Il progetto Tua Tagovailoa

Quello appena trascorso è stato un anno burrascoso per Tua Tagovailoa, passato dall’essere uno dei migliori quarterback in uscita dal college nell’ultimo lustro, all’aver avuto un impatto non particolarmente significativo nel suo anno da rookie con i Miami Dolphins.

Uscito dal “nido” degli Alabama Crimson Tide, powerhouse del college football nella quale il giovane hawaiano ha eccelso in un sistema offensivo perfettamente costruito intorno a lui, Tagovailoa ha faticato a trovare il ritmo in NFL, fattore che ha rapidamente generato un turbine di quesiti intorno alle sue capacità ed al suo futuro come possibile franchise quarterback dei Miami Dolphins.

In un’era della NFL nella quale le franchigie sono sempre di più alla ricerca di quarterback collegiali ancora grezzi ma con innate caratteristiche fisiche, Tua Tagovailoa rappresenta un profilo totalmente controcorrente alla direzione che sta intraprendendo la lega. L’iconico impatto avuto da Patrick Mahomes nella sua prima stagione da titolare ha spinto le organizzazioni a cercare di ricreare il prodotto perfetto plasmato da Andy Reid ed Eric Bienemy, investendo su quarterback dalle caratteristiche fisiche dominanti. Josh Allen, Lamar Jackson, Kyler Murray e Justin Herbert sono ottimi esempi di questo movimento.

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In una versione della NFL in cui dominano i cosiddetti game breakers, Tua Tagovailoa incarna alla perfezione il profilo di quarterback game manager. Mentre i game breakers tendono a “rompere” le partite grazie al loro atletismo o alla potenza del loro braccio, i game manager, non potendo contare su quei tratti del gioco, fanno affidamento alla loro precisione ed al loro tempismo nei lanci per prendere in mano la partita, limando al minimo il numero di errori e turnover.

I motivi della discontinuità e delle difficoltà di Tua Tagovailoa durante la sua stagione da rookie non sono tuttavia limitati soltanto al suo profilo di gioco, ma bensì estesi all’intero sistema offensivo dei Miami Dolphins, inadatto al fine di valorizzare le caratteristiche della loro scelta al primo giro al Draft 2020.

La rinascita e l’impatto con la NFL

Il decorato percorso collegiale di Tua Tagovailoa si concluse nel peggiore dei modi: nel Novembre del 2019 un duro colpo subito durante un sack portò il quarterback a subire una lussazione dell’anca con annessa rottura dell’acetabolo, un infortunio che nel peggiore dei casi poteva mettere in serio pericolo la carriera del giocatore e che nella migliore delle ipotesi avrebbe comunque richiesto un lungo percorso di riabilitazione. Il grave infortunio subito dalla stella dei Crimson Tide fece allarmare numerose franchigie intente ad investire su di lui in ottica Draft, non sicure che il quarterback potesse tornare ad un livello di forma eccellente una volta concluso il percorso riabilitativo.

I lunghi tempi di recupero costrinsero Tagovailoa a non partecipare ad alcun tipo di allenamento previsto per la Draft Combine ed in seguito lo scoppio della pandemia negli Stati Uniti impossibilitò le franchigie dal poter condurre test e riunioni private con il quarterback di Alabama. Tuttavia, a pochi giorni dal primo Draft virtuale nella storia della NFL, il coach personale di Tagovailoa ed ex quarterback NFL Trent Dilfer si preoccupò di filmare una sessione di allenamento virtuale, in modo da poter fornire del materiale da studiare alle organizzazioni NFL. Nel video il quarterback sembrava timidamente riprendere il ritmo nei lanci, mostrandosi ad uno step importante del suo percorso di riabilitazione.

https://twitter.com/NFL/status/1248725426358243328?s=20

Un breve estratto dell’allenamento virtuale svolto in prossimità del Draft insieme a Jerry Jeudy, attuale ricevitore dei Broncos

Rassicurati dal punto di vista medico, i Miami Dolphins decisero di investire su Tua Tagovailoa selezionandolo con la quinta scelta assoluta, in un percorso che lo avrebbe portato a plasmarsi nel mondo professionistico alle spalle di Ryan Fitzpatrick, veterano destinato a cominciare la stagione 2020 da titolare, per poi eventualmente lasciare le redini della squadra a Tua Tagovailoa nel corso della stagione.

