Uno sguardo al 2020: Philadelphia Eagles

La rivoluzione è stata inattesa e radicale in casa Eagles dopo i grandi successi del passato recente: il 2020 si è concluso in negativo, ma il futuro promette sorprese.

COME DOVEVA ANDARE…

Dal Super Bowl vinto nel 2017 contro i Patriots, l’evoluzione degli Eagles è stata una via di mezzo tra un percorso di conferma ai piani più alti in NFL e uno di ritorno all’anonimato, come nelle due stagioni precedenti il trionfo. Il doppio 9-7 in regular season è comunque sempre valso i playoff, giocati più che degnamente fino al Divisional Round contro i Saints nel 2018 e con una sconfitta di misura contro i Seahawks l’anno successivo. Alla vigilia di quest’ultima annata le sensazioni in casa Philadelphia non erano più così positive e la prospettiva di un record in negativo senza post-season non appariva così remota.

…E COM’È ANDATA

La pesante sconfitta all’esordio contro il Football Team di Washington è stata soltanto il preludio a una stagione deludente, resa di fatto già proibitiva dalle quattro sconfitte e un pareggio nelle prime sei partite giocate. Le due vittorie di fila contro Giants e Cowboys avevano ridato speranze, considerando la disastrosa situazione generale in NFC East, ma sono poi arrivati altri sette KO nelle ultime otto partite giocate a sancire un record di 4-1-11 che lascia davvero poco all’immaginazione. E che ha portato a una ricostruzione, per certi versi anche inaspettata, nei ruoli chiave: l’artefice del successo al Super Bowl, Doug Pederson, è stato sostituito da Nick Sirianni, offensive coordinator dei Colts alla prima esperienza da head coach in NFL, mentre il quarterback Carson Wentz ha fatto il percorso inverso, volando a Indianapolis e lasciando il posto da titolare al giovane talento di Jalen Hurts.

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COSA HA FUNZIONATO…

In verità è stato l’addio di Pederson a lasciare sorpresi più di quello di Wentz, che ha vissuto di gran lunga la peggior stagione in carriera, di cui parleremo in seguito. Hurts, criticata scelta numero 53 allo scorso Draft, non ha demeritato nelle cinque partite che hanno chiuso la stagione: 1.028 passing yard con 6 touchdown pass e 4 intercetti, con 301 yard e 3 touchdown in aggiunta su corsa. I 13 sack subiti uniti ai 6 fumble, dei quali due persi, dimostrano che ancora qualche aspetto deve migliorare, ma il demerito dell’offensive line a riguardo è più che evidente. Il ricco e variegato backfield di Philadelphia ha prodotto numeri deludenti, a eccezione delle 867 rushing yard con 6 touchdown di Miles Sanders in 12 partite giocate. Allo stesso modo, è complicato analizzare in positivo il parco ricevitori di casa Eagles: hanno sorpreso soltanto le 539 receiving yard di un ottimo Travis Fulgham, i 6 touchdown di Greg Ward, ma soprattutto il rendimento eccezionale del tight-end Dallas Goedert, che in undici partite ha totalizzato 524 yard, 3 touchdown e sette giocate da almeno 20 yard. I tanti infortuni hanno frenato il rendimento della linea offensiva: ben undici diversi linemen hanno giocato almeno 50 snap in stagione e per questo motivo il giudizio a riguardo non può che essere rimandato a tempi migliori.

A un attacco non così soddisfacente si abbina una difesa con tanti lati positivi, a partire dall’eccezionale linea difensiva. I 49 sack totali rappresentano il terzo numero più alto in NFL alle spalle di Steelers (56) e Rams (53) e di questi la gran parte vanno suddivisi tra un devastante Brandon Graham, autore di 8 sack e 15 tackle for loss, e un fenomenale Fletcher Cox, 6.5 sack e 11 tackle for loss. Senza scordare, però, anche il grande rendimento di tutti gli altri, da Dereck Barnett a Javon Hargrave e Josh Sweat, che in tre si sono suddivisi pressoché equamente 16 sack e 26 tackle for loss. Non è un caso che gli Eagles abbiano tenuto i quarterback avversari ben al di sotto delle 4.000 yard complessive (3.798) e concesso loro appena 22 touchdown pass in totale. A proposito di ottimi numeri da segnalare i 14 fumble forzati, con Sweat mattatore a quota 3, e i 120 tackle di Alex Singleton, che di quei fumble ne ha recuperati un paio. Passando alla secondaria, desta scalpore pensare che nessuno abbia superato i 7 pass defended di Rodney McLeod e i 2 intercetti di Marcus Epps, in un reparto che poteva e doveva fare di più.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

