Vincitori e sconfitti del Draft 2021

In questi giorni saremo bombardati un po’ da tutti i poli di informazione dello sferoide prolato da una marea di articoli pieni di valutazioni dell’operato di tutte le trentadue franchigie della NFL. Ebbene, questo sarà un punto di vista leggermente diverso. Quando ci approcciamo al Draft siamo soliti pensare alle need scoperte della squadra e ci limitiamo a quello, a volte però il pensiero laterale di una scelta ti porta a fare valutazioni di tutt’altro stampo. In un suo famosissimo libro, Primo Levi scrive de i sommersi ed i salvati; il suo argomento è estremamente più importante e meno frivolo del nostro, però mi piace prendere questa sua definizione perché rende bene quello che andremo a vedere tra poco: i sommersi sono coloro che, forti di un contratto in essere, escono dal Draft con scelte che potrebbe minarne la situazione mentre i salvati sono quelli che escono decisamente rafforzati da questo Draft.

Vincitori

Drew Lock, QB dei Denver Broncos

È un vincitore un po’ zoppo, non propriamente vittorioso, ma pur sempre indenne ne è uscito. Delegittimato da tante scelte del management durante tutta la offseason, si è entrati al draft con la possibilità di draftare al primo giro un quarterback qualora questo fosse caduto. Justin Fields è effettivamente arrivato, ma i Broncos hanno preferito scegliere Surtain II. La querelle Aaron Rodgers a poche ore dalla pick sicuramente avrà influito, ma rimane che al momento Lock è lo starter dei Broncos. Al secondo giro gli hanno pure aggiunto un runningback come Javonte Williams che può togliergli pressione sui tre down. Vedremo se effettivamente manterrà questo status fino alla stagione, ma dal draft ne è uscito indenne.

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Ryan Pace, GM dei Chicago Bears

Si è riabilitato in due giorni e probabilmente si è salvato la poltrona fino ad un eventuale, speriamo di no, fallimento del nuovo corso. Criticato a destra e manca, giustamente, per scelte passate come quelle di Trubinsky prima di Mahomes o di Andy Dalton quest’anno, riesce ad effettuare ben due trade up, il primo piuttosto costoso ma era un all in necessario. Con la prima va a selezionare il nuovo franchise QB dei Bears con Justin Fields caduto incredibilmente fino alla 11, con la seconda invece lo va a difendere con la pick di Teven Jenkins.

Bill Belichick, HC dei New England Patriots

È incredibile come gli vada sempre bene. Attenzione, ovviamente è una battuta ironica perché per farti andare bene le cose devi essere anche oculato nelle scelte. Lui rimane alla sua pick 15 tranquillo come nessuno, gli piove Mac Jones che era palesemente la miglior fit possibile per il sistema Patriots ma ormai insperato visto che tutti lo davano per certo alla 3, lui ringrazia e se lo prende. Come se non bastasse nel secondo giro si prende beffe di una war room in confusione come quella dei Bengals per effettuare trade up e prendersi un DT come piace a lui nella figura di Christian Barmore scivolato al secondo giro. Una steal bella e buona.

Detroit Lions

Sono l’emblema dello spirito del football: per quanto tu sia in rebuilding, se ti cade in mano un fenomeno non puoi passarlo. Detroit ringrazia Miami ma soprattutto Cincinnati e si porta a casa l’OL Penei Sewell da Oregon mettendosi in casa un talento generazionali per molti molti anni. Poco male se per essere competitivi servirà tanto altro, intanto un mattoncino c’è.

Kevin Stefanski, HC dei Cleveland Browns

Francamente veder lavorare in questa maniera la franchigia di Cleveland quasi commuove. Greg Newsome II è il cornerback che serviva al team, ma il vero capolavoro è riuscire a prendere il LB Jeremiah Owusu-Koramoah alla 52 quando sembrava dovesse rientrare nei primi 20 del draft. Aggiunte importanti che sicuramente faranno gioire l’ex offensive coordinator dei Minnesota Vikings che si ritrova rinforzata una squadra già decisamente competitiva.

Kyle Shanahan, HC dei San Francisco 49ers

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Finalmente Shanahan avrà il suo quarterback scelto al draft e non preso via trade per occasione. Ora sarà chiamato davvero ad alzare il livello del team dopo anche il costo della trade up. La scelta di Trey Lance convince tutti e non solo, sicuramente questa scelta tende ad avere ancora più risalto dopo che in maniera quasi assurda era stato accostato a gran voce il profilo di Mac Jones che non pareva minimamente un profilo da numero 3 del draft.