Con la pandemia nemmeno lontanamente intenta a placarsi ed il via libera medico per poter partecipare ad allenamenti con contatti fisici rilasciato nel mese di Agosto, Tua Tagovailoa si è ritrovato a dover preparare la sua stagione d’esordio in NFL in un solo mese, dunque con tempistiche tremendamente minori rispetto a quelle dei rookie degli anni precedenti, le cui attività di integrazione nella squadra cominciavano addirittura nel mese di Giugno. Quella che per i Miami Dolphins doveva, almeno sulla carta, rappresentare una stagione di completa transizione in attesa di un offseason che li avrebbe visti annoverare grandi libertà economiche in free agency e numerose scelte al Draft, si è invece trasformata sorprendentemente in una possibile corsa ai playoff, giocati per l’ultima volta nel 2016. Sotto il segno di un solido Ryan Fitzpatrick e di un’evoluzione difensiva molto positiva, i Dolphins sono giunti alla settimana di bye con un bilancio di 3-3.

In week 6, nel 24-0 dei Dolphins sui derelitti New York Jets, Tua Tagovailoa ha fatto il suo esordio in NFL, mettendo a segno due passaggi nel finale di partita. Al termine del match l’ex stella di Alabama si è seduta in mezzo al campo, ormai deserto, a contemplare il raggiungimento del suo sogno dopo aver combattuto contro un infortunio che avrebbe potuto deragliare la sua carriera. Come un fulmine a ciel sereno, pochi giorni dopo il suo esordio, l’head coach dei Dolphins Brian Flores ha annunciato che Tagovailoa sarebbe stato il quarterback titolare di Miami al ritorno dalla settimana di riposo, una decisione che lasciò di stucco sia molti addetti ai lavori che Ryan Fitzpatrick, il quale annunciò pubblicamente il suo dispiacere riguardo questa scelta, visti gli alti livelli ai quali si stava esprimendo.

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Dalla week 8 al termine della stagione, Tua è finito per guidare la squadra in nove partite su dieci, saltando soltanto la partita di week 12 contro i Jets a causa di un infortunio al pollice. La decisione dei Dolphins di lasciare il posto da titolare a Tagovailoa è stata probabilmente incentrata sulla volontà del front office di osservare l’impatto di Tua sulla NFL e ciò che il quarterback potesse offrire, cercando di captare quanto gravi fossero i suoi limiti al fine di capire se potessero affidare la ricostruzione dell’attacco intorno al suo profilo, oppure se tornare sul mercato dei quarterback una volta terminata la stagione. Nelle 9 partite disputate dal rookie, i Dolphins hanno collezionato sei vittorie e tre sconfitte, con l’ultima, quella contro i Bills, che ha escluso Miami dai playoff nonostante un bilancio finale di 10-6. Nella seconda metà della stagione i Dolphins si sono imposti con un gioco difensivo di altissimo livello, lasciando a Tagovailoa il compito di amministrare l’attacco senza commettere errori.

In questo lancio indirizzato a DeVante Parker, salta all’occhio l’ottima mobilità di Tagovailoa nella tasca.

Il gioco conservativo del rookie e l’impronta conservativa data da Brian Flores e dal coordinatore offensivo Chan Gailey, intenti ad inserire il loro quarterback nel sistema offensivo a piccoli passi, hanno portato Tagovailoa ad avere un impatto ed un coinvolgimento totalmente diverso rispetto a quelli di Joe Burrow e Justin Herbert, rookie che hanno vissuto un avvio di carriera professionistica totalmente differente a causa di caratteristiche di gioco e contesti molto diversi. Mentre Miami era infatti inaspettatamente in corsa per i playoff, dovendo di conseguenza prestare attenzione ai risultati oltre allo sviluppo del loro quarterback, Herbert e Burrow, alle prese con contesti non competitivi, hanno rappresentato il punto focale della stagione delle loro rispettive squadre, impattando sulla lega grazie anche a dei reparti ricevitori di livello di gran lunga superiore rispetto a quello dei Dolphins.

