l’Allegiant Stadium somiglia alla Casa degli Spettri di un parco divertimenti. Se Jon Gruden ha dovuto fare i conti con il fantasma della posta elettronica – alcune sue email risalenti al 2011 sono state rivelate insieme agli stereotipi razzisti rivolti alle labbra di DeMaurice Smith – i suoi giocatori si sono trovati ad affrontare spettri molto meno gravi dal punto di vista etico ma decisivi sotto quello sportivo. Una prestazione sottotono su entrambi i lati del pallone ha portato ad una sconfitta, la seconda consecutiva, arrivata per mano dei Chicago Bears, che grazie al 20-9 di domenica tornano a conoscere il sapore di un record positivo. Tornando agli sconfitti, è ormai da tre anni che i Raiders conoscono solamente due velocità: pole position a Silverstone e colonna sulla Salerno-Reggio Calabria. Come da copione, anche quest’anno Las Vegas è partita fortissimo, sverniciando squadre importanti ed esprimendo un football più che convincente. Poi, quando il resto della NFL era pronta a prenderla sul serio, la squadra si è ribaltata in rettilineo, senza una ragione apparente.

Dal 2018 in poi i Bears di Matt Nagy hanno avuto un’andatura più compassata ma allo stesso tempo più costante. I Bears sono ancora una squadra claudicante, e chissà quanto tempo passerà prima di poterli vedere correre a piene falcate. Justin Fields non è ancora in grado di marciare con la squadra in spalla, com’è ovvio per un rookie al terzo start in carriera, ma domenica ha potuto usufruire dei due bastoni migliori che un quarterback possa chiedere: un running game efficace e una difesa feroce.

Nonostante una linea sospetta e l’assenza di David Montgomery, i Bears hanno vinto costantemente la linea di scrimmage nel gioco di corse. Damien Williams e Khalil Herbert hanno accumulato 34 tentativi per 139 yard. Al di là della comunque discreta media di yard per tentativo, queste corse hanno permesso a Chicago di rallentare il ritmo della partita, vincere il tempo di possesso e monetizzare i viaggi in redzone. Menzione d’onore per il rookie Herbert, eccellente zone runner grazie ad occhi e piedi sempre al posto giusto. Per quanto riguarda la redzone, Bill Lazor sblocca la partita chiamando uno Spider Y 2 Banana che è UN omaggio al suo avversario Jon Gruden e prosegue la sua partita con chiamate conservative ma coerenti con il materiale a sua disposizione.

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Solo nel finale il playcaller offensivo dei Bears ha “tolto le rotelle” a Justin Fields, autore di una prestazione statisticamente deludente (12/20 per 111 yard e 1 TD) ma capace di infilare il lancio decisivo nel momento più importante della partita, il 3rd&12 convertito su Mooney che ha permesso ai Bears di allungare sul +8 a metà ultimo quarto.

Per quanto riguarda la difesa dei Raiders, più che parlare di passo indietro sarebbe meglio parlare di “regressione verso la media”: il successo dell’unità diretta da Gus Bradley nelle prime giornate non era sostenibile, il talento e lo schema non erano quelli di una difesa top 5 ma di una ben assestata nella metà della classifica, ed è lì che i Raiders si stanno dirigendo. Per una tifoseria abituata ai disastri di Paul Guenther, “middle of the pack” non dovrebbe essere una destinazione così sgradevole, anche perché sulla carta i Raiders dovrebbero essere una squadra a spiccata trazione offensiva, ed è proprio l’attacco ad aver deluso contro Chicago.

Nel post partita Derek Carr ha dichiarato che le polemiche attorno a Gruden non hanno alcun modo influenzato il rendimento della squadra. Vero o no, quel che conta è che offensivamente i Raiders sono sembrati sgonfi. Dietro i miseri 9 punti segnati ci sono prima di tutto le penalità offensive, in particolare gli holding (persino due in una singola azione) che hanno martoriato la produzione dell’attacco a partire dal touchdown negato a Josh Jacobs ad inizio partita. La linea offensiva è un problema gigantesco, soprattutto sul lato destro dove Khalil Mack (5 pressioni e 1 sack) ha bullizzato a ripetizione il povero Brandon Parker, chiamato a coprire lo spot di tackle destro per le difficoltà del rookie Alex Leatherwood (spostato a guardia destra con risultati analoghi). Sarebbe ingiusto scaricare la sconfitta sulle spalle della O-Line – e della conseguente assenza di running game –  perché per una volta Carr è stato tradito anche dai suoi pass catcher, in particolare Darren Waller e Brian Edwards. Il numero 89 in particolare ha sulla coscienza un drop inspiegabile sul 3rd&2 che avrebbe potuto accendere l’attacco di Las Vegas. Lo stesso Carr non è esente da responsabilità visto l’intercetto evitabile lanciato nel terzo quarto, quando il suo pallone troppo morbido è finito nelle mani DeAndre Houston-Carson anziché in quelle di Zay Jones. Molto bene invece Henry Ruggs, che continua a mostrare segnali incoraggianti settimana dopo settimana.

Ad onor del vero, i Raiders hanno incontrato una difesa destinata a rovinare le domeniche a diverse squadre NFL. Non siamo ancora tornati ai fasti del 2018, ma la difesa di Chicago è rognosa. I ragazzi di Sean Desai – promettentissimo rookie DC – in campo volano, talvolta al di sopra delle proprie possibilità. Kindle Vildor (5’11’’ di altezza con i capelli in piedi) che tiene 1vs1 in redzone contro Waller è lo specchio dell’attitudine difensiva di questi Bears, che riescono a fare abbastanza in secondaria nonostante un talento non eccelso, mentre davanti possono scatenare una rotazione di D Line impressionante, anche senza Akiem Hicks. Altra azione emblematica: su un 4th&1 cruciale giocato alla mano dai Raiders, il nose tackle Eddie Goldman ha sollevato di peso Leatherwood fino a portarlo un paio di yard dietro la linea di scrimmage. Insomma, Gruden e Carr hanno scelto la giornata e l’avversario sbagliati per giocare sottotono, e hanno finito per pagare un conto salato per la prestazione scialba. 

Dopo lo scontro di Week 5 Bears e Raiders si ritrovano con un record identico, 3 vittorie e 2 sconfitte. Sarà interessante vedere come queste squadre dai ritmi opposti viaggeranno per il resto di una stagione che, a conti fatti, le vede entrambe in corsa per un posto un wild card.

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Alberto Cantù

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Un Commento

  1. troppe ricezioni facili sbagliate,troppi passaggi calcolati male da Carr,e quel 3°&12 concesso a 7’20” dal termine…..

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