Uno sguardo al 2020: Washington Football Team

Nella Division dominata dalla mediocrità e condizionata dagli infortuni ai protagonisti eccellenti, al Washington Football Team bastano un’ottima difesa e sette vittorie per approdare alla post season.

COME DOVEVA ANDARE…

Reduci dalla peggiore stagione del ventunesimo secolo, con un 3-13 pari alla stagione 2003, la franchigia della Capitale ha perso anche il nickname e ha iniziato un processo di ricostruzione rivoluzionando il roster con l’apporto di molti giovani e con al timone  Ron Rivera, ex head coach dei Carolina Panthers.
L’obiettivo minimo, a parte lo scontato e non difficile miglioramento del disastroso record precedente, era la maturazione dei giovani, la crescita delle Linee sia d’attacco che di difesa parecchio rivoluzionate con la segreta aspirazione ad un posto in post-season.
Tra i rookie grande aspettativa era riposta in particolare sul DE Chase Young da Ohio State e sul RB Antonio Gibson da Memphis. ma in generale c’era molta fiducia nelle scelte dell’ultimo draft.

…E COME E’ ANDATA

Complice la pessima annata di Dallas e Philadelphia, che sulla carta avrebbero dovuto contendersi il titolo divisionale, in quella che é diventata la Division più debole della lega, Washington è riuscita a centrare l’obiettivo play-off con un record 7-9 risultato sufficiente per aggiudicarsi il titolo divisionale e maturato nella seconda parte della regular season, quando i giovani innestati nel roster hanno evidentemente fatto tesoro delle lezioni prese nelle prime partite. Nel crescendo di risultati e prestazioni del finale di regular season abbiamo registrato le conferme di Young e Gibson, ma anche le ottime performances del Safety Kamren Curl e l’auspicata crescita della OL. Importante é stato anche il miracoloso recupero di Alex Smith, rientrato a due anni dal terribile infortunio che avrebbe potuto costargli la vita oltre che la carriera. Dall’alto della sua esperienza Smith ha saputo, pur senza grandi exploit statistici,  dare tranquillità ed equilibrio all’attacco.

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COSA HA FUNZIONATO…

L’indubbio miglioramento rispetto alla scorsa stagione poggia soprattutto su un reparto difensivo che è andato al di là delle aspettative.
Fin dalla prima partita vittoriosa contro gli Eagles, si è visto come la difesa sia riuscita a riparare alle carenze offensive. Addirittura nella vittoria di Pittsburgh, che ha interrotto l’imbattibilità degli Steelers, gli unici due touchdown sono venuti da un intercetto e un fumble provocato e ritornato. Nelle graduatorie di squadra la difesa di Washington risulta seconda per yard totali concesse e in quella delle yard concesse su passaggio con 191,2 per game, mentre risulta più “permissiva” contro le corse, dove si colloca al quattordicesimo posto con 114 yard concesse per partita.
Particolarmente efficace la pass-rush, che ha prodotto 47 sack per 375 yard inflitte agli attacchi avversari, e 77 tackles for loss. Assoluti protagonisti in questa particolare specialità sono risultati i DE Montez Sweat e Chase Young con 9 e 7 sacks rispettivamente al loro attivo.
Bene anche i DB tra i quali si è distinto un altro rookie, Kamren Curl, autore di tre intercetti e due sacks, ed il più esperto Kendall Fuller a sua volta autore di quattro intercetti.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Nonostante la soddisfazione per il titolo divisionale e la buona prestazione nel wild-card game contro i Buccaneers, un record finale di 7-9 non può non derivare da aspetti ancora negativi.
L’attacco, anche con il ritorno di Alex Smith in cabina di regia, non ha fatto cose mirabolanti. Washington, con 100 yard per partita, chiude al 26° posto nella graduatoria delle corse e al 25° in quella delle yard guadagnate su passaggio con una media di 216 a partita, chiudendo al 30° posto nelle yard totali, 317,2 a partita.
La franchigia capitolina è stata carente soprattutto nel reparto ricevitori, rappresentato dal solo Terry McLaurin, con 1118 yard in 87 ricezioni. Dietro di lui le migliori performances su ricezione sono state quelle  del TE Logan Thomas con 670 yard su 72 catches e del RB J.D. McKissich che ha ricevuto 80 volte per 589 yard, 507 delle quali guadagnate dopo la ricezione, quindi frutto di ricezioni nell’ambito di 1 yarda. Per trovare un altro ricevitore dobbiamo scendere alle 477 yard su 32 ricezioni di Cam Sims.
Anche nel gioco a terra ci sono ampi margini di miglioramento, che sono già emersi nella seconda parte di stagione. Il talento, rappresentato da Gibson e McKissic, non manca, ma potrà certamente portare risultati se contestualmente la squadra aumenterà la sua pericolosità ne gioco aereo.

E ADESSO?

E adesso, dopo che i primi passi verso la luce sono stati fatti, si deve continuare il processo di crescita lavorando sull’attacco. E’ abbastanza evidente la necessità di ingaggiare un paio di wide receiver affidabili per alleggerire la pressione delle difese sul buon McLaurin.
Sarà altrettanto importante lavorare per potenziare la OL attualmente molto lontana dai leggendari “hogs”, con l’innesto di un paio di elementi, da reperire nel prossimo draft e magari uno tra i free agents, per portare un po’ di esperienza ad una linea piuttosto giovane e quindi suscettibile di crescita.

E il QB? Alex Smith quest’anno ha fatto un mezzo miracolo ma per fare il salto di qualità sarà necessario affidarsi ad un titolare più giovane. Ron Rivera, che è quello che conosce meglio la situazione, dovrà decidere se affidarsi a Taylor Heinicke, che ha ben impressionato nella wild card contro Tampa e anche nell’unica presenza in RS, ma che pur con cinque anni da pro alle spalle, è praticamente un esordiente, oppure  cercare un nuovo regista sul mercato dei free-agents. Naturalmente esiste sempre l’opzione del draft, ma si rischia di arrivare quando i migliori sono stati già scelti, a meno di voler puntare la prima scelta sul QB.
E infine… speriamo che prima dell’inizio della prossima stagione Washington riesca a trovare un nuovo nickname. Personalmente, visti i colori porpora e oro, vedrei appropriato un riferimento all’antica Roma.

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Francesco Di Taranto

Nato a Foggia, nel 1953, risiedo a Brescia dal 1987 e in precedenza ho abitato a Bologna, dove mi sono laureato in Ingegneria Elettronica. Ho cominciato a seguire il football dalla notte del Super Bowl 1982 vinto da san Francisco sui Cincinnati Bengals. Terminato il servizio militare, nell'aprile '82 ho cominciato a seguire assiduamente, a Bologna, alle partite dei Doves e dei Warriors. Per alcuni mesi, nel 1984, ho partecipato agli allenamenti di una squadra bolognese in formazione, gli Atoms, che sarebbero poi diventati Phoenix San Lazzaro, che ho poi dovuto lasciare a causa del trasferimento per motivi di lavoro. Da allora non ho più smesso di seguire il football, sia professionistico (NFL e poi USFL, AAF e quest'anno XFL), sia dilettantistico in Italia, ma anche in Germania, grazie ai video in streaming della GFL

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