A confermare la diversità del contesto nel quale si è dovuto esprimere Tagovailoa emerge la partita di week 16 contro i Las Vegas Raiders, nella quale i Dolphins fecero subentrare Ryan Fitzpatrick a Tua Tagovailoa, immobilizzato offensivamente da un’incostanza tipica da rookie, nel tentativo di dare una scossa all’attacco e successivamente vincere la partita.

Il gioco conservativo di Tua Tagovailoa ed i limiti mostrati dal rookie hanno dato vita ad uno tsunami di speculazioni nelle prime fasi della offseason dei Miami Dolphins, speculazioni che variano da possibili trade per assicurarsi un altro quarterback ad eventuale ritorno dei Dolphins sul mercato dei quarterback al prossimo Draft. In una NFL spietata e rapida nel catturare quarterback tra le sue fauci per poi deglutirli facendoli sparire dal palcoscenico, è necessario bloccare il tempo, analizzare quali sono stati i principali problemi di Tua Tagovailoa nella sua stagione da rookie e capire come risolverli, partendo dalla sua esperienza ad Alabama.

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Forgiato a Tuscaloosa

Nei suoi tre anni agli Alabama Crimson Tide, Tua Tagovailoa ha lavorato sotto le indicazioni di tre grandi menti offensive: Brian Daboll (attuale coordinatore offensivo dei Buffalo Bills), Mike Locksley e Steve Sarkisian. Alabama ha svolto un ottimo lavoro nell’individuare le carenze di Tagovailoa e costruire un sistema offensivo volto a valorizzare le caratteristiche dominanti del gioco del quarterback. Tenendo conto della grande precisione di Tagovailoa nel range medio-corto e del suo fulminante rilascio della palla, i Crimson Tide hanno costruito un sistema offensivo basato sulle RPO (run-pass options), in un gioco costellato da lanci molto rapidi. Le RPO consistono in una serie di giocate che prevedono la chiamata di una corsa che può essere tramutata in lancio una volta avvenuta la lettura da parte del quarterback. In particolare il quarterback studia le mosse di un defensive end o linebacker designato ed una volta captato il suo movimento decide se lasciare la palla tra le mani del running back oppure liberare un lancio. Per far cadere le difese nella trappola delle RPO, mettendone in atto numerose nel corso del match, è necessario avere un running game solido, in modo che la difesa sapendo che l’attacco avversario sia una minaccia su entrambi i fronti, vada in tilt.

Al fine di valorizzare invece il rapido rilascio di Tagovailoa in un sistema composto da RPO e lanci rapidi, è necessaria una meticolosa ricerca di ricevitori in grado di creare separazione dal proprio marcatore con consistenza grazie ad eccellenti doti nel correre le tracce. Un altro aspetto da tenere in considerazione per quanto riguarda la composizione del parco ricevitori è quello delle yard prodotte dopo la ricezione, un tratto fondamentale per massimizzare la produzione a campo aperto. Nel corso della sua carriera collegiale, grazie anche al dominio incontrastato di Alabama nel reclutare ottimi prospetti, Tagovailoa è stato affiancato ad una schiera di giocatori perfettamente compatibili con il suo stile di gioco. In particolare nella stagione 2018, in cui il quarterback hawaiano ha messo a referto il terzo miglior quarterback rating nella storia del college football, è stato supportato da un backfield composto da Josh Jacobs e da un parco ricevitori che poteva contare sulle prestazioni di Jerry Jeudy, Henry Ruggs, DeVonta Smith e Jaylen Waddle, giocatori che possiedono un’ottima combinazione di route running ed abilità nel creare yard dopo la ricezione.

