Il necessario armistizio fra Rodgers e Packers

Non ne ho mai fatto mistero e non mi vergogno a dirlo, l’estate è la stagione che più odio e, soprattutto, quella in cui vivere diventa esponenzialmente più tedioso: uno dei motivi per cui le giornate sembrano durare il triplo rispetto a quelle del mio amato inverno sono i tormentoni, armi di distruzione di massa pensate appositamente per spegnerci il cervello e dilatare il tempo, poiché è difficile non perderne la giusta cognizione quando le radio dei luoghi pubblici sparano – a volumi insostenibili – quelle maledette canzoni reggaeton tutte insopportabilmente identiche fra di loro.
Quest’estate, alla lista degli abominevoli tormentoni, se ne è aggiunto uno che mi ha toccato sul vivo in quanto vedeva come protagonista uno dei miei giocatori – se non il giocatore – preferiti in assoluto, Aaron Rodgers: forse, ripeto, forse, siamo vicini alla risoluzione della maldestra disputa fra il quarterback ed i – non più come un tempo – suoi Green Bay Packers.

Riassumendo molto sommariamente per i più distratti, Rodgers mesi fa ha dichiarato di non aver più alcun interesse a riferirsi a Lambeau Field come al proprio personalissimo personalissimo playground – concedetemi qualche licenza poetica, avete capito cosa intendo – e che qualora non fosse stato spedito altrove non avrebbe avuto alcun rimpianto a ritirarsi: l’origine del contenzioso risale probabilmente alla scelta del front office di investire la fondamentale scelta al primo round del draft del 2020 – dopo un sorprendente trade up – su Jordan Love, quarterback che suo malgrado si è trovato co-protagonista non agente in una situazione difficile e assai tossica.
Dopo un braccio di ferro costellato da dichiarazioni passivo-aggressive – o in alcuni casi semplicemente aggressive -, silenzi ed assenze, nel weekend sembra essere arrivata la tanto agognata svolta: giocatore e front office si starebbero parlando faccia a faccia – cosa mica da poco se si considera che fino a non molte settimane fa sembrava inverosimile che Rodgers fosse disposto a dialogare con il GM Gutekunst – e si starebbero avvicinando a grandi passi alla risoluzione del problema.

Stando a quanto fattoci sapere dal sempre affidabile Adam Schefter, Green Bay sarebbe disposta a rendere l’ultimo anno dell’attuale contratto di Rodgers – il 2023 – voidable, ovverosia annullabile, e creare immediatamente dell’importante spazio nel salary cap tramite qualche oscuro esercizio di ginnastica salariale: ciò che però – probabilmente – convincerà Rodgers a scendere in campo per i Packers nel 2021 sta nel fatto che dopo il termine della prossima stagione il numero 12 sarà padrone del proprio destino e, qualora volesse veramente andarsene dal Wisconsin, sarà in grado di farlo poiché avrà la preziosa libertà di decidere la squadra nella quale scriverà gli ultimi capitoli della propria storia.
Ripeto, la situazione potrebbe cambiare ulteriormente e mentre scrivo nulla gode ancora della fondamentale ufficialità, ma personalmente ritengo che questa soluzione sia l’unica che possa essere inserita, magari un po’ a fatica, nella categoria win-win poiché Green Bay, squadra le cui ultime due stagioni si sono concluse al Championship Game, potrà tentare un ultimo disperato assalto al Lombardi con un quarterback fresco di MVP dopo quella che ritengo essere stata la miglior stagione in assoluto della sua illustre carriera, mentre Rodgers sarà in grado di determinare con totale indipendenza l’epilogo alla propria avventura nella National Football League.

A mio avviso questo, oltre che ad essere l’unica soluzione possibile ed al contempo civile, è anche quella più suggestiva poiché entrambe le parti avranno l’opportunità di rettificare un errore che si perpetua da troppi anni, ossia ritoccare quel supponente “1” sotto la voce “Super Bowl”: l’epopea di Rodgers ai Packers non può concludersi con un solo “misero” Super Bowl, è troppo poco, è quasi un insulto che uno dei migliori quarterback di sempre – forse il più talentuoso – sia riuscito a portare a casa il Lombardi solamente in un’occasione vedendo, per di più, il sogno sfumare al Championship Game ben quattro volte.
Se gli ultimi due anni ci hanno insegnato qualcosa è che i Packers siano nella élite della NFC, che siano guidati da un allenatore competente e con le idee chiare e che la difesa, reparto che spesso è costato a Rodgers la possibilità di arrivare fino in fondo, sia in netta crescita e tutti questi fattori ci permettono di individuare l’anno prossimo, molto semplicisticamente – ed ottimisticamente -, come l’anno giusto… questa volta sul serio.

