AREA 54: I Bears sbancano Vegas

Las Vegas, l’ora è tarda quando Justin Fields e i suoi amici fanno saltare il banco dell’Allegiant Stadium!

Per i Bears una vittoria contro pronostico, contro aspettative. Contro le paure e contro i dubbi. Chicago usa l’orgoglio e gioca duro rispondendo per le rime alle provocazioni dell’onda nera Raiders. Una partita sporca, scorretta, fisica oltre ciò che la NFL contemporanea ci ha abituato a guardare; in poche parole il vero football americano torna protagonista per una notte.

Tante le penalità, in particolare contro i padroni di casa. Altrettanti i colpi bassi e quelli a gioco fermo, volano le flag e si fatica a concentrarsi sul campo e su ciò che davvero conta. Il risultato. In quel senso Chicago ha un pò più di lucidità e sfrutta bene il running game “di ripiego” con Khalil Herbert e Damien Williams, rispettivamente 18 portate per 78 yard e 16 per 64 più 1 TD. Herbert e Williams dividono l’onere e sopperiscono, insieme, all’assenza di Montgomery.

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Segnali incoraggiante per il gioco sulle corse. Eravamo più che preoccupati per l’assenza di Monty, ma i due backup ci hanno messo non una, ma due pezze. Prova enorme dei panchinari che, con l’aiuto della linea offensiva, spingono avanti le truppe nella battaglia di trincea nettamente vinta da Chicago. L’aiuto della linea, per la prima volta promossa a pieni voti, è essenziale e “guarda caso” si fa male Ifedi che esce e tutto gira nel verso giusto…

Quando giochi con lo scarto degli altri, non puoi competere. Non nella NFL. Forse anche Matt Nagy se ne è reso conto, ora vedremo.

Matt Nagy che lascia i giochi nelle mani di Bill Lazor e questo crea un movimento dinamico decisamente meno prevedibile e più concreto. Più materiale. Lazor coinvolge bene il pacchetto dei ricevitori facendo smistare a Fields le porzioni in parti eguali. Si creano così meno punti di riferimento per la difesa Raiders e i Bears trovano delle conversioni importanti anche sui terzi down. Mi è piaciuto molto anche l’utilizzo, meno marginale, dei tight end. Spesso schierati a bloccare e inseriti nei giochi quando strettamente necessario come nella situazione del touchdown di Jasperone Horsted, o come quando il tanto criticato Cole Kmet ha risolto un terzo e lungo difficilissimo con una delle sue due prese di giornata. Bene, ma si può ancora migliorare! Le possibilità ci sono e vanno sfruttate, esplorate a sfinimento. Vedere Jimmy Graham che spinge nella mischia è bello, vedere tre TE schierati dietro la linea contemporaneamente mettono paura agli avversari. E i Bears, come Nightmare, si nutrono della paura.

Per una sera, grazie coach Nagy. Grazie per aver guardato agli interessi della squadra e non ai tuoi. That’s the way we want.

Bears magistrali in occasione del primo touchdown, quando un drive da 8:17 consuma cronometro e avversari. Così si gioca a football, così si vincono le partite. E forse a furia di subire certe dinamiche impariamo a creare da uno svantaggio, un vantaggio.

Paga il conto Derek Carr e il suo attacco, freddo e impacciato. Terrorizzato dall’idea di Khalil Mack, l’eroe di giornata che strappa una vendetta senza prezzo. Prima della partita l’ex miglior difensore del mondo è andato dal suo compagno a sussurrargli qualcosa nell’orecchio; poi un pò di trash talking in amicizia, che ha anche strappato un mezzo sorriso agli arbitri. Infine sack, 8 tackle, uno dei quali (che sarebbe un sack) sulla conversione da due punti fallita da Carr, un QB hit e la faccia strapazzata dal fastidio di Jon Gruden.

