Profondo Roster: Minnesota Vikings

Per fortuna che c’è la bye (week). Questo avranno pensato molti tifosi dei Minnesota Vikings, team che prima della giornata “di pausa” era in lizza per il titolo di squadra delusione della stagione, e che dopo lo stop sembra invece rinato.  La truppa di coach Zimmer era infatti arrivata alla bye con un record di 1-5 e se è vero che le sconfitte contro Tennessee e Seattle erano maturate agli sgoccioli del match, è anche vero che l’ultimo k.o., quella casalingo, pesantissimo contro una Atlanta fino a quel momento a secco di vittorie, era sembrato mettere una pietra tombale sulla stagione dei Vichinghi.

Dall’1 novembre invece Minnesota ha iniziato una rimonta che l’ha riportata in lizza per i playoff, con tre successi importantissimi contro avversarie di division (di cui due fuori casa su campi decisamente ostici come Green Bay e Chicago) e tre gare abbordabili all’orizzonte.

OFFENSE

Ai tifosi dei Vikings sembrerà di essere tornati indietro di una decina di anni o giù di lì, quando il miglior running back della NFL vestiva la casacca viola sulle cui spalle c’era scritto Peterson, ma stavolta l’atleta che preoccupa tutte, o quasi (vero Chicago?) le difese NFL non proviene dal Texas ma dalla Florida, stato in cui è nato ed ha giocato al college, e si chiama Dalvin Cook, leading rusher della NFL con 954 yard conquistate in otto partite, alla straripante media di 5 yard e mezzo per portata.

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Pensate che in una settimana, sommando la sfida con Detroit e quella con Green Bay, Cook ha guadagnato via terra 369 yard. Il principale nemico di Cook, atleta dall’accelerazione devastante, sono gli acciacchi fisici, visto che la sua prima stagione in NFL è durata appena 4 partite e nella seconda ha dovuto saltare altre 5 gare. Alle sue spalle i Vikings hanno una riserva sicuramente valida in Alexander Mattison che ha fin qui portato palla per 71 volte guadagnando 326 yard (media, anche qui, notevolissima, di 4,6) anche se l’unica gara giocata da titolare per l’assenza di Cook Mattison l’ha clamorosamente ciccata.

Il passing game dei Norsemen è invece decisamente un puzzle di difficile soluzione. Quando i Vikings firmarono Kirk Cousing, proveniente dagli allora Washington Redskins, ne fecero il qb più pagato della Lega, ma onestamente il trentaduenne nativo di Barrington in Illinois non ha fatto abbastanza per meritare tale investimento. Intendiamoci, in maglia Vikings Cousins non ha mai giocato male; due stagioni con circa il 70% di completi, tutto sommato pochi intercetti (10 il primo anno, 6 il secondo), tanti sack subiti ma qui la colpa è sua fino ad un certo punto, e l’approdo ai playoff nel 2019 con Minnesota eliminata dagli straripanti 49ers.

Però l’impressione è che Cousins faccia il suo compitino e nulla più. Inoltre il 2020 è iniziato nel peggiore dei modi per l’ex Michigan State, con 10 intercetti nelle prime 6 gare, una prestazione inguardabile contro Indianapolis (qb rating a fine partita di 15,9) e una parimenti negativa contro Atlanta. Poi, anche per Cousins, le cose sono magicamente cambiate dopo la bye, con tre partite sopra il 100 di rating, un solo intercetto sul campo di una difesa assolutamente temibile come quella dei Bears (pick tra l’altro molto più imputabile a Thielen che non a Cousins) ed una rinnovata fiducia.

Proprio un Thielen non certo perfetto quest’anno è di gran lunga il leader per “target” ma non per ricezioni dei Vikings, visto che il fantastico rookie Justin Jefferson ha 42 palle catturate contro le 41 di Thielen pur avendo avuto “solo” 54 lanci nella sua direzione contro i 65 di Thielen. Ed anche la media per catch (18,1 a 12,8) parla a favore di un Jefferson che si appresta a diventare l’indiscusso n°1 fra i receiver in viola. Se non altro Thielen può vantare la bellezza di 9 touchdown.

Il parco receiver di Minnesota in pratica termina qui perché Chad Beebe e Olabisi Johnson assommano appena 12 ricezioni per poco più di 150 yard. L’attacco diretto dall’ex head coach di Denver e Houston Gary Kubiak prevede per altro un utilizzo piuttosto estensivo nel passing game di runner e tight end e infatti sul gradino più basso del podio in fatto di ricezioni c’è Cook con 20 catch, poi la coppia di tight end Rudolph e Irv Smith con 18 e 13 e l’altro runner Mattison con 9. Dopo 10 anni in NFL la carriera di Rudolph si sta, con ogni probabilità, avviando alla conclusione (dopo 4 annate fra le 49 e le 86 ricezioni lo scorso anno Rudolph si è fermato a 39 catch e quest’anno le cose non sembrano andare meglio) e a raccoglierne il testimone potrebbe esserci proprio il ventiduenne Smith.

