Ascensori negli scantinati (Dallas Cowboys vs Minnesota Vikings 31-28)

Nei seminterrati della Nfc c’è chi scende e c’è chi sale. E a seconda delle stanze da cui si proviene gli scenari sono molto, molto differenti.
Dallas sale a 3 vinte e 7 perse e si avvicina a un posto playoff nella Nfc. Minnesota scende a 4 vinte e 6 perse e si allontana da un posto playoff nella Nfc. Stranezze di questo strano e terribile 2020.

Allo Us Bank Stadium coach Mike McCarthy indovina una prestazione all’altezza di quello che ci si aspettava in estate e si prende gioco della raffazzonata difesa dei Vikings, che coach Mike Zimmer era riuscito miracolosamente a rendere presentabile nelle ultime uscite. Nel 31-28 dell’undicesima settimana Nfl il capolavoro non riesce. La linea è sopraffatta in trincea dalla OL texana. Appena sei pressioni sul quarterback concesse. Andy Dalton ha così tutto il tempo che vuole per mettere in fila i pensieri e trovare il destinatario libero quando non è chiamato a imboccare Ezekiel Elliott e Tony Pollard. Loro due galoppano per 163 yard, 180 quelle di squadra, mentre i ricevitori e i tight end si prendono gioco dei cornerback viola e oro rimasti scoperti. Ad Elliott basta far saltare quattro tackle per raggiungere le 100 yard personali, altro sintomo di una partita malata per la DL viola.

È per le trincee vichinghe i problemi non sono da meno sull’altro lato della palla. La riunione motivazionale di McCarthy il sabato sera ha funzionato. Il coach si è presentato con una mazza nella sala scelta per l’ultimo meeting pre gara, di fronte a lui una serie di angurie. Dopo aver chiesto scusa per non essere stato all’altezza fino a quel momento del campionato nel chiarire quali fossero gli obiettivi, ha iniziato a maciullare i cocomeri con la mazza chiedendo che ai suoi ragazzi di fare lo stesso il giorno dopo per strappare la palla a Cook. Ripeteva l’obiettivo e devastava angurie. Per l’ultima, con tanto di foto di Dalvin Cook appiccicata su, si è alzato in piedi Demarcus Lawrence, ansioso di spiattellarla.

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È questo il segreto della prova di sostanza dei Cowboys? Di certo la prestazione difensiva è stata concreta e tosta come nessun’altra volta in stagione. Il talento dei Vikings li ha portati comunque a giocarsi la partita fino all’ultimo. Cook dopo un primo tempo farraginoso ha trovato ritmo grazie anche a un maggior coinvolgimento nel gioco aereo che gli ha consentito di ritrovare ritmo per accumulare 115 yard in 27 portate. Thielen in serata di grazia (8 ricezioni per 123 e due TD) ha sfruttato al meglio un Cousins ispirato (22 su 30 per 314 yard, 3 TD e nessun intercetto) e in grado di non farsi condizionare dalla costante pressione cui è stato sottoposto per la prova incolore dei suoi uomini di linea interni. Minnesota ha concesso otto pressioni con i soli Dakota Dozier e Riley Reiff.

Se l’attacco è riuscito con la qualità dei suoi uomini migliori a mettere sul tabellone 28 punti nonostante l’ispirazione dei vari Jaylon Smith, Leighton Vander Esch, Demarcus Lawrence e compagnia, la difesa non ha avuto scampo contro Elliott, Amari Cooper, CeeDee Lamb e soci.

