Il Riassunto di Week 6 NCAA 2021

Caos.

Uno dei weekend di college football NCAA più incredibile del decennio. E non è la prima volta che lo diciamo in questa stagione, ma ci perdonerete la ripetitività dinnanzi ad una stagione folle ed incerta, come non ne si viveva una almeno dal “crazy 2007”, l’anno in cui per ben 7 volte la #2 del ranking fu sconfitta.

Proviamo a mettere ordine, anche se non sarà un’impresa facile.

Pubblicità

Dobbiamo partire, per forza, dalla “caduta dei giganti”: Texas A&M ha sconfitto Alabama. Dopo aver perso contro Mississippi State ed essere stata spazzata via dal campo da Arkansas, Texas A&M ha sconfitto “gli invincibili”. Gli Aggies hanno posto fine ad una striscia di 100 (!!!) vittorie consecutive di Alabama contro avversari fuori dal ranking, e Jimbo Fisher ha fermato la “maledizione degli assistenti” di Nick Saban, il quale ora ha un record di 24-1 contro i suoi ex collaboratori. 41-38 il finale, grazie al field goal allo scadere di Seth Small, ma soprattutto grazie ad uno straordinario ed encomiabile Zach Calzada, QB degli Aggies, che dopo le pessime prove contro Colorado, Mississippi State ed Arkansas, ha deciso di estrarre il coniglio dal cilindro con una prova quasi senza macchia ed un ultimo TD-drive da Heisman. A&M è stata avanti per quasi tutta la partita salvo poi cedere alla poderosa rimonta di Bama, che sembrava lanciata per un’altra facle vittoria, una volta fatto il lavoro sporco ed essersi riportata avanti. Invece, con il suddetto drive magistrale, Calzada e gli Aggies hanno colpito al mento una Alabama trovata colpevolmente con la guardia abbassata troppo presto. Serata non semplice per la città di Tuscaloosa, che ha visto andare KO nel giro di un paio d’oro i suoi due figli prediletti, i Crimson Tide e l’ex campione mondiale dei pesi massimi Deontay Wilder.

https://twitter.com/TheAthleticCFB/status/1447043724274458626?s=20

Il Red River Showdown ha seguito più o meno lo stesso spartito: partenza a razzo degli underdog, grande rimonta dei favoriti e poi ultimo moto d’orgoglio dei rimontati, che però se nel primo caso è bastato per compiere l’upset, nel secondo no. Abbiamo assistito ad uno dei match più incredibili della storia del gioco. Texas torna a casa sconfitta, ancora una volta, da Oklahoma, dopo aver giocato ad armi pari e aver per larghi tratti dominato il match. I Sooners vincono grazie ad alcuni episodi andati nel verso giusto: il 4th & 1 nel primo tempo convertito addirittura per un touchdown da Caleb Williams – QB freshman subentrato all’incolore Spencer Rattler – e poi il pazzesco catch di Marvin Mims sul un terzo down e lunghissimo nell’ultimo quarto.

https://twitter.com/SInow/status/1446921919706517506?s=20

Una partita che è sembrata durare una settimana, e per questo molto difficilmente riassumibile in queste poche righe. Quindi, se per caso ve la foste persa, vi consiglio caldamente di recuperarne quanto meno gli highlights, perché è quella che oltreoceano definiscono “an instant classic”, un match che istantaneamente diventa un cult.

Tra l’altro, si spiega perché questo match venisse chiamato “Shootout” fino a qualche anno fa.

A priori, però, la partita del weekend era quella che poneva di fronte la #3 e la #4 del ranking, ovvero gli Iowa Hawkeyes e i Penn State Nittany Lions. Indovinate? Anche questa è stata una partita “for the ages”. Ne escono vincitori i padroni di casa di Iowa, grazie ad un’altra clamorosa – e ad inizio partita impronosticabile – rimonta. 23-20 il finale, dopo l’avvio a tinte biancoblù che aveva portato i Lions sul 17-3. Poi c’è stato l’evento che ha cambiato il corso del match: l’infortunio al QB titolare di Penn State Sean Clifford, al posto del quale è entrato l’impreparato sophomore Ta’Quan Roberson, che non ha saputo più far muovere l’attacco dei Lions. Dall’altra parte la solita enorme difesa giallonera ha garantito posizioni di partenza dei drive offensivi sempre migliori per l’attacco – a dire il vero un po’ asettico – guidato da Spencer Petras, che è però riuscito, dopo innumerevoli tentativi, a trovare la via dell’endzone per il definitivo 23-20.