Nonostante le mancanze dal punto di vista atletico di Tagovailoa, il quarterback hawaiano ha dimostrato più volte di saper eccellere anche nelle giocate offscript, ovvero in quei contesti nei quali a causa di errori di comunicazione, il quarterback è costretto a dover improvvisare al fine di tenere in vita l’azione di gioco.

Lo stile di gioco di Tagovailoa e la sua metodicità nell’organizzare ed orchestrare l’attacco, ricorda molto il profilo di Drew Brees, quarterback con il quale, stando anche alle parole del suo ex coach Nick Saban, Tagovailoa condivide molte caratteristiche di gioco.

“Nessuno dei due ha una presenza fisica dominante, entrambi sono molto precisi nel passing game, hanno un eccellente capacità nel prendere decisioni in campo e sono studenti del gioco, studiano meticolosamente in modo da poter interpretare i movimenti della difesa ed architettare al meglio le giocate offensive”. Con queste parole Nick Saban ha illustrato le similitudini tra Tagovailoa e Drew Brees, quarterback al quale Tua potrebbe avvicinarsi in caso di raggiungimento totale del suo potenziale.

Le difficoltà nei Dolphins

La struttura dell’attacco nel quale Tua Tagovailoa ha rimpiazzato Ryan Fitzpatrick è risultata particolarmente diversa da quella che aveva elevato il livello di gioco del quarterback ad Alabama. Le caratteristiche di DeVante Parker e Preston Williams, molto fisici ed ottimi al catch point, si sposano molto meglio con lo stile di gioco aggressivo di Ryan Fitzpatrick, rispetto a quello più metodico e conservativo di Tagovailoa. La presenza di giocatori molto rapidi ed efficaci a campo aperto come Jakeem Grant e Lynn Bowden hanno invece aiutato maggiormente Tagovailoa nel suo adattamento, ma il loro skillset limitato non ha comunque permesso ai due ricevitori di imporsi come target affidabili. E’ stato fondamentale invece l’apporto dato dal dinamico tight end Mike Gesicki, giocatore con il quale Tagovailoa ha mostrato una chimica speciale.

Quella di week 14 contro i Chiefs è stata una delle prestazioni più convincenti di Tagovailoa. Nella giocata che ha scaturito il touchdown di Gesicki, emerge l’eccellente ball placement del quarterback, che colloca la palla in una tight window.

Nel corso della stagione, una volta nominato il rookie come quarterback titolare, il coordinatore offensivo Chan Gailey ha immediatamente implementato un utilizzo maggiore di RPO e passaggi veloci nel sistema di gioco, ma le carenze del parco ricevitori a disposizione di Tagovailoa hanno comunque rallentato lo sviluppo del quarterback. La mancanza di ricevitori adatti per il sistema offensivo però rappresenta soltanto la punta dell’iceberg dei motivi del debole impatto del rookie in NFL.

Per quanto riguarda il running game, aspetto fondamentale come detto in precedenza per supportare Tagovailoa e rendere più efficiente l’attacco, i Miami Dolphins si sono classificati 22esimi su 32 franchigie in yard corse (1688), compilando il terzo peggior valore di yard per portata nell’intera lega (solo 3.9). Infine anche le prestazioni altalenanti della linea offensiva, dettate dall’impiego di ben tre rookie (Austin Jackson, Robert Hunt e Solomon Kindley), hanno rappresentato un altro limite per l’attacco dei Dolphins.

