Perchè Eric Bieniemy non viene scelto come Head Coach?

La corsa alle sideline è terminata. Tutti e sette i posti da head coach sono stati occupati e, come già successo lo scorso anno, c’è un escluso eccellente: Eric Bieniemy.

Non è l’unico, anche Brian Daboll quest’anno avrebbe meritato un posto da capo allenatore, ma il nome dell’offensive coordinator dei Kansas City Chiefs rimbalza in tutta la lega da oramai tre anni e se dopo tre stagioni un personaggio così in voga non è ancora stato scelto, merita una considerazione approfondita.

Facciamo subito una premessa: quelle che andrete a leggere sono solo considerazioni e non verità assolute. Quello che succede dentro le sale colloquio non ci è dato saperlo e quello che ci rimane è immaginare quello che passa nella testa dei general manager.

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 Il colore della pelle. Quante volte abbiamo sentito queste parole? È la prima motivazione che viene trovata per giustificare la mancata assunzione del coordinatore. La smentita è arrivata direttamente dalla lega. Quest’anno c’è stato un vero e proprio exploit di coordinatori da minoranze etniche. Anche il numero di head coach provenienti da minoranze è aumentato con le assunzioni di Robert Saleh, origini libanesi, e David Culley, afro-americano. La discriminazione razziale, grazie alla Rooney Rule, sembra finalmente un vecchio problema oramai alle spalle e non dovrebbe funzionare più come scusante.

I suoi predecessori non hanno fatto bene. Se andiamo a guardare solo l’ultimo filone di Kansas City, effettivamente è vero. Doug Pederson ha lasciato i Chiefs per Philadelphia, ha vinto un Super Bowl ma poi dal momento subito successivo non ne ha più imbroccata una. Matt Nagy, uscito dal Missouri come guru dei QB, dopo il primo anno buono si è perso e la sua sideline sono già due anni che è parecchio bollente. In tutto questo Kansas City nel tempo non ha mai risentito delle dipartite dei propri collaboratori offensivi e la sensazione è che sia il sistema Andy Reid a funzionare piuttosto che l’impostazione tattica dei coordinatore di turno. C’è da fare tuttavia una considerazione sul fatto che il coaching tree di Reid è il più corposo della NFL, soprattutto dall’esperienza di Philadelphia. Di questi, quattro sono attualmente capi allenatore in NFL: Nagy ai Bears, Harbaugh ai Ravens, McDermott ai Bills e Rivera a Washington. Curiosamente, nemmeno troppo dato che come numero hanno più possibilità del singolo, questi hanno vinto più Super Bowl di Reid, 2. Situazione che il baffone da Los Angeles potrà pareggiare nella prossima finalissima.

Non ha un gran rapporto con i giocatori. Questa sembra essere la questione più inesistente di tutte. I giocatori a Kansas City lo adorano perché sa benissimo come prenderli. Oltre all’endorsement bellissimo di Reid che l’ha paragonato ad un figlio, ricordiamo che l’attuale head coach dei Chiefs ha perso il figlio Garrett per overdose nel 2012, tra ottobre e gennaio sono arrivati altrettanti apprezzamenti dal leader del team: Patrick Mahomes. È il segreto di pulcinella che l’ex Texas Tech abbia spinto il nome del suo coordinatore a Deshaun Watson, motivo per cui il QB dei Texans è ora ai ferri corti con Houston. Quando un giocatore d’attacco sbaglia è sempre il primo a raggiungerlo ed a confortarlo, costantemente inquadrato dalle telecamere. Dalle dichiarazioni di Kelce, pare che sia disponibile praticamente ventiquattro ore su ventiquattro per i suoi giocatori.

Non chiama le giocate offensive. È vero, ma seguendo questo ragionamento non avrebbero dovuto ottenere il lavoro nemmeno Matt Nagy ai Bears o Doug Pederson agli Eagles. Proprio come Bieniemy, nemmeno loro chiamavano le giocate. Tuttavia non è da poco crescere sotto l’ala di Andy Reid imparando i suoi schemi e le sue giocate. La questione delle chiamate poi è stata ulteriormente sdoganata quest’anno dato che lo stesso Nick Sirianni, nuovo head coach degli Eagles, non ha mai chiamato una singola giocata offensiva ai Colts, ancor meno di Bieniemy. Non contiamo poi David Culley che si è accasato ai Texans senza essere mai stato neppure un coordinatore principale. A questo punto viene da dire che per alcuni è un problema e per altri no.

