Stefon Diggs: la secret sauce dei Buffalo Bills

Tolte le vicine Cascate del Niagara e il feticismo per i tavoli da picnic, le alette di pollo fritte sono uno dei segni distintivi di Buffalo. Da quasi sessant’anni in città se ne consumano a tonnellate ogni giorno, spesso accompagnate da ettolitri di birra e da una partita dei Bills. Secondo la leggenda metropolitana più accreditata, le Buffalo Wings vennero inventate nel 1964 dalla signora Teressa Bellissimo, co-proprietaria dell’Anchor Bar. Fino a quel momento, le ali di pollo erano considerate un cibo poco appetitoso e ancor meno richiesto, riservate alle zuppe o agli stufati di bassa qualità. A mezzanotte del venerdì santo di quell’anno il bar era colmo di clienti per lo più cattolici, quindi affamati dal digiuno quaresimale. Per rifocillarli, la signora Teressa ebbe un’idea semplice e geniale allo stesso tempo: iniziò a friggere le alette e le cosparse di una salsa piccante al peperoncino di Caienna. In quel momento era nata una ricetta che avrebbe messo Buffalo sulla mappa culinaria degli Stati Uniti.

Perché questa nota culinaria per aprire un articolo di football? Perché esattamente come le alette di pollo di Buffalo nel 1964, l’attacco dei Bills nel 2020 ha elevato improvvisamente le proprie quotazioni, passando da reparto insipido e poco considerato (pensate al gran rifiuto di Antonio Brown nel 2018) a macchina da punti ammirata da tutta la lega. Anche in questo caso, gran parte dei meriti sono da attribuire ad un ingrediente speciale, che ha saputo elevare il contesto che lo circonda. La secret sauce di questi Buffalo Bills è Stefon Diggs.

DIGGS E ALLEN

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Lo scorso marzo ho deciso di aprire una rubrica di video chiamata Free Agency Fits, dedicata appunto ai movimenti di free agency secondo me più interessanti. In quel periodo c’era davvero l’imbarazzo della scelta: da Brady ai Bucs alla saga di Jadaveon Clowney, per non parlare del furto del secolo che permise ai Cardinals di accaparrarsi DeAndre Hopkins. La mia prima scelta, però, è stata un’altra. Oltre a D-Hop, un altro grande wide receiver era stato portato alla corte di un giovane quarterback chiamato al salto di qualità. La trade più interessante, secondo me, era quella che aveva portato Stefon Diggs a Buffalo. Quello che pensavo sarebbe successo lo trovate condensato in questi dieci minuti di video (cliccate sull’immagine per andare al nostro canale YouTube e se ancora non lo avete fatto iscrivetevi 🙂 )

stefon diggs

Il mio giudizio sulla trade era già allora estremamente positivo. Ero sicuro che un wide receiver one (che è uno status, forse addirittura uno state of mind, non una posizione) avrebbe portato effetti a cascata sull’attacco dei Bills, aumentando la pericolosità del reparto, facilitando il compito al resto del parco ricevitori e, soprattutto, fornendo a Buffalo ogni singolo elemento necessario a valutare Josh Allen.

Ahimé, devo essere sincero, non ci ho preso. Per quanto fossero alte le mie aspettative, Stefon Diggs e Josh Allen le hanno superate di parecchio, portando a termine una stagione storica tanto a livello individuale quanto a livello collettivo. L’arrivo di Diggs non ha semplicemente alzato il livello dell’attacco, lo ha fatto schizzare a vette mai raggiunte e forse nemmeno immaginate. Uno ad uno, tutti i record di passing offense sono caduti come mosche. Allen è diventato il record Holder della franchigia per passing e total touchdown (37 e 45), percentuale di completi (69.2), quarterback rating (107.2) e QBR (81.7). Diggs ha frantumato il record di ricezioni in una stagione (127) e ha ricevuto 1535 yard di passaggi. Gli effetti benefici di questa trade si sono propagati come per osmosi ad altri membri dell’attacco, in particolare il piccolo Cole Beasley, che ha concluso una stagione gigantesca.

Prima di questa stagione, a livello offensivo Bills partivano da una buona base, ma era evidente che mancasse qualcosa per il definitivo salto di qualità. Allo stesso modo, Diggs era un wide receiver rispettato e produttivo, ma in pochi lo avrebbero inserito nella Top 5 del ruolo. Nel giro di pochi mesi e senza un’offseason tradizionale i Bills e Diggs si sono elevati a vicenda, come le alette di pollo e la salsa piccante. Andiamo a vedere com’è stato preparato il piatto prolato più gustoso del 2020.

