Il Riassunto di Week 12 NCAA

Due cose abbiamo appreso in questa week 12:

  • È più facile sbancare Las Vegas con il Black Jack che con le scommesse sulla Big10
  • Ma è comunque più difficile riuscire a gestire un vantaggio contro Tulsa

Ma procediamo con ordine, iniziando come sempre dalle menzioni ai bagnanti. La #1 Alabama apre la sezione, grazie alla prestazione da #1 sfoderata contro la malcapitata Kentucky, sommersa da 63 punti: Devonta Smith probabilmente sarà stato il protagonista di molte delle visioni oniriche dei difensive back biancoblù. Alla lista dei villeggianti ci sono anche BYU – 66-14 a North Alabama, condito da un’imperdibile freccetta di 60 yard di Zach Wilson –, Iowa State – che tiene a 0 l’attacco di K-State, e ne mette 45, grazie al solito Breece Hall da oltre 100 yard – e Oklahoma, che non lascia scampo ai Cowboys di Mike Gundy, mettendo in chiaro fin dai primi drive che se lo stato dell’Oklahoma è chiamato Sooner State il motivo non è puramente storico…

Occhiali da sole e mojito anche per Kyle Trask e compagni, che contro la generosa Vanderbilt non inseriscono neanche la terza marcia, vincendo 38-17, “solo” 3 TD-pass per Trask che sporca la sua media, ma “a win is a win”, quindi importa il giusto.

Nella sfida di cartello delle 18 tra Indiana e Ohio State fa troppo presto, invece, a infilarsi le infradito Justin Fields, che ha dovuto vestire e svestire i “pads” almeno due volte nella gara: pronti via e touchdown in 2 giochi offensivi, una combinazione jab – montante al mento che avrebbe steso probabilmente chiunque, ma non la squadra di Tom Allen, che ha ripreso a macinare il suo gioco con costanza e professionalità, segnando il 7-7 e inducendo, tramite un front difensivo eclettico e imprevebile, spesso Fields a decisioni affretate. Tornando, dunque, a far sul serio, i Buckeyes si son portati sul 35-7 verso la metà del terzo quarto e a quel punto hanno definitivamente posato le armi e son tornati sulle sdraio. Ma gli hoosiers di quest’anno sono duri a morire e son quasi riusciti a rovesciare i long drink dei ragazzi di Ryan Day, portandosi prima sul 35-21 e poi, dopo il sanguinoso (e, infine, decisivo) pick six di Shaun Wade, sul 42-35, giocandosi la possibilità di portare la sfida al supplementare. Niente da fare, ma quella nona posizione nel ranking, se vogliamo vedere il lato positivo, è stata legittimata. E non si sa mai che queste due squadre non si reincontrino tra qualche settimana…

Ma se Indiana vorrà avere una rivincita con Ohio State, dovrà fare una chiamata a Evanston, a casa Fitzgerald, perché Pat pare non intenda proprio far arrestare la corsa dei suoi Wildcats, in vetta alla West Division con 4 vittorie. 17-10 a Wisconsin in una bella serata di big boy Midwest football: personali pesanti, poche yard, tanti punt. Northwestern vince grazie ai 5 turnover forzati (2 INT per il freshman Brandon Joseph, che sale così a quota 5 in queste prime 5 gare della stagione).

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Altra squadra da infradito (per gli avversari) è, ormai, Penn State, che, evidentemente, PUÒ perderle tutte, a differenza di quanto pensavano gli analisti d’oltreoceano (e non solo…). 41-21 subito al Beaver Stadium per mano di una non irresistibile Iowa. Gioca Sean Clifford che completa 13 passaggi ai suoi, e 2 agli avversari. Notte fonda per James Franklin, che mette così a segno la peggior partenza della storia secolare del programma dell’ateneo di State College.

Vince anche Illinois con Nebraska, scherzandoci su… (e poi cancellando il tweet)

Per chiudere il discorso sulla BigTen, passiamo a salutare Jim Harbaugh, che evita al terzo overtime l’ennesima figura pietosa di questa stagione 2020 dei suoi Wolverines, che avevano chiuso il primo tempo in svantaggio 17-7 contro gli Scarlet Knights di Greg Schiano.

Il sabato della ACC si è aperto con la notizia del rinvio della gara tra Florida State e Clemson: a poche ore dal kick off, i dirigenti di FSU sono riusciti a fare “la giocata dell’anno”, aggrappandosi ad una ipotetica “paura” relativa ad 1 tampone risultato positivo tra i ragazzi di Dabo Swinney (1!), e riuscendo così a convincere “i vertici” che la partiva “non s’aveva da fare”, evitando un 56-10 (o giù di lì), di cui in questo momento FSU non ha bisogno.