Penn State non ne esce assolutamente ridimensionata, perché se avesse avuto Clifford fino in fondo, avremmo potuto raccontare un epilogo differente.

Credete sia finita qua? Ci sono almeno altre 4 partite che meritano commento prima di passare al recap nudo e crudo.

Pubblicità

La prima è stata quella folle montagna russa giocata alle 18 – in contemporanea all’altra folle partita del Red River – tra Ole Miss e Arkansas, che a tanti ha ricordato il match del 2001 finito al 7° overtime con la vittoria di Arkansas grazie alla conversione da 2 punti andata a buon fine. Indovinate come è finita questa? 52-51 Ole Miss, con i Razorbacks che segnano il TD del potenziale pareggio sull’ultimo gioco della partita e che decidono di attentare alla giugulare della gara andando da 2 punti per la vittoria, fallendo. A volte la vendetta si fa attendere 20 anni, ma quando arriva sa essere di una dolcezza quasi stucchevole.

Nel match gli assoluti protagonisti – oltre alle blown coverage da una parte e dall’altra – sono stati i due QB Matt Corral e KJ Jefferson autori di 381 yard complessive (passate + corse) e 4 TD totali il primo, 411 yard e 6 TD il secondo.

https://twitter.com/BR_CFB/status/1446959060490674176?s=20

Altro upset inatteso è stato quello causato dai Boise State Broncos di Andy Avalos sui BYU Cougars di Kalani Sitake, ancora imbattuti prima di ieri. Il tentativo di rmonta dei mormoni è in questo caso “andato corto”, essendo stati fermati sul finale da due turnover – uno per down e uno per intercetto. Niente stagione da imbattuta, dunque, per BYU, che dopo aver raggiunto con estrema fatica la top 10 del ranking AP dovrà ricominciare a risalire la china.

La terza partita di questo piccolo elenco che merita uno sguardo è Virginia Tech – Notre Dame, conclusasi con la vittoria dei Fighting Irish per 32-29, anche qua grazie ad un field goal a tempo quasi scaduto. Partita equilibrata fin dall’inizio con gli Irish bravi a non far prendere l’abbrivio agli Hokies sospinti dal solito straordinario Lane Stadium. Notre Dame è uscita bene alla distanza grazie al solito factotum Kyren Williams autore di 2 TD e una miriade di giocate importanti. Anche questa volta Brian Kelly alterna i suoi due QB, iniziando con il giovane californiano Buchner e chiudendo la gara con in campo l’esperto Jack Coan, schierato dopo alcuni errori gravi del collega. Altra vittoria risicata per Notre Dame, che prosegue la sua corsa da squadra rankata pur senza fuochi artificiali.

https://twitter.com/NDFootball/status/1447019524268691456?s=20

Pubblicità

L’ultima folle partita di questo folle weekend di cui va detto qualcosa è Nebraska – Michigan, gara chiusa sul punteggo di 32-29 per i Wolverines che hanno però sudato le proverbiali sette camicie per avere la meglio sugli ottimi Cornhuskers. Nebraska ha attualemente un record di 3-4, ma è probabilmente “la miglior squadra con 3 vittorie e 4 sconfitte” che si ricordi a memoria d’uomo, se si eccettua la sconfitta con Illinois in week 0. Le sconfitte contro Oklahoma, Michigan State e Michigan sono state delle “ottime sconfitte” in termini di gioco, di competitività e di attitudine. Peccato in tutte e tre sia arrivato verso fine partita un “momento Nebraska”, nel quale uno o più giocatori degli Huskers si dimenticano improvvisamente come si gioca, regalando palla e vittoria agli avversari. Così è avvenuto anche contro i Wolverines, che dopo essere riusciti a segnare il field goal del pareggio con 1 minuto e 20 sul cronometro si sono preparati a difendersi dall’ultimo drive di Nebraska, che avrebbe potuto vincerla nei regolamentari – segnando un field goal – o comunque congelare il pallone e portare la gara all’overtime. Invece è giunto il “Nebraska moment” e il QB Adrian Martinez – dopo una prova molto buona – ha commesso un sanguinoso fumble sulle proprie 20 yard. Palla gialloblù, field goal e grande festa per Jim Harbaugh che resta così l’unico ancora imbattuto nella East Division della BigTen.