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Sconfitti

Joe Burrow, QB dei Cincinnati Bengals

L’ho detto nello speciale vincitori e sconfitti della free agency, mi tocca ridirlo pure in questo relativo al draft: a Cincinnati sono una accozzaglia di incompetenti. Hai un gioiello e non lo preservi. Alla prima stagione l’hai mandato già sotto i ferri per una linea offensiva ridicola ed in questo draft per due volte hanno avuto la possibilità di scegliere dei pezzi da novanta, Penei Sewell alla 5 e Teven Jenkins al secondo giro, e non l’hanno fatto. Pazzi. Clamorosa la scelta su Jenkins visto che gli è caduto in mano in maniera miracolosamente ed addirittura effettuano un trade down da quella pick che viene poi utilizzata dai Patriots. Burrow non ringrazia, il chirurgo che l’ha operato lo scorso anno sicuramente si e secondo il buon Giorgio Prunotto questi avrebbe già mandato il conto per l’operazione futura…

L’organizzazione Minnesota Vikings

In questa scelta faccio una valutazione sul futuro nonostante stiamo parlando del presente: non ho capito le scelte effettuate nel momento in cui pare ormai certo che sia Mike Zimmer, head coach, e Rick Spielman, general manager, l’anno prossimo toglieranno le tende. Probabilmente in casa Minnesota le cose non sono così chiare come sembrano da fuori. Effettuano trade down lasciando Alijah Vera-Tucker nelle mani dei Jets per poi trovarsi, miracolosamente, in mano Christian Darrisaw solo perché i Raiders, in loro ormai abituale stile, prendono Alex Leatherwood che pare un reach bello e buono.  Al secondo non scelgono, al terzo si ripresentano e scelgono un quarterback come Kellen Mond. Ora: scegliere un quarterback al terzo o quarto giro, di tanto in tanto, ci sta. Mi lascia perplesso la tempistica di prendere un quarterback da lasciare in dote al nuovo staff che dovrebbe venire. C’erano altre need. Senza contare che non approvo particolarmente la scelta di riempirsi di trade nei round inferiori dove quest’anno la qualità pare essere comparata a quella degli undrafted delle annate scorse.

Ben Roethlisberger, QB dei Pittsburgh Steelers

Questa è una provocazione: siamo così sicuri che in casa Steelers siano così contenti che Roethlisberger sia rientrato quest’anno? Dalle mosse del draft parrebbe proprio di no. Non è che non abbiano preso ottimi giocatori, il runningback Najee Harris è un bel prendere, ma la offensive line? Hanno perso Feiler, Vilanueva, ed altro e non ci hanno praticamente messo male. Harris è fortissimo ma senza una OL che gli apra la strada cosa potrà fare? Ovviamente lo stesso discorso, ancora di più, vale per Roethlisberg che già poco mobile sembra avrà ancora meno tempo per ragionare.

Jerry Jones, Owner dei Dallas Cowboys

Non è nemmeno colpa sua in realtà, tuttavia le need dei Cowboys sono state celate molto male e quindi puntualmente nei primi giri del draft sono stati sempre anticipati da altri grazie a trade up fregando di fatto la scelta iniziale. Doveva essere un cornerback ma prima Jaycee Horn e poi Patrick Surtain II sono scappati nelle due pick antecedenti ed a quel punto sono scesi per prendere un giocatore, di qualità come Micah Parsons, ma in un settore meno bisognoso. Allo stesso modo anche al secondo giro la safety Trevon Moehrig è scappata.

Kirk Cousins, QB dei Minnesota Vikings

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Altro giro altro spot per Minnesota, questa volta sul personale. Il quarterback è stato premiato con un rinnovo nonostante prestazioni altalenanti e dopo quel mega contrattone tutto garantito regalatogli forse un po’ troppo frettolosamente qualche anno fa. Nonostante tante need, Minnesota ha preferito draftare il QB Kellen Mond al terzo giro e questo non può che mettere pressione ed a rischio il ruolo dell’ex Redskins qualora la stagione non dovesse andare nella direzione giusta.

Cam Newton, QB dei New England Patriots

Con Mac Jones scelto così alto al draft, Newton non può che essere messo in discussione. Questo avviene proprio ora che l’ex Panthers ha firmato un bel contrattone rispetto a quello risicatissimo della passa stagione. Probabilmente lo starter sarà lui ma la sensazione è che questi farà da “chioccia” a Mac Jones prima che questi ne usurpi il trono. Il dubbio rimane anche su cosa l’ex MVP possa insegnare all’ex Alabama. I due sono proprio due giocatori agli antipodi. Non sarei sorpreso se al day 1 lo starter fosse Jones.

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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