La terra di mezzo degli Indianapolis Colts

E anche questo Halloween a stelle e striscie un po’ anomalo, per i motivi che tutti noi ben conosciamo, è passato, portando in dote le prime sentenze di una mid-season che tra infortuni, quarantene e protocolli vari, prova comuque ad andare avanti, con a ore dodici l’obbiettivo di arrivare fino in fondo, accompagnandoci al main event sportivo dell’anno: il Super Bowl.

Se da una parte troviamo delle sorprese in positivo (Steelers, Seahawks, Bears, Dolphins, su tutte) e qualche delusione come Eagles (Wentz, dove sei?), Vikings e Cowboys, tanto per citare una manciata di esempi, ci sono delle squadre che al momento vagano nella Terra di Mezzo della NFL alla ricerca di quell’anello che avrà bisogno della migliore ”Compagnia” per poterlo mettere al dito e ”domarli tutti”, tanto per utilizzare una citazione di Tolkeniana memoria.

Gli Indianapolis Colts sono una di queste; dopo un anno di transizione, a seguito del ritiro shock dell’idolo di casa Andrew Luck, fulmine a ciel sereno che ha rovinato non poco il processo di risalita intrapreso con la nomina a HC dell’ottimo Frank Reich, la franchigia dell’Indiana si è presentata ai nastri di partenza con un roster decisamente competitivo, soprattutto in termini di offensive line, condito dall’arrivo di Philip Rivers via Chargers, QB in cerca di silverware da mettere in bacheca prima di appendere il casco al chiodo, di promettenti rookie come il running back Jonathan Taylor e il wide receiver Michael Pittman Jr. che vanno ad aggiungersi ad elementi del calibro di T.Y Hilton e Marlon Mack.  Anche la defensive line è stata puntellata, grazie all’approdo di DeForest Buckner, reduce dal Super Bowl perso con i San Francisco 49ers.

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Il lavoro del GM Chris Ballard, almeno sulla carta, partiva con i migliori auspici, creando un clima di eccitazione generale che ormai da qualche tempo mancava dalle parti del Lucas Oil Stadium.

Purtroppo non è tutto oro quel che luccica; gli infortuni di due pedine chiave come il sopraccitato Mack (sostituito più che degnamente dalla matricola Taylor) e in ambito difensivo di Malik Hooker hanno complicato non poco i piani della banda Reich che ha faticato a trovare continuita’ in questo primo scorcio di stagione. Se andiamo ad aggiungere un Rivers dalle prestazioni altalenanti e un T.Y Hilton decisamente sottotono (forse ai titoli di coda in maglia Colts) il quadro della situazione ad Indianapolis è simile ad una camminata in una fredda mattinata di novembre nella Pianura Padana, ovvero dense nebbie all’orizzonte. Non dobbiamo infatti farci ingannare dal record positivo di 5-2 accumulato finora e dalla roboante vittoria contro i Lions di Patricia, ma ammettere con fredda lucidità che le prestazioni offerte sono state decisamente al di sotto delle aspettative, soprattutto da parte di quel Rivers che, se a inizio stagione era considerato il valore aggiunto di una OL già competitiva e tra le migliori della lega, si è invece rivelato uno dei problemi principali della discontinuità di Indianapolis.

I big numbers del ”mandrillone” dell’Alabama hanno però subito un miglioramento ultimamente, mettendo a referto 52 passaggi completati su 77 per 633 yard, 6 touchdown e un intercetto nelle ultime due partite; cifre in netta controtendenza rispetto al deludente inizio di stagione con più intercetti che TD. Numeri di cui i Colts hanno bisogno come il pane, se prendiamo in esame la situazione dei giochi di corsa (attualmente 25° in NFL) e il non voler caricare il giovane Taylor di eccessive responsabilità.

La difesa è stata l’ago della bilancia fino al giro di boa: terza in yard totali concesse (293,4), seconda in yard concesse in corsa (79,9) e quinta in punti concessi (19,4) per finire con un massimo di 11 intercetti.

La sfida, quella più difficile, comincia ora: le prossime quattro partite contro Baltimore, Tennessee, Green Bay e nuovamente Titans, non solo ci diranno che tipo di squadra sono realmente i Colts e che cosa vorranno fare da grandi, ma significheranno anche molto in ottica AFC South, dove gli ingredienti per assistere ad una corsa a due con Tannehill & Co. ci sono tutti.

In prima battuta il compito di Reich sarà trovare un modo per passare indenni nello scontro contro i Ravens di Lamar Jackson, MVP della scorsa stagione, per poi prepararsi al Thursday Night in trasferta in Tennessee, seguito dal ritorno in Indiana contro i Packers guidati da Aaron Rodgers e il back to back con i Titans.

Insomma, la Terra di Mezzo della NFL si prospetta aspra e perigliosa per questi Colts e solo il tempo ci dirà se alla fine del sentiero Rivers appenderà le armi sopra il caminetto costringendo il front office a cercare una nuova figura a guidare l’attacco nella prossima stagione (si parla molto di Kyle Trask da Florida in chiave draft 2021), oppure se riuscirà a indossare quell’anello che manca ormai dal lontano 2007, anno in cui un signore con la maglia numero 18 riuscì davvero a ”domarli tutti”.

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Matteo Spelat

Dividersi tra Premier League, Serie A, NFL, NCAA, NBA, NHL e MLB, è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

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