Fa più paura Halloween o i Cincinnati Bengals?

Io ho sempre adorato dormire. Purtroppo nella mia vita ci sono due cose che riescono a togliermi il sonno:

  • i miei gemelli quando hanno gli incubi e si precipitano nel lettone di mamma e papà ritrovando in un attimo, loro e solo loro, il sonno ma costringendomi a stare sull’orlo del precipizio in un fazzoletto di materasso;
  • i miei Cincinnati Bengals.

Così mi ritrovo alle 5 del mattino, senza nemmeno potermi rigirare nel letto a cercare di capire perché anche questa stagione è da buttare ancor prima della bye week e perché un futuro, che potrebbe essere radioso visto il talento a roster e l’arrivo di un franchise quarterback, sembra invece un incubo degno della notte delle streghe.
Naturalmente avere un allenatore giovane ed inesperto come Zach Taylor rappresenta un rischio elevato in una lega ad alta professionalità come la NFL, ma il gioco poteva valere la candela, infatti il ciclo di Marvin Lewis era finito almeno un paio di anni prima che si decidessero a cambiare la guida della squadra e l’arrivo di un giovane coach che era stato agli ordini di una delle menti più brillanti di questo gioco come Mc Vay era una ventata di aria fresca in un ambiente che la parola cambiamento la conosce solo per l’introduzione del gelato a mensa il giovedì anziché il venerdì.
Ormai siamo a metà stagione 2020 e un primo bilancio sull’era Zach Taylor a Cincinnati bisogna farlo e vi anticipo già che non può essere positivo. Un record 3-19-1 è uno dei peggiori nella storia della NFL per un Head Coach, ma potrebbe essere ancora comprensibile se non si andasse ad analizzare il roster a disposizione.

Tralasciando l’anno passato dove molti infortuni chiave e delle voragini nel roster nelle posizioni di Offensive Line e Linebacker non potevano che rappresentare un mix letale per un allenatore che mai aveva avuto un’esperienza da Head Coach e che si era trovato con un coaching staff scelto all’ultimo minuto quando gli uomini migliori erano già andati e altri non volevano saperne di venire ad allenare per una società che fatica a stare al passo con le innovazioni e gli standard delle altre franchigie della lega, per quest’anno le prospettive erano decisamente migliori. La posizione numero uno al draft con la possibilità di pescare un talento generazionale come Joe Burrow nel ruolo di Quarterback, la scelta di investire nella free agency andando a prendere alcuni giocatori chiave come il DT D.J. Reader, i CB Alexander e Waynes e la S Bell, il taglio di alcuni pretoriani di Marvin Lewis ormai bolliti come il CB Dre Kirkpatrick, sembravano tutti segnali che, abbinati all’anno di esperienza fatto da Zach Taylor, potevano dare una scossa all’ambiente e iniziare a far vedere quei miglioramenti che un po’ tutti i tifosi si aspettavano.
Purtroppo tra dolcetto e scherzetto abbiamo scelto il secondo, per cui alcuni infortuni importanti in ruoli importanti come la linea difensiva e la secondaria, abbinate alla cronica incapacità della linea offensiva di garantire standard accettabili per la sopravvivenza di un QB, hanno cancellato in fretta i sogni di riscatto della franchigia e hanno proiettato la franchigia in un’altra annata difficile costellata da molti chiaro scuri.

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I Bengals, nonostante abbiano giocato finora senza molti titolari importanti i cui stipendi sommati incidono per circa un terzo del salary cap (Green, Atkins, Waynes per citare i principali) sono riusciti comunque ad essere competitivi in ogni partita, per cui a dispetto di un record deficitario come l’1-5-1, ad eccezione della partita con i Ravens dove la superiorità di Baltimore non è mai stata messa in discussione, hanno sempre ottenuto risultati che non differissero mai per più di una segnatura, al punto che il delta tra punti fatti e punti subiti in stagione è -7! (sempre esclusa week 5).
Anche l’anno scorso le partite con scarto di una segnatura erano state maggiori di quelle con maggior divario, nonostante un record finale in stagione di 2-14 e Zach Taylor ha  in carriera  a Cincinnati un record 1–12–1 nelle partite con punteggio ravvicinato (meno di una segnatura di differenza). Questo può far ben sperare per il futuro in quanto pochi aggiustamenti potrebbero far fare il salto di qualità alla squadra, ma il rovescio della medaglia è sicuramente rappresentato dall’incapacità di essere vincenti quando conta.

Ora che siamo a ridosso della scadenza del mercato per gli scambi di giocatori, il caos è esploso all’interno dello spogliatoio dei Bengals. Già nelle scorse settimane alcuni giocatori si erano lamentati per il loro scarso utilizzo e se per alcuni come Geno Atkins, al rientro da un misterioso infortunio alla spalla di cui non se ne è registrato mai l’accadimento nel training camp al punto da gettare ombre sulla reale volontà del giocatore di terminare la sua carriera a Cincinnati, poteva essere comprensibile al fine di preservare il giocatore,  per altri come il DE Dunlap e i WRs Green e Ross la situazione era sicuramente più spinosa.
Il primo è stato accusato di scarso impegno ed un cattivo stato di forma, Green al rientro dopo due anni di infortuni continui non sembra avere più lo smalto di un tempo e Ross, 9° scelta assoluta la draft del 2017 (una posizione davanti a Mahomes per intenderci!), seppur l’uomo più veloce della lega, non ha mai dimostrato di saper giocare a football.