Non ci è dato sapere lo stato attuale di Jordan Love che potrebbe tranquillamente avere un impatto sulla NFL paragonabile a quello avuto da Patrick Mahomes dopo un anno di apprendistato alle spalle dell’inimitabile Alex Smith e, a rigor di logica, ciò farebbe perdere ogni valore a quanto appena affermato poiché pure con lui, così fosse, Green Bay confermerebbe il proprio posto nella élite della NFC, ma potrebbe essere altrettanto vero che l’ex Utah State non è ancora pronto a gestire l’attacco di LaFleur e che anche per questo motivo Green Bay ha disperatamente bisogno di Rodgers: ciò che mi sembra sicuro è che una mossa del genere toglierà un bel po’ di pressione dalle spalle di Love, poiché avesse giocato quest’anno, a fronte di quanto successo negli ultimi mesi fra Rodgers e Packers, sarebbe stato probabilmente il giocatore più scrutinato della lega e ciò è terribilmente ingiusto nei confronti di un de facto rookie.

Ritengo possibile che Rodgers ritorni pure nella stagione 2022?
Non posso escluderlo a priori ma no, credo che il rapporto con la dirigenza sia definitivamente compromesso, o perlomeno compromesso a tal punto che prolungare ulteriormente la convivenza per un altro anno sarebbe deleterio per tutte le parti coinvolte: malgrado abbia odiato la serie in questione, vi do il permesso di parlare del 2021 dei Packers come una sorta di The Last Dance, l’ultimo tentativo per mettere la parola fine ad una storia diventata tossica negli ultimi anni nel miglior modo possibile, dal momento che immagino un Super Bowl aiuterebbe moltissima gente a dimenticare quanto successo negli ultimi mesi.

https://twitter.com/BleacherReport/status/1418802097701724164

Sul futuro di Rodgers, per il momento, non ho intenzione di pronunciarmi, a differenza di Brady non ho idea di quale sia il suo obiettivo, se voglia arrivare a 40, 42 o 45 anni o se voglia “semplicemente” vincere un altro Super Bowl prima di salutarci, vi confesso che non ho idea di cosa voglia fare poiché non risponde alla mia corrispondenza da un paio di mesi: ciò di cui sono sicuro è che sarà esilarante vedere il suo nome, settimana dopo settimana, accostato a quello di qualsivoglia squadra con spazio salariale ed un impellente bisogno di brillantezza under center.
Un lunedì potremmo vederlo associato ai Denver Broncos che, finalmente consapevoli del – non – valore di Lock, faranno i salti mortali per assicurarselo e sfruttare nel migliore dei modi un roster talentuoso in qualsiasi altra posizione, circa, mentre il lunedì seguente, dopo una prestazione incolore del rookie Lance, potremmo passarlo ad immaginarci cosa sarebbe successo se quel geniaccio di Shanahan avesse avuto la possibilità di costruirci un playbook attorno e che dire dei Rams nella sciagurata ipotesi in cui Stafford…
Avete capito cosa voglio dire, no?

Alla fine ha vinto la logica, Rodgers si è reso conto che compromettere la carriera per dimostrare qualcosa non fosse troppo conveniente, il front office di Green Bay, dopo aver visto Davante Adams mostrar loro il dito medio durante le trattative per il rinnovo contrattuale, ha definitivamente preso coscienza che un armistizio fosse l’unica soluzione possibile per non compromettere il destino di una squadra estremamente competitiva e, soprattutto, non sconquassare i delicati equilibri di uno spogliatoio che ama genuinamente il proprio quarterback.
Jordan Love, nel frattempo, tenterà di assimilare quanto più possibile dal proprio sensei che, fra non troppi mesi, tornerà a monopolizzare i nostri articoli e podcast: in tutta sincerità non posso lamentarmi poiché sarò “costretto” a parlare di uno dei miei giocatori preferiti, anche se come visto negli ultimi mesi tali chiacchiere non sono piacevoli come quelle che seguono una vittoria condita da quattro o cinque touchdown.

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L’armistizio è fortunatamente in procinto di essere siglato e mentre aspetto con ansia l’ufficialità non posso che offrire un sincero e caldo abbraccio a tutti i – troppi – amici dei Denver Broncos che qualche mese fa, per una notte, furono quasi convinti di potersi riferire a lui come “il proprio quarterback”: ah, che bello Twitter.

https://twitter.com/AdamSchefter/status/1420027430467739648

Dopo questa foto, in realtà, lo è un po’ di più.

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Mattia Righetti

Mattia, 27 anni. Voglio scrivere per vivere ma non so vivere. Quando mi cresce la barba credo di essere Julian Edelman. Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango malissimo.

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3 Commenti

  1. C’è anche chi ha scritto che Rodgers abbia bluffato fino all’ultimo per far mandare via Gutekunst. Ma il CEO Murphy non avrebbe potuto prendere una decisione simile.
    Comunque si è inaugurata la fase del disgelo col tentativo di riportare Cobb a casa.

  2. Siete degli illusi se pensate di vincere qualcosa con AR, giocherà quest’anno col freno a mano tirato per l’anno prossimo

  3. ..sono uno degli illusi, anzi sono peggio di mio figlio (19anni) tifoso da sempre dei Patriots. Da quando quella statua di marmo di Brady è a Tampa si è trasformato in un Buccaniers fans… Io seguirò Aaron Rodgers ovunque, quando chiuderà tornerò a GreenBay.

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