La strada verso il Draft: DeVonta Smith

Età: 22 – Ruolo: Wide Receiver – College: Alabama
Classe: Senior – Altezza: 6’1″ (1.85 m) – Peso: 174 lbs (79 kg)

In 85 anni di storia dell’Heisman Trophy sono stati solo tre i Wide Receivers a cui è stato dato l’ambito premio: Tim Brown da Notre Dame nel 1987, Desmond Howard da Michigan nel 1991 e DeVonta Smith da Alabama nel 2020.

Amite City è una cittadina di circa 4500 anime situata nel Sud-Est della Louisiana ad un’ora di auto da Baton Rouge e, come tutte le cose provenienti dallo Stato del pellicano, non nasconde le proprie origini francesi. Amite, infatti proviene dal termine “amitie” che nella lingua di Robespierre significa amicizia. Nasce qui, nel 1998, DeVonta Smith dove frequenta la locale High School e si distingue da subito per il talento sul campo di football attirando su di sé le attenzioni dei migliori college della nazione.
In molti pensavano che Smith avrebbe continuato ad indossare gli stessi colori (giallo e viola) portati con onore dai Warriors di Amite HS, anche al college. Si dice, infatti, che è impossibile portare via a LSU i migliori prospetti della Louisiana. Impossibile per chiunque, tranne per Nick Saban.

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DeVonta Smith sceglie Alabama dopo un breve corteggiamento con Georgia, la quale si gioca la possibilità di portarsi a casa questo talento quando licenzia Mark Richt che aveva instaurato un rapporto speciale con il ragazzo e la sua famiglia. E Tuscaloosa sia.
La carriera di Smith ad Alabama comincia piano (160 yard e 3 touchdown) a causa della agguerrita concorrenza nel ruolo ma finisce con il botto nel palcoscenico più ambito: è suo il touchdown da 41 yard con il quale Alabama batte Georgia all’overtime per la vittoria del titolo nazionale.

https://twitter.com/SportsCenter/status/1348671507413819392?s=20

La produzione statistica migliora al secondo anno che Smith finisce con 42 ricezioni e 693 yard, numeri che lo pongono quinto (!!) dietro a Jerry Jeudy,  Henry Ruggs, Jaylen Waddle e Irv Smith.
Le 68 ricezioni per 1256 yard  e 14  touchdown dell’anno da junior cominciano a far “drizzare” le antenne agli addetti ai lavori: la Associated Press inserisce Smith nel First Team All-SEC e nel Second Team degli All-American. In particolare, le 14 segnature (valide per il secondo miglior risultato di sempre per un ricevitore di Alabama) e le molteplici gare da 200 e passa yard sarebbero già di per sé un discreto biglietto da visita per dichiararsi al Draft ma Smith, sorprendendo molti, decide di tornare ad Alabama per un altro anno, l’ultimo della sua carriera collegiale.
Il piano era chiaro fin dall’inizio, con la partenza di Jeudy e Ruggs, compagni ma anche concorrenti, per la NFL, lo spazio di Smith nella WR room di Alabama diventa importante e il ragazzo non si lascia scappare l’opportunità concludendo una stagione con cifre storiche: 117 ricezioni, 1856 yard , 23 touchdown, titolo nazionale e Heisman Trophy.

DeVonta Smith è uno dei giocatori più divertenti da guardare che io ricordi, non è fisicamente dominante (come potrebbe?) o particolarmente veloce: è semplicemente forte. Si muove con una fluidità ed esplosività impressionante, la sua rapidità nei primi momenti dell’azione gli permette di poter “scappare” dalle marcature più strette e creare, immediatamente, separazione dal difensore avversario (che molto spesso sono più di uno).
E’ uno dei migliori route runner dell’intero Draft, il livello di precisione e consapevolezza della zona del campo è incredibile: riesce a cambiare direzione senza perdere minimamente velocità, a fermarsi e ripartire in un battibaleno.

