Gioia Browns! (Pittsburgh Steelers vs Cleveland Browns 22-24)

Un traguardo inseguito troppo a lungo, quasi due decadi di sofferenze e “pesci in faccia”. Ma ora, un traguardo raggiunto!

I Cleveland Browns tornano ai playoff e ci arrivano con l’aria di quelli che hanno attraversato il deserto del Sinai al fianco di Mosè. Baker Mayfield ( 17/27, 196 passing yard, 1 TD, 44 rushing yard e zero Int.) diventa il Profeta, alla guida di un popolo logoro e disperato, in cerca di pace. Quella pace che serve, ancor prima di vincere, a rasserenare un ambiente donando stabilità e un minimo di prospettiva. Quella di domenica scorsa non è soltanto una giornata di celebrazioni per il successo contro gli Steelers, o per il ritorno ai playoff. Bensì una giornata che entrerà nei libri di storia del football professionistico dell’Ohio, sempre dominato dalla scena collegiale legata ai Buckeyes e che non ha saputo regalare soddisfazioni ai vecchi Browns fin dall’alba dei tempi. Domenica il mondo Browns è risorto e da qui in avanti le ambizioni possono mutare in senso benevolo.

Sia chiaro, non si parla di Super Bowl, anche se questa squadra alla fine avrà una possibilità come tutte le altre tredici che rientrano nelle fasi eliminatorie. Si parla del fatto che finalmente, a Cleveland, il nome più importante da discutere non sarà più quello di LeBron James e dunque il rilancio dei Browns cercherà conferme negli anni a venire attraverso un percorso di crescita. Kevin Stefanski sembra essere, a questo punto, l’uomo giusto: il passo avanti lo ha fatto fare indubbiamente, ed ora la felicità è ai massimi storici degli ultimi 20 anni, ma questa bella sensazione svanirà presto, potenzialmente già nella notte tra lunedì e domenica, quindi sarà importante prendere questo momento come punto di partenza e non come punto di arrivo. Più che importante, sarà fondamentale perchè i demoni del passato bussano sempre alla porta.

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La sconfitta contro i New York Jets era stata un vera disfatta in stile Browns ed il rischio era quello che un simile episodio avrebbe potuto destabilizzare gli equilibri all’interno dello spogliatoio; invece no. I Browns hanno preparato la sfida dell’anno a dovere e si sono guadagnati l’agognato accesso alla post-season. I leader dello spogliatoio hanno saputo tenere il gruppo unito e sono stati capaci di compiere l’impresa di battere Pittsburgh, al netto di Big Ben.

Il quale però, attenderà i suoi rivali al varco della Pennsylvania per regolare i conti nella sfida delle sfide che andrà in scena come ultima Wild Card della domenica (lunedì notte in Italy). Pittsburgh è in calo, troppo calda troppo presto a mio avviso, ma non per questo da sottovalutare perchè l’esperienza di Ben Roethlisberger, la grinta del grande Mike Tomlin e la fame del gruppo dei giovani potranno essere un fattore rivelante nelle partite da dentro o fuori. Gli indicatori a favore degli Steelers di inizio/metà stagione erano decisamente alti, contaminati in modo piuttosto ovvio da quella serie di vittorie folgoranti inanellata con abile caparbietà. La fase di rallentamento può starci senza recriminare nulla, ma gli Steelers ora saranno nemici degli Steelers prima di tutto. Vietato quindi rilassarsi, per gli uomini d’acciaio il riposo non è un’opzione auspicabile!

Tornando su Cleveland mi sembra di parlare della pellicola “Il giorno della Marmotta”. Succede sempre la stessa, dannata cosa. A ripetizione. Quel blackout nell’ultima frazione di gioco è svilente, sono quasi stanco di sottolinearlo a questo punto della stagione. Il momento in cui la difesa va in palla e subisce il gioco degli avversari in modo incondizionato è puntuale come le tasse, allo stesso tempo l’attacco entra nella fase stagnante offensiva che invece arriva nella casella della posta con la puntualità le bollette… e qui, tra bollette e tasse si rischia che il conto da pagare diventi troppo caro!

Quel touchdown di Claypool sul 4° e 10 non si dovrebbe vedere mai, specie in una sfida così. Come probabilmente una difesa che protegge l’accesso ai playoff non dovrebbe concedere dei lanci quali quello su Diontae Johnson, 47 yard che minacciano la sanità mentale della Dawg Pound. Possiamo trovare tutte le scuse del mondo, la paura delle flag, le difficoltà di una secondaria in molti casi non all’altezza, la tensione che crea quella sana paura di perdere. Tutte attenuanti che, però, nel football non reggono più di tanto. La giocata rianima Pittsburgh e permette a JuJu Smith-Schuster di segnare la meta che vale il -2; fortuna dei Browns, a cercare di convertire i due punti di distacco c’è Mason Rudolph che spara alto. Resta poi un calcio insidioso da recuperare per i padroni di casa, possesso assicurato dopo la mischia e in Ohio le speranze si trasformano in certezze.

I playoff sono tornati in città, complimenti amici Browns, ma se non regolerete quegli svarioni sempre presenti nei vostri finali di partita la strada che conta vi indicherà l’uscita prima del tempo.

A coach Kevin Stefanski toccherà fare il famoso adjustment!

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Alex Cavatton

@AlexCavatton sport addicted dal 1986. Amministratore di Chicago Bears Italia. Penna di Huddle Magazine dal 2018. Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio. Autore dei progetti editoriali: Chicago Sunday, Winners Out, RaptorsMania, Siamo di Sesto San Giovanni, Prima dello snap. Disponibili su Amazon

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