In pochissimi si potevano aspettare che Hurts, nel giro di una sola stagione, si sarebbe preso il posto da titolare detronizzando Wentz, costretto a cambiare squadra in offseason verso i Colts. Gran parte del (de)merito va ascritto proprio allo stesso Wentz e al suo evidente passo indietro compiuto nel 2020 rispetto alle stagioni precedenti: 2.620 passing yard con il 57.4% al lancio, 16 touchdown pass a fronte di ben 15 intercetti e la cifra mostruosa di 50 sack subiti in 12 partite giocate da titolare. Delle difficoltà dell’offensive line si è detto, ma non tutti i problemi possono essere ascritti alla traballante linea. Wentz, se non altro, ha aggiunto 276 yard e 5 touchdown su corsa, aiutando un backfield che ha ottenuto appena 75 yard da Corey Clement e 27 da Jordan Howard, senza alcun viaggio in end zone per entrambi. Come detto, poi, tra i ricevitori le gioie sono state ben poche, considerando che nessuno di loro è andato oltre le 539 yard. A deludere è stato soprattutto il tight-end Zach Ertz, letteralmente crollato dalle 916 yard in 88 ricezioni del 2019 alle 335 in 36 ricezioni di quest’ultima annata, con un solo touchdown. Era poi lecito aspettarsi qualcosa in più dal rookie Jalen Reagor, scelta numero 21 allo scorso Draft che ha collezionato 396 yard in 31 ricezioni su 54 target e un touchdown in 11 partite giocate.

In difesa qualcosa è mancato soprattutto in secondaria. Soltanto Texans (3), Lions (7) e Panthers (7) hanno totalizzato meno intercetti rispetto agli 8 degli Eagles, che hanno garantito ai quarterback avversari 3.798 yard con l’alta percentuale del 68.7% e ben 7.8 yard per ogni giocata. Numeri che preoccupano, soprattutto se si considera la scarsa vena dei quarterback affrontati nella disastrosa NFC East tra Football Team, Giants e Cowboys. Venendo ai singoli, l’impatto di Darius Slay, che in offseason aveva firmato un ricco triennale per 50 milioni di dollari, tra i cornerback non ha portato al salto di qualità sperato, anzi nel ruolo il solo intercetto di Philadelphia in stagione è stato il suo contro Dallas in Week 2. Alle spalle della più che solida linea difensiva, poi, qualcosa sembra mancare tra i linebacker, ma un’accurata scelta al prossimo Draft potrebbe garantire il pezzo mancante nel brillante puzzle del front seven degli Eagles.

E ADESSO?

Sono state poche – oculate, ma forse non ancora sufficienti – le mosse degli Eagles fin qui in offseason: Joe Flacco è stato aggiunto come backup di Hurts per garantire esperienza alle spalle del giovane talento, mentre l’innesto della safety Anthony Harris dai Vikings promette di aiutare la secondaria nel suo necessario processo di crescita. Restano diversi ruoli importanti da riempire nel prossimo Draft: con la scelta numero 12 si attende un forte wide receiver per dare a Hurts un’arma di qualità in ottica futura da affiancare a Fulgham, Reagor e Ward. Nei round successivi, in cui Philadelphia avrà ben dieci scelte da spalmare, qualche gemma verrà certamente ricercata tra i cornerback e tra i linebacker, per ridare linfa a una difesa che nellla scorsa stagione ha proceduto tra alti e bassi clamorosi.

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Alessio Salerio

Scopre il football nella notte dell'upset di Phoenix del 2008, se ne innamora quattro anni dopo grazie ai medesimi protagonisti. Ideatore della rubrica "Colori, episodi, emozioni", negli anni cambiata di nome, non nella sostanza.

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