La linea offensiva ha fin qui avuto un rendimento singolare. Il centro Bradbury sta trovando finalmente una sua dimensione dopo un primo anno da rookie sottotono e, soprattutto come bloccatore nel rushing game, il prodotto di NC State sta iniziando a giustificare la sua scelta al primo giro. Bene stanno facendo anche i due tackle, quello di destra O’Neal, finora l’mvp del reparto, e quello di sinistra Reiff che invece sta accusando qualche problema sulla corsa ma in generale sta avendo un rendimento solido. Dove invece Minnesota non riesce a trovare una quadra è nel ruolo di guardia dove finora si sono alternati Samia e Cleveland a destra mentre Dozier è stato il titolare a sinistra. Dei tre il migliore, o forse sarebbe meglio dire il meno peggio, è stato il rookie Cleveland e probabilmente non è un caso che i Vikings abbiano iniziato a macinare yard in attacco da quando hanno impiegato l’ex Boise State.

Dalvin Cook Vikings Lions

DEFENSE

Pur avendo come capo allenatore un vero guru come Mike Zimmer, la difesa dei Vikings è la ventiquattresima per yard totali concesse e la ventisettesima per yard subite nel passing game, ma fra infortuni, scelte opinabili e peccati di gioventù non mancano certo le giustificazioni. Il primo colpo,  Minnesota l’ha ricevuto con il forfait, prima momentaneo poi trasformatosi in “season long”, del fortissimo end Danielle Hunter, uno che in 5 anni di carriera ha messo a segno 54 sack e mezzo, ma che è stato messo k.o. da un problema al collo. Hunter ha subito a fine ottobre una delicata operazione per un’ernia discale e spera di essere pronto per la stagione 2021.

Prima ancora, il tackle Michael Pierce, arrivato dai Ravens per sostituire Linval Joseph, aveva preferito saltare la stagione per preoccupazioni legate al Coronavirus. Quindi, dopo appena due giornate, si è aggiunto l’infortunio che ha costretto al forfait per il resto del 2020 il forte linebacker Barr, quattro volte Pro Bowler.

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A tutto questo aggiungete la curiosa vicenda di Yannick Ngakoue, pass rusher di ottimo livello, prelevato dai Jaguars a fine agosto per una seconda scelta e ceduto, nonostante un buon rendimento, in maniera decisamente frettolosa ai Ravens per una terza scelta dopo appena due mesi.

Dopo tutto questo turbillon, la linea a quattro dei Vikings si schiera di base con gli end Odenigbo a sinistra e Jalyn Holmes a destra, con Shamar Stephen e Jaleel Johnson come tackle. Stephen, sta fin qui disputando la migliore stagione della sua carriera contro la corsa ed ha anche contribuito nel passing game con un sack, un hit e 5 hurries. In assoluto però il più efficace a livello di pass rush è Odenigbo, il quale sta confermando le buone statistiche del 2019 ed è arrivato a 3 sack, 8 hit e 15 hurries.

L’altro end Holmes è stato per ora decisamente più convincente sulla corsa che non sulla pass rush, mentre un Johnson impalpabile è finora l’anello debole del gruppo. Da tenere invece assolutamente d’occhio il rookie D.J.Wonnum che pur avendo giocato poco più della metà degli snap di Odenigbo e Holmes è a quota 3 sack, e l’ibrido end/tackle Mata’afa, autore di un paio di sack nelle ultime due gare. Nella rotazione dei tackle sta trovando spazio anche Armon Watts, scelto al sesto giro nel 2019, che dopo tre gare da dimenticare, sta assicurando una buona continuità di rendimento.

L’infortunio muscolare che ha già chiuso la stagione di Barr ha aperto la strada a Eric Wilson che affianca il middle linebacker Erik Kendricks, da cinque stagioni leading tackler del team. Quest’ultimo è autore fin qui di una grande stagione e sta contendendo a Harrison Smith il titolo di mvp del reparto. Wilson è invece fin qui un enigma: da un lato il collega Kendricks l’ha definito un “walking turnover” poiché Wilson ha all’attivo 3 intercetti, un fumble forzato e due fumble recuperati e sta giocando decisamente bene in copertura. Dall’altro però il prodotto di Cincinnati, che in realtà è una safety convertita a linebacker, ha dimostrato di non avere la capacità di decidere in pochi secondi come reagire quando l’attacco avversario va per via terra e difetta in fisicità per contrastare i bloccatori appunto nel running game.