DIGGS UNCHAINED

Nell’attacco dei Vikings 2019 Diggs è stato sottoutilizzato e addirittura (oggi possiamo dirlo) male utilizzato. In un attacco fondato quasi esclusivamente su corse e playaction, Diggs veniva impiegato per lo più come minaccia profonda sulle shot play chiamate da Kevin Stefanski. In questo modo, Diggs si è costruito una fama di deep threat pura e semplice che ha distorto la percezione del suo reale skillset. Diggs non è un ricevitore forte sul profondo. Diggs è forte ovunque lo metti, in qualunque situazione di gioco, in qualunque posizione di campo e in qualunque fondamentale tecnico. Il grande merito di Brian Daboll è stato quello di sbloccare il potenziale di Diggs aprendo come un ventaglio il tipo di compiti richiesti. Nel 2020 i target indirizzati al numero 14 sulle tracce profonde è calato drasticamente, mentre sono esplosi quelli nelle zone intermedie del campo. Daboll ha capito che usare Diggs solo sul profondo sarebbe stato limitante, mentre sfruttare la paura degli avversari di concedere la big play avrebbe pagato dividendi altissimi. Quando affrontano Stefon Diggs i CB avversari sono talmente terrorizzati dal farsi battere profondi che preferiscono regalare yard sul medio-corto.

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Diggs è il WR con il più alto numero di ricezioni su curl e comeback routes (54 contro le 18 del 2019 ai Vikings), ovvero tracce che fingono di attaccare il profondo e poi si arrestano tra le cinque e le quindici yard. In questo modo si spiegano sia la diminuzione delle yards per target (più ricezioni ma meno profonde) sia l’esplosione di primi down conquistati da Diggs, addirittura 73.

Anziché commettere l’errore opposto a quello di Stefanski, limitando quindi Diggs a ricezioni medio-corte, Daboll ha saputo facilitare il compito a Diggs sulle ricezioni profonde includendo dei tendency breakers perfetti. Diggs ha più volte finto di arrestarsi sul corto per poi ripartire a tutta velocità, cogliendo di sorpresa il CB avversario.

In queste tracce stutter and go iniziamo a vedere un altro aspetto troppo poco esaltato del Diggs di Minnesota, ovvero il suo route running immacolato. Quest’anno Diggs ha portato questo fondamentale ad un livello addirittura superiore, che lo ha reso immancabile anche per i migliori CB in circolazione. È impossibile giocare press coverage contro Diggs, 92 ricezioni e 1264 yard.

La sua capacità di condizionare il marcatore già a partire dal rilascio, e di continuare ad ingannarlo lunga tutta la durata della traccia è stupefacente e incredibilmente appagante a livello estetico. Pochi ricevitori si muovono in maniera più elegante di Diggs, ma questo non significa che il WR dei Bills sia un giocatore finesse. Quando c’è da usare le mani, Stefon non si tira indietro, usa il suo fisico in maniera perfetta sui contested catch ed è una minaccia costante sulle yard dopo la ricezione. Diggs non sarà il miglior ricevitore della NFL, ma quest’anno ha dimostrato di essere il più completo.

Parliamo tanto di quanto Stefon abbia aiutato i Bills, ma non dovremmo dimenticarci che la relazione è biunivoca: Buffalo ha messo Diggs al centro del progetto tecnico, lo ha fatto sentire per la prima voltai in carriera il centro dell’attacco, gli ha messo sulle spalle tutto il peso possibile, esattamente ciò che un ultra-competitivo come Diggs aveva bisogno. Ancora di più, Brendon Beane, Brian Daboll e Scott McDermott gli hanno fatto sentire fiducia. Mike Locksley, il coach di Diggs a Maryland, ha consigliato a Daboll una sola cosa «Fagli sentire la fiducia, per Stefon è fondamentale. Ti darà tutto quello che ha finché saprà che tieni a lui e che può fidarsi di te». Daboll ha seguito il consiglio ed è stato ripagato con una stagione da consegnare ai posteri. Nella storia recente della NFL nessuna trade ha avuto un impatto così forte e così immediato su un reparto. Ancora di più, nessun wide receiver è mai riuscito a svoltare così significativamente la carriera del proprio quarterback. Oggi non parleremmo di Josh Allen come di un top 5 QB nella lega senza Stefon Diggs. Senza i lanci di Allen, Diggs non sarebbe considerato l’arma totale che è. Senza la connessione tra i due, oggi i Bills non sarebbero ad una partita dal Super Bowl. Riuscissero ad arrivarci, non sia mai a vincerlo, la statua di Stefon Diggs diventerebbe l’attrazione principale di Buffalo. Più delle cascate del Niagara, più delle alette di pollo.

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Alberto Cantù

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