Intervista a Coach Michael Wood

In occasione dell’ultima sfida del campionato di Prima Divisione tra i Seamen Milano e gli Ancona Dolphins andata in scena sabato 19 giugno al Vigorelli, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche battuta con Michael Wood, capo allenatore della squadra campione d’Italia in carica.

Q: Coach, come è stata la ripresa del football dopo oltre un anno di inattività e quali sono state le difficoltà maggiori che avete dovuto superare?

A: Lo scorso anno è stato davvero duro, sono stato qui a Milano per sette mesi e non abbiamo giocato nessuna partita. Sono rimasto chiuso nel mio appartamento per quattro mesi incontrando di rado mia figlia al supermercato mentre facevamo la spesa. Sono felice che quest’anno la federazione abbia trovato il modo di organizzare la stagione e il campionato. Questa è la cosa più importante perchè nonostante tutto abbiamo ancora la possibilità di giocare a football. L’aspetto più importante per i ragazzi, per stare insieme, perchè tra di loro esiste un rapporto di amicizia e fratellanza. I Seamen sono prima di tutto una famiglia e quando non vedi la tua famiglia per un anno diventa difficile per chiunque.

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Il football inteso come sport è fondamentale, in particolar modo per i ragazzi più giovani. Per le matricole non è mai semplice. A diciotto o diciannove anni li coinvolgiamo per essere parte del gruppo e saltando una stagione ci siamo trovati una doppia turnazione di ragazzi da gestire; ma ora li abbiamo integrati tutti e allargato la nostra famiglia!

Q: Parlando di un gruppo giovane, in termini di esperienze, nonostante la sconfitta contro i Raiders quanto è stata importante la possibilità di giocare in Europa per gli sviluppi di crescita del progetto?

A: Quando hai la possibilità di giocare a football a certi livelli la devi prendere al volo! La competizione europea è un’esperienza fantastica. Ovviamente Innsbruck è una super squadra, loro hanno vinto il titolo un paio di anni fa e per “sfortuna” li abbiamo dovuti affrontare ancora e nel primo turno. Non ti nascondo che avrei preferito giocarmela con qualche altra squadra evitando uno scontro proibitivo così presto, specialmente in una stagione come questa. Abbiamo dovuto affrontarli poche settimane dopo l’inizio del campionato italiano e sebbene la nostra squadra sia solida abbiamo pur sempre avuto una serie di innesti nuovi tra le nostre linee, di conseguenza molti aspetti erano nuovi per diversi componenti del roster. Qualcuno stava ancora cercando la miglior forma fisica e nel complesso anche l’alchimia del gioco era ancora da perfezionare.

Durante il periodo del Covid-19, a Innsbruck, avevano la loro palestra privata. Tutti i ragazzi dei Raiders hanno avuto la possibilità di continuare ad allenarsi in una struttura dal valore di qualche milione di euro (sponsorizzata dalla Swarovski). Dunque i Raiders potevano lavorare, allenarsi e procedere con preparazioni atletiche e tecnico-tattiche nelle sale video. Un aspetto complicato del nostro progetto è la ristrutturazione dello stadio: qui al momento non abbiamo una sala riunioni o un posto dove poter analizzare i video. Se lavoriamo sui video dobbiamo farlo su Zoom. E Zoom, per quanto possa essere una bella cosa, non ti consente di lavorare come se stessi di persona con i ragazzi tutti insieme in uno spazio dedicato. Ci siamo adattati cercando di fare del nostro meglio.

Q: Gli ultimi due anni dei Seamen Milano nel campionato italiano sono stati dominanti, ma quest’anno dopo la lunga pausa imposta abbiamo visto un paio di sconfitte contro i Parma Panthers che potremmo definire quasi inaspettate. Entrambe le sfide sono state concitate, belle lotte. Ci racconta il suo punto di vista riguardo al match-up coi Panthers?

A: Beh entrambe le gare si sono risolte negli ultimi trenta secondi e sappiamo tutti che quando si perde ci si sente male. Si crea disappunto e frustrazione. Ma nel nostro caso nessuno ha incolpato nessuno di qualcosa e questa è una grande prova di maturità. Non è stato l’attacco a cedere il passo e non è stata la difesa. Vinciamo insieme, perdiamo insieme. Prendiamo le sconfitte come punto dal quale ripartire per migliorarci, probabilmente Parma ha avuto più rabbia agonistica di noi. Se una o due giocate avessero trovato un epilogo diverso, magari anche il risultato finale sarebbe cambiato. Però ora che ci siamo beccati due sconfitte abbiamo una valida ragione per motivarci, per eseguire al meglio il game plan, per adempire al meglio ai nostri compiti.
Non credo nel fatto che in questo sport bisogna risparmiarsi e questa idea cerco di trasmetterla ai miei ragazzi. Si gioca full-speed, si gioca per vincere e non ci sono scuse. Dopo la sconfitta di Parma ho visto un atteggiamento agonistico aggressivo in allenamento, il feeling è quello di chi ha perso un paio di battaglie ma non ha ancora perso la guerra.

Uno dei grandi punti di forza della nostra squadra risiede nalla linea offensiva, ci sono ragazzi che giocano insieme dal 2017 e conoscono il meccanismo a memoria. Purtroppo quest’anno non siamo quasi mai riusciti a schierarli tutti insieme per via degli infortuni o del Covid. Ogni settimana abbiamo dovuto sistemare la linea offensiva rattoppando i buchi. Inoltre alcuni dei ragazzi vivono lontano da Milano, come nel caso di Adduci che viene da Pisa, e si uniscono alla squadra solo il venerdì non riuscendo a partecipare a tutte le sessioni di allenamento. Negli allenamenti si provano gli schemi con contatto e senza contatto, quando si fa senza è complesso valutare se non hai visto come gli OL si muovono sul contatto.
In questo sport esistono alcuni ruoli in cui puoi giocare ad esempio “rincorrendo la palla”, ma sulle linee il sistema deve lavorare in modo coeso. Credo che si possa sempre rimpiazzare un defensive back in qualche modo, ma sulla offensive line lo stesso ragionamento non funziona. L’unità è composta da cinque uomini che devono muoversi all’unisono. Devo confidarti che su questo ruolo specifico il Covid ha realmente inciso in negativo per il nostro team, forse viziando anche un pò la stagione. Gli uomini della linea offensiva sono come le cinque dita di una mano e se un dito è rotto la mano fa male, è limitata e non si muove con naturalezza.

Nel pre-gara contro Ancona, coach Wood aveva dichiarato che Milano sarebbe scesa in campo più agguerrita che mai e la sua squadra ha tenuto fede alle aspettative visto il 35-0 portato a tabellino prima dell’intervallo, con conseguente Mercy Rule a bruciare il cronometro nella seconda metà di partita.

Nella piacevole conversazione con il capo allenatore dei Seamen abbiamo compreso che nonostante le sconfitte subite per mano dei Panthers, Milano è fiduciosa di potersi giocare l’Italian Bowl di Piacenza al meglio delle sue possibilità. Lo spettacolo attende!

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Ph. Credits: @Beppe Fongaro

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Alex Cavatton

@AlexCavatton sport addicted dal 1986. Amministratore di Chicago Bears Italia. Penna di Huddle Magazine dal 2018. Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio. Autore dei progetti editoriali: Chicago Sunday, Winners Out, RaptorsMania, Siamo di Sesto San Giovanni, Prima dello snap. Disponibili su Amazon

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