Detto tutto questo, ripercorriamo ora in modo più sbrigativo il resto, perché c’è stato anche dell’altro.

In ACC prosegue la sua striscia Wake Forest che riesce a sopravvivere a Syracuse solo all’overtime grazie al touchdown del definitivo 40-37 di Sam Hartman per A.T. Perry.

Florida State continua a macinare dopo l’avvio di stagione da incubo e batte 35-25 una molto deludente North Carolina a cui non bastano le 203 yard passate e 108 yard corse da Sam Howell. Straordinario dall’altra parte il dual threat Jordan Travis che ha chiuso una prestazione da sogno con 11/13 per 145 yard e 3 TD lanciati oltre a 121 yard e 2 TD su corsa.

Nella BigXII Baylor asfalta West Virginia 45-20 con una eccellente prestazione del QB Gerry Bohanon che si prende anche i complimenti via twitter da RGIII. Rialza la testa anche TCU dopo le due sconfitte in fila, dominando contro Texas Tech e chiudendo con 52 punti segnati.

Nella B1G sempre più in rialzo le quotazioni di Ohio State che dopo aver spazzato via dal campo Rutgers sette giorni fa, fa lo stesso con Maryland segnandone 66. Sempre più in controllo dell’attacco CJ Stroud e sempre più protagonisti i WR dei Buckeyes, su tutti Chris Olave.

Prosegue la striscia di vittorie anche per Michigan State che fatica nel primo tempo, ma poi si libera agevolmente di Rutgers 31-13, grazie al solito inatterabile Kenneth Walker – 232 yard su 29 portate – e al WR Jalen Nailor, autore di 221 yard e 3 TD nelle sole 5 ricezioni. Nell’ultima gara del weekend di BigTen Wisconsin supera agevolmente Illinois 24-0.

In SEC l’altra gara di cartello, oltre alle già citate, era quella del Jordan-Hare Stadium tra Auburn e Georgia, vinta abbastanza facilmente dai Bulldogs 34-10, last man standing (o quasi) nella SEC. Solito strapotere delle linee di Georgia che hanno reso il pomeriggio complesso a Bo Nix, tornato alle consuete “luci ed ombre” che hanno contraddistinto la sua carriera fino ad ora. Pagano i Tigers due quarti down non convertiti che, altrimenti, avrebbero potuto mantenere in vita la partita.

Per una UT che non è ancora back (Texas) ce n’è un’altra che fa le prove (Tennessee), che inanella la seconda convincente vittoria consecutiva, infliggendo un pesante 45-20 a South Carolina, nel quale è saltata all’occhio la prestazione da 6 ricezioni e 103 yard del WR Velus Jones Jr.

Se Georgia non è l’unica squadra ancora “in piedi” in SEC lo dobbiamo alla Kentucky di coach Stoops, ancora imbattuta anche dopo la gara interna di sabato contro la sempre più spenta LSU. Il mostro a 4 teste Will Levis – Chris Rodriguez – Kavosey Smoke – Wan’Dale Robinson ha prodotto quasi da solo i 42 punti con i quali gli Wildcats si sono sbarazzati di LSU.

Infine, facili le vittorie di Florida con Vanderbilt e di Missouri con North Texas.

Nella Pac-12 prosegue la propria corsa Arizona State, vittoriosa nell’anticipo del venerdì su Stanford, mentre si ferma Oregon State, arrestata dalle 400 yard lanciate dal QB di Wazzou Jayden De Laura.

Festeggia Utah al Coliseum di L.A. dove batte 42-26 l’ombra della USC che fu. Torna alla vittoria anche UCLA che supera agevolmente Arizona 34-16.

Nelle “group of 5” da segnalare la vittoria larga, larghissima di Cincinnati, il tipo di vittoria che serve ai Bearcats per convincere il comitato della legittimità di una loro chiamata ai Playoff.

Nella AAC vince anche SMU di un touchdown su Navy e UCF supera di misura East Carolina.

Nella Sun Belt prosegue ininterrotta la marcia di Coastal Carolina che ne segna 52 ad Arkansas State, mentre nella MAC si chiude 48-38 la consueta sparatoria tra Kent State e Buffalo, con i Golden Flashes che balzano in testa solitaria della East Division.

E anche per oggi, ora, è davvero tutto. Appuntamento a tra 7 giorni!

Merchandising Merchandising

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.