La situazione quindi non poteva che trasformarsi in una polveriera, alcuni giocatori hanno chiesto di essere scambiati, altri facevano continue dichiarazioni ai media andando ad esacerbare gli animi in uno spogliatoio che, complice l’assenza di risultati, andava sempre di più ad alimentare i dubbi sul coaching staff.
Alla fine Dunlap, il detentore del record di sacks della franchigia, è stato scambiato per un sacchetto di perline ai Seattle Seahawks, mentre Ross e Atkins continuano a non essere schierati per preservarli in attesa che si concretizzi una trade.

Voglio allora fare il punto della situazione analizzando cosa ho capito fin qui e cosa invece mi risulta ancora indecifrabile.

COSA NON HO CAPITO

  • Se Dunlap e Atkins non rientravano nei piani della società, perché non scambiarli alla fine della stagione 2019 quando il loro valore sul mercato era alto?
  • Se di Dunlap, indipendentemente dai suoi risultati sul campo, non era gradita una certa indolenza in allenamento, perché si è dovuti arrivare all’esasperazione prima di mandarlo via a qualsiasi costo quando, dopo un anno che era allenato da Zach Taylor, immagino che certi atteggiamenti fossero già noti al coaching staff?
  • Perché non impiegare il WR, mago delle ricezioni contese, Auden Tate che aveva così brillato nel training camp, dimostrando un affiatamento notevole con Burrow, visti i grossi problemi dei Bengals nella Red Zone?
  • Perché continuare a sostenere di avere una linea offensiva di livello che deve solo affiatarsi quando chiunque segua un minimo questo sport abbia visto la mancanza di talento imbarazzante di molti dei suoi componenti e preghi ogni minuto per la salvezza di Burrow in quanto patrimonio nazionale di tutti gli appassionati NFL e non esclusivamente dei tifosi Bengals?
  • Perché schierare dei giocatori nei ruoli sbagliati? Perché chiedere a Dunlap di andare in copertura e ad Atkins, uno dei migliori 3 technique della lega, di giocare nose tackle?

COSA HO CAPITO

  • I Bengals hanno deciso che la stagione è andata per cui stanno cercando di sviluppare i giocatori inesperti che hanno a roster al fine di capire su chi puntare per l’anno prossimo.
  • Essendo la testa già proiettata al 2021 un occhio di riguardo viene posto al salary cap che l’anno prossimo sarà inferiore di circa 23,2 milioni di dollari, per cui Dunlap e Atkins, visto anche che entrambi hanno superato i 30 anni, sono stati messi sui blocchi di partenza, ora o, eventualmente per geno Atkins, a fine anno.
  • Lo staff di Zach Taylor è assolutamente inadeguato, Lou Anarumo, defensive coordinator, fa chiamate incomprensibili, schiera i giocatori fuori posizione e riesce a far macinare yards agli attacchi avversari rivitalizzando QB che venivano da gare opache come Rivers e Mayfield; Turner, coach della offensive line, vede cose che nessun altro vede, come la famosa barzelletta del guidatore contromano in autostrada che pensa siano tutti gli altri a sbagliare senso di marcia.
  • Zach Taylor ha dimostrato qualche abilità nel gioco offensivo, ma è ancora troppo timido nel suo playbook, e non per “aspettare” la maturazione di Burrow che ha già dimostrato di essere almeno all’altezza del suo allenatore andando a chiamare degli audibles eccezionali che hanno prodotto grandi guadagni. La migliore qualità di Taylor l’anno scorso era stata quella di garantirsi la fiducia dei giocatori che lo hanno seguito anche nei momenti più bui; adesso non si può dire altrettanto, nel senso che i giocatori d’attacco, con qualche perplessità solo per Ross e in parte per Green, sono al suo fianco, ma altrettanto non si può dire per la difesa, per cui, se mai ci sarà un terzo anno alla guida di questa squadra, e vi assicuro che ci sarà conoscendo la dirigenza Bengals, sarà meglio che non sia con Anarumo come Defensive Coordinator e Turner come Offensive Line Coach.

PENSIERO FINALE DI UN UOMO INSONNE

E’ chiara la volontà di chiudere con il passato, togliendo dal roster tutti i giocatori dell’era Marvin Lewis, indipendentemente dal loro talento, ma l’incapacità dirigenziale della società non è riuscita a capire quando questa operazione doveva essere fatta per massimizzarne il guadagno, per cui gli suggerirei di studiarsi il recentissimo case history dei Miami Dolphins che su questo sono stati davvero maestri.
I Bengals possono avere un futuro radioso perché quando il tuo attacco può basarsi su Burrow-Mixon – Boyd/Higgins non puoi non nutrire legittime speranze, ma finché la società non dimostrerà di saper fare il salto di qualità non potrà che ripetersi quanto accaduto nell’ultima decade a Detroit, dove una dirigenza inadeguata ha sprecato e sta sprecando giocatori talentuosi assemblando roster squilibrati e deficitari e dandoli in mano ad allenatori deludenti come ad esempio Matt Patricia.

Buon Halloween a tutti da un tifoso Bengals che, come avete potuto leggere, di cose spaventose ne vede molte da un bel po’ di tempo.

#keepBurrowsafe

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Giorgio Prunotto

Appassionato da 30 anni di football americano e dei Cincinnati Bengals, stregato dal design del loro casco, dalle magie di Boomer Esiason e dalla Ickey Shuffle.

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