Non è abbastanza bravo nei colloqui. Si fa fatica a pensare che uno possa essere così negato nelle interviste. Magari nelle prime puoi sembrare goffo, rigido. Chi non ha avuto sensazioni contrastanti nei primi colloqui? Però poi alla fine ci fai il callo e dopo il terzo o il quarto ci fai la mano. Ecco immaginiamo ora se è possibile che uno possa steccare quattro-cinque colloqui ogni anno. Non è fattibile. La realtà è che ogni esaminatore ha un’idea in testa di quello che sta cercando e se non fai al caso suo puoi fare anche la più bella figura del mondo che non ti sceglierà. Nel football girano tante bellissime parole ma l’unica cosa che conta è la vittoria. Se ottieni risultati sei un grande, se non lo fai non sei nessuno. Se un general manager cerca un uomo grintoso ci sta che scelga un Saleh o un Campbell, se cerca invece uno più bilanciato può pensare a Bieniemy.

Non è interessato. Questo potrebbe essere una interessante questione. Potrebbe anche essere che i colloqui vadano bene e che le squadre decidano di prenderlo salvo poi il passo indietro del coordinatore. Non possiamo saperlo. Pare francamente molto difficile come ipotesi perché in questo caso avrebbe più senso non farli proprio i colloqui. Non sarebbe nè il primo nè l’ultimo: Eberflus dei Colts quest’anno ha rifiutato l’intervista dei Texans ed il nuovo GM dei Broncos George Paton ha rifiutato per anni numerosi colloqui con molte franchigie NFL. Se fa tanti colloqui è perché è interessato.

L’attesa per averlo a disposizione. In una lega in cui le tempistiche sono tutto per poter lavorare nel migliore dei modi, non è meno importante selezionare quanto prima il nuovo Head Coach. Certo, questo non vuol dire selezionare una persona a casaccio pur di averla il primo possibile, ma se si è in dubbio su due figure ed una si “libera” tre settimane prima rispetto dell’altra, quella che si rende disponibile prima sale al grado di favorita. L’esempio è la sensazione che i Chargers hanno dato a tutti: l’OC dei Bills Daboll era il netto favorito per la stampa, già capo allenatore in pectore, e poi con il protrarsi ai playoff di Buffalo a Los Angeles hanno virato su Staley. Ecco, un motivo per cui alcune franchigie potrebbero non aver scelto Bieniemy negli ultimi due anni è perché in entrambi i casi avrebbero dovuto aspettare fino alla metà di febbraio per averlo a disposizione a lavorare. Non significa però che questo discorso sia vincolante: i Colts nel 2018 aspettarono Frank Reich che vinse il Super Bowl come OC di Philadelphia. Alla fine dipende in quanto credi nel percorso da intraprendere con tale allenatore.

Pesano i “fattacci” di Colorado. Il passato al college da giocatore e da allenatore non è stato proprio dei migliori. Nel ’88 fu condannato ai servizi sociali per una scazzottata mentre nel ’93 a Boulder, Colorado, si è reso protagonista di una molestia sessuale per cui è stato bandito, tra l’altro, per un anno dal campus. È inoltre stato arrestato più volte mentre guidava in stato d’ebrezza. Il passato è passato, non dovrebbe pesare sul presente. Si dice sempre così, però poi… Un capo allenatore non è un semplice play-caller ma un vero e proprio rappresentante della franchigia che lo sceglie e per tanto deve dare lustro al team stesso. Questo potrebbe portare a dire che dunque Bieniemy non otterrà mai un ruolo da head coach, ma non è di certo il primo a passare da queste spiacevoli situazioni. In molti casi in realtà le franchigie non tendono ad indagare particolarmente sul passato dei coach, basti pensare a Matt Patricia. Solo dopo l’assunzione da parte dei Lions vennero fuori indiscrezioni riguardo uno stupro avvenuto molto tempo prima e che portò Detroit a dover emettere un comunicato vista la cattiva luce che si stava riversando sul team. Anche Meyer, nuovo capo allenatore di Jacksonville, non ha di certo un passato limpido, passato anche piuttosto recente che non ha fermato i Jaguars dallo sceglierlo.

Questi sono tutte le motivazioni più o meno venute fuori negli ultimi tempi. Quale sarà la vera motivazione del perchè Bieniemy non sia Head Coach non ci è dato saperlo. Vic Fangio ci ha messo più di un decennio ad ottenere una sideline ed aveva molti meno paletti a dargli contro. Magari il prossimo anno sarà l’anno buono, magari no. Vedremo. La mia speranza è che qualsiasi sia la problematica che gli impedisce di ottenere il ruolo sia presto solo uno spiacevole ricordo.

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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