Si è chiuso, poi, con la strepitosa prova difensiva dei Wolf Pack di NC State, che hanno fermato sul 15-14 l’arrembante Liberty di coach Hugh Freeze.

In SEC tornano alla vittoria Coach O e la sua LSU, che batte Arkansas a domicilio 27-24 al termine di una gara molto combattuta, chiusa col TD-pass del freshman TJ Finley a 4 minuti dal gong.

Esordisce (tardivamente) con vittoria JT Daniels ad Athens, guidando i suoi alla vittoria nella sfida tra Bulldogs: Mississippi State vs Georgia. 28/38, 401 yard, 4 TD e nessun intercetto per l’ex USC. Qualche passo avanti anche per l’air raid di Mike Leach.

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Infine vincono anche Missouri, contro la South Carolina attualmente nelle mani di Mike Bobo dopo il licenziamento di Muschamp, e Auburn, che supera 30-17 una sempre più impalpabile Tennessee, preparandosi al meglio per l’Iron Bowl di settimana prossima, nel quale l’obiettivo sarà… sopravvivere.

Seguendo l’ordine cronologico, in fundo sta sempre la Pac-12. Vince USC, non proprio con la sigaretta, ma perlomeno evitando di dover produrre 7 punti negli ultimi 30 secondi, che è già un successo. Utah si sapeva fosse un cantiere, ma probabilmente siamo ancora alla richiesta della concessione edilizia; comunque, massima fiducia a Kyle Wittingham e siamo sicuri che l’anno prossimo gli Utes torneranno ai loro standard.

Vince anche Oregon, convincendo in attacco – ottima le prove di Tyler Shough e del suo target principale Devon Williams – e non difesa, dove concede 35 punti ad una UCLA orfana di DTR. Pagano i Bruins la sconsiderata scelta del freshman Chase Griffin di tentare un lancio in precario equilibrio a primo tempo ormai finito, senza possibilità di cavarci alcunché di buono da esso. Risultato? Pick six, 24-21 Ducks.

Vincono infine anche Washington e Oregon State, rispettivamente con Arizona e California. Per i Beavers da segnalare (ma a che serve segnalarlo, già sapete di chi parlo!) Jermar Jefferson, che chiude a 196 yard.

https://twitter.com/CFBONFOX/status/1330250956655779841?s=20

In chiusura due paroline su quella che è forse stata la partita più bella del weekend, ossia il big match della AAC giocato a Orlando tra UCF e Cincinnati, vinto con estrema maturità dai Bearcats di Luke Fickell  per 36-33 (che hanno imparato la lezione di etica e, stavolta, sul 36-33 dalla linea dell’1 yard, non hanno spinto per allargare il divario ma hanno optato per la genuflessione, rendendo l’onore delle armi ai loro avversari). Spettacolare ancora Desmond Ridder in ogni sua scelta: lancia, ma non forza, corre, ma non esagera, sempre misurato e controllato nel suo essere game manager nell’accezione migliore (e sovente sottovalutata) del termine. Dall’altro lato l’estro di Dillon Gabriel è quello che solo i mancini possono avere, e merita sempre di essere ammirato.

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C’è ancora una squadra col recordi di 8-0 di cui non abbiamo parlato, e sono i mitici Chanticleers di Coastal Carolina! Vittoriosi anche questa settimana nella gara valida di fatto per il primo posto della Sun Belt contro Appalachian State. Coastal vince sul teal turf del Brooks Stadium sfruttando i turnover, volando sulle ali dell’entusiasmo e sulle folate del suo QB. Stagione già da incorniciare per questo programma, nato solo 17 anni fa e solo da 5 anni all’interno della FBS.

Last, but not least: Tulsa. I Golden Hurricane di straordinario non hanno più solo il nome: Rimontano. Ogni. Volta. Sembra incredibile, ed ogni volta lo è di più: prima l’improbabile rimonta in trasferta contro UCF, che è costata la prima sconfitta casalinga dei Kinghts da 3 anni a sta parte, poi, settimana scorsa, il comeback da 21-0 a 24-28 contro la “rankata” SMU di Shane Buechele, e, infine, la folle maratona di giovedì scorso contro Tulane. Con Zach Smith out, Tulsa si è presentata con il suo backup, e, dopo due infortuni, ha trovato il suo improbabile salvatore in Davis Brin, quarto QB in depth chart che ha completato il comeback come meglio non avrebbe potuto. Per dovere di cronaca va ricordato che la partita, poi conclusasi al cardiopalma, con 2 overtime (terminati con un pick six!), è rimasta sullo 0-0 per oltre 2 quarti e mezzo e Tulsa ha segnato il primo punto della gara a 9.24 dal termine della stessa.

THIS IS COLLEGE FOOTBALL!

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