[Championship] Minnesota Vikings vs New Orleans Saints

nflMinnesota Vikings – New Orleans Saints 28-31

The Saints are coming, Miami. In una notte di gennaio il destino con un calcio restituisce a New Orleans un motivo per sorridere, dopo che cinque anni fa le aveva strappato tutto. Il Superdome è un tripudio nero-oro. Lo scarpino di Garrett Hartley ha spedito l’ovale tra i pali e i Saints al primo Superbowl della loro storia, mentre il cronometro segnava il quinto minuto dell’overtime del Championship Nfc contro i Minnesota Vikings. Una partita che è già leggenda. Una gara imbottita di significati, proprio lì, dove l’uragano Katrina nell’estate 2005 aveva stipato i sopravvissuti costringendoli a vedere quel che nessuno dovrebbe. Un regalo infinitesimale per le sofferenze patite dalla città della Lousiana, una meritata ricompensa per la stagione straordinaria della formazione allenata da Sean Payton. Onore delle armi a Brett Favre e compagni, però, non meno meritevoli di giocarsi il Superbowl tra due settimane nel sud della Florida contro gli Indianapolis Colts.

PRIMI GIOCHI, FUOCHI D’ARTIFICIO
E’ Minnesota a gestire il primo pallone del Championship. Una partenza decisa e sorprendente. Sì, perché coach Brad Childress sceglie di non affidarsi a nemmeno una corsa di Adrian Peterson nel drive d’apertura per avvicinarsi alla red zone di casa. Il numero 28 gialloviola entra in scena solo sulle 36 yard, con una ricezione. Prima era stato Percy Harvin a gestire l’unica palla a terra in un playbook zeppo di passaggi. Ma dalle 36 “All Day” detta la sua legge e con due portate da 6 e 19 yard varca la end zone.
La replica dei Saints non si fa attendere. Drew Brees orchestra Lance Moore, Robert Meachem e Marques Colston. Il primo attacco del campionato scorrazza per il campo agevolmente. Ed è sin troppo facile per Pierre Thomas ricevere un passaggino corto e bruciare in un colpo le 38 yard che lo separano dal pareggio, complici i buoni bloccaggi e una difesa vichinga non impeccabile.
Nessun problema. Minnesota è sul pezzo e prova a sorprendere i Saints. La sbracciata sul profondo verso Bernard Berrian però non va a buon fine. Nemmeno il successivo tentativo in direzione di Sidney Rice. Così cominciano a incidere le penalità. Un offside e un holding ai danni di Percy Harvin infondono energie alla serie di giochi dei Vikings. Il grosso però, dopo un buon guadagno di un Berrian in formato Chicago Bears, lo fa una violenza necessaria su Favre di Bobby McCray. Non si ferma quando il n. 4 ha già scambiato il pallone con Harvin e costa 15 yard chiave ai suoi. Una corsa di Peterson anticipa il tentativo immediato di punire l’errore di McCray. Favre però non sembra settato bene sul profondo, anche perché la pressione di New Orleans si fa sentire. I colpi al numero 4 sono forti e chiari. Il pallone va lungo e Minnesota ritorna ai piccoli, fruttuosi, passi. Sì perché il secondo touchdown arriva. Cinque yard di passaggio a Rice.

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BUONASERA, SIAMO LE DIFESE
Il primo d’avvio è quasi negli annali quando le difese riescono ad imporre i primi stop. Chad Greenway e Jared Allen suonano la carica e fermano Brees, imitati dai “santi” sull’altro lato. Le opzioni di New Orleans però sono più numerose di quelle che combina Bertoldo. Così Devery Henderson riesce a riportare i nero-oro sul 14-14. Benny Sapp, cornerback viola, lo perde nell’area di meta e Brees può pescarlo comodamente. Minnesota perde un po’ di brillantezza. Favre accusa la fisicità della difesa di Jonathan Vilma e compagni. Anche Brees però non è più infallibile e un terzo e uno di corsa di Lynell Hamilton è fermato dal rookie linebacker Jasper Brinkley (sostituto dell’infortunato di lungo corso Ej Henderson). Il tre e fuori successivo dei viola è seguito da un drive con la medesima sorte di New Orleans, annullata ancora una volta nel tentativo di chiudere un nuovo terzo e uno: stavolta è Allen ad acchiappare in tempo Reggie Bush. Non va meglio nemmeno ai Vikings, obbligati a un altro punt.