Non tanto per la ricezione, dopotutto si tratta di un pro-day (niente linee, niente difesa) ma guardate come è fluido e rapido nei cambi di direzione. Nelle situazioni di gioco reale questo aspetto permette a Smith, una volta preso il vantaggio, di risultare praticamente imprendibile.
Manipola con estrema facilità i defensive back avversari con finte e controfinte: nelle ultime due stagioni ha avuto prestazioni mostruose contro Jaycee Horn (8 ricezioni 136 yard e 2 touchdown), Shaun Wade (12 ricezioni, 215 yard e 3 touchdown) e Derek Stingley (15 ricezioni, 444 yard e 5 touchdown in due partite), del quale sentiremo parlare il prossimo anno come miglior cornerback della nazione e probabile futura prima scelta al Draft.

Qui proprio contro Stingley, è possibile vedere quasi tutto il repertorio di Smith: release impressionante sulla linea di scrimmage, crea il vantaggio con il difensore che poi mantiene grazie ai movimenti del corpo per finire con una ricezione ad una mano in endzone. Spettacolare.

Un grande plauso per come è stato utilizzato DeVonta Smith nell’ultimo anno, lo merita anche Steve Sarkisian, ex offensive coordinator di Alabama e nuovo Head Coach di Texas. La creatività con la quale “Sark” ha disposto Smith in campo, ha portato enormi benefici ad Alabama: in ogni partita, nonostante tutte le attenzioni delle difese fossero sul #6, è riuscito comunque a metterlo nelle condizioni migliori per ricevere la palla. Tutto ciò è stato palese nella finale contro Ohio State.

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In questa azione, esemplificativa, Smith è in motion da sinistra a destra con Savyn Banks (#7) che lo segue, poi finge di spostarsi nuovamente verso il lato sinistro del campo, si ferma in un attimo, torna indietro e riceve la palla: Pete Werner (#20) è troppo lento e non c’è nessun altro a frapporsi fra lui e la endzone.
Ci sono ovvi dubbi sulla sua stazza fisica che sono stati amplificati quando Smith si è rifiutato di farsi pesare in occasione del Senior Bowl. A onore del vero sono pochissimi i giocatori nella storia che hanno dominato anche tra i professionisti, nonostante la esile corporatura e Smith cade decisamente nella categoria undersized quando parliamo del prototipo del WR in NFL.
Nella sua carriera collegiale ha dimostrato di saper mitigare questo deficit con uno stile di gioco che ha reso irrilevante la sua debolezza. La domanda è: riuscirà a farlo anche nella lega?

Oggi giorno i programmi di strenght e conditioning ai livelli più alti del college football hanno poco da invidiare, per strumenti ed innovazione, ai regimi di quelli NFL, resta quindi difficile da immaginare che Smith possa cambiare più di tanto il proprio fisico, “mettere su massa” in poche parole.
Ma lasciamo che Nick Saban dica la sua in merito:

Smith ha usato il 2020, suo ultimo anno al college, come meglio non poteva. E’ stato costantemente dominante con prestazioni sempre puntuali, il suo atteggiamento orientato alla perfezione in ogni singolo dettaglio sarà cruciale al piano di sopra.

Io credo, infatti, che non ci siano dubbi sul fatto che Smith avrà una lunga e proficua carriera in NFL ma è probabile che diverse squadre, non riconoscendo i tratti fisici di un WR1 possano avere qualche remora nel selezionarlo come primo WR tra i disponibili al prossimo Draft. Gli Eagles potrebbero usare la sua capacità nel route running con Reagor a tenere le difese oneste sul profondo, ma anche i Lions sarebbero un buon fit: la capacità di Smith nel liberarsi presto potrebbe accoppiarsi molto bene con Goff che ha nei lanci corti/intermedi una parte importante del suo gioco.
Per concludere, considero Ja’Marr Chase un prospetto migliore e, senza troppi dubbi, il WR più forte dell’intero Draft, ma Smith viene subito dopo insieme all’ex compagno di squadra Waddle: preferire uno piuttosto che l’altro è solo questione di fit con le rispettive future squadre.

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Guido Semplici

College Football - Co-Host di Scusate il CFB, mi trovate anche su Podcast Verso il Draft e su Twitter.

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