Mack batte il martello ed emette la sua sentenza: se c’erano ancora dubbi su chi ha vinto quella trade nel 2018, questi sono spariti domenica sera con la vittoria dei Bears e con la superba prestazione di Mack. Nel mentre, Josh Jacobs impatta sul muro difensivo di Desai che si erge alto, altissimo a dire il vero. Jacobs è parte del risultato della contropartita di Khalil Mack: contro i Bears 15 portate e 48 yard. In poche parole, sbranato dagli orsi nonostante il suo touchdown. Una difesa che concede 9 punti in trasferta è una grande difesa e se l’attacco concede respiro, il potenziale della difesa Bears si massimizza all’ennesima potenza. Tutto questo, è ciò che ci auguriamo di vedere domenica prossima contro Green Bay, perché i Bears sono ancora in corsa per uno spot playoffs ed, eventualmente, per un titolo divisionale sebbene questi argomenti possano sembrare utopici.

Bisognava entrare nella testa di Derek Carr e stritolarlo, e questo è quanto fatto dai difensori di Chicago e da un sontuoso Roquan Smith. Il LB che veste la numero 58 impatta a dovere su mente e corpo dei rivali e non concede scampo. Mario Edwards Jr., invece, la prende sul personale e dopo aver visto un paio di colpi di troppo a gioco fermo su Fields, decide di rendere pan per focaccia menando duro e alimentando tensione. La azioni si spezzano e il ritmo rimane basso, situazione che poi risulterà sfavorevole ai Raiders. Nota negativa sulle mancate ricezioni dei wideout in nero, distratti sui drop e totalmente distratti sullo sviluppo del gioco. Un paio di quelle ricezioni sbagliate avrebbero potuto cambiare l’inerzia della partita.

Chicago è scesa in campo convinta, rabbiosa. Justin Fields ha finalmente segnato il suo primo TD Pass; un passo per volta ragazzo, la strada è lunghissima.

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I Raiders avevano la testa piena e le gambe scariche di energia. Del nervosismo è trapelato e con ogni probabilità lo scandalo che ha travolto Jon Gruden per la venuta alla luce delle sue e-mail misogine, razziste e offensive ha inciso e non di poco. Inciso a tal punto che il vecchio Jon è dovuto scappare con la coda tra le gambe, rassegnando le dimissioni e mettendo la parola fine al suo percorso in silver and black. Il suo progetto di rilancio per i Raiders era lungo e pagato oltre misura, ma si è interrotto nella peggiore delle maniere, ossia con il dito del pubblico puntato contro la sua figura giudicata colpevole all’unanimità. Peccato per i Raiders, che dall’alto del loro importantissimo ruolo nella NFL ci devono mettere la faccia. Momento complesso: tra le due sconfitte consecutive, le dimissione della figura centrale, il cambio di location e tutte le incertezze del caso. I Raiders ed il loro pubblico meritano altro e speriamo possano ritrovare la loro strada nella migliore delle maniere.

Quanto ai Bears, una vittoria come quella ottenuta in Nevada non può che dare coraggio e trasmettere fiducia a un ambiente che spesso fa il sovraccarico di frustrazione. Si marcia avanti e lo si fa convinti perché la sfida più importante della stagione è alle porte del Soldier Field. Superare i Packers non è impresa da poco, la sfida tra Aaron Rodgers e Justin Fields rappresenta il vecchio contro il nuovo, il passato/presente contro il futuro. Non importa come andrà e non importa il risultato, anche perché se dovessimo appellarci solo a quello 17 su 20 va male come da 10 anni a questa parte. Ciò che conta è giocare bene e crescere, dimostrando che questo progetto ha basi solide e non dimenticando che anche nella sconfitta ci può essere onore, purché questa non avvenga come successo a Cleveland.

Per Green Bay il discorso è a senso unico, dal momento che l’ultimo anno di Rodgers rappresenta l’ultima spiaggia per un anello. Nell’Illinois è diverso: Packers vs Bears rappresenta il crocevia di una stagione che potrebbe far esplodere le potenzialità di un gruppo giovane come quello di Chicago, oppure ridimensionarle in attesa di un altro inverno.

alex cavatton firma area 54

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