LA SVOLTA CHE NON C’E’
Al termine del calcione di Chris Kluwe però Reggie Bush commette una frittata. Non si accontenta del fair catch. Sceglie di ritornare, senza accorgersi della vicinanza di Eric Frampton. Il colpo è ben assestato e Bush perde la palla. La ricopre Kenny Onatolu sulle dieci yard avversarie e Minnesota abbraccia un inatteso big play. L’imprevisto asso nella manica però è sprecato nel peggiore dei modi. La prima corsa di Peterson avvicina i Vikings sino alle 4 yard di New Orleans. Sembra per un nuovo vantaggio. Invece… La hand off seguente è un pasticcio degno dei peggiori giorni gialloviola. Favre e Peterson non si intendono. Il cuio scappa via e Scott Fujita rimedia così alla leggerezza di Bush. Per i Vikes il colpo è di quelli duri.

RIAPERTE LE OSTILITA’
Dall’andare all’intervallo di nuovo avanti nel punteggio al ritrovarsi sotto per la prima volta il passo per i Vikings è lungo 61 yard, come quelle che si beve Courtney Roby con il ritorno che inaugura la seconda metà della partita e mette in piedi il sorpasso dei “santi”. A Brees sembra di sognare quando vede davanti a se appena 37 yard. Il primo passaggio è già un affondo: David Thomas, tra i protagonisti inaspettati insieme a Berrian, vola sin alle 20. Da lì ci pensa Pierre Thomas. Con tre scatti è di nuovo nel rettangolo che vale sei punti. L’allungo decisivo fa alzare le braccia agli arbitri. Childress non lancia la sua flag rossa e sbaglia. Il running back ha il ginocchio a terra prima che la palla tocchi il piano della end zone. L’orgoglio di Minnesota si risveglia subito. E’ Vishante Shiancoe a caricarsi in spalla i gialloviola. Nella serie che si apre sulle 20 le tre ricezioni del tight end da 26, 20 e 21 yard (con ultima a una mano contrastato davvero pregevole) muovono i vichinghi fino a un passo dalla linea di meta. Shiancoe è fermato proprio sulla yard dove lascia la scena a Peterson che segna. Il running back però nel drive è stato protagonista soprattutto per un nuovo fumble: Vilma lo aveva toccato ma per fortuna dei vikes il più veloce a gettarsi sulla palla era stato Naufahu Tahi.

COLPI DURI E PALLE PERSE
La difesa di Jared Allen sale ancora di colpi e blocca l’attacco di casa. Minnesota opta per correre. Le ombre però si materializzano subito. Alla seconda portata Peterson si fa sfuggire per la terza volta il pallone. La dea bendata non si accanisce sul numero 28, che riesce a rincorrere “a gattoni” il pallone e non perderne il possesso, spinto dalla forza della disperazione. Ma la stessa divinità non vedente è incerta sul destino da riservare ai vichinghi. Favre viene martirizzato da un durissimo atterramento di Anthony Hargrove. Si rialza malconcio mentre una flag punisce l’intervento con altre 15 yard di penalità. Il terzo periodo è nei suoi ultimi cinque minuti. Ne mancano 2.06, tre azioni dopo l’atterramento, quando l’intramontabile quarterback non azzecca il passaggio a Rice e si fa intercettare da Vilma. Non basta. Favre va ancora una volta al tappeto. L’ennesima mazzata firmata Ayodele e McCray. Ha bisogno di essere aiutato per rialzarsi e uscire dal campo. La caviglia duole. Serve una fasciatura rigida mentre New Orleans si fa nuovamente fermare dalla difesa ospite. Pat Williams è una furia. Sulla sideline si è scaldato Tarvaris Jackson, ma se Favre ha il record di gare giocate dall’inizio nella storia della Nfl un motivo ci sarà. Rientra. Corsa di Harvin: primo down. Reverse per Harvin: ennesimo fumble. Minnesota perde ancora il possesso. Remi Ayodele ci si butta su. Prendersi cura della palla è il comandamento più importante del football e i Vikings non lo rispettano. Per Brees e Thomas è un altro sogno: ricominciano direttamente dalle 7 offensive. Due corse e poi un passaggio a Bush che vola sul piloncino. In un primo momento gli arbitri non convalidano. Payton lancia il fazzoletto rosso e il challenge va in porto. Il rb ha “rotto” il piano della end zone, non ci sono dubbi. Il modo migliore per aprire i quindici minuti finali per i nero-oro, il peggiore per i Vikes.

