I Bears alzano bandiera bianca (Minnesota Vikings vs Chicago Bears 19-13)

Forse avevano ragione quelli che davano i Bears per spacciati ancora prima di iniziare, certo non alle condizioni di un 3-13 da molti pronosticato come probabile record finale ignorando quelle poche qualità che questo team possiede. Noi di Chicago Bears Italia avevamo riposto nella difesa (ovviamente) e in Nick Foles tutta la nostra fiducia, mentre non ci ha mai convinto l’idea di Matt Nagy e di Ryan Pace.

Nagy vorrebbe impostare un concetto di gioco simile a quello di Kansas City, solo che i Bears non hanno i giocatori dei Chiefs. In sintesi, Matt Nagy chiede ad un gatto di comportarsi come una tigre, ed il risultato è piuttosto imbarazzante. La mossa di far chiamare i giochi a Bill Lazor solo ora è una farsa colossale, buona da bere per chi non conosce il mondo del football americano e l’attaccamento alle poltrone collegato ad esso. Sollevare un allenatore da un compito che fino a pochi giorni prima era inchiodato alle sue mani affidando il playcall a Bill Lazor dopo 10 settimane di campionato non ha alcun senso, se non per poter spostare le attenzioni dal coach all’offensive coordinator in modo da alleggerire le colpe del General Manager. A novembre inoltrato, la squadra ha ormai assimilato degli schemi inefficaci e questo tentativo di cambiamento dell’attacco ieri ha prodotto 6 punti in 60 minuti. Per comprenderci meglio, penultimo drive dei Bears con risultato da ribaltare e si vedono dei bubble screen sul terzo e lungo… John Fox giocava in quel modo e i suoi Bears non hanno mai vinto più di 6 partite in una stagione. Serve dilungarsi?

Con Nagy l’asticella si è alzata decisamente rispetto a Fox, ma ora, dopo 3 anni, il sistema di Chicago è diventato stagnante. Prevedibile. Scontato. L’attacco dei Bears è il risultato di scelte e valutazioni totalmente errate, specie dal momento che il team di Foles perde la partita cruciale della stagione contro un avversario che ha problemi nel fare qualunque cosa non sia dare la palla a Delvin Cook. Cook che, fino all’uscita di Akiem Hicks dal campo, era stato cancellato dal manto erboso. I Vikings sono tutto tranne che pericolosi, i dissidi interni hanno flagellato questa squadra un paio di stagioni indietro e le stesse sceneggiate si vedono in prima serata quando Mike Zimmer, dopo il clamoroso touchdown su ritorno da 104 yard di Patterson, si scaglia verso lo special team coordinator urlandogli in faccia con prepotenza. Fa niente se poi lo stesso special team che ha concesso un TD ai Bears (l’unico della serata) recupera un punt sulle 20 di Chicago poco dopo. Questi sono i Vikings, eterni incompiuti che si accontentano delle briciole e che ora andranno a rincorrere i playoffs. Forse. Per Chicago perdere contro contendenti del calibro di Rams o  Saints può passare, ma uscire sconfitti dal terreno amico contro un avversario così molle è un chiaro segnale di resa. I Vikings dopo un pessimo inizio hanno battuto i Packers (squadra che nonostante il record è in calo evidente), hanno battuto i Bears, ed ora hanno ritrovato la fiducia per tentare una corsa disperata alla post-season. Ma ogni sforzo sarà vano perchè il team di Cousins non ha le carte per competere quando conta. Esattamente come Chicago, con problemi differenti ma il senso è quello. Il disastro di 4 sconfitte consecutive si materializza nuovamente per i Bears, esattamente come un anno fa nel mese di ottobre. Altro segnale che non esistono progressi alla Halas Hall.

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Tutto da buttare. L’inizio di stagione ci ha esaltato nonostante l’attacco non sia mai riuscito a convincere se non nei minuti finali contro i moribondi Atlanta Falcons o nell’isolato complessivo della sfida contro i Panthers. Tutto da cancellare e da ricostruire, questa squadra ha la difesa più tenace e combattiva del campionato ma non potrà mai stabilirsi ai vertici contando solo su di essa perchè il gioco del football, nel 2020, è cambiato. Questa magia indelebile dei Bears del 1985 può essere l’ispirazione, ma non il mantra. 

Tutto da rifare per i nostri Bears: Trubisky è già alle spalle, Foles non è la risposta, Pace aveva rilanciato il progetto nel 2018 puntando tutto su Khalil Mack (anche ieri impeccabile con un intercetto da 33 yard e un paio flag per holding a favore) ma dopo quel colpo incredibile c’è stato il vuoto totale. Ora è tempo di rifondare, a qualsiasi prezzo. A questo punto della storia non considero nessuno incedibile perchè la maglia viene prima dei giocatori.

I playoffs che sembravano sicuri solo un mese fa sembrano oggi irraggiungibili, due gare di ritardo sulle armoniose formazioni della NFC West con sosta e Green Bay Packers da affrontare appaiono ora come ora proibitive per i Bears. La speranza dei playoffs era per poter mantenere un contatto con le grandi, per creare una mentalità competitiva, ma dopo la sfida contro i Vikings ci si rende conto che tanto, ai playoffs, si rischiava solo di andare a fare brutte figure. Nell’ambiente Bears non siamo degli illusi, siamo gente alla quale piace combattere e giocarsela. Anche e soprattutto quando lo sfavore del pronostico ci attanaglia costante. E se si perde, si guarda avanti con fiducia. Non esistono altre strade per chi ama i Bears.

La pausa del BYE  arriva in un momento fondamentale e dal periodo del Thanksgiving Game la NFL cambia marcia. Attualmente per i Bears parlare di eliminatorie mi sembra utopico. Allo stesso tempo, a Chicago, è severamente proibito parlare di tanking. Resteremo dunque nella mediocrità che ci meritiamo, dipinta come meglio non si potrebbe da un record di 5-5.

Abbiamo visto Nick Foles uscire dal campo in barella, scena brutta e che potrebbe far risorgere Mitchell Trubisky. Prima di mandarlo nuovamente al tappeto… Tutto prevedibile per Foles, è dal suo esordio che lo vediamo incassare botte e colpi dalle difese avversarie che la linea-colabrodo non contiene. Eppure ieri notte, la linea ha concesso a Foles qualcosa in più, ma lui non ha minimamente saputo sfruttare le occasioni. Forse ormai talmente traumatizzato da cercare istintivamente prima il riparo dell’uomo libero. Anche per lui sembra non esserci alcun futuro in questa organizzazione, specie a quelle cifre.

Insieme ai saluti che ci aspettiamo da Nagy, Pace, Trubisky e O-Line (dove possibile tagliare) nel 2021, ci aspettiamo anche quelli di Nick Foles. Eroe per sempre a Philadelphia, speranza fievole a Chicago per qualche settimana.

#BearDown

alex cavatton firma area 54

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