AREA 54: Draft 2021, quattro nomi per la OLine dei Bears

Da due anni a questa parte la linea offensiva dei Chicago Bears ha lasciato molto a desiderare, ma con l’arrivo del prossimo draft le speranze di potere cementare una OL più competitiva si fanno avanti. Oggi presentiamo quattro nomi che potrebbero rientrare nel raggio di selezione della Hals Hall con il nostro AREA 54 speciale Draft 2021.

Christian Darrisaw, OT, Virginia Tech

198 cm x 142 kg, atletico ed esplosivo, ha impressionato gli scouter per la sua abile capacità di lavorare nella pass-protection e per saper portare i blocchi sulle corse alla perfezione. Nei suoi anni a Virginia Tech ha dimostrato di saper muovere le mani correttamente posizionandole nel modo giusto sui difensori e, grazie alla sua stazza fisica dominante, indirizzarli fuori dalle traiettorie del QB. Un particolare di questo offensive tackle è che le sue gambe sono sempre, costantemente, in movimento. Derrisaw non perde mai il ritmo transitando rapidamente al secondo livello e riesce a bloccare in movimento. Durante la campagna 2021, Darrisaw ha fatto dei notevoli progressi migliorando il suo livello di rendimento (già abbastanza alto) e lasciando intendere che in futuro lo si potrebbe utilizzare non solo come left tackle, ma anche come right.

Il suo rendimento a livello universitario era imprevedibile tanto quanto l’impatto immediato che Christian Darrisaw avrebbe avuto a Virginia Tech: la matricola ha iniziato a placcare a sinistra nella prima settimana contro Florida State, poi, per un infortunio, ha saltato una partita. Ma al ritorno in campo Darrisaw ha giocato da titolare ogni sfida durante la sua prima stagione di football universitario eccellendo e diventando Freshman All-American, First Team All-ACC e All-American Second Team. Proseguendo con la sua avventura, l’attacco di Virginia Tech ha trovato sicurezza e leadership sulle spalle di Darrisaw (nonostante soffrisse un pò i blitz) e l’intera linea offensiva degli Hokies ha beneficiato dei miglioramenti personali di Christian. Il ragazzo sembra costruito apposta per giocare in NFL, durante l’ultimo anno di college ha messo su 15-20 pound senza perdere nulla in atletismo. Questo tackle sarebbe semplicemente perfetto per le necessità di Chicago e Ryan Pace lo ha intervistato subito all’inizio della off-season dei Bears.

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Jalen Mayfield, OT, Michigan

Come offensive tackle può giocare su entrambi i lati anche se quello destro sembra essere più adatto a lui ed è proiettato a diventare un titolare di medio-alto livello nelle linee offensive della NFL. Qualora faticasse a trovare ritmo tra i professionisti come OT, la possibilità di slittare nel ruolo di guardia non è da escludere. Ha una corporatura ampia e l’atletismo per giocare in pass-protection non gli manca; con solo un paio d’anni di esperienza alle spalle, giocando nella lega maggiore, Mayfield continuerà a migliorare. I miglioramenti, appunto, sono stati notevoli a Michigan dal primo al secondo anno al punto di far rientrare il suo nome nelle discussioni da primo round del draft 2021. Statura di 198 cm x 145 kg, il prodotto dei Wolverines tiene quasi sempre la testa alta controllando bene ciò che avviene intorno e sfrutta a dovere le leve del corpo sui blocchi.

Il gioco di gambe di Mayfield, sempre in movimento, è solido e ha mostrato buona capacita di adattarsi e reindirizzare. Anche l’utilizzo delle mani sugli avversari è convincente e con i suoi blocchi è in grado di inghiottire gli avversari. Un aspetto interessante della sua visione di gioco deriva dal fatto che Mayfield, alla Grand Rapids Catholic Central High School, abbia giocato come defensive end stabilendo il record scolastico di 57 tackle for loss. Nonostante il suo successo difensivo, Mayfield eccelleva sulla linea offensiva e al senior year ha giocato sulla linea offensiva aiutando la squadra a bloccare per qualcosa come 3.500 yard di corsa e 50 touchdown. Con Mayfield in OL, il GRCC ha vinto quattro titoli di stato del Michigan in Division 4 consecutivi. Le sue prestazioni gli sono valse una convocazione al Army All-American All-Star.

Teven Jenkins, OT, Oklahoma State

La nidiata di offensive tackle di quest’anno promette, quantomeno in fase di scouting, diversi paragoni con quella ben più florida di talento dello scorso anno. Con ogni probabilità non vedremo andare la stessa quantità di lineman in Top 15, ma la forza di questa classe risiede proprio nella profondità. Il tackle è come avete avuto modo di leggere Teven Jenkins, OT da Oklahoma State. In uscita dalla Topeka High School (Kansas), Jenkins non era uno dei prospetti più considerati a livello nazionale, come testimoniato dal suo status di three star recruit per 247sports; tanto da ricevere solo sei borse di studio (Oklahoma State, Kansas State, Louisville, Missouri, Kansas e Nebraska). Jenkins cede alla corte di Oklahoma State e dopo essere stato “redshirtato” nel suo anno da freshman, diventa negli anni successivi il titolare inamovibile per il lato destro dei Cowboys. Nel 2018 Jenkins concede solo 2 sack, 1 hits e 17 hurries. Questi numeri vengono sensibilmente ridotti nei due anni successivi, dove non concede neanche un singolo sack, e le hurries subite vedono una notevole flessione positiva: passando dalle 7 concesse nel 2019, alle 2 del 2020. Numeri che gli sono valsi la “convocazione” nel First Team All-Big 12 del 2020. 

