I buuu al Draft a Rooger Goodell sono una tradizione

Il termine “tradizione”, per sua stessa etimologia, indica una consuetudine, un qualcosa da trasmettere di persona in persona, di padre in figlio, di generazione in generazione. La vita stessa di ogni persona è ciclicamente ritmata da tradizioni pubbliche, come una festa nazionale o religiosa, una ricorrenza scolastica o del nostro paesino.
Ogni famiglia ha la propria tradizione: un determinato cibo un giorno della settimana o un film visto insieme alla famiglia ogni giovedì. E in ambito sportivo, poi, non si contano: ogni sport ha consolidato negli anni metodologie, comportamenti e caratteristiche proprie.

Il nostro football non è ovviamente da meno: le grigliate fuori dallo stadio prima delle partite, i cortei collegiali, le ricorrenze tipiche di ogni differente tifoseria… Ma, fra tutte, una consuetudine è divenuta ormai così caratteristica da poterla definire ormai una vera e propria tradizione di questa NFL: i buuu (o “booo”, all’americana) al commissioner della NFL Roger Goodell durante l’annuncio delle scelte al draft.
Questa particolare usanza è ormai talmente radicata che lo scorso anno la Bud Light, marchio di birra sponsor di lungo corso della lega, ha deciso di organizzare un vero e proprio contest a scopo benefico, chiedendo ai fans di inviare loro un video che riprendeva i tifosi stessi urlare il proprio autentico “boo” all’indirizzo del Commissioner, creando anche l’hashtag #boothecommish, destinato a restare nella storia del marketing pubblicitario.
Per ogni “boo” ricevuto Bud Light ha poi donato un dollaro all’associazione “Draft-A-Thon NFL” che, in quel periodo, si occupava di organizzare e finanziare le associazioni attive nel campo del soccorso anti-Covid.
In questo modo, esorcizzando un momento da sempre considerato imbarazzante e di scarso decoro, anche Roger Goodell stesso ha acconsentito a mettersi in gioco, sancendo anche la definitiva consacrazione di questa “tradizione”.

Insomma, ormai non è draft NFL se all’annuncio delle scelte non si “buuu” il Commissioner.

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Come mai? Da dove nasce tutto questo?
Va specificato, a onor del vero, che Roger Goodell non è stato il primo Commissioner ad essere fischiato; anche il suo predecessore Paul Tagliabue ha dovuto subire momenti estremamente critici durante il suo operato. Ma gli addetti ai lavori concordano nel ritenere che la quantità e l’intensità dei “booo” regolarmente subiti dall’attuale Commissioner superino (e di gran lunga) quelli di ogni suo predecessore e collega di altri sport.
Senza aver qui la pretesa di analizzare l’operato di Goodell in questi anni, semplificando di molto il concetto possiamo dire che probabilmente i fans sfogano come non mai le proprie frustrazioni su di lui, accusandolo per tutto ciò che non va.

Molti prendono in giro le regole da lui introdotte, ribattezzando l’acronimo NFL come “No Fun League”. In parte pesa una certa ipocrisia percepita nel come la lega ha affrontato i vari scandali sportivi che di recente hanno coinvolto lo sferoide prolato: il deflategate con i New England Patriots, il bountygate con i New Orleans Saints, lo spygate ancora con i Patriots coinvolti. Per non parlare di tutte le implicazioni dei numerosi casi di encefalopatia traumatica cronica (TCE) riscontrati in giocatori ed ex-giocatori, in cui la NFL e di conseguenza Roger Goodell sono stati accusati di essere stati a conoscenza delle possibili conseguenze ma di essere stati fondamentalmente inerti. Fino poi ad arrivare ad annose e ripetute questioni sconfinanti nel giudiziario, come quella di Ray Rice, ed al caso forse più visibile e “politico” di tutti, quello riguardante Colin Kaepernick.

Richard Johnson, redattore di SB Nation, traccia una mini-storia di questa vicenda.

“A parte il draft 2020, che causa Covid ovviamente ha seguito dinamiche tutte sue, era già in atto una specie di gara a chi fischiava di più Goodell. Nel 2017 a Philadelphia i fischi furono spietati, c’erano cartelli ovunque con la scritta “booo”. Se già i precedenti draft di Chicago e New York avevano dato un segnale forte in tal senso, quello di Phila alzò di molto l’asticella”

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“Philadelphia fischiò ogni singolo secondo Goodell, in ogni singolo passo verso l’annuncio di ogni singola pick del primo e del secondo giro, e a nulla servì la presenza sul palco di Ron Jaworski, quarterback dei Philadelphia Eagles dal 1977 al 1986, rimasto nei cuori dei tifosi”.
L’anno successivo Dallas, se possibile, riuscì a fare forse anche meglio. Nella diretta televisiva per molti momenti i “booo” costanti fecero mettere le mani nei capelli ai tecnici del suono, perchè non riuscivano in alcun modo ad attenuare i rumori

Nel 2019 la tecnologia venne in soccorso a ESPN, con un’apposita soluzione per attenuare i fischi facendo in modo che da casa sembrassero solo echi lontani. Chi invece era presente di persona a Nashville può testimoniare che, letteralmente, non riuscì a sentire una sola parola del Commissioner, talmente il frastuono era potente, e nonostante che sul palco ci fosse anche un volto locale conosciuto come Marcus Mariota, all’epoca quarterback dei Titans.

Continua Johnson: “Il momento del draft è un evento unico per avere di fronte a te il Commissioner. Durante l’anno il tifoso non si accorge nemmeno che magari Goodell è allo stadio, protetto e coccolato nelle lussuose skybox”. Gli unici momenti in cui il Commissioner è allo scoperto sono la consegna del trofeo al Super Bowl e il Draft. Ecco quindi che questi diventano momenti in cui sfogare la nostra aggressività’ repressa e, forse, anche la classica invidia.

Roger Goodell è ricco, proviene da una famiglia agiata e ha portato novità consolidate nei sistemi di comunicazione NFL. È indubbiamente un uomo di successo e simboleggia il potere e il volto di chi porta lo sport professionistico sul piano del “freddo business”: di conseguenza, va insultato.
La consuetudine è quindi divenuta tradizione e sono già nati anche dei detti che saltano fuori puntuali ogni anno all’avvicinarsi di ogni Draft NFL, come “ci sono tre certezze nella vita: le tasse, la morte e i fischi a Goodell al Draft”.
L’iniziativa della Bud Light al draft in lockdown dello scorso anno è quindi stata a suo modo geniale. Come geniale è stata l’adesione all’iniziativa dello stesso Commissioner, il quale ha mostrato, al di là dell’importante aspetto benefico, di come l’arma migliore sia l’autoironia.

Tra pochi giorni, al Draft di Cleveland, conosceremo le nuove modalità di fischiare e sapremo che contromossa adotterà Goodell: punterà ad esempio sull’ironia o sull’indifferenza? E se pure Usa Today titola nell’articolo di presentazione del draft “Preparate i fischi, fans della NFL” allora sì, l’America ha una nuova ed eterna tradizione.

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Luca Rossi

Tifoso NFL dagli ultimi anni di Dan Marino. Tifoso Dolphins molto paziente. Settimanalmente parlo della squadra della Florida in Cool Bueno. Presento The Drive, unico gioco a quiz sullo sferoide prolato. In The Snap in 10 minuti ogni settimana racconto una storia prolata.

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