EPILOGO O NON EPILOGO?
L’allungo dei Saints sembra essere quello decisivo. Sì, perché sul fronte opposto Minnesota rimette sul palcoscenico la sagra dell’incuria. Parte dalle venti. Macina campo. Una bella fetta (30 yard) se la sciroppa Berrian con una ricezione complicata pressato tra due defensive back. Sostanza pura nella partita. Ma proprio l’ex Bears però a macchiarsi di un altro fumble vichingo. E’ a 10 yard dalla end zone quando riceve, viene colpito da Tracy Porter e perde la palla. E chiedere ancora alla fortuna di mettersi una mano sulla coscienza sarebbe davvero troppo. Vilma stringe il pallone a sé sulle cinque. Ma Pat Williams crede che sia ancora presto per alzare bandiera bianca. Due giochi ed è terzo e uno per i Saints. Lo scambio tra il centro e Brees è imperfetto, il possesso resta nero-oro ma il primo down non c’è. Payton chiama il suo secondo challenge. Non è accolto e si ripresenta l’attacco di coach Childress. Shiancoe (16 yard di ricezione) e Peterson (corsa da 18 yard) fanno avanzare Minnesota sin sulle 37 di New Orleans. Favre cerca allora Berrian per segnare. Non ci riesce ostacolato fallosamente da Porter. Il touchdown così arriva due corse dopo grazie a Peterson (terza segnatura) che capitalizza dalla yard la pass interference a vantaggio dei vichinghi. Ed è la difesa gialloviola ad imporre ancora il proprio regno. Brees è subito preso da Ray Edwards. La palla scappa. Evans salva la baracca. Ben Leber prima ed Antoine Winfield poi impediscono comunque di chiudere il secondo e il terzo e diciotto. Il cronometro segna 2.37. Minnesota ha il match point in mano. Berrian chiude un terzo e otto. Rice fa seguire un acchiappo da 20 yard. Chester Taylor ci mette del suo e avanza di altre 14. I Vikings sono sulle 33 a proprio favore. Il field goal della vittoria sarebbe da 51. Lontano ma non impossibile. Due corse di Taylor e Peterson non danno nulla. Il terzo è fondamentale. E ancora una volta sembra che nessuna delle due squadre voglia vincere. Nell’huddle viola ci sono 12 giocatori. Penalità. Fatale, penalità. Spostare la linea di scrimmage cinque yard indietro obbliga Favre al passaggio. E’ sbagliato, potrebbe essere stato l’ultimo della sua carriera. L’ovale con le cuciture finisce nei guantini di Porter.

OVERTIME AL SUPERDOME
Con 7 secondi da giocare, Brees opta per non azzardare. La partita va ai supplementari. Minnesota sceglie testa nel lancio della monetina. Croce. Ricevono i santi. Pierre Thomas piazza una zampata da 40 yard. Sul ritorno si fa male Cedric Griffin e i Vikings devono schierare un altro rookie al suo posto, il cornerback Asher Allen. Proprio un suo holding su Colston offre su un piatto d’argento il primo down ai Saints. Brees non completa altri due passaggi, con Leber che sfiora un intercetto sul secondo a Colston, prima di scovare Devery Henderson al centro. Il guadagno è buono, dubbio lo spot. Gli arbitri ci pensano su e riguardano. Quindi confermano. Manca una yard per il primo down, ecco la decisione. Coach Payton se la vuole giocare fino in fondo. In campo per il quarto. Porta palla Pierre Thomas. Vola sulla linea. Respinto in aria, ma oltre il down. Altro replay da vedere, per essere certi. Primo down assegnato prima e dopo la “revisione”. Il gioco spezzettato mina la concentrazione. Brees evita il sack divinamente. Leber si fa cogliere in un contatto sospetto con Thomas. Il pallone non pare ricevibile ma è segnalata ugualmente la pass interference. Altre 12 yard avanti per i Saints. Ancora un passaggio al centro. Una presa incerta di Meachem. Terzo replay dell’overtime. La ricezione è considerata buona nonostante le immagini in cui sembra toccare terra. Deve essere chiaro però per ribaltare la chiamata iniziale. Gli arbitri non se la sentono. Così Brees prova ad avvicinarsi ulteriormente. Non forza, non è necessario.

SAINTS A MIAMI
La gamba di Hartley deve limitarsi a non tremare. Sono 40 yard a separare i nero-oro dal paradiso. E il kicker, che ha rimpiazzato il veterano Carney a metà stagione dopo l’iniziale squalifica, è glaciale. Il colpo sul cuio è fermo. La palla lunga un piede vola girando su se stessa in mezzo ai pali. I Saints andranno a Miami a sfidare i Colts. Il XLIV Superbowl si giocherà tra le due migliori squadre dell’anno. Minnesota piomba nuovamente nell’oscurità, resa ancora più tetra dal futuro di Brett Favre, che terrà i vichinghi in sospeso a lungo. Ma la disperazione dei Vikes è sopraffatta dalla gioia di una città, New Orleans, e di uno stato, la Louisiana, che con la loro squadra di football possono cercare di cancellare un altro pezzettino del disastro che hanno vissuto cinque anni fa e che non dimenticheranno mai. “Who Dat, Who Dat, Who Dat in the Super Bowl!” Non è martedì grasso, ma Bourbon street è in festa.

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