La prima cosa che balza agli occhi di chi lo guarda è l’enorme forza che riesce a sviluppare con la parte alta del suo corpo, abbinata ad un gran controllo ed utilizzo delle mani, con le quali riesce ad imporsi fin da subito sul malcapitato edge avversario.  Come tutti sanno però, la potenza è nulla senza il controllo e qui Jenkins abbina alla pura forza bruta un equilibrio in pass sets davvero impressionante per un ragazzo della sua stazza, come dimostra il matchup in Week 5 contro Joseph Ossai ma non solo.  Qualche difetto, comunque è presente: nonostante il controllo che Jenkins riesce ad imporre sul suo corpo, la mole che si trascina dietro, gli impedisce di avere un range più ampio in pass protection portandolo a subire EDGE/OLB molto veloci all’esterno. Nonostante un run blocking grade di 93.6 (PFF) deve migliorare ancora alcuni aspetti del suo gioco, specialmente al secondo livello, dove tende a prendere brutti angoli una volta arrivato a contatto con il LB o la S di turno.

Alex Leatherwood, OT, Alabama

L’ultimo tackle analizzato è Alex Leatherwood. Leatherwood nasce e cresce a Pensacola, Florida dove frequenta la Booker T. Washington High School e dove gioca per coach Charlie Ward, leggenda di Florida State e vincitore dell’Heisman Trophy nel 1993. Leatherwood termina il suo percorso scolastico in Florida come prospetto cinque stelle, conquistando nella classe di recruiting del 2017 gli spot di tackle #1 in Florida e di quarto prospetto a livello nazionale; precedendo nomi come quelli di Andrew Thomas, Tristan Wirfs e Walker Little. Tra le tante offerte, sceglie quella di Nick Saban ed Alabama, dove trascorre il suo anno da freshman guardando i compagni dalla sideline (come oramai la tradizione di Tuscaloosa vuole da qualche anno). Nel suo secondo anno, invece, gioca 935 snap da titolare come RG e qualche apparizione come RT.  Nel 2019 guadagna il ruolo di LT titolare e contribuisce a mantenere pulita la maglia del suo QB non concedendo un singolo sack in tutta la stagione. Nonostante ci siano reali possibilità di vedere il suo nome chiamato al primo giro del Draft 2020, Leatherwood sceglie di tornare a vestire la maglia dei Crimson Tide anche per il suo anno da senior. Nonostante la casella dei sack concessi veda un leggero aumento (parliamo comunque di tre sack in tutta la stagione), Leatherwood continua ad imporre il suo gioco molto fisico. La sua stagione termina comunque nel migliore dei modi, centrando di fatto i massimi riconoscimenti individuali e collettivi come l’Outland Trophy, premio assegnato al miglior lineman della nazione e il Joe Moore Award assegnato alla migliore linea offensiva del college football. Ad arricchire il curriculum del nativo di Pensacola ci pensano anche i due First Team All-SEC (2019 e 2020), il Second Team All-SEC (2018) e la menzione come Unanimous All-American (2020).

Le qualità migliori di Leatherwood risiedono proprio nel suo fisico, ha infatti braccia lunghissime (le misure parlano di 87 cm ed un’apertura alare di 216 cm – 98th percentile – la terza wingspan più lunga mai registrata dal 1999 ad oggi) ed una esplosività iniziale davvero rilevante. Esplosività che lo rende, soprattutto in run blocking, un vero e proprio “line of scrimmage mover”. A queste abilità fisiche però Leatherwood abbina anche una buona tecnica, dando prova di avere una posizione del corpo ideale fin dallo snap, riuscendo infatti a utilizzare a suo favore le sue lunghe leve imponendo fin da subito il primo contatto con il rusher avversario.  In pass protection riesce a settare bene i piedi ancorandosi bene al terreno, ed anche lo scivolamento laterale è già su un buon livello, tutto come già detto frutto di un buon equilibrio generale. Non è tutto oro quello che luccica: come ogni prospetto anche Leatherwood presenta qualche difetto. In pass pro tende ad avere un uso della mano esterna non eccellente, tratto del suo gioco che più “spaventa” i maggiori draft analyst. A volte tende a fidarsi troppo delle sue doti fisiche, disponendosi con una “base” troppo ampia, rischiando qualche volta di trovarsi ad affrontare il suo diretto avversario con le gambe troppe aperte, perdendo di conseguenza agilità in fase di recupero. alex cavatton firma area 54

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