La strada verso il Draft: Rondale Moore

Età: 20 – Ruolo: Wide Receiver – College: Purdue
Classe: RS Sophomore – Altezza: 5’9″ (1.75 m) – Peso: 180 lbs (82 kg)

Rondale DaSean Moore è uno dei nomi più polarizzanti del Draft 2021: c’è chi è innamorato del suo innegabile talento e sarebbe pronto a offrirgli subito una sistemazione nello slot, e chi invece, con rigore e razionalità, evita di farsi ammaliare dai suoi highlights immaginifici ricordandosi della discontinuità di prestazioni e della fragilità fisica del ragazzo.

Rondale nasce sulle sponde del fiume Ohio, in una cittadina dell’Indiana rurale chiamata New Albany. Il suo nome è noto a New Albany già nei primi anni ‘10, quando assieme al compagno di classe Romeo Langford (ora guardia dei Boston Celtics) domina i campetti della città e dello stato – d’altronde, in Indiana, vige la regola che “la prima palla” della tua vita sia a spicchi. Fino al secondo anno di liceo i due talentini di New Albany giocano e vincono assieme per la scuola della loro città, formando una delle coppie di guardie più esplosive dello stato, ma, dopo il secondo anno, Rondale si trasferisce e, cosa più importante ai fini della nostra storia, cresce molto più a rilento dell’amico, che sfiora già quasi il metro e novanta, e, così, si vede di fatto “costretto” al football.

Nel 2017 decise di promettersi a Texas, onde poi tornare sui suoi passi e propendere per il voler restare “in patria”, firmando la lettera di intenti per la Purdue University, divenendo il primo recruit 4 stelle da oltre una decade a scegliere la scuola che fu di Drew Brees.

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Purdue non figurava certo nel novero di squadre in cui un wide receiver di talento sarebbe riuscito indubbiamente a mettersi in mostra, eppure Moore, grazie alle sue doti, ci è riuscito in modo magistrale nella sua stagione da freshman, facendo strabuzzare gli occhi a chi non lo conosceva.

Ha un pacchetto di abilità che lo rendono un’arma offensiva praticamente completa: l’agilità, la rapidità e soprattutto l’esplosività sono a livello élite (come dimostra il video di qui sotto), e fanno di lui un pericolo costante sia nello slot che in uscita dal backfield (in situazioni di screen pass o di end around).

Sicuramente potrà ritagliarsi il suo spazio tra i pro anche come specialista nei ritorni da kickoff o punt, situazione in cui già al college ha mostrato cose interessanti.

L’abilità fondamentale che gli si riconosce è quella di essere un’autentica macchina da yard-after-catch – addirittura il 92,2% delle yard guadagnate in questa (breve) stagione sono arrivate dopo la ricezione –: la facilità con cui cambia direzione nello stretto e il baricentro basso fanno di lui un tipo di ricevitore “elusivo” e difficile da atterrare, quasi quanto un runningback.

Grazie a queste qualità, e soprattutto grazie alla pazzesca prova nell’anno da freshman contro Ohio State – Buckeyes che, tra l’altro, dovettero salutare le proprie chance Playoff proprio per colpa di questo inarrestabile ragazzino – si è costruito una fama da highlight creator, in quanto capace di effettuare giocate ad altissimo tasso di spettacolarità, come le seguenti.

Nonostante le sue capacità atletiche e da playmaker siano le prime a saltare all’occhio, non sono nascoste in lui neppure le qualità “canoniche” del ricevitore: mani, route running e release.

Per quanto concerne la prima, ossia la capacità di non farsi sfuggire palloni ricevibili, va comunque specificato che egli abbia agito spesso dallo slot, ricevendo quasi sempre passaggi a corto raggio. È riuscito comunque a mantenere un catch rate (percentuale di palloni ricevuti rispetto a quelli considerati “ricevibili”) pari al 76% nei suoi 3 anni al college, percentuale che lo colloca tra i migliori del ruolo.

Il route-running è eccellente: Moore sa, infatti, essere molto diligente nel seguire la propria traccia, lasciandosi trascinare dall’estro solo una volta effettuata la ricezione.

Non dà freni, invece, alla sua fantasia per quanto riguarda il rilascio: marcarlo, al college, è stato un incubo per chiunque. Single e double move effettuate ad una velocità cui solo i migliori atleti collegiali riuscivano a star dietro e che lo portavano spesso a guadagnare grandi vantaggi in piccoli spazi.

Il potenziale del ragazzo, come spero si sia inteso, è praticamente infinito, ma questo non basta a rimuovere quell’enorme bandiera rossa che capeggia sul suo nome: injury prone. Gli infortuni ci hanno tolto il piacere di poterlo vedere distruggere le secondarie della BigTen negli ultimi due anni, e hanno tolto nello stesso periodo ai Boilermakers molta della loro pericolosità offensiva. Per questo il suo nome nei vari mock viaggia tra i bassifondi del primo giro e la metà del secondo.

Puntare su Rondale Moore al primo giro potrebbe essere una scelta ad altissimo rischio e per questo è probabile dovremmo aspettare il secondo giorno per sentire il suo nome chiamato da Goodell.

Per quanto concerne le possibili destinazioni, visto che parliamo di un WR, non possiamo non citare Green Bay, che sarà sicuramente alla caccia di talenti nel ruolo. Altro fit ideale potrebbero essere i New York Jets, essendo Moore perfettamente complementare a Denzel Mims, preso al Draft 2020. Anche Chicago o Miami potrebbero decidere di puntare sul ragazzo.

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