In questo processo anche l’accorciamento del training camp è un fattore da tenere in considerazione, mentre in una stagione “normale” i rookie intraprendono un percorso di allenamenti lungo tre mesi per integrarsi con la squadra, i rookie del 2020 sono stati costretti a poter svolgere solamente un mese di lavoro sul campo prima dell’inizio della stagione. Inoltre anche gli infortuni hanno giocato un ruolo importante nella stagione dei Miami Dolphins: i lunghi tempi di recupero dettati dal colpo subito da Tagovailoa nel 2019 hanno lasciato degli strascichi sui movimenti del quarterback, apparsi più macchinosi e meno naturali rispetto a quelli mostrati ad Alabama. A questa limitazione si è aggiunto anche un infortunio al dito rimediato dal quarterback in week 11 e che ha costretto il rookie a saltare la partita di week 12, compromettendo anche il grip di Tagovailoa sulla palla nelle partite successive. Oltre ai problemi fisici incontrati dal quarterback, i Dolphins hanno dovuto fare i conti anche con le assenze delle altre pedine offensive. Delle nove partite disputate da Tagovailoa infatti, Preston Williams ne ha saltate ben sette, DaVante Parker due ed il running back Myles Gaskin sei, impoverendo ulteriormente l’arsenale a disposizione del rookie.

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Analizzando dunque tutti i fattori che possono incidere sul successo di un quarterback che necessita un solido sistema al fine di eccellere, risulta evidente come nel 2020 non fossero presenti i presupposti per aspettarsi una stagione d’impatto da parte del rookie hawaiano.

Nuova era

Poco dopo la conclusione della stagione, tre giocatori dei Miami Dolphins, in anonimo, hanno rilasciato dichiarazioni al Miami Herald affermando: “Siamo stati colti così di sorpresa dalle difficoltà di Tua durante il training camp, da pensare che non sarebbe mai stato pronto per poter scendere in campo nel 2020”. Aggiungendo: “Molti di noi sono stati contrari alla decisione di spostare Fitzpatrick in panchina, poiché ritenuto da gran parte dello spogliatoio il quarterback più adatto a guidare la squadra verso i playoff”. Infine i giocatori hanno ammesso di non essere stati impressionati dalla potenza e dal dinamismo di Tagovailoa, chiedendosi come farà la squadra a competere contro franchigie guidate da stelle come Patrick Mahomes, Deshaun Watson e Lamar Jackson.

Le dichiarazioni rilasciate dai giocatori dei Miami Dolphins sono andate a toccare due caratteristiche che non appartengono al gioco di Tagovailoa, ma nonostante il quarterback abbia uno skillset più limitato rispetto ai nomi citati in precedenza, ciò non significa che se affiancato dai giusti comprimari, Tua non possa imporsi ad alti livelli. Mentre questi quarterback sono in grado di trascinare ed elevare una moltitudine di sistemi offensivi, un game manager come Tagovailoa necessita di un contesto ben costruito per poter fare la differenza. A supporto del quarterback è però recentemente sceso in campo proprio Ryan Fitzpatrick, che ai microfoni di ESPN ha dichiarato: “Non immaginate quanto sia stato difficile per i rookie adattarsi al mondo della NFL in un anno così particolare, Tua è un ottimo leader e possiede un eccellente etica del lavoro, ha solo bisogno di tempo. Prevedo un grande salto per lui nel 2021”.

Nonostante le voci di un possibile interessamento dei Miami Dolphins a Deshaun Watson, rumor al quale lo stesso Tagovailoa ha risposto dicendo: “La trade non rientra nella serie di cose che posso controllare, al momento il mio unico obiettivo è quello di lavorare duramente per arrivare alla prossima stagione al mio meglio”, i movimenti nel coaching staff dei Dolphins fanno pensare che il focus della offseason di Miami sia tutto sul processo di sviluppo dell’ex quarterback di Alabama.

In particolare l’head coach Brian Flores ha ammesso di esser soddisfatto del percorso di crescita intrapreso da Tua nel corso della stagione, aggiungendo che l’organizzazione farà di tutto per valorizzare il quarterback ed affiancargli le pedine giuste. Terminata la stagione, il front office dei Dolphins ha subito assunto Charlie Frye nel ruolo di coach dei quarterback. Frye ha già lavorato in passato con Tagovailoa, in particolare alle Elite 11 del 2016, una competizione nella quale vengono messi alla prova i migliori quarterback liceali degli Stati Uniti, facendoli competere l’uno contro l’altro. Tagovailoa partecipò a quell’edizione delle Elite 11 ed entrò nella competizione con lo status di diamante grezzo, salvo poi ottenere dei decisi miglioramenti sotto le indicazioni dei coach Charlie Frye e concludere l’evento con il premio di MVP.

Successivamente il front office dei Dolphins ha optato per licenziare il coordinatore offensivo Chan Gailey, e, sotto consiglio di Brian Flores, elevare a co-coordinatori offensivi George Godsey ed Eric Studesville, allenatori che occupavano i ruoli di coach dei tight end e dei running back e che ora si divideranno il compito di coordinare l’intero reparto offensivo di Miami. Se i Dolphins dovessero decidere di non intraprendere una trade per Deshaun Watson ed investire su Tagovailoa, la franchigia della Florida avrà a disposizione molte armi per poter circondare di talento il proprio quarterback. Nella offseason Miami potrà contare sul nono spazio salariale più ampio della lega e ben nove scelte al Draft (di cui cinque tra le prime cento e due al primo giro), in un post-stagione che vedrà con ogni probabilità i Dolphins fare investimenti su running back, wide receiver e linea offensiva al fine di rendere il più semplice possibile il processo di sviluppo di Tagovailoa.

Criticare la stagione da rookie di Tagovailoa utilizzando come metro di paragone l’impatto avuto nelle loro prime stagioni da titolari di Patrick Mahomes, Kyler Murray e Justin Herbert è fuorviante, poiché gli impatti avuti dai giocatori citati rappresentano enormi eccezioni nella storia della NFL e non quella che è la stagione media di un quarterback rookie in NFL, caratterizzata da alti e bassi. Valutare un quarterback e cercare di tracciare la traiettoria della sua carriera dopo sole nove partite e nelle condizioni espresse precedentemente è molto difficile e soprattutto non necessario. La storia della NFL è ricca di quarterback che hanno affrontato difficoltà nel loro processo di sviluppo salvo poi sbocciare e lasciare il segno, uno su tutti Peyton Manning, la cui carriera è cominciata con una stagione da 28 intercetti (record negativo per un rookie che resiste ancora ad oltre 20 anni di distanza) per poi concludersi come una delle più leggendarie di sempre. Tua Tagovailoa per caratteristiche di gioco difficilmente arriverà ad espirmersi ai livelli di Patrick Mahomes o Deshaun Watson, ma se Miami dovesse riuscire a valorizzarlo facendolo evolvere nel giusto sistema offensivo, il futuro di Tagovailoa e dei Dolphins non potrà che essere roseo.

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Un Commento

  1. Sante e sacrosante parole di chi ha realmente seguito la stagione dei Dolphins, come me, dall’inizio alla fine. Dopo venti anni anni e oltre di mediocrità assoluta nel ruolo di QB, probabilmente tutti si aspettavano il nuovo mirabolante Dan Marino hawaiano, ma invece c’è stata una buona stagione con il 50% della squadra messo a posto (la difesa). I Dolphins arrivavano da una rebuild totale e direi che il buon Flores ha già fatto un ottimo lavoro sul piano difensivo (che è il suo pane). Quest’anno si lavorerà tutto sulla parte offensiva, che, effettivamente non ha brillato la scorsa stagione. Pochissimo talento a WR, zero quasi a RB e una offensive line nuova per 4/5 che ha fatto bene, ma non benissimo. Tua arrivava da un grave infortunio ed è stato preservato nelle prime giornate affinchè non facesse la fine di Fitzpatrck l’anno prima (ultra sackato!!!). Non ha avuto molto tempo per adattarsi alla Nfl e neppure un offensive coordinator perfettamente sintonizzato sulle sue capacità. Tua incomincerà a essere giudicabile tra un paio d’anni, neanche nella prossima stagione, dove comunque sarà messo nelle condizioni migliori per aumentare il proprio rendimento. MIami lavorerà molto nella offseason e nel draft per potenziare un attacco davvero povero di risorse. Tutte le voci su Watson e su possibili scelte di QB al draft mi appaiono totalmente junk. Da settembre incominceremo a poter valutare davvero il buon Tua.

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