In un reparto che spessissimo usa 5 defensive backs, Kendricks e Wilson sono praticamente sempre in campo, mentre quando è necessario un terzo linebacker, Zimmer utilizza il rookie Troy Dye. Un infortunio patito a inizio stagione ne ha rallentato lo sviluppo, e contro Indianapolis il rookie ha faticato non poco, ma Dye è cresciuto nelle ultime giornate e in effetti il coaching staff lo preferisce ai più esperti Hardy Nickerson e Ryan Connelly. Un altro elemento interessante è l’ex Bronco Todd Davis, che dovrebbe rientrare questo weekend e che stava iniziando a ritagliarsi uno spazio significativo ma è stato fermato dalla positività al Covid riscontrata a fine ottobre.

Nel secondario la coppia di safety Harrison Smith e Anthony Harris è assolutamente una certezza. Il primo ha avuto un paio di gare difficili in questo 2020 ma è da anni una delle migliori safety in circolazione e vanta cinque convocazioni consecutive al Pro Bowl. Harris, anche lui con una carriera tutta in maglia Vikings, è reduce da due ottime annate e sta giocando quasi meglio del suo celebrato compagno di reparto.

Il gruppo dei cornerback è stato invece completamente smantellato rispetto al 2019, con l’addio di Rhodes, Waynes e dello slot corner Alexander. Per sostituire i partenti, i Vikings hanno scelto ai draft ben tre cornerback, al primo, terzo e quinto giro, che dovevano aggiungersi alla prima scelta del 2018 Mike Hughes e a Holton Hill. Invece gli infortuni hanno colpito pesantemente il reparto, con Hughes già fuori per la stagione per un problema al collo e Holton Hill pure in IR per un infortunio al piede. Sia la prima scelta Gladney che la terza Dantzler sono così stati chiamati in causa molto più di quanto Zimmer e i suoi sperassero, ma fra comprensibili alti e bassi, i due rookie stanno piano piano acclimatandosi nella NFL anche se Dantzler, che era sembrato più pronto del compagno nel training camp, sta concesso troppi big play. In più anche Dantzler è stato fermato da un infortunio ed ha contratto il Covid ma dovrebbe essere pronto al rientro.

Nell’ultima giornata contro Chicago, i Vikings sono così stati costretti a far partire come titolari Kris Boyd e Chris Jones, quest’ultimo pescato a fine ottobre dai Lions, ma a onor del vero quando sono stati chiamati in causa, né Boyd, né Jones né la quinta scelta Harrison Hand hanno giocato male.

Dopo la partenza shock di Minnesota, si sono levate alcune voci che davano per non troppo sicura la posizione di Mike Zimmer, voci che sono state criticate pesantemente addirittura dal quarterback degli arcirivali Green Bay Packers Aaron Rodgers che ha detto “è un grandissimo coach… ho detto ad un mio amico: pensare che Zimmer possa essere messo in discussione è assolutamente pazzesco, credo sia uno dei migliori coach della NFL”.

Non so se dopo la difesa di Rodgers la posizione di Zimmer sia più sicura, certamente invece non lo è quella di Marwan Maalouf, coordinatore degli special teams che sono stati un problema per Minnesota, specialmente nelle ultime due settimane. Nelle gare contro Lions e Bears infatti i Vikings hanno subito un touchdown su ritorno di kickoff, sbagliato un punto addizionale per un errore del long snapper e per la prima volta in 60 anni di storia, si sono visti bloccare due volte un punt nella stessa gara.               

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LA SORPRESA

È sempre difficile valutare l’impatto che l’arrivo in NFL può avere su un rookie, ma la stagione di Jefferson è stata finora nettamente al di là di ogni aspettativa. Il ragazzo è veloce, bravo a liberarsi degli avversari, ha buone mani ed è più maturo dei suoi ventuno anni e mezzo. Candidato sicuro al titolo di rookie of the year  

LA DELUSIONE

Nelle ultime giornate il suo rendimento è sicuramente migliorato e una parte del merito per la preziosissima vittoria in quel di Chicago è da ascrivere a lui, ma il Cousins delle prime partite è stato davvero inguardabile ed ha dato una grossa mano a scavare la fossa da cui forse i Vikings non riusciranno a venir fuori nonostante i buoni risultati recenti. Onorabile menzione per altro pure per gli special teams: negli ultimi dieci anni soltanto una “squadra speciale” era riuscita a farsi bloccare due punt nella stessa gara.                                                 

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