Partono bene i Cowboys: al primo punt della serata fanno seguire poco dopo un fumble ricoperto. Cousins è sackato e perde l’ovale. Dalla ricomincia dalle 30 avversarie e passa a condurre con Elliott, imbeccato da Dalton. Minnesota replica subito con Cook e va sul 7-6 per l’errore nel punto addizionale di Greg Zuerlein. Eric Kendricks nel drive successivo fa pensare al sereno i tifosi dei Vikings. Il suo intercetto ahiloro non frutta che un altro punt. Dall’altra parte dell’arcobaleno i Cowboys raccolgono la palla e la portano fino alle mani di Lamb. Una ricezione in end zone IN-CRE-DI-BI-LE. Il tasso di difficoltà è di quelli così alti che costringerebbe anche il più severo dei giudici bulgari di una gara di tuffi, quello che dà 7 anche quando tutti gli altri tirano fuori la paletta col 10, a dargli il massimo dei voti. Marcato da Gladney, si gira in volo in end zone mentre mette le due mani sulla palla. Resta in aria perpendicolare al terreno mentre si aggiusta con un inumano controllo del corpo per portarsi al petto la palla e cadere di schiena in end zone. Strepitoso. E 13-6. Diventa 16-6 mentre Minnesota sta cercando il nuovo sorpasso. È il finire del primo tempo e la ricezione nel cuore del campo di Cook si tramuta in un fumble grazie al granitico placcaggio di Donovan Wilson ai danni del 33, probabilmente immaginato come un’anguria in quel momento.

Nella ripresa la partita diventa ancora più godibile. I Vikings si rifanno sotto grazie a Thielen nel terzo quarto. Ricezione lunga prima, magia che fa il paio con quella di Lamb poi. La palla di Cousins nell’angolo della end zone è sublime. La presa a una mano e il controllo dei piedi di Thielen sono enciclopedici. STRE-PI-TO-SO. Ancora il 19 firma il sorpasso all’inizio dell’ultimo periodo. 21-16. Pollard replica evidenziando la giornataccia della difesa gialloviola con una corsa da 42 yard. 24-21 con la trasformazione da due di Lamb (bello schema con option per Elliott). Una bomba per Justin Jefferson permette ai Vikes di rimettere la testa avanti. 28-24. L’ultimo sorpasso è opera di Dalton Schultz, perso dalla retroguardia di Minnesota, quando è già passato il two minute warning. Istanti prima del timeout imposto dal regolamento i Cowboys avevano conquistato un determinante quarto e sei e il cornerback Boyd dei Vikings aveva poi droppato un facile intercetto in end zone. L’ultima palla è per Minnesota. Con 97 secondi sul cronometro e un timeout. Nulla di fatto. Vincono i Cowboys.

Le pur stupende divise color rush di Minnesota, completo viola e numero oro anziché bianchi, non portano bene ai vichinghi. Per la prima volta dal 1981 perdono una gara in cui il QB lancia per oltre 300 yard, con tre TD e nessun intercetto, e il RB corre più di 100 yard. In tema statistico Cousins continua a mantenersi su livelli che lo collocano tra i passatori di buon livello. Per lui si è trattato della quinta gara con numeri del tipo appena accennato, nessuno come lui nella storia della franchigia, Daunte Culpepper era arrivato a quattro. È mancato l’ultimo drive, compromesso da un drop di Justin Jefferson che ha subito fatto perdere ritmo dopo il primo completo a Cook. La chiave, comunque, è stata l’incapacità della difesa di limitare Dallas. Disastrosa la linea. Male le secondarie (l’intercetto mancato da Boyd grida vendetta). Si salva il solito Kendricks. Una sconfitta che sarebbe stata catalogata come un accettabile passaggio a vuoto di una squadra giovane e piena di infortunati se non fosse che partendo da 1-5 ogni gara per i Vikings diventa questione di vita o di morte. Le speranze di accedere ai playoff sono calate dell’11,8% secondo i calcoli di Football Outsiders. E ora sono ridotte all’8,1%. Se le prossime due gare, ancora entrambe in casa con Panthers e Jaguars, sono ampiamente alla portata, in calendario rimangono anche Bucs e Saints. E con un record di 4-6 perderle entrambe vorrebbe dire mancare la post season.

Da rimarcare un’ultima volta la buona prestazione di Cousins, la stratosferica prova di Thielen e il solito ottimo Cook.

In casa Dallas le chance di playoff sono aumentate del 12,3%, salendo al 24,2. L’impressione, supportata dal calendario più agevole che aspetta i Cowboys rispetto alle rivali divisionali, è che i texani siano i veri favoriti della Nfc East. Conditio sine qua non è che la difesa continui a mantenersi ispirata, perché non sempre dall’altra parte ci sarà una squadra che concede all’attacco di fare ciò che vuole. Il talento individuale c’è, se le angurie hanno fatto scattare l’interruttore la stella dovrebbe